Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Signore e signori, benvenuti a bordo. State ascoltando Cinema Passengers. Io sono Beatrice Vigorita e oggi vi racconterò com'è stata per me questa 81esima edizione del Festival di Venezia. Ma prima, come sempre, ci ascoltiamo la sigla.
[00:00:26] Speaker B: Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org.
[00:00:47] Speaker A: Allora, eccoci qua. Innanzitutto saluto Luca e Dile che oggi non sono qui con me a registrare, mi mancheranno. Appunto oggi registro in solitaria, meno male che c'è il nostro regista Riccardo Novara a farmi un po' di compagnia. E quindi sono qua per raccontarvi questa edizione appena conclusa del festival.
in realtà una parte del festival perché io sono arrivata a Venezia il 2 settembre quindi sono riuscita a godermi gli ultimi cinque giorni della mostra e quindi vi parlerò dei film che ho visto in questi giorni e devo dire che quest'ultima parte della mostra Insomma, era ricca di titoli molto attesi e che quindi sono riuscita a recuperare. E quindi, bando alle ciance, oggi non si fanno tanti convenevoli perché parto subito con un po' il recap dei premi principali di questa edizione. Iniziamo quindi con Il leone d'oro a Pedro Almodóvar per il suo Verum next d'or, tratto da Il romanzo attraverso la.
[00:01:53] Speaker C: Vita di Sigrid Núñez.
[00:01:55] Speaker A: E questo film è anche il primo girato dal Modovar in lingua inglese, con protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore, due ottime interpretazioni. Dico subito che è un film che mi è piaciuto molto. E di che cosa parla?
[00:02:11] Speaker C: È la storia di queste due amiche.
[00:02:13] Speaker A: Di vecchia data, che si ritrovano dopo molto tempo, proprio nel momento in cui una delle due scopre che l'altra è malata di tumore ed è in uno stadio terminale. Il tema al centro del film è.
[00:02:26] Speaker C: Quello dell'eutanasia, quindi del fine vita, perché.
[00:02:29] Speaker A: L'Amica malata interpretata da Tilda Swinton chiederà proprio all'altra amica, Julianne Moore, di accompagnarla in questo ultimo periodo della sua vita prima dell'eutanasia.
[00:02:41] Speaker C: Il tema però è anche quello proprio.
[00:02:42] Speaker A: Della legalizzazione dell'eutanasia, infatti da questo punto di vista il film è molto politico perché lo stesso Almodóvar durante la cerimonia.
[00:02:51] Speaker C: Di premiazione ha fatto un appello affinché si legalizzi l'eutanasia e quindi il tema è estremamente delicato e tutti dobbiamo essere sensibili a questo.
[00:03:02] Speaker A: Per quanto riguarda il film, è un film che ci fa vedere un Almodovar molto diverso dal solito Per questo motivo.
[00:03:10] Speaker C: È anche stato molto criticato.
[00:03:12] Speaker A: Io ho sentito delle critiche quasi feroci nei confronti di questo almodovar essenziale, quasi patinato, un po' distaccato. Non voglio dire freddo, però comunque appunto.
[00:03:24] Speaker C: Molto distaccato, molto essenziale.
[00:03:27] Speaker A: E non è quindi il solito Almodovar.
[00:03:29] Speaker C: Eccessivo, vivace, a cui pensiamo.
[00:03:32] Speaker A: Per me è un ottimo film e.
[00:03:35] Speaker C: Credo che questa sua essenzialità sia molto.
[00:03:38] Speaker A: Incisiva proprio perché anche l'utilizzo che Almodovar fa del colore è molto interessante in questo film.
crea delle inquadrature dove c'è ordine, dove c'è simmetria. Sono tutti colori primari, molto accesi, molto.
[00:03:53] Speaker C: Vivaci e creano questo senso di pace all'interno dell'immagine.
[00:03:58] Speaker A: In alcuni momenti le inquadrature ci ricordano dei quadri di opera e vedremo che opera nel film è presente.
L'arte di opera è presente così come sono presenti tanti riferimenti letterari nei dialoghi e nella sceneggiatura e l'ho apprezzato perché tutto in questo film rappresenta la quiete, rappresenta una serenità che poi è la stessa del personaggio di Tilda Swinton nel momento in cui appunto sceglie con questa serenità il suo destino, sceglie di porre fine alla sua vita. Bene, questo era Leone d'Oro, però devo dire una cosa. Secondo me, e secondo molti in realtà, il Leone d'Oro doveva andare a The Brutalist di Brady Corbett, uno dei titoli.
[00:04:43] Speaker C: Più attesi di questa edizione del Festival di Venezia.
[00:04:47] Speaker A: Io appunto sono riuscita a vederlo il primo giorno in cui sono arrivata a Lido, il 2 settembre.
[00:04:54] Speaker C: Ed era stato presentato il giorno prima.
[00:04:57] Speaker A: E diciamo subito questo è un film straripante è estremamente ambizioso forse anche un po' compiaciuto di essere ambizioso è stata sicuramente l'esperienza cinematografica più intensa per quanto.
[00:05:10] Speaker C: Riguarda questa edizione del festival è un.
[00:05:13] Speaker A: Film estremamente denso in cui proprio è bello addentrarsi cioè è bello perdersi in queste tre ore e mezza di film e Brady Corbett è bello come ci dia in pasto queste tre ore e.
[00:05:26] Speaker D: Mezza fluviali di cinema.
[00:05:29] Speaker A: Di che cosa parla? Di un sacco di cose.
[00:05:32] Speaker C: The Brutalist è la storia di Laszlo.
[00:05:35] Speaker A: Toth, interpretato da un magnifico Adrian Brody. È un architetto ebreo-ungherese che emigra negli Stati Uniti nel dopoguerra. per cercare di ricostruire una vita e una carriera che era stata distrutta dall'Olocausto.
[00:05:52] Speaker C: Dalla tragedia dell'Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale.
[00:05:55] Speaker A: Momentaneamente rimangono in Ungheria la moglie di Laszlo e la nipote, quindi lui va da solo negli Stati Uniti. e qui per un periodo vivrà in estreme difficoltà economiche finché non incontrerà un ricchissimo miliardario che rappresenta proprio l'essenza del capitalismo americano, il personaggio di Harrison Lee Van Buren interpretato da Guy Pearce e questo miliardario deciderà di commissionargli una colossale opera architettonica. I temi sono giganteschi. Abbiamo il tema dell'immigrazione e del dolore di chi emigra, va in un altro paese cercando di costruire una nuova vita, però ha tutto il dolore, diciamo, pregresso, tutto il dolore che prova l'aslo e che noi assolutamente percepiamo per tutto il film. e poi c'è anche il sogno di un'integrazione che però è solo un'illusione perché di fatto l'aslo non riuscirà mai veramente.
[00:06:57] Speaker C: A essere accettato dagli Stati Uniti e.
[00:07:00] Speaker A: Questa è una cosa molto sottile, il tema del razzismo è molto sottile ma è presente e poi il tema principale, quello dell'arte, del rapporto dell'artista con la sua opera d'arte, in questo caso l'opera della sua vita, l'opera che diciamo anche lo ossessionerà fino a danneggiare anche i rapporti che ha con le persone più vicine a lui, poi come il capitalismo alla fine riuscirà a sottomettere l'arte, cercherà di ostacolarla in tutti i modi, quindi tantissimi temi, un film, ripeto, molto ambizioso, non privo di debolezze a parer mio, perché io adesso ne parlo con un tono anche molto celebrativo perché alla fine di questo festival mi rendo conto di quanto sia stato forse proprio il film.
[00:07:45] Speaker C: Che ci ha dato di più e.
[00:07:46] Speaker A: Questa intensità rimane dopo aver visto un'opera del genere ed è una cosa che mi emoziona quindi io per questo voglio celebrare The Brutalist però comunque diciamo anche che nella seconda parte del film certe cose iniziano a funzionare un po' meno bene e quindi sicuramente ci sono debolezze nell'ultima parte Ho già detto che questo film è ambizioso, lo ripeto, è ambizioso.
[00:08:10] Speaker C: Il suo regista, perché Brady Corbett tra.
[00:08:13] Speaker A: Le altre cose ha anche girato questo film in vista vision, quindi in 70 mm. Anche questo è estremamente particolare e appunto.
[00:08:23] Speaker C: Ci dà in pasto quest'opera colossale per la durata, allo stesso tempo epica e.
[00:08:29] Speaker A: Intima e con una regia virtuosa e come se avesse girato una grandissima sinfonia della storia, del tempo e quindi viva.
[00:08:39] Speaker C: L'Intensità e la potenza di quest'opera.
[00:08:41] Speaker A: In tutto ciò io non ho detto subito che questo film The Brutalist non ha vinto il leone d'oro però ha.
[00:08:48] Speaker C: Comunque vinto il leone d'argento premio alla regia. quindi insomma un bel premio e Brady Corbett forse voleva qualcosa di più era abbastanza deluso però insomma comunque è stato premiato. Il leone d'argento è stato vinto da Vermilio di Maura del Pero, film che.
[00:09:06] Speaker A: Non sono riuscita a vedere Ne ho.
[00:09:08] Speaker C: Sentito parlare molto bene, quindi sono curiosa di recuperarlo. È un film in cui tutti hanno parlato dei riferimenti al cinema in vermiglio di Ermanno Olmi, in particolare all'Albero degli Zoccoli. Uscirà il 19 settembre, quindi lo recupereremo.
[00:09:25] Speaker D: Passiamo ora al film più radicale di questa edizione, April, diretto dalla regista georgiana Dea Kulumbegashvili, non so pronunciarlo nel modo giusto. Devo essere sincera, anche quando Isabella Huppert l'ha pronunciato alla premiazione l'ha detto in un modo un po' strano, vabbè, non sapremmo mai qual è la pronuncia giusta, comunque, April ha vinto il premio speciale della giuria. è appunto l'opera più radicale, più estrema in concorso quest'anno al festival, ma in generale di tutto il festival.
[00:09:57] Speaker C: Perché?
[00:09:59] Speaker D: Innanzitutto è un cinema radicale, è un cinema potente nella sua radicalità e di.
[00:10:06] Speaker C: Che cosa parla April?
[00:10:09] Speaker D: April è la storia di Nina che è un'ostetrica e ginecologa in un ospedale in Georgia e si occupa però anche in modo clandestino di praticare aborti appunto clandestini e spesso si reca nei villaggi della campagna georgiana e appunto pratica questi aborti presso famiglie che diciamo ne hanno bisogno.
è quindi un contesto estremamente arretrato, un contesto ostile in cui appunto il patriarcato impera e ovviamente è un film che ci fa capire quanto ancora ci sia da fare per quanto riguarda l'aborto, la sua legalizzazione. In questo caso appunto è un contesto estremamente arretrato in cui la vita delle.
[00:10:54] Speaker C: Donne è estremamente difficile e non viene neanche considerata la possibilità della contraccezione. ma in generale appunto è un film che riflette su questo tema delicatissimo a priori e sul patriarcato, su cosa significa essere una donna. E Nina quale tipo di donna è? È una donna che ormai non ha più emozioni, è estremamente fredda, è una donna sola che appunto continua a praticare i suoi due mestieri, quindi quello di ginecologa e ostetrica che diciamo mestiere ufficiale e poi appunto continua anche in questa...
[00:11:30] Speaker A: Per lei è come se fosse una.
[00:11:31] Speaker C: Missione appunto aiutare le donne, spesso giovani donne, dei villaggi che hanno bisogno di abortire.
[00:11:39] Speaker D: Il film è composto esclusivamente da inquadrature.
[00:11:42] Speaker C: Fisse molto lunghe e questo proprio dà.
[00:11:47] Speaker D: A tutta l'opera un fortissimo senso di staticità, di lentezza, di oppressione anche.
È una regia distaccata ma allo stesso tempo ci si sente estremamente oppressi. È una regia anche molto estremizzata, cioè potremmo dire che il linguaggio cinematografico è estremizzato in questo film, alcuni hanno parlato di manierismi, quasi come se ci fosse un compiacimento anche in questa radicalità del linguaggio cinematografico. Credo anche che sia però parte del fascino di quest'opera, cioè è un film interessante anche proprio per questo. per la costanza e la determinazione con cui Dea Columbashvili, adesso più o meno lo sto iniziando a saper dire, è la determinazione con cui questa regista porta.
[00:12:42] Speaker C: Quest'Opera, con questo stile.
[00:12:45] Speaker A: È un film che per molti è.
[00:12:48] Speaker D: Difficile da vedere, è un film che può risultare anche respingente, però appunto estremamente interessante. Adesso invece parliamo di un film molto.
[00:12:58] Speaker C: Atteso che non è stato premiato, Però appunto era uno dei titoli più attesi, cioè queer di Luca Guadagnino con un grandissimo Daniel Craig che meritava la Coppa Volpi.
Invece non gli hanno dato nessun premio, però lui è stato eccezionale.
e questo film è tratto dal romanzo omonimo di William Burroughs, un romanzo a cui Guadagnino è molto affezionato e da tempo sognava di portarlo sullo schermo. Queer per me è diviso in due, c'è una prima parte che ho amato tantissimo e una seconda che non ho amato e quindi il giudizio finale su quest'opera è un giudizio un po' così, un po' a metà per quanto mi riguarda.
Appena uscita dalla sala in realtà mi era rimasta addosso una confusione generale legata a quest'opera che non me l'aveva fatto apprezzare tantissimo. Poi ho riflettuto molto su questo film, mi è tornato in mente un po' quell'intensità di cui parlavo anche per The Brutalist solo che appunto questa intensità, questa magia del cinema l'ho sentita tanto solamente nella prima parte di Queer.
[00:14:11] Speaker A: Di che cosa parla?
[00:14:13] Speaker C: Sempre a dire, di che cosa parla? Vabbè, ovviamente, mini sinossi, mi manca Luca, di solito è lui che fa le sinossi, vabbè, poi oggi ne devo fare mille per tutti i film che ho visto. Comunque, Queer è la storia di Lee, che è un uomo ormai già di mezza età, estremamente solo, cioè è la storia della sua solitudine e del suo inguaribile, solitudine inguaribile, dolorosa, e del suo tentativo di connettersi con qualcuno.
di fatto è una storia d'amore perché lì si innamora perdutamente di un ragazzo molto più giovane di lui che si chiama Eugene che rappresenta proprio questa bellezza totale, immacolata ed è qualcosa di estremamente inafferrabile e irraggiungibile.
La storia è ambientata a città del Messico ed è tutto un contesto di bar molto promiscuo, di vita notturna.
È un film, soprattutto in questa prima parte, ma in generale in tutto il film si sente il sudore, si sente il caldo.
È un film sui corpi e soprattutto sul desiderio fisico, sul desiderio in generale E questa è la cosa che ho amato di più di questo film, perché appunto la vita di Lee è dilaniata dal desiderio totale nei confronti di questo ragazzo, nei confronti di Eugene.
E' proprio questo tema del desiderare, desiderare anche di toccare l'oggetto del desiderio, di abbracciarlo, di accarezzarlo, tutto questo guadagnino lo riesce a rendere in modo meraviglioso nella prima parte del film e per questo dico che è la parte che ho amato di più. Finché a un certo punto Lee riuscirà a conquistare, diciamo, Eugene e di fatto iniziano una relazione E poi, insomma, nella seconda parte del film faranno un viaggio insieme e secondo me qua Guadagnino si perde. Si perde perché in questa seconda parte è come se volesse andare oltre.
Oltre a tutto quello che ha già raccontato nella prima parte e anche oltre per quanto riguarda il modo in cui lo ha raccontato.
e quindi sicuramente Guadagnino osa e vuole in un certo senso stordire lo spettatore sperimentando, c'è tutta una parte estremamente sperimentale e di fatto si tratta di un tripe psichedelico, perché? Perché un altro dei temi di Queer è anche quello della droga e come appunto in tutta l'opera di Boroughs c'è sempre stato il tema la ricerca degli effetti della droga e lo sperimentare varie droghe appunto anche in Queer c'è questo tema e nella seconda parte della storia viene sviluppato quindi è una scelta sicuramente quella di Guadagnino di rendere questa seconda parte della storia così psichedelica così ricca di visioni di sperimentazioni però proprio nel momento in cui Guadagnino è così sperimentale e aggiunge sempre più cose alla narrazione, a livello visivo, a livello di regia, di trovate cinematografiche. È proprio in questo momento che secondo me non convince del tutto, cioè per me non è stato convincente. Mi ha dato un'idea di grande confusione e appunto per me ha smesso di funzionare il film.
Non mi ha convinto del tutto. Sicuramente Guadagnino si conferma, come sempre, come ci ha abituato, Guadagnino si conferma un maestro nel rappresentare l'attenzione sessuale, la sessualità, questo desiderio fisico carnale, questa sensualità dei corpi, è tutto bellissimo. Da questo punto di vista l'ho apprezzato tantissimo Queer e quindi proprio questo anche essere tangibile, è un film che sembra che ci tocchi questo film, che ci voglia avvolgere nella prima parte, cioè noi viviamo da vicino il desiderio che ha Lee nei confronti di questo ragazzo e questo è bellissimo veramente. Poi, ripeto, l'ultima parte non mi ha convinto e questo mi ha dispiaciuto perché secondo me la prima parte era veramente ottima. E poi c'è una colonna sonora incredibile, quindi anche lì di nuovo Luca Guadagnino, cioè lui ci vuole intrigare, crea queste immagini di bellezza assoluta, dei picchi. di bellezza assoluta che ci sono anche nella seconda parte del film però comunque c'è insomma bellezza assoluta, colonna sonora con Prince, i Nirvana e New Order insomma vabbè è un film che comunque non può lasciare indifferenti magari non mi ha convinto del tutto non posso dire che l'ho amato completamente però non può lasciare indifferenti un film del genere e chissà quando uscirà in Italia. Piccola pausa direi Bene, ricominciamo con due chiacchiere a proposito di Joker, Foliade, un film super atteso. Io continuo a ripetere sta roba dei film attesi perché io sono andata a Venezia gli ultimi cinque giorni, però per fortuna mi sono beccata tutti i film veramente più più attesi e vabbè Joker uscirà penso quest'autunno mi pare ottobre una cosa del genere quindi non bisogna aspettare così tanto però dico subito che non è un granché questo sequel del primo Joker del 2019 io non sono una grandissima fan neanche del primo film però ovviamente il primo che cosa gli puoi dire ha fatto storia in un certo senso ha fatto un'epoca e anche solamente per l'interpretazione di Phoenix che adoro come attore E qui c'è insomma il nostro gioacchino nei panni di Joker, è iniziata una nuova era del personaggio di Joker.
Quindi il primo aveva una sua grandissima forza per vari motivi, anche solo per il fatto che volesse raccontare queste origini nascoste queste radici di Joker, i traumi della sua vita, questa risatina fantastica che faceva Phoenix nel primo film e che in questo secondo fa pochissimo. Io ci sono rimasta male però vabbè. Comunque cercherò di appunto non dire troppo perché comunque è un film che bisogna andare a vedere al cinema, anche se appunto a Venezia non è che sia stato accolto in maniera così...
diciamo non c'è stato così tanto entusiasmo, è stato accolto in maniera abbastanza tiepida. Le interpretazioni, il pezzo forte di questo sequel ovviamente sono le interpretazioni di nuovo di Phoenix, ma questa volta affiancato da Lady Gaga che interpreta Arlene Quinzel e si incontrano in carcere, cioè allora lui è in carcere, il film si apre con Joker in carcere, incontra tramite un'iniziativa appunto per carcerati, si fanno delle lezioni di canto insomma si prepara un musical o una cosa del genere, incontra Arlene Quinzel che in realtà non è carcerata però è una paziente dell'ospedale psichiatrico contiguo al carcere di Joker e quindi si incontrano così.
e subito è un colpo di fulmine da parte di Harleen, che poi viene chiamata Lee nel film. C'è questo colpo di fulmine, questo amore, cosa che ci aspettavamo. Quindi noi ci aspettavamo da questo film l'amore e il musical, che sono due cose anche bellissime da aspettarsi. E di fatto queste cose ci sono, però la cosa buona è che comunque La relazione tra Joker e Harleen non è poi così scontata, cioè la loro dinamica amorosa non è poi così scontata. Forse ce l'aspettavamo un po' diversa, quindi questo va sottolineato, può essere una cosa che rende comunque il film abbastanza interessante.
e però in generale cioè alla fine non è un film che aggiunge molto al primo, non è un sequel che che dà qualcosa di nuovo, è questo un po' il problema principale. Cosa rimane? Rimangono queste visioni di Joker, queste scene da musical perché poi appunto è in parte un musical questo film con un repertorio bellissimo, ci sono i Carpenters, c'è Frank Sinatra, c'è Stevie Wonder Ci sono dei momenti in cui Lady Gaga e Phoenix, cioè Joker e Harleen Quinzel, sembrano Fred e Ginger e altre scene in cui ci possono ricordare Sonny e Endshare nei programmi televisivi anni 70. Insomma ci sono queste reference a un mondo retro, a un mondo appunto vintage. Poi vabbè come sempre Gotham City è immersa in questa epoca temporale in cui appunto non si sa bene in che periodo siamo però ci sono tutti questi riferimenti.
alla musica del passato, anche a una certa estetica del passato. Rimane questo, sicuramente ottime interpretazioni ma alla fine ce la potevamo aspettare da due come Lady Gaga e Joaquin Phoenix e per il resto non ho molto altro da aggiungere, sono appunto una riflessione interessante, potremmo dire, su quello che è diventato Joker, sul culto della figura di Joker e su come si evolve questo, su cosa diventa poi mano a mano che il film va avanti. bene siamo quasi alla fine di questo recap commento sui film che ho visto al festival e ovviamente ne ho visti molti di più però giustamente anche per voi ho fatto una selezione e anche per questo ho dato un po' la priorità ai film film che avevo visto e che hanno ricevuto un premio e quelli diciamo in concorso. E ora ci tengo molto a parlare di Youth Vancoming, documentario del grande documentarista cinese Wang Bing presentato in concorso. Si tratta del terzo capitolo di una trilogia di documentari che appunto si concentra sulle condizioni di vita dei giovani operai del settore tessile cinese.
Il primo documentario era stato presentato a Cannes, il secondo a Locarno e appunto questo terzo al Festival di Venezia. Si tratta di un'opera meravigliosa, due ore e mezza nella vita di questi giovani operai.
Si chiama Veancoming perché in quest'ultimo capitolo della trilogia i giovani operai tornano a casa per le vacanze di Capodanno. Quindi è un periodo di feste, è un periodo in cui si ricongiungono con le proprie radici. Molti di questi giovani ritornano ai loro villaggi e si tratta di villaggi sperduti che si trovano in montagna, zone isolate in cui appunto c'è la natura che sovrasta tutto ed è un periodo in cui appunto si può festeggiare, si ritorna a casa e ci si ricongiunge con le proprie famiglie, con i propri anziani. Grazie a Wang Bing in queste due ore e mezza noi siamo insieme a queste persone, viviamo con loro, partecipiamo alla loro vita e se non ci fosse un'opera del genere, se non ci fossero documentari come quelli di Wang Bing noi non sapremo niente di queste vite, di queste storie, di tutte le difficoltà che affrontano questi giovani cinesi, perché questa trilogia di documentari che Wang Bing ha girato, cioè il materiale per questi tre documentari è stato girato da Bing dal 2014 al 2019 e l'opera in sé è estremamente anticapitalista.
Anche se Bing non fa un'analisi strettamente politica della situazione o non dà una soluzione al problema, al problema di queste vite che vivono praticamente solo per il lavoro e questi giovani sono operai sottopagati, e in quest'ultima parte della trilogia in realtà c'è un ritorno a casa e quindi ci sono anche momenti di gioia, ci si concentra molto anche sul tempo libero di questi giovani, su queste vacanze di fatto, perché sono le vacanze di Capodanno e in questo momento i giovani possono anche prendersi appunto il tempo per sposarsi, c'è una lunghissima sequenza dedicata alla celebrazione di un matrimonio in questo villaggio montano ed è veramente bello come noi possiamo entrare in contatto con questa realtà, con questa comunità così lontana da noi e quindi appunto Bing offre semplicemente le immagini, offre la realtà in modo semplice, in modo preciso. E questo è già politico, questa è già un'operazione anticapitalista che ci fa vedere appunto tutta la sofferenza di questa realtà, di queste vite. Quindi è una grandissima opera. Nella sua durata, due ore e mezza, non è neanche così tanto per gli standard di tempo, di durata di Bing, però appunto anche questa lentezza con cui noi viviamo insieme ai giovani che vengono descritti. È importante come Bing riprende questi giovani, questi ragazzi, questa nuova gioventù cinese, perché non sono mai dei numeri, non sono una folla di lavoratori, come invece vengono considerati purtroppo spesso dai loro capi. Bing prende ogni persona che appunto partecipa a questo documentario e ci dice chi è, ci dice anche i gradi di parentela quando ci fa vedere la sua famiglia. A volte interviene direttamente per parlare, per rispondere a ciò che la persona intervistata sta dicendo e quindi c'è una vicinanza veramente forte del documentarista alle persone che racconta a tutta quella comunità e questo è ovviamente una delle caratteristiche che rendono grande questo documentarista. bene siamo giunti al termine di questa puntata quasi perché bonus ho visto anche l'ultimo film di Takeshi Kitano Broken Rage che era fuori concorso un film di 62 minuti che ci fa divertire ma soprattutto ci fa riflettere su che cos'è il cinema e su come funzionano i generi, perché Chitano in questo brevissimo film, questo capolavoro di sintesi, e sembra quasi.
[00:29:25] Speaker A: Che ce lo fa così breve per.
[00:29:29] Speaker C: Farci un regalo vista la durata di tutti gli altri film di questa edizione, del festival e appunto in questo breve film racconta due storie, sono in realtà.
[00:29:41] Speaker A: La stessa storia di Yakuza, quindi di.
[00:29:43] Speaker C: Mafia giapponese però in un caso la storia ha un tono tragico e nell'altra invece è una commedia slapstick praticamente una commedia demenziale e così Chitano decostruisce il suo cinema, decostruisce i generi, ci fa capire che cos'è che rende una scena comica e cos'è che invece la rende tragica? Quindi è un'interessante riflessione su il lavoro del regista, su quello che è la regia.
e su come poi è la realtà che va in un certo senso plasmata e in un certo caso può sembrare comica e in un altro invece tragica.
[00:30:25] Speaker A: E quindi menzione d'onore per questo ultimo.
[00:30:27] Speaker C: Film di Takeshi Kitano in cui lo ritroviamo come protagonista nonostante i suoi 77 anni ma li porta... no vabbè questo non lo dico perché non li porta così bene e in cui lo troviamo di nuovo protagonista e ci fa ridere un sacco e allo stesso tempo si parla di... no quasi finito ci sono.
[00:30:46] Speaker A: Ci sono ci sono non mi sgridare.
[00:30:47] Speaker C: Un attimo e lo ritroviamo protagonista ci fa divertire tantissimo e però appunto ci regala un'opera metacinematografica molto interessante siamo veramente alla fine questa volta però ne approfitto per dirvi di se siete arrivati fino qua vi dico di seguirci su tiktok e su instagram cinema underscore passengers e di seguirci su tutte le altre piattaforme audio su cui ci potete trovare come Spotify, Apple Music e così via. E anche di ricordatevi di seguire Unigiradio che produce questo podcast e tanti altri. E quindi, alla prossima!