Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: L'adattamento del romanzo di Frank Herbert è una delle operazioni cinematografiche più complesse della storia, che ha visto fallire mostri sacri come Lynch e Jodorowsky.
Dopo averci meravigliato e convinto con Dune, sarà riuscito Denis Villeneuve a darne un degno seguito?
[00:00:16] Speaker B: Signore e signori, prendete posto, la puntata numero 23 di Cinema Passanger sta per cominciare.
[00:00:33] Speaker C: Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Eccoci di nuovo, raga, con un'altra puntata, episodio 23. Questa volta parliamo della seconda parte di una saga, che è la prima volta che facciamo una cosa del genere.
E parliamo infatti di Dune, parte 2, che è uscito la scorsa settimana e noi abbiamo fatto questa follia, tra virgolette, di andare al The Space Cinema.
Ciao, fateci un po' di sponsor, se volete.
in occasione della maratona, quindi hanno fatto dalle 6.30 alle 21.30 Dune Parte 1 e poi hanno fatto Dune Parte 2, anche perché io e Bea non avevamo ancora visto Dune Parte 1 e quindi ne abbiamo approfittato per fare questa full immersion in questa opera meravigliosa. L'abbiamo recuperato tutto in una volta, è.
[00:01:37] Speaker A: Stata una bella esperienza immersiva.
[00:01:40] Speaker B: Sì, io invece l'avevo visto quando era uscito nel 2021. Tra l'altro questi due dune diciamo che arrivano sempre in periodi molto difficili per l'industria cinematografica perché nel 2021 fu, tranne la parentesi di Tenet, il vero blockbuster arrivato alla repertura dei cinema. Infatti il povero Dennis floppò abbastanza perché ci ricordiamo tutti quel periodo.
[00:02:08] Speaker C: È vero, mi sa che Tenet è stato il primo film dopo la pandemia che ho visto in sala.
[00:02:13] Speaker B: Sì, sì, era uscito a luglio, come tutti i film.
[00:02:15] Speaker C: Ancora con le mascherine forse, che ancora non si poteva mangiare in sala.
[00:02:19] Speaker B: Era luglio 2020.
[00:02:19] Speaker C: Da reato per me, cioè se mi togliete il cibo in sala, io in sala non ci vado più.
[00:02:26] Speaker B: Io prima ero più fondamentalista dei nostri amici fremen.
[00:02:30] Speaker C: Mangiare in sala è una delle cose più belle del mondo.
[00:02:33] Speaker B: Se non fai rumore.
[00:02:34] Speaker A: Esatto.
[00:02:35] Speaker C: Per me è inevitabile.
[00:02:37] Speaker B: No, caramelle gommose, pop corn, va bene. Se hai le patatine io ti auguro il peggio.
[00:02:41] Speaker C: Infatti, l'hai augurato il peggio durante Dune Parte 2 che avevo le patatine.
[00:02:45] Speaker B: Vabbè, le patatine.
[00:02:46] Speaker C: Sì, ad un certo punto sì.
[00:02:47] Speaker A: Ragazzi, Dune Parte 2 non conta.
[00:02:48] Speaker C: Noi ci siamo mandate tramettini, panini.
[00:02:50] Speaker A: Esatto, noi abbiamo mangiato. Cioè, proprio è stato un banchetto luculliano.
[00:02:54] Speaker B: Quando ti fai la maratona sei un po' in fase festival.
[00:02:57] Speaker A: Esatto. Comunque sì, per Dune, per questa maratona c'era inevitabile, insomma, come dire, essere preparati e poi niente, il cinema sembrava un fast food, c'era gente col cibo.
[00:03:10] Speaker B: Diciamo che quando si può evitare evitate.
[00:03:12] Speaker A: Esatto, quando si può evitare. Ma intanto Luca piano piano...
Cioè, ci stiamo convertendo, perché anche io ero una contraria al cibo in strada.
[00:03:19] Speaker B: Io sto invecchiando. Ma stiamo invecchiando. Primo Venezia mi nutrivo di birra e acqua e chewing gum.
[00:03:27] Speaker A: Ora non si può più.
[00:03:27] Speaker B: Adesso non riesco più, quindi forse è questo, sì.
[00:03:30] Speaker A: Eh sì, è così.
[00:03:31] Speaker C: Vabbè, abbiamo cazzeggiato abbastanza.
[00:03:33] Speaker B: Ok, abbiamo cazzeggiato abbastanza. Ritorniamo sul nostro Dune Part 2 che è stato rimandato per il grande sciopero che c'è stato quest'estate che ha sconvolto tutta l'industria cinematografica mondiale perché ai noi dall'America dipende tutto e quindi questo è il primo grande film che arriva dopo lo sciopero di quelli attesi, di quelli da cui macchina non era già innescata perché qualcosa è uscito ovviamente però diciamo che la promozione di questo doveva essere fatta attorno a Venezia, quel periodo lì, e lì non potendo proprio essere lanciato è proprio secondo me quello che possiamo considerare il primo film uscito dopo questo periodo.
[00:04:18] Speaker C: Sì, anche perché per franchise di questo tipo la promozione è tutto, quindi è stata proprio una mazzata.
[00:04:26] Speaker A: Ah, mi sbaglio, Dune Parte 1 era stato proprio presentato a Venezia 2021.
[00:04:31] Speaker B: Sì, era stato presentato in quel contesto lì.
Il primo vero festival durante la pandemia, di fatto è saltato, hanno rimandato Cannes, Venezia non è mai stato sospeso, ma Venezia 2020 è stato un po' così.
Sì, era stato presentato a Venezia 2021, infatti i miei amici l'hanno visto tutti l'anteprima, io ero molto triste.
[00:04:52] Speaker C: Però direi che comunque Dune parte 1 ha retto il colpo della pandemia perché mi pare che sia stato il film più premiato dell'edizione degli Oscar 2022.
[00:05:02] Speaker B: Ok, sì, però a livello di incassi era stato disastroso.
[00:05:05] Speaker C: No, certo, però direi che gli incassi, come sappiamo, gli incassi ti dicono tanto sulla promozione, nel senso che se un film incassa tanto ti dice semplicemente che i PR sono stati bravi a fare il loro lavoro e la pubblicità è stata efficace.
Gli Oscar sappiamo che sono quello che sono, però ora che ho visto Dune Parte 1 direi che si merita tutte le candidature che ha vinto.
[00:05:31] Speaker B: Perché Denis Villeneuve non è nuovo a operazioni di questo tipo. È un regista molto difficile da individuare, perché è estremamente camaleontico.
Direi che si può fare un piccolo escursus sulla sua carriera.
[00:05:45] Speaker A: Luca, vai, vai. Vogliamo anche un escursus su Denis Villeneuve.
[00:05:48] Speaker C: Luca non vedeva l'oea di fare queste cose.
[00:05:49] Speaker A: Luca è il vero esperto, diciamo la verità.
[00:05:52] Speaker B: Perché io l'adoro molto, è stato uno dei primi di cui ho finito la filmografia.
Si ritorna a quel periodo della pandemia dove mi chiudevo in casa e guardavo un sacco di film.
Denis Villeneuve è un regista canadese, così come i canadesi sono i suoi primi film. Quelli che si possono menzionare sono Polytechnique, La donna che canta ed Enemy.
No, forse Enemy è il primo che fa ad Hollywood, vabbè.
che sono tre film molto diversi l'uno dall'altro. Abbiamo Polytechnique che è un thriller con toni evidentemente drammatici, bianco e nero incredibile, ambientato appunto in una scuola politecnica canadese dove avviene una sparatoria. Film straconsigliato, dovreste chiudere questa puntata e guardarlo ora per quello che mi riguarda.
[00:06:44] Speaker C: Ecco no, magari finiti di ascoltare la puntata, Luca.
[00:06:50] Speaker B: Non ascoltate Luca. No, perché così la ascoltano due volte, no?
[00:06:52] Speaker C: Ah, giusto, ok.
[00:06:54] Speaker B: Stile. Poi abbiamo La donna che canta, altro film assurdo, questa volta un vero e proprio dramma ambientato in Libano, non vorrei dire Cavolate, però mi sembrava proprio Libano.
Drama familiare che è veramente da tragedia greca. Anche questo film assurdo Vilneuve è un matto, poi abbiamo Enemy che è un dramma invece sentimentale e poi arriva Hollywood, arrivano le star, abbiamo Prisoners, altro thriller incredibile con Jack Gyllenhaal e Hugh Jackman, Sicario, Emily Blunt, Benicio del Toro, cartelli messicani, fotografia di Roger Dickens per gli ultimi due quindi un mostro della fotografia Fino a poi arrivare alla fantascienza che apre con Arrival, che nel suo piccolo ha fatto un po' la storia del genere, specialmente per quello che riguarda il cinema contemporaneo.
[00:07:48] Speaker C: Sci-fi.
[00:07:49] Speaker B: Sci-fi ovviamente, sì, il cinema sci-fi. Arriva la sfida incredibile di Blade Runner 2049, che è un bel ponte tra la sua cinematografia tra Dune e la resta della sua cinematografia perché gli ambienti non sono gli stessi ma sono simili in quanto estetica e poi, soprattutto, Villeneuve per la prima volta si è trovato davanti alla grandissima sfida di adattare un mondo, di far suo un mondo, un universo narrativo così strutturato, così grande, così imponente, radicato in una cultura pop come quello di Blade Runner. E poi, dato che al nostro Dennis non piacciono le sfide facili, ha deciso di affrontare l'adattamento che, come abbiamo detto in apertura, ha fatto fuori due mostri sacri, cioè non è che li ha fatti fuori, però cosa che non è riuscita a Lynch e Jodorowsky di Dune, il romanzo di Frank Herbert.
E tutta questa carrellata per dire che Villeneuve è difficile da leggere.
Perché è un autore, è riconosciuto come un autore e lo riconosce in qualche modo.
Però essendo così camaleontico, non avendo mai scritto un film di fatto, non essendo mai partito da un soggetto originale, esiste ma è difficile trovare un fil rouge che collega, non so, Prisoners, Polytechnique e Dune.
[00:09:14] Speaker C: Allora, attaccandomi a quello che hai detto tu, partiamo dal presupposto che io non ho visto tutta la filmografia sua, quindi qualsiasi tipo di paragone o comunque filerugia che faccio è abbastanza superficiale.
Però, messe le mani avanti, gli unici film che io ho visto suoi sono stati Arrival, Blade Runner e Dune.
E io invece un fil rouge tra questi tre film ce lo vedo come. Probabilmente in quelli prima, già per il genere che mi hai descritto, penso di aver visto anche Sicario e Enemy, ma non l'ho finito.
Ma io ci vedo tantissimo un fileruge nel senso che lui quando deve trattare un qualcosa di sci-fi perché comunque ok i Dune non è che parla di alieni propriamente diciamo però comunque c'è sempre il contesto della galassia c'è sempre il contesto del pianeta ci sono appunto questi vermi che possono tranquillamente richiamare i Tremors quindi comunque siamo più o meno in questo macro genere e secondo me il fil rouge è proprio il lavoro di contemplazione che lui fa degli stessi mondi che lui crea cioè lui si prende tutto il tempo per neanche tanto descriverti ma per farti vedere questo mondo come se ne fosse talmente tanto affascinato lui in primis che dice sai che c'è ti faccio l'inquadratura di dieci minuti dove non succede niente solo per farti contemplare la magnificenza di questo mondo che è una delle cose che mi piacciono cioè che che è il motivo per il quale io dei suoi tre barra quattro film che ho visto mi sono piaciuti tutti perché Blade Runner l'ho amato I Rival mi è piaciuto tantissimo per me è inferiore a Blade Runner ma per obbie ragioni e Dune, io in Dune ci ho trovato tanto di Blade Runner 2049.
[00:11:12] Speaker B: Bravissima, proprio qui che volevo arrivare perché quello che io riesco a vedere, riesco anche a collegare con per esempio Polytechnique Politechnique con questi bianchi purissimi è un sangue nero come la pece.
Villeneuve riempie il quadro e poi lo contempla. I silenzi di Villeneuve sono importantissimi.
Poi magari c'è anche un po' di ambiente sonoro, può esserci la colonna sonora. In qualche modo è un'immagine che contempli in silenzio, che percepisci in silenzio.
Ed è tutto quello che io cerco in un film. Quando l'immagine sovrasta tutto il resto e di fatto ti riempie gli occhi, la memoria, a lungo, è per me proprio l'essenza del cinema. Forse è perché mi ha educato proprio Villeneuve a questa cosa.
[00:11:57] Speaker C: Sì, anche perché una cosa che caratterizza la sua filmografia, almeno quella parziale che ho visto io, sono i colori.
Lui, secondo me, fa un lavoro con i colori incredibile che ti resta proprio nella testa.
Io tante volte quando penso ad Arrival, a Blade Runner o a Dune mi vengono immediatamente in mente delle palette di colori, prima ancora che personaggi o storia. Blade Runner, che non a caso è uno dei miei preferiti, è tutto sul fucsia, sul viola, sul blu. Arrival è grigio, nero.
Dune è arancione, super saturato.
Quindi diciamo che è interessante come per lui sia fondamentale creare un senso di contemplazione nella forma e che secondo me poi trova un riscontro efficace anche nel contenuto, perché effettivamente ha senso che lui nella maggior parte dei film che fa di questo tipo dedichi molto tempo non solo alla costruzione di quell'universo lì, ma proprio a farcelo conoscere, a farci immergere.
[00:13:02] Speaker B: Ma poi i suoi film sono molto incentrati sull'umano.
Sull'umano, sulla paura, sulla paura degli umani, sull'amore degli umani. E nonostante nella sua fantascienza i suoi mondi siano imponenti.
Anche pensando solo ad Arrival, la navicella degli Eptapodis.
[00:13:25] Speaker C: L'uomo, diciamo.
[00:13:26] Speaker B: Sì, con la navicella imponente, incredibile.
però è le strutture di Blade Runner 2049 o le strutture dei pianeti di Dune.
Però l'uomo, perché sono sempre figure umanoidi, antropomorfe, l'uomo non è mai così più piccolo delle strutture, riempie sempre le dimensioni, regge sempre il confronto con questa vastità incredibile.
Quindi l'uomo è sempre al centro dei film di Villeneuve e l'uomo è terribilmente al centro dei Dune.
Quindi questo Villeneuve autore esiste, è presente ed è più nascosto di altri.
[00:14:11] Speaker A: È molto bella questa riflessione sul appunto sul rapporto tra l'individuo singolo e in un certo modo anche tutta la sua interiorità, tutto il suo mondo psicologico interiore, dei protagonisti appunto di questa storia, in primis Polatreides interpretato appunto da Timothée Chalamet.
È interessante appunto questa riflessione che hai iniziato Luca perché appunto abbiamo l'individuo in rapporto allo spazio, a questa immensità di questi universi che Villeneuve finalmente ci fa vedere perché ovviamente chi ha letto i romanzi, qua mi pare che nessuno li abbia letti i romanzi di Frank Herbert, purtroppo però diciamo ha potuto solo immaginare fino ad adesso che cosa poteva essere Dune.
Grazie a Villeneuve noi riusciamo a vedere questo mondo, riusciamo a vedere Arrakis che appunto Dune era il nome del pianeta in passato e ho apprezzato veramente tanto proprio da un punto di vista registico questo riuscire a bilanciare delle inquadrature veramente a tutto campo che ci fanno vedere l'immensità degli spazi a partire dal deserto e sono tutte scene girate veramente nel deserto mi pare tra la Giordania e.
[00:15:32] Speaker C: Forse anche Sì, alcune anche aspettando la luce giusta. Addirittura ci sono delle scene in cui avevano un range temporale di dieci minuti in cui dovevano girare tutto subito, sennò perdevano la luce del tramonto.
[00:15:45] Speaker B: E lì sono milioni di dollari che se ne vanno.
[00:15:48] Speaker A: Così diciamolo. Quindi appunto questi spazi meravigliosi, quasi tutto girato a partire dal deserto, proprio nel vero deserto, però anche spazi invece completamente diversi, poi parleremo anche un attimo appunto ancora, approfondiremo il discorso cromatico come il pianeta degli Arraken e così via. Quindi noi abbiamo queste inquadrature che ci fanno vedere proprio da un punto di vista proprio colossale l'immensità dello spazio e di questi pianeti, ma allo stesso tempo dico che è una regia bilanciata da questo punto di vista, equilibrata perfettamente perché Villeneuve utilizza molto anche il primo piano, i primi piani, in particolar modo sui protagonisti, quindi noi riusciamo sin dal primo film a capire semplicemente tramite un primo piano e magari una proiezione di un sogno di Paul Atreides, riusciamo a capire tutto il suo tormento interiore psicologico, così come i primi piani su Zendaya che vediamo principalmente in parte due. Io ho apprezzato molto questo, proprio anche quando nella prima parte del film c'è un un momento molto importante per Ciani e Polatreides di unione proprio tra di loro perché ovviamente sappiamo che c'è una storia d'amore tra di loro e li vediamo da vicino ma subito dopo li vediamo piccolissimi in mezzo al deserto e.
[00:17:16] Speaker B: Questo è potentissimo e E questo, l'utilizzo di questi primi piani così espressivi testimonia la vera forza di questo regista perché io il libro non l'ho letto però l'ho sfogliato, mia mamma l'ha comprato un paio di settimane fa tra l'altro sul comodino di casa e l'ho sfogliato poi per sentito dire, un po' per conoscenza.
I libri di Herbert sono ricchi di scene oniriche, di profonde riflessioni di Paul Atreides e dei personaggi e ovviamente questa roba è intraducibile nel linguaggio cinematografico.
[00:17:53] Speaker C: Se.
[00:17:53] Speaker B: Non così, con immagini così espressive che colmano appunto, restituiscono questo aspetto quasi di stasi, di contemplazione interiore, senza ovviamente tradurre.
[00:18:05] Speaker C: In fiumi di parole come nel libro. Sì, però c'è anche da dire che un piccola provocazione non sta facendo nulla di nuovo è la bc del linguaggio cinematografico vuoi cercare di far capire al pubblico che ti stai focalizzando su quello che è la dimensione interiore del personaggio lo fai attraverso primi piani o appunto inquadrature molto molto strette quando invece vuoi dare un senso di immensità e di distacco lo fai con inquadrature larghe cioè senza dubbio il fatto che lui lo faccia molto bene è un altro paio di maniche ma cose di questo tipo le vediamo tranquillamente in 2001, un dissegno allo spazio. No, d'accordo, però in generale è una caratteristica, sì, ok, dell'ABC, del linguaggio cinematografico, ma è anche una cosa tipica di generi come questo tipo.
[00:18:58] Speaker B: Ma io volevo solo lanciare questa provocazione.
[00:19:02] Speaker C: Perché per carità è un film bellissimo.
[00:19:04] Speaker B: Però...
No, no, ti rispondo questo rispetto alla capacità di Villeneuve, che comunque sta filmando un blockbuster, nel restituire in pieno tutte le atmosfere del libro stando poi anche quello che ho sentito dire da chi l'ha letto cioè il rispetto che invece non è per niente scontato in operazioni di questo tipo per l'opera e l'atmosfere dell'opera di partenza ok però secondo.
[00:19:31] Speaker C: Me non rimane comunque cioè se tu me lo collochi all'interno dell'ambito mainstream non rimane comunque nulla di nuovo perché lo fa anche con Blenderunner 2049 Beh, però sempre lui, vuoi dire? Sì, d'accordo, però il fatto che lui faccia effettivamente dei film che costano tanto e che poi incassano tanto non vuol dire che allora lo andiamo a collocare nel cinema mainstream mero, capito?
[00:19:53] Speaker B: No, no, però che sia un blockbuster siamo d'accordo, c'è gli attoroni, l'operazione commerciale...
[00:19:58] Speaker C: Sì, ma già da Blade Runner 2049 si capiva che la sua declinazione di mainstream era qualcosa di estremamente imperiale.
[00:20:04] Speaker B: No, no, infatti non dico che ha iniziato a farlo adesso, stava ulteriormente esaltando le sue capacità di farlo, sei d'accordo, Dylan?
[00:20:11] Speaker C: Aiuto, è vero! No, semplicemente stavo facendo una riflessione ad alta voce perché cavolo, cioè, primo piano.
[00:20:18] Speaker B: Per la dimensione intera... No, chiaro, chiaro, chiaro! Però un equilibrio che in qualche modo rispetta lo stesso equilibrio del libro.
[00:20:26] Speaker C: Sarà che forse in sala, come dicevamo sulla puntata della zona di interesse, escono sempre di più film un pochino più particolari da questo punto di vista e quindi per me anche vedere declinazioni un pochino più autoriali di cose mainstream non è più nulla di nuovo e in realtà è una cosa bella perché vuol dire che anche le cose mainstream stanno cominciando a prendere delle pieghe più interessanti.
[00:20:47] Speaker B: Che poi mainstream parliamone, comunque Dune è famoso.
[00:20:50] Speaker C: Mainstream, diciamo di largo pubblico.
[00:20:53] Speaker A: Ma comunque tutto questo discorso che appunto partiva dalla capacità di Villeneuve di bilanciare perfettamente questo che appunto sono un po' le basi del linguaggio cinematografico, d'accordo, Però io non volevo dire che era la cosa più originale del mondo. Cioè il film non è un film sperimentale da un punto di vista registrico.
[00:21:13] Speaker C: No, no, infatti era proprio una provocazione così.
[00:21:14] Speaker A: Hai giù, ci sta, ci sta.
[00:21:15] Speaker C: E ho proprio detto, ma sì, buttiamola.
[00:21:17] Speaker A: Però nel senso, appunto, niente di nuovo, però complimenti Villeneuve perché lo ha fatto in un modo secondo me perfetto.
Ma poi proprio anche come il ritmo del film, a parer mio.
Io vedendo per la prima volta anche Dune, il primo, cioè ne avevo sentito parlare un po', così e così, cioè nel senso molte persone mi avevano detto è un bellissimo film, però magari la lentezza, il fatto che...
[00:21:43] Speaker C: Non succede niente.
[00:21:43] Speaker A: Non succede niente, ma cosa? Cioè, la supercazzola, non succede niente. Cioè, eravamo io e Dile a dire, ma succede di tutto nel primo.
[00:21:49] Speaker C: Succede il film mondo nel primo film.
[00:21:50] Speaker A: E secondo me il primo ha qualcosa veramente di meraviglioso proprio nella sua, magari, lentezza, che poi anche lì è relativo, perché in realtà succedono tante cose Però è vero, c'è una lentezza perché ci introduce a quel mondo per farci stare dentro, per farci integrare quasi con poi anche tutto l'ambiente del deserto e che poi insomma ci sarà l'evoluzione vera e propria in parte due ed è bellissimo questo.
[00:22:16] Speaker C: Ma infatti per chiudere un attimo il discorso Villeneuve, diciamo che a me piace tantissimo come regista Faccio ancora fatica a definirlo un autore al 100%, per il semplice fatto che quasi tutto quello che ha fatto non è farina del suo sacco.
Cioè lui comunque si basa sempre su sceneggiature che non sono originali, si basa sempre su remake, che non è una cosa brutta, nel senso non lo dico per denigrare lui, Semplicemente lo trovo, anche per il discorso che facevamo prima dell'ABC, del linguaggio cinematografico, lo trovo un ottimo esecutore, ma sarei curiosa di magari vedere in un futuro qualcosa che crea lui di sana pianta.
[00:23:03] Speaker A: Un film soggetto originale di Denis Villeneuve.
[00:23:07] Speaker C: Ispirato alla sua vita.
[00:23:09] Speaker B: Io non lo voglio, non lo voglio e non sono per niente d'accordo con quello che hai detto, nel senso che anche Kubrick non ha mai, sbaglio, non è mai partito da una sceneggiatura originale, sono stati tutti adattamenti suoi, profondamente autoriali, perché cazzo se non è autore Kubrick, perché non si tratta tanto di scrivere di Sanapianta un universo, un mondo, quanto...
[00:23:32] Speaker C: Sì, ma Kubrick aveva una regia innovativa dalla sua, Villeneuve no?
[00:23:36] Speaker B: No, ma non devi neanche proprio... non devi neanche innovare le cose, devi farle proprie. Cioè ogni cosa diretta da Villeneuve è propria.
c'è del suo in ogni cosa e secondo me la tua visione è particolarmente fuorviata dal fatto che tu hai visto Dune Parte 2 perché quello che dicevo oggi a be a pranzo, secondo me lui, cioè, è il film meno di Villeneuve in assoluto. Volevo arrivare a questa critica. Ok. Cioè, capisco come la puoi pensare.
[00:24:04] Speaker C: No, no, no, ma infatti questa volta metto comunque in discussione la mia posizione perché non ho visto tutta la sua filmografia quindi le mie sono più che altro provocazioni a cose che mi vengono in mente.
[00:24:13] Speaker B: Dai che forse mi dai ragione per una volta.
No, perché sì, proprio quello che ho vissuto male di questo film, anche rispetto alla parte 1, è che forse si è fatto un po' fregare dall'operazione commerciale in cui si è calato dentro.
[00:24:30] Speaker C: Però allora confermi che nel caso di Dune sembra un po' un mero esecutore.
[00:24:35] Speaker B: Nella parte due.
[00:24:36] Speaker C: Parte due è più esecutore. Finisci, scusami.
[00:24:38] Speaker A: Perché questo film ha qualche problemino nel.
[00:24:42] Speaker C: Ritmo.
[00:24:58] Speaker B: Sembra... a parte che secondo me ci sono qualche errore di montaggio del tipo...
Paul Autreides, per esempio, quando Stilgard dice a Paul, guarda, tu devi attraversare questo deserto, devi muoverti come un lepidottero e stare attento ai pipistrelli del deserto, alle ragnatele...
La scena dopo sta combattendo contro un cazzo di carro armato, una mititrebbia della Spezia e senza soluzioni di continuità, cioè questo qua è proprio un errore, un taglio.
Lui parte, Zendaya lo segue, si guardano per un attimo e al momento dopo stanno combattendo.
Senza che lui arrivi dall'altra parte del deserto, come era la sua task.
[00:25:42] Speaker C: E beh, stavamo mangiando i nostri tramecini probabilmente. Perché non mi ricordo proprio questa scena.
[00:25:48] Speaker B: Luke è indignato. No, comunque, oltre a questi aspetti che secondo me sono un po' sfuggiti di mano, per questioni di lunghezza del film, questioni di budget, eccetera, questioni di magari un montaggio finale non troppo felice, Sì, lo trovo meno personale questo suo film, per quanto sia suo, è un po'...
arrendevole a certe dinamiche, di voler fare le cose con un certo montaggio frenetico, anche a discapito di quello che era stato fatto nel primo.
L'ultima parte, tante cose che esplodono e tu capisci poco di quello che sta succedendo.
[00:26:27] Speaker C: Sì, devo dire che io la seconda parte ho fatto un pochino fatica a seguirla, anche perché col fatto che l'abbiamo vista una dopo l'altra, diciamo che per me Dune Parte 1 e Dune Parte 2 sono un film unico.
[00:26:40] Speaker A: Anche per me.
[00:26:40] Speaker C: Nei ricordi della mia testa.
E quindi proprio per questo percepisco ancora di più lo stacco netto tra la prima parte e la seconda, perché non c'è molta continuità nello stile più contemplativo, che io personalmente ho preferito del primo, piuttosto che tutta la parte frenetica del secondo.
E detto francamente, mi è piaciuta talmente tanto la dimensione contemplativa del primo film, quella sì l'ho trovata veramente Villeneuve, che avrei voluto che venisse mantenuta anche nella seconda, però naturalmente per questioni di eventi e tutto quello che succede non sarebbe stato possibile, a meno che non facevi un film di sei ore. Quindi quasi avrei preferito che la parte due fosse divisa a sua volta in due parti. Cioè che piuttosto tutto quello che racconta della seconda parte, giusto, del libro vista la quantità degli eventi, lui si fosse preso la libertà di fare due film su quella seconda parte piuttosto che una. Poi mi rendo conto che magari l'avrebbe preferito anche lui, non ho dubbi su questo, lo chiameremo e gli chiederemo la sua opinione. Chiamiamo Dennis.
Mi è dispiaciuta che si sia persa quella parte lì, perché proprio per le premesse che ti dicevo prima della questione dell'esecutore, autore eccetera, quello lì è l'aspetto che ritrovo sempre in lui e che fatto come lo fa lui non lo trovo in altri film.
[00:27:57] Speaker A: La parte contemplativa, appunto, visto che la stiamo chiamando così, è la parte, diciamo, che anch'io ho preferito.
Per noi Dune, parte 1, forse ci è piaciuto ancora di più, vero?
[00:28:11] Speaker C: A me sì.
[00:28:13] Speaker A: E secondo me è vero che in Dune, parte 2, c'è di più Vilnev come quasi esecutore, anche perché giustamente la storia deve andare avanti, bisogna raccontare i vari avvenimenti e ne succedono veramente Tutti i colori, però una cosa vorrei dirla, c'è di Dune parte 2, comunque la prima parte a parer mio che segue Polatreides, che segue il suo percorso di integrazione all'interno della comunità dei Fremen.
e anche un po' diciamo il suo rapporto che nasce, cresce, si sviluppa con Zendaya, con Chani. Secondo me questa prima parte del parte due ha ancora, secondo me, quella portata un po' più contemplativa. Si sta tanto nel deserto, c'è anche proprio come dire entrare dentro una comunità, approfondire ancora di più le varie dinamiche all'interno dei Fremen, c'è anche il tema appunto religioso che viene finalmente sviluppato. Poi nell'ultima parte del film è vero, succede di tutto, forse troppo velocemente, ci sono magari delle debolezze a livello di montaggio e quindi sì, in effetti è un po' più così l'ultima parte.
[00:29:16] Speaker B: Bisogna anche dire che il povero Dennis, oltre ad essersi trovato ad adattare un romanzo difficilissimo da adattare, si è anche ritrovato un immaginario in qualche modo un po' derubato della sua poesia. Questo perché? Dicevamo in apertura che Jodorowsky tentò per primo di fare un film e fece un'operazione fuori di testa.
C'è un documentario che trovate credo anche su YouTube che si chiama Jodorowsky's Dune.
Non voglio spoilerarvelo ma assolutamente andatelo a vedere perché era una cosa veramente incredibile. Cioè uno non ci crede. Se adesso iniziassi a raccontare quello che succede vi mettereste a ridere.
[00:30:00] Speaker A: Chi doveva essere Paul Atreides?
[00:30:02] Speaker B: Vabbè, piccolo spoiler, il Paul Atreides doveva essere Mick Jagger.
E non dico chi doveva essere l'imperatore e quanto doveva essere pagato l'imperatore.
[00:30:12] Speaker C: No, dillo adesso, scusami. Cioè, noi lo sappiamo, però è giusto che le persone sappiano.
[00:30:16] Speaker B: Vabbè, l'imperatore doveva essere Salvatore Dalì. Meraviglioso. Notissima testa di cazzo.
Andatevi a sentire come Jodorowsky l'ha convinto ad esserci.
Questo film poi naufragò, purtroppo, e chissà cosa poteva essere stato.
La cosa che rimase fu uno storyboard. Lo storyboard è quel libro, diciamo, che ho raccolto tutte le idee creative, le vignette, con quasi degli studi di inquadratura, i modelli, i concept di tutti i personaggi, di 2000 pagine.
Quel libro girò un po' per Hollywood. Ne nacquero un sacco di film, tra tutti Star Wars. Influenzò tantissimo Lucas, che creò ex novo un'epica cinematografica, a differenza di quella di Dune, che era già un'epica letteraria, però depauperando un po' dei temi di Dune, che nel frattempo il libro aveva spopolato, eccetera.
Quindi sì, rimane forse come grande tema quello della dimensione religiosa del libro di Frank Herbert, il tema della Guarda Santa.
[00:31:35] Speaker C: Il male contro il bene.
[00:31:37] Speaker B: Sì, il male controllo bene, ma poi uno può anche vederci temi che poi per esempio ha ripreso Cameron con Avatar, del colonialismo, della resistenza all'invasore, perché cavolo siamo in un deserto, un deserto ricco di risorse naturali, arriva lo straniero che lo sfrutta a scapito degli indigeni.
Poi è sempre un po' difficile credere che da questo tipo di Hollywood, da questa tipo di operazione commerciale, ne derivi una critica per quanto le intenzioni di Villeneuve Cameron e compagnia siano santissime.
una critica esplicita a questo tipo di pratiche però comunque puoi evocare un certo immaginario.
[00:32:25] Speaker A: Vederlo in quell'ottica proprio poi il tema religioso, religione come manipolazione di un popolo, hai voglia.
[00:32:32] Speaker C: Ma poi lui si chiama il messia, penso che meno fa intendibile di questo.
[00:32:37] Speaker B: I costumi, il colore della pelle, la lingua che richiama chiaramente al popolo arabo.
[00:32:46] Speaker C: Ma tutto richiama il popolo arabo, a me è anche piaciuto per questo, le canzoni di Hans Zimmer sono qualcosa di incredibile.
[00:32:54] Speaker A: Sì, proprio sembrano dei veri canti del deserto.
[00:32:57] Speaker C: Di questo non parliamo perché di Zimmer possiamo solo dire wow.
Cioè, solo wow. A proposito di Hollywood e di cast stellari, come abbiamo detto prima, all'interno di Dune Parte 2, perché sicuramente se state guardando questa puntata, al di là del fatto che non stiamo facendo spoiler, sicuramente avete visto Dune Parte 2. Quindi troviamo Florence Pugh, che ancora non ho capito come si pronuncia il suo cognome.
[00:33:21] Speaker B: Devi sputare sul microfono.
[00:33:24] Speaker C: Pugh.
[00:33:24] Speaker B: Pugh.
[00:33:25] Speaker C: Pugh, ok? E poi c'è anche, per la mia gioia, Austin Butler che fa questa parte, non mi ricordo assolutamente il nome del suo personaggio perché sì, Ma fa questo psicopatico sostanzialmente che anche lì, devo dire, è una piccola pecca del film perché te lo introducono con una solennità che poi non viene assolutamente mantenuta, il personaggio ad un certo punto semplicemente scompare, dura un quarto d'ora in tutto.
e peccato perché secondo me era un personaggio che aveva veramente tantissimo potenziale e che soprattutto ti hanno costruito un hype incredibile che poi però si è rivelato un fuoco di male.
[00:34:08] Speaker B: E' uno degli altri grandi difetti della scrittura.
[00:34:12] Speaker C: Però devo dire che Austin Butler, sprecato perché comunque il motivo per il quale mi è dispiaciuto così tanto che abbiano buttato via diciamo questo personaggio, sì ok è anche per i personaggi in sé, ma per il fatto che si vedeva tantissimo che dietro c'era stato proprio un lavoro sul cercare di restituire una condizione psicologica problematica che avrebbe potuto anche aprire tutta una serie di riflessioni, come dicevamo prima, probabilmente non con delle intenzioni reali di base, però comunque in merito a determinati aspetti legati alla salute mentale, al fatto che in questo caso quel tipo di salute mentale o certi fetish vengono connotati negativamente.
E invece proprio un personaggio che viene buttato lì E quello che mi rimane è Austin Butler buono, però mi dispiace perché Austin Butler non è solo buono e ci ha dato, per quanto sono in un quarto d'ora, prova di questo.
[00:35:07] Speaker B: No, è chiaro.
Diciamo che poi bisogna anche un po' vedere dove finisce il libro.
C'è anche una componente dell'epica del personaggio che è comunque già presente e quindi bisogna anche un po' vedere. Purtroppo la nostra ignoranza non ci permette di fare questo paragone.
Però vediamo anche tanto altro quando per esempio andiamo nel pianeta degli Arkonnen e ci viene introdotto Austin Butler.
Innanzitutto rivediamo il bianco e nero, quel bianco e nero che tanto mi mancava da Polytechnique.
Questi bianchi purissimi e i neri profondissimi, le labbra... Sì, bianco da bianchetto. Le labbra di Austin Butler, scurissime e contrapposte alla sua carnagione chiarissima.
[00:35:49] Speaker C: No, i denti erano nerissimi.
[00:35:51] Speaker B: I denti! Esatto, esatto.
[00:35:53] Speaker C: Infatti mi ha ricordato tantissimo quella scena, piccola reference, Mad Max Fury Road.
[00:35:58] Speaker B: Sì.
[00:35:59] Speaker C: Quando ci sono i personaggi che devono andare nel balalla.
[00:36:01] Speaker B: Che tra l'altro tu hai visto la Black and Chrome edition.
Cioè, proprio...
[00:36:06] Speaker C: Ah, è vero, perché era stato concepito.
[00:36:07] Speaker B: Come un film in bianco e nero. È stato concepito anche in bianco e nero, sì.
[00:36:10] Speaker C: Per fortuna, comunque posso dire, piccola parentesi, non l'hanno fatto perché una delle cose più belle di Mad Max Fury Road sono i colori.
[00:36:15] Speaker B: Ma fidati che è una goduria incredibile.
[00:36:18] Speaker C: No, d'accordo, però cavolo.
[00:36:19] Speaker B: Più che altro è una cosa studiata apposta per il bianco e nero perché tanti registi, quel coglione di Snyder, pensano che fare un film a colori e poi metterci un filtro bianco e nero sia fare un film in bianco e nero.
[00:36:29] Speaker C: Beh, ma comunque di Fury Road ne parleremo perché ricordiamo che il prossimo anno esce Furiosa. Quest'anno? Quest'anno esce Furiosa. Il suono che avete sentito in sottofondo è il mio telefono che è caduto.
[00:36:39] Speaker B: Ok, speriamo non si sia fatto male.
E ritroviamo comunque, sempre ritornando alla Villeneuve autore, cioè io ho notato tanto, ma questo perché di fatto l'ha fondato lei, nel Pianeta degli Arcon, nella scena dell'Arena, c'è tanto del cinema di regime di Leni Riefenstahl, tristemente passata la storia come la regista di Hitler, che però ha pur servendo un regime totalitario schifoso, ha innovato, prodotto e rivoluzionato il mondo del cinema.
Andate su Google, digitate Olimpia, sì, credo che sia Olimpia, che è un documentario di Lenny Riefenstahl e vedete quello che poi rivedrete nell'arena del Pianeta del Conan.
[00:37:33] Speaker C: Sì, quindi vedi quante potenzialità aveva quel piccolo universo formale e contenutistico che ha creato quella cavolo di scena lì, ma invece l'hanno deciso di buttare.
[00:37:43] Speaker A: E' un tema forse proprio anche per problemi legati anche credo un po' alle vice. Cioè noi veramente non sappiamo come si sviluppa tutta quella parte nel romanzo, però un film che comunque parte due è già bello.
[00:37:57] Speaker B: Però un autore deve avere la possibilità di usare quello che vuole e anche ampliare a scapito.
[00:38:03] Speaker A: E la capacità anche di, come dire, sviluppare bene quella parte e forse qua vi ne avevo un po', cioè mi è stato un po' più traballante perché non è che proprio sia approfondito bene, però comunque anche solo quel farci entrare un po' così per un attimo nel mondo degli Harkonnen comunque ha avuto un impatto fortissimo su tutto il film.
rimane un po' lì, è quello proprio il problema su cui stiamo girando un po' attorno però comunque meravigliosa quella parte.
[00:38:31] Speaker C: Nell'Arena però c'è anche da dire che se dobbiamo trovare un lato positivo a tutto questo sono anche da questi piccoli difettucci che troviamo nei film che poi si crea quella cross medialità bellissima dove tutti quanti usciti dalla sala abbiamo detto ok per un po' di buchi di trama che abbiamo trovato e per l'attesa di tipo 800 milioni di anni prima che riuscirà a durare parte 2 andiamo a recuperarci il libro perché siamo tutti intenzionati a leggere il libro. Quindi comunque sono quelle cose belle che ti fanno un pochino anche riscoprire. Innescano. Sì, riscoprire magari dei libri che è poi effettivamente una cosa che caratterizza tutte le saghe, dai Harry Potter anche ai games.
[00:39:08] Speaker B: Lo strabismo di Vener e di questo film, diciamo.
[00:39:11] Speaker A: Esatto.
[00:39:13] Speaker B: Questo bisogna un po' capire appunto, come abbiamo già detto, quanto sia responsabilità di Villeneuve o quanto dell'operazione commerciale che si è ritrovato a gestire, Villeneuve, sappiamo già che vorrà dirigere il terzo film conclusivo, diciamo, della saga di Pollatredides, ovvero quello incentrato sul libro Messia, sempre di Frank Herbert, seguito diretto di Dune.
[00:39:38] Speaker C: Il Messia di Dune.
[00:39:39] Speaker B: Il Messia di Dune.
[00:39:40] Speaker C: È il titolo del libro, sì.
[00:39:42] Speaker B: E vuole chiuderla qua. Nel senso, quello che ho capito ascoltandolo è che gli stia andando...
ormai vuole finire la sua trilogia, anche perché cazzo promette di essere una delle più impattanti e meravigliose della storia del cinema. Però io, da suo fan, credo si sia capito, voglio che la smetta. Davvero ti piace evidente? Non lo sapevo, non l'avrei mai detto. Voglio che la smetta e sono curioso di vederlo altrove. Magari anche non occupandosi di fantascienza.
[00:40:14] Speaker C: Magari qualcosa di originale, no? Quello che dicevamo prima.
[00:40:18] Speaker B: Se rimane lui che adatti.
[00:40:21] Speaker C: No, certo, però facci vedere un po' di spirito creativo.
[00:40:24] Speaker B: Ma c'è l'altro spirito creativo?
[00:40:26] Speaker C: Ma comunque c'è. Ti sto prendendo in giro. Luca se la prende proprio.
[00:40:30] Speaker B: Vabbè, sarà meglio chiudere, va? Prima che mi alteri.
[00:40:34] Speaker C: Questo era quello che pensavamo di Dune Parte 2 e anche di Dune Parte 1. Mi raccomando, seguiteci su Instagram dove pubblichiamo un po' di cose, vi avvisiamo quando escono le puntate nuove, pubblichiamo dei reel che vi fanno capire il mood della puntata e il profilo è cineman underscore passengers. Ringraziamo come sempre Unigiradio che è chiocciola, Unigiradio su Instagram che ci supporta e potete ascoltarci su Spotify, Amazon Music, Apple Music e su tutte le altre piattaforme storiche.
[00:41:06] Speaker B: Grande, grande Dio. Ciao ragazzi, alla prossima.
[00:41:13] Speaker C: Alla prossima. Tristezza, sta chiusa.
[00:41:16] Speaker B: Com'è che era le cose...
No, la colonna sola! Faceva così, vero?
[00:41:31] Speaker C: Questa è la chiusura!