Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Se il male è una condizione drammaticamente umana, può essere percepito senza essere visto?
Nella zona di interesse, Jonathan Glaser esplora le potenzialità del linguaggio cinematografico per cercare risposte a questo interrogativo esistenziale.
[00:00:13] Speaker B: Signore e signore, prendete posto, l'episodio 22 di Cinema Passengers sta per cominciare.
[00:00:18] Speaker A: ... ... ... benvenuti bentrovati cari ascoltatori sta finendo febbraio questa puntata uscirà a marzo quindi possiamo dire a buon diritto che siamo entrati nel mese degli oscar e abbiamo già trattato un po' di film che faranno un po' da padrone il 10 marzo quando ci sarà appunto la cerimonia degli oscar e uno di questi è la zona di interesse film che ha vinto il premio della giuria Cannes, molti lo davano come Palma d'oro, come uno dei forti candidati alla Palma d'oro, è arrivato anche da noi, ha un sacco di nomination che poi ne discuteremo, Tra l'altro, ultimamente proprio sta uscendo un sacco di roba bellissima al cinema. Stavo riflettendo con alcuni amici che questo 2024 è partito alla grande perché è uscito nell'ordine il film di Miyazaki, Perfect Days, Anatomia di una caduta, Povere creature, Past Leaves, appunto la zona di interesse.
[00:01:55] Speaker B: Quasi tutte cose che comunque abbiamo recensito tra virgolette o a cui abbiamo dedicato una puntata quindi cerchiamo di essere sul pezzo ci proviamo comunque è anche la prima puntata dopo tre settimane in cui siamo finalmente di nuovo tutti e tre insieme dopo la sessione di Luca, la fine della mia malattia Bea è sempre presente, Bea è l'unica sul pezzo che riesce a portare avanti questo podcast, si prova!
Allora, in realtà questa è anche una puntata un po' difficilina perché stiamo comunque parlando di un film che tratta una tematica abbastanza tosta che è quella dell'olocausto e lo fa in un modo molto innovativo rispetto a quello che è il filone di solito di questo genere di film e infatti sarà una puntata dove praticamente non ci saranno spoiler non per nostra intenzione ma perché in generale il film è principalmente uno squarcio di vita quotidiana di una famiglia nazista quindi non vediamo nulla di più e nulla di meno di una semplice vita quotidiana.
[00:03:02] Speaker A: Di.
[00:03:02] Speaker B: Questa moglie, di questo marito con i loro cinque figli con la piccola particolarità che la villetta bellissima in cui vivono è adiacente al campo di Auschwitz.
[00:03:16] Speaker A: E il marito tanto preso dal lavoro e il lavoro che porta tanti problemi all'interno della famiglia come lavoro fa appunto l'ufficiale che dirige Auschwitz, anzi apprendiamo ad essere l'uomo che ha reso grande Auschwitz.
Io mi fermerei qua perché non ha senso.
[00:03:31] Speaker C: Questa di fatto è la sinossi del film.
[00:03:35] Speaker B: Noi siamo andati a vedere il film mi pare il giorno stesso in cui è uscito, ovvero giovedì scorso che era il 22 febbraio e una cosa che io e un'altra ragazza, insomma altri amici con cui siamo andati che ci siamo subito detti dopo la visione del film è cavolo questo è il film sull'olocausto meno film sull'olocausto ma...
posso lanciare una provocazione?
[00:04:03] Speaker A: È un film sull'olocausto? è un film che parla dell'olocausto o del male in sé?
[00:04:07] Speaker B: No no no infatti è proprio questo a cui volevo arrivare nel senso che è effettivamente un film sull'olocausto perché la tematica è più o meno quella però effettivamente se non dovessimo inserire per forza di cose questo film all'interno di un filone ha un'universalità a livello di tematica e anche poi di forma e ne parleremo moltissimo durante questa puntata che il fatto che questa villa sia di fianco a un campo di concentramento è relativo nel senso che potrebbe essere tranquillamente di fianco ad una trincera, tranquillamente di fianco a una gaza, cioè potrebbe essere di fianco a qualsiasi cosa per il tipo di venatura esistenziale che permea tutto il film.
[00:04:51] Speaker A: Assolutamente, assolutamente.
[00:04:54] Speaker C: In effetti è diciamo un film incredibile da questo punto di vista, cioè il fatto che il tema sia appunto l'olocausto e diciamo anche analizzare, indagare il male che è nato, che è stato provocato dal nazismo.
però poi ha un respiro talmente ampio questa questa riflessione questa indagine che fa Jonathan Glaser all'interno di questo spazio piccolissimo questo spazio quasi di liaco casalingo che appunto ha un respiro talmente ampio che alla fine è quasi una riflessione filosofica in generale sul male e anche su quanto l'uomo può accettare e abituarsi al male.
E poi insomma diciamo è un tema molto complesso perché ovviamente...
[00:05:42] Speaker B: O forse accettarlo perché si abitua.
[00:05:44] Speaker C: Esattamente. Anche questo cioè diciamo che è un film che crea veramente anche tanto dibattito proprio a livello filosofico di questione esistenziale e filosofica.
e ovviamente da un lato c'è una questione prettamente morale nel senso che le persone soprattutto diciamo il il capo della famiglia quindi il generale nazista e sua moglie ovviamente anche se vivono in questa dimensione quasi che ci sembra allo spettatore sembra quasi staccata dalla realtà in realtà loro sono immersi in quella realtà nazista e sono convinti cioè loro sono consapevoli di quello che sta succedendo.
[00:06:21] Speaker B: Sì sì sono anche i primi agenti.
[00:06:22] Speaker C: Sono i primi agenti esattamente però allo stesso tempo c'è anche questo sentimento dell'abitudine, quindi questo va anche un po' oltre la responsabilità morale della tragedia e dell'orrore dell'olocausto, questo va anche oltre, c'è proprio la natura umana che si abitua.
[00:06:40] Speaker B: Anche perché loro comunque non vivono in una situazione di costrizione, non è che stiamo vedendo la quotidianità di una famiglia che vuoi o non vuoi, magari una famiglia povera, quella casa lì di fianco è stato costruito un campo di concentramento e quindi per tutta una serie di condizioni non possono andarsene da lì e quindi vivono passivamente quello che accade in questi termini qua. Se stiamo parlando di una famiglia che ha scelto di vivere lì, che è felice di vivere lì e che quando gli viene addirittura proposto di cambiare casa la vivono come una tragedia incredibile.
Quando direi che svegliarsi la mattina con l'odore esatto di...
[00:07:22] Speaker A: L'odore.
[00:07:22] Speaker B: Con l'odore, esatto, direi che non è...
Soprattutto con dei bambini.
[00:07:27] Speaker C: Sì, ma è assurdo, è veramente assurdo. Ecco, io dico subito questa cosa per me, c'è l'impressione, ma era una cosa condivisa, ne abbiamo un po' parlato subito dopo la visione del film appena finito, c'è proprio l'impressione è stata quella di aver visto un film dell'orrore, cioè un film dell'orrore ovviamente non esplicito ma diciamo psicologico, in cui l'orrore non lo vedi ma lo senti, lo percepisci, è l'atmosfera che avvolge tutto E proprio l'effetto estremamente straniante che crea Jonathan Glaser è proprio quello di concentrarsi in questo spazio idilliaco e allo stesso tempo claustrofobico che alla fine è qualcosa che ti turba fortemente.
Questo giardino pieno di piante, pieno di fiori, questa quotidianità anche estremamente banale, ordinaria.
parlare di che cosa si mangia a pranzo, sistemare la casa, gestire i bambini, tutto questo.
E lì accanto sta succedendo una delle cose più orribili, tragiche. È veramente qualcosa di alienante.
[00:08:33] Speaker A: Alienante perché le figure umane delle vittime sono alienate, nel senso sono oggettificate, ma questo si può applicare al Shoah come, non so, a me viene da pensare l'esempio più banale, la tratta degli schiavi, dove di fatto gli schiavi venivano considerati come oggetti e quando si parla di oggetti, di cose, di unità, a me da ingegnere o aspirante tale ha colpito poi gli aspetti della quotidianità della vita del protagonista che in quanto amministratore di una fabbrica si occupava degli aspetti gestionali delle unità, di come smaltire più unità possibili, quindi insomma da questo punto di vista nulla di nuovo, nulla che l'indagine filosofica sul male in sé non abbia tirato fuori.
Però questo ci porta alla grande trovata che Jonathan Glaser ha per raccontarci questo male, quello che in qualche modo determina l'universalità di questo film perché il campo di concentramento e soprattutto gli ebrei non sono mai mostrati in questo film, sono sempre presenti ma grazie al sound design di fatto come di solito in realtà avviene per tutti i film ma in questa cosa è proprio esasperata al massimo Quando si registra un film, si registrano in qualche modo due film, quello che viene preso dalla camera e poi il suono. Il suono non è quasi mai preso in diretta, tutti i suoni sono costruiti ad hoc dopo, no?
E in questo caso, e questo lo dice proprio anche il sound designer, Johnny Byrne dove il lavoro di progettazione del suono svolto da lui e lo stesso Jonathan Glaser è venuto ancora prima di filmare la scena. Proprio in fase di sceneggiatura si è scritta una sceneggiatura a parte per un film a parte che è stato solo registrato sonoramente e poi in fase di editing è stato mixato.
E questo cosa ci porta? Ci porta un po' al fatto che avere una barriera visiva, che è sempre rappresentata da un muro in questo caso, ma è una barriera tipo la siepe di Leopardi, ci permette di proiettare, in quello che non vediamo, la nostra immaginazione, o comunque le nostre proiezioni della coscienza e concordiamo tutti che è la vera forza di questo film quindi di fatto è una statuetta già vinta perché mi rifiuto di pensare che non vinca il.
[00:11:13] Speaker C: Miglior sonoro sì ecco appunto il sonoro è una delle delle parti diciamo eh uno degli strumenti del linguaggio cinematografico che eh utilizza Jonathan Glaser eh e forse è appunto uno di quelli più incisivi per tutto il film è quello che già all'inizio del film come dire una un'apertura è una sorta di di intro eh di preludio a quello che andremo a vedere e che cosa vediamo non vediamo nulla sentiamo però e quindi c'è un mix tra il sonoro e aggiungo anche la colonna sonora proprio stessa, la colonna sonora vera e propria che come dire creano proprio il contenuto del film, la portata diciamo di questa tragedia estremamente appunto straniante perché poi è percepita quasi solamente da noi spettatori di fatto i protagonisti che noi guardiamo come una sorta con una sorta di microscopio per tutto il film e quindi vediamo li vediamo in casa nel nel loro spazio domestico protetto e sicuro o nel loro giardino curatissimo ecco appunto questi protagonisti questi personaggi si muovono completamente alienati e non percepiscono nulla della tragedia che però è proprio è ovunque nell'aria.
[00:12:35] Speaker B: Ma infatti è interessantissima la contrapposizione tra il tipo di sistema di valori che viene tra virgolette portato avanti dal sonoro e il tipo di sistema di valori che viene portato avanti dall'estetica, quindi dalla fotografia, dalle inquadrature, dalla regia. Infatti una delle cose che mi è piaciuta di più di questo film è il fatto che effettivamente c'è un'estetica molto cottagecore.
che possiamo definire una sorta di movimento estetico che si è affermato grazie a Tumblr Info nel 2018 però in realtà trova poi dei richiami con quelle che erano effettivamente già movimenti artistici del passato, quindi basati su pittori che si dedicavano a paesaggi bucolici, cose del genere.
Un esempio di film che effettivamente utilizza tantissimo questa estetica è Le Margheritine del 66, che è un'opera fondamentale del cinema russo e cieco, anche in realtà della seconda metà del Novecento.
E la cosa bella di questa estetica è che è proprio un'estetica basata tantissimo su l'esaltare e l'idealizzare la vita di campagna. Quindi l'utilizzo di colori pastello, di tantissimi fiori, di attività semplici di vita quotidiana come può essere cucinare, prendere il sole, fare dei piccoli pranzi.
E quindi è proprio bello il fatto che questo tipo di estetica di solito viene associata a questo senso di calore.
che quel tipo di contesto idilliaco ti dà.
Ed è bellissimo il fatto che in realtà questo tipo di estetica sia privata di qualsiasi calore in questo film e viene resa estremamente fredda ed estremamente sovversiva dal sonoro stesso e dal fatto che poi è un film dai colori molto freddi in realtà.
Cioè sì, ci sono colori pastello, però non sono caldi come invece sono i colori caldi delle margheritine o di altri film tipici di questa estetica.
[00:14:36] Speaker A: Quindi è molto bello, è molto bella questa cosa. L'unico colore caldo che percepisci come tale è il rosso.
[00:14:43] Speaker B: Che ti spiattellano in faccia due volte dal nulla.
[00:14:47] Speaker A: Poi diciamo che questo si inserisce comunque in un filone di, inseriamoci anche questo film, di film horror, tra l'altro tutti diciamo che orbitano attorno ad A24 che ha prodotto questo film, qua Dile sei la più esperta, ma il primo che mi viene in mente è Mother di Aronofsky, che in realtà non ricordo se.
[00:15:09] Speaker B: È di A24, No, messa a D no, non ne sono sicura. Ti dico, a me non ha fatto... Allora, in realtà non sapevamo che fosse prodotto dalla A24, quando siamo andati in sala ci siamo un attimo rimasti.
Cioè, noi me lo sono ricordato. Ah, ok, io no. Abbiamo cercato di leggere le minuie informazioni possibili su questo film perché volevamo arrivare un attimo pronti a tutto.
e anche se poi effettivamente io e Luca, mi parlo anche tu Bea, sapevamo delle premesse, in realtà poi ci ha sorpreso comunque.
[00:15:41] Speaker C: La premessa la sapevamo, esatto.
[00:15:42] Speaker B: Ma a me ha ricordato tantissimo, nelle vibe appunto orrorifiche, un film di Alexander Avranas, se non sbaglio, che si chiama Miss Violence, che è il film di questo regista greco che tratta.
[00:15:59] Speaker C: Tutta la.
[00:15:59] Speaker B: Tematica delle moleste sessuali, soprattutto in ambito familiare, della pedofilia e quindi tematiche di questo tipo, però lo fa sfruttandosi dell'implicito, esattamente come fa questo film. A me ha ricordato tantissimo Miss Violence, proprio tanto, che effettivamente viene considerato un thriller psicologico, ma in realtà è un film dell'orrore.
[00:16:22] Speaker C: Credo che sia una riflessione molto interessante, proprio a livello non di di sceneggiatura, non di storia, ma proprio a livello di scelte registiche, di linguaggio cinematografico, analizzare questi aspetti del film di Glaser, che poi di fatto potremmo definirlo anche come un film storico, perché comunque è anche ispirato al romanzo umonimo The Zone of Interest di Martin Hemis, che appunto parla della vita dei nazisti che vivono proprio nei pressi dei campi di sterminio.
[00:16:55] Speaker B: Questo film è estremamente moderno secondo me perché si inserisce tantissimo in filoni da questo punto di vista formale come per esempio Perl dove non in modo così tanto didascalico e non con quella libertà perché comunque non stai trattando una storia di finzione quindi ovviamente non puoi lasciarti andare del tutto.
però proprio creare l'orore a partire dalla sovversione tra elementi fiabeschi barra nostalgici, perché poi una caratteristica del cottagecore è proprio anche questo, di creare una sorta di familiarità nostalgica attraverso determinate immagini, con invece una contrapposizione non voglio dire meschina, non è la parola corretta, però una contraposizione molto molto cupa, grottesca forse, che poi ti dà effettivamente quel senso di grottesco. Si, crea l'effetto grottesco straniante. Infatti questa cosa qui secondo me è evidentissima nel fatto che ad un certo punto tra i vari momenti di vita quotidiana noi vediamo il padre che legge le fiabe ai bambini e non vediamo il padre che legge diversi tipi di fiabe. Legge anzi le gretel e non un punto a caso della storia ma la parte finale relativa al forno.
Quindi ancora una volta abbiamo quell'elemento familiare, nostalgico, fiabesco che viene completamente sovvertito dal fatto che sullo sfondo di questo momento di vita quotidiana troviamo sostanzialmente i camini del campo di concentramento che vanno Sì.
[00:18:30] Speaker C: Sì sì sì ma è proprio questo che fa venire i brividi cioè io proprio voglio utilizzare questa espressione perché c'è proprio la staticità di questo film che appunto è anche incentivata da questa dimensione idilliaca quasi un piccolo giardino dell'Eden con tutte le piante c'è una lunga sequenza che mi pare sia proprio un piano sequenza in cui noi seguiamo la padrona di casa nel giardino e e la macchina da presa segue eh appunto la la padrona di casa per tutto il giardino eh mi pare di ricordare senza tagli e e quindi proprio noi siamo lì e riusciamo a seguire tutto il perimetro eh del giardino tutto quel quello spazio così piccolo che però è stato proprio come dire reso meraviglioso pieno di piante curatissimo pieno di bellezza questo vivere all'aria aperta, questo poter stare nel proprio giardino ed è veramente poi, ripeto, fa venire i brividi rendersi conto invece di questo contrasto tragico con quello che sta accadendo e poi ancora di più proprio la consapevolezza dei padroni di casa e la convinzione, l'abitudine, cioè è un insieme di cose.
[00:19:48] Speaker A: Certo, no no, ti fa fare tante riflessioni questa cosa, perché poi quale distanza, io subito dopo il film pensavo, quale distanza è abbastanza grande da permetterti di essere indifferente rispetto al male?
Sono 5 metri, sono 10 metri, è un mare di distanza? Cioè se noi siamo separati da un mare allora siamo legittimati a vivere tranquilli? Sì, a sentirci lontani. A sentirci lontani.
[00:20:16] Speaker B: Anche perché non è solo una distanza fisica, nel senso che è anche una distanza temporale, nel senso che effettivamente il film vuole darti il senso di presente.
Però in realtà noi vediamo anche i personaggi marito e moglie che parlano anche del futuro, cioè quando la moglie ci presenta il suo giardino, parla degli alberi che cresceranno e del fatto che negli anni la siepe riuscirà a coprire tutto il muro. Stiamo parlando comunque di persone che hanno intenzione di vivere in quelle condizioni e che vogliono che il mondo continui a funzionare in quel modo lì per anni.
Quindi hanno proprio una concezione di futuro.
[00:20:56] Speaker C: Sì, questo sa quasi distopia visto poi.
[00:20:58] Speaker B: Esatto.
[00:20:59] Speaker C: Perché noi ovviamente sappiamo com'è la storia, com'è andata a finire e quanto è durato effettivamente quell'orrore. Però è verissimo questo dettaglio che Cioè, in quella scena lì sembra quasi che questo sia un mettere le radici per i prossimi 30 anni, 40 anni. Cioè, quasi distopico sembra.
[00:21:18] Speaker A: Anche perché siamo nella Germania del 44, 43, quindi in realtà è proprio il futuro che si prospettava all'Europa 80 anni fa.
[00:21:28] Speaker B: Quindi...
Solo 80 anni fa. Poi in realtà questo senso di presente e questo senso di quotidianità presente e reale, diciamo, è un qualcosa che appartiene senza dubbio a quella che era la visione generale del film durante il processo creativo.
perché appunto leggevo, che è una cosa che vi anticipavo prima, che il modo in cui hanno diretto questo film è molto particolare perché loro hanno costruito effettivamente questa casa, hanno piazzato una cosa come dieci camere attorno, in modo tale che i protagonisti fossero ripresi da qualsiasi punto di vista, in modo tale che potessero effettivamente girare le scene come se fosse uno spettacolo teatrale. proprio da favorire, tra virgolette, questo appoggiarsi a questa vita, cioè di non interrompere il tutto con stop, azione, ricominciare di nuovo da capo, ripetere sempre le stesse battute da punti di vista diversi, ma cercare di creare una continuità che poi potesse riflettere la continuità della vita familiare di tutti noi, sostanzialmente.
E niente è molto bella questa cosa perché è paradossale anche qui il fatto che sia stata utilizzata questa tecnica quindi tu sostanzialmente lasciando stare il montaggio tu potenzialmente hai tutto quello che è il montato continuativo e quindi tu hai un occhio costantemente addosso a questi protagonisti qua e non sono mai approfonditi da un punto di vista introspettivo.
Tu li vedi sempre alla superficie, non sai mai quello che pensano, non sai mai quello che vogliono. È sempre tenuto molto sulla superficie e io ci ho trovato, magari no, però ci ho trovato questo desiderio da parte del regista di guardare i suoi personaggi con la stessa apatia con cui i personaggi guardano quello che hanno effettivamente intorno.
perché è molto fredda come regia.
[00:23:35] Speaker A: Non sono importanti, a maggiore ragione, cosa che rafforza un po' la nostra tesi, che questo è un film che parla del male in sé, non dell'olocausto, non sono importanti i personaggi in sé, ma sono un po' come delle figure umane.
Davvero, questo film, lo ribadiamo... Sì, sono.
[00:23:52] Speaker B: Dei segni messi lì che ti servono a rappresentare l'essere umano messo lì. Esatto, potresti... Indipendentemente dal tuo background, da quello che tu fai, eccetera.
[00:24:01] Speaker A: Potrebbe essere, non so, un ufficiale di Pol Pot invece che un ufficiale di Hitler.
[00:24:06] Speaker B: Esatto, che si ritorna al discorso dell'inizio dove quella casa potrebbe essere di fianco a qualsiasi situazione tragica nel mondo e funzionerebbe comunque.
[00:24:12] Speaker C: Qualsiasi altro campo di sterminio, di... non.
[00:24:14] Speaker B: Lo so... Comunque più ne parliamo più mi piace questo film.
[00:24:16] Speaker A: Ma sai che anche a me...
[00:24:17] Speaker C: Anche per me, anche per me.
[00:24:18] Speaker B: Più ne parliamo più mi piace.
[00:24:20] Speaker A: Ed è indice di quanto sia complesso, perché è complesso narrativamente, dato che la narrazione in sé, la trama in sé è veramente...
banale, semplice, molto lineare, cioè le vicende che avvengono sono veramente ristrette.
Entriamo in questa vita in medias res, come se fosse, non so, a me è venuto in mente una novella, cioè un racconto di Carver.
Arrivi a metà della vita di questa famiglia e non diciamo niente, ma ti fermi quando in realtà le cose devono ancora finire.
[00:24:56] Speaker C: Sì, è quasi un po' un documentario, ma è estremamente freddo, estremamente distaccato, cioè noi come spettatori siamo proprio lì che guardiamo quello che viene ripreso di questa vita. Cioè noi guardiamo la quotidianità estremamente ordinaria, i discorsi estremamente banali che vengono fatti in casa, non sempre perché poi ovviamente ci sono dei momenti un po' più diciamo legati alla vicenda nazista perché appunto il padrone di casa è un generale quindi si parlerà in certi momenti, ci saranno delle riunioni tra capi nazisti.
Però poi per la maggior parte del tempo sono proprio veramente dei dialoghi banali, ma lo dico proprio nel senso più negativo del termine.
Negativo non per diciamo la quotidianità, che diciamo è umano parlare di cose insomma così, visto che è la quotidianità di questa famiglia. Però per lo spettatore è veramente straniante. L'ho già detto mille volte, ma è questo proprio quello che mi è rimasto addosso.
[00:25:58] Speaker B: Sì, è quello che vuole fare il film.
[00:26:01] Speaker C: Tu sei catapultato, cioè tu stai guardando un film sull'Olocausto e noi come spettatori lo sappiamo perché quel muro lì sappiamo benissimo che cosa vuol dire. può anche non essere l'Olocausto, ma comunque è un contesto di violenza, di tragedia totale, di orrore totale e però siamo catapultati in questo mondo proprio di dialoghi completamente banali.
inutili inutili per noi perché noi abbiamo come dire la concezione di tutto quello che sta succedendo ma insomma è veramente forte questo film.
[00:26:36] Speaker B: Poi questo contesto tragico viene in realtà vissuto in modo diverso dalle varie generazioni che vengono rappresentate nel film perché è una cosa che passa secondo me un pochino in sordina ma che è un qualcosa su cui dovremmo concentrarci di più è il fatto che ad un certo punto marito e moglie ospitano la mamma di lei che comunque io non mi ricordo i nomi possiamo citare i nomi di questi personaggi perché ne stiamo parlando citiamo gli attori perché marito e moglie va bene visto che sono delle macchiettine ci sta che non abbiano un nome ma per insomma onestà intellettuale l'attore protagonista.
[00:27:15] Speaker A: È Christian Friedel che interpreta Rudolf Hoss Sua moglie è Sandra Hüller che avete già incontrato se avete visto Anatomia di una caduta e quindi insomma sarà un'edizione degli Oscar molto interessante per lei perché purtroppo per motivi di politica interna che in realtà non conoscono anche bene Anatomia di una caduta non è stata candidata dalla Francia come candidata al miglior film internazionale, di conseguenza non potrà concorrere, ma concorrerà per il miglior film.
[00:27:48] Speaker C: Il proprio miglior film.
[00:27:49] Speaker A: Esatto.
[00:27:49] Speaker B: Ah beh dai, gli è andata forse meglio. Se lo vincono, gli è andata meglio. No, comunque stavo dicendo che ad un certo punto noi vediamo la mamma di Hedwig, la moglie, che viene accolta sostanzialmente in casa perché deve passare lì un tempo indicativo di tre giorni o due settimane, non mi ricordo, ed è la prima volta che visita effettivamente quella casa. Lì per lì non rimane tanto colpita dal fatto che c'è il muro di Auschwitz, ma la cosa, la triggera particolarmente, non mi viene un altro termine perché effettivamente è un trigger, Durante la notte, quando sente tutti quei rumori terrificanti di, insomma...
Industria. Esatto.
E infatti, il giorno dopo, senza salutare nessuno, deciderà di andarsene.
Quindi, non lo so, probabilmente è una sovrastruttura mia, però visto che stiamo un attimo riflettendo, insomma, Si stiamo tirando fuori cose. Il fatto è che effettivamente lei appartiene ad una generazione precedente che magari non è così tanto solidale alla causa così nel profondo come può essere invece vissuta dai figli, cioè dalla figlia in questo caso.
[00:29:00] Speaker A: Che per esempio ha vissuto sulla propria pelle gli orrori della prima guerra mondiale.
[00:29:04] Speaker B: Esatto, come poi è interessante il modo in cui le modalità con cui i genitori, soprattutto la madre, vivono questa situazione si riflette poi sui figli, perché abbiamo per esempio alcuni figli, soprattutto le bambine, che durante la notte non riescono a dormire, guardano effettivamente quello che succede fuori dalla finestra e poi abbiamo paradossalmente altri figli che invece riescono a cazzeggiare tranquillamente durante la notte, giocano con i soldatini, quindi è interessante secondo me, non so, questo piccolo taglio generazionale che c'è nel film.
[00:29:43] Speaker C: È vero, è vero, perché probabilmente il personaggio della madre rappresenta...
è sempre nazista, secondo me anche abbastanza convinta, e anzi è fiera... è fiera che la figlia...
[00:29:57] Speaker B: Fa una critica pesante agli ebè ad un certo punto, quindi sì, quando intendevo che non è troppo solidale, intendevo che magari non l'abbraccia...
con quella apatia rispetto alla figlia.
[00:30:06] Speaker C: Esatto, io ho capito perfettamente quello che intendevi, perché sicuramente la madre è fiera che la figlia si sia sposata al generale di Auschwitz, tutto bellissimo, ok, cioè è convinta di questo, però proprio come sottolineavi tu, secondo me è un'altra generazione e c'è quasi, cioè nel momento in cui si scopre effettivamente che cosa succede in quel campo, cosa succede a pochi metri dalla casa, cioè proprio questo vedere la realtà secondo me per il personaggio della madre è qualcosa che la destabilizza fortemente e vuole allontanarsi da questo.
[00:30:40] Speaker B: Anche perché se ci pensiamo alla fine la figlia, inteso appunto la moglie, Edwig, alla fine da quando è iniziata la dittatura fino a quel punto lì è sempre stata dalla parte dei vincitori.
[00:30:53] Speaker C: Certo.
[00:30:54] Speaker B: Quindi questo le facilita molto abbracciare la causa nel momento in cui ha avuto solo un ritorno positivo in quanto ariana, in quanto tedesca, in quanto moglie di un generale.
[00:31:06] Speaker C: Addirittura è riuscita a sposarsi un generale.
[00:31:09] Speaker A: Tutto questo può essere una negazione alla tese che abbiamo anticipato un po' all'inizio di questa puntata, ovvero che il male è nella natura dell'uomo perché magari non è nella natura della madre che per quanto abituata rigetta il male.
[00:31:27] Speaker B: La madre intendiamo la suocera, non la moglie, giusto?
[00:31:31] Speaker A: Sì, la suocera, esatto.
Appunto è una figura della suocera che rigetta il male a differenza degli altri che magari...
tu hai usato il termine apatia, io userei il termine naturalezza, la vivono con naturalezza, un po' perché indottrinati, un po' perché abituati e in qualche senso c'è chi non ha conosciuto altro perché diciamo che comunque questi personaggi hanno una trentina d'anni, il nazismo a quel tempo è quasi 15 anni che c'è, quindi bene o male la loro coscienza civile sia un po' formata in quegli anni, quindi non so, è interessante, è una domanda a cui questo film ti porta a riflettere, una risposta non l'abbiamo ancora trovata, non sappiamo neanche se c'è una risposta a questa domanda, però è affascinante questo film perché basta un piccolo dettaglio come un personaggio secondario che fa una determinata azione per sconvolgere e portare un'antitesi rispetto a quello che puoi pensare all'inizio.
[00:32:37] Speaker C: È verissimo e ci scatena un sacco di domande, di riflessioni, di appunto voglia di cercare un po' di indagare questi argomenti esistenziali, queste questioni esistenziali perché appunto c'è veramente tanto in questo film e tutto può partire veramente da un dettaglio quindi l'abbiamo già detto ma è un film incredibile e imperdibile.
[00:32:59] Speaker B: Io mi aggancio al discorso del rigetto che hai fatto tu per lanciare una piccola provocazione alla domanda che abbiamo fatto all'inizio, ovvero che tu hai detto che la suocera effettivamente rigetta quello che vede, quindi rigetta queste atrocità.
Secondo me è vero che il male appartiene a quella che è la condizione umana, ma c'è un'intenzionalità di base, in piccola percentuale, perché ad un certo punto persino l'emblema di quelle atrocità in quel momento all'interno del film, ovvero il padre, ad un certo punto, in un modo o nell'altro, rigetta quell'atrocità. Non lo fa consciamente, lo fa fisicamente in una scena dove...
Lo vediamo ad un certo punto che vomita, ripetutamente, e secondo me quella è una forma di rigetto.
È come quando tu, nella vita di tutti i giorni, magari ti succede qualcosa, prendi consapevolezza di qualcosa che sai che fa male, che sai che non va bene, però non sei pronta ad accettarlo, perché magari non è in linea con quella che è la tua morale, con quella che è la tua indole. Il tuo corpo, in un modo o nell'altro, trova comunque il modo di farti spurgare quella cosa se non ti fa bene. E io ci ho visto molto questo.
Non penso che lui abbia acquisito chissà quali consapevolezze abbia in merito alla causa, si sia pentito o altro. Non ci vedo rimorso, non ci vedo pentimento. Ci vedo semplicemente una risposta fisica di un corpo che sì, ok, d'accordo, è abituato al male, ma appartiene alla condizione umana fino ad un certo punto, non nella sua totalità, secondo me.
[00:34:35] Speaker C: È molto interessante questa interpretazione di quello che succede appunto in quella scena.
E sì, potrebbe essere così, in effetti.
Ci sto pensando.
[00:34:47] Speaker B: È come quando ti viene un attacco di panico in una situazione dove magari è proprio il tuo corpo che ti sta dicendo questa cosa non va bene, la devo rigettare in un qualche modo. Tu non lo vuoi fare gradualmente attraverso l'autoanalisi, l'introspezione e cose del genere. Ok, io devo trovare fisicamente il modo di buttarlo fuori perché altrimenti mi mangia dentro. E infatti lo mangia dentro.
[00:35:08] Speaker A: E direi che su questo possiamo anche chiudere. Sono stati dei minuti veramente intensi, così come è intenso la zona di interesse che è al cinema, sta andando molto bene.
Devo dire che abbiamo aperto dicendo che è un anno bellissimo, cioè è iniziato alla grande per la proposta di film, è iniziato alla grande anche per gli incassi che questi film hanno fatto.
Quindi vuol dire che siamo sulla strada giusta, vuol dire che film come questi che solitamente sono rilegati a un certo tipo di pubblico invece stanno interessando nuovamente, un po' più lentamente rispetto al passato, tutto il pubblico.
Quindi speriamo che voi andiate al cinema a vederlo.
[00:35:50] Speaker C: Perché si deve vedere al cinema un film del genere.
[00:35:52] Speaker A: Assolutamente.
[00:35:53] Speaker C: Di cosa stiamo parlando?
[00:35:54] Speaker A: Anche proprio come esperienza sensoriale, in qualche modo.
[00:35:56] Speaker C: E sonora, ovviamente.
[00:35:58] Speaker B: Sì, anche perché effettivamente è anche la distribuzione che educa un pochino il pubblico. Cioè, tante volte il problema è che la distribuzione segue quella che è la volontà del pubblico.
non capendo che tante volte è la volontà del pubblico che plasma in base alla distribuzione, perché amplia la sensibilità, quindi amplia le possibilità di farsi piacere o meno una cosa che, perché relegata al cinema cult o il cinema più intellettuale, non viene presa assolutamente in considerazione, quindi continuate a mandare in sala e a tenere tanto tempo in sala questi film.
[00:36:31] Speaker A: E parlate con i gestori delle sale cinematografiche, non sono degli enti astratti, perché poi appunto i distributori ci sono. Questo film è distribuito dai Wonder, che è uno dei fari dei distributori italiani per quello che riguarda questo tipo di cinema, quindi premete, coinvolgete le persone, perché sicuramente se ne esce arricchiti.
Tu in due ore esci che sei una persona migliore, secondo me, e in qualche modo una persona diversa.
[00:37:03] Speaker C: E che soprattutto con un sacco di domande, cioè con proprio il desiderio di farsi un sacco di domande, che probabilmente non avranno una risposta, ma il bello è proprio poi fare riflessioni e fare un po' di dibattito.
[00:37:16] Speaker B: Sì, e soprattutto per fare una minuscola aggiunta, rivedere le proprie priorità.
perché effettivamente nel film ad un certo punto, parlo per me, non dico che è una cosa generale, però quando ad un certo punto viene comunicato alla moglie che per tutta una serie di motivi dovrà lasciare quella casa che lei ha curato e custodito tanto negli anni.
[00:37:39] Speaker C: Il.
[00:37:40] Speaker B: Film è talmente tanto bravo nel farti immergere in quella quotidianità e fartela passare come familiare e bella, tra virgolette, che per una frazione quasi ti...
che per una frazione di secondo quasi ti dispiace perché dici cavolo poverina ha passato gli ultimi anni a prendersi cura di questa casa e poi se ne deve andare e poi ti scatta la cosina in testa e dici ok rivedi le tue priorità sia tu come personaggio sia tu come spettatore non è quello il punto del film è dove il film vuole farti fuorviare ma è dove invece tu devi rimanere lì.
[00:38:17] Speaker A: Vi ringraziamo per averci ascoltato. Vi invitiamo a seguire Unigiradio su Instagram, che produce il nostro podcast e tanti altri programmi.
[00:38:26] Speaker B: Dovete anche seguire noi, a un certo.
[00:38:30] Speaker A: Punto, su Instagram e TikTok.
Un caro ringraziamento ai nostri collaboratori. Stefano e le sue bellissime grafiche.
[00:38:37] Speaker C: Grandissimo.
[00:38:39] Speaker B: E nulla. Andate al cinema e nulla.
[00:38:43] Speaker A: Non possiamo chiudere facendo i cazzoni.
[00:38:44] Speaker B: No, questa volta facciamo una chiusa seria, perché è un bel film che merita una bella chiusa seria. Quindi niente, andate in sala e pensate, pensate, pensate.
[00:38:53] Speaker C: Andate in pace.
[00:38:54] Speaker B: Va bene, ci sta questa chiusa. No, effettivamente andate in pace, che è la cosa più bella del mondo.