Ep. 14: The Killer

Episode 14 November 18, 2023 00:32:51
Ep. 14: The Killer
Cinema Passengers
Ep. 14: The Killer

Nov 18 2023 | 00:32:51

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Revenge movie o thriller di redenzione? Opera mainstream o film d'autore? Una cosa è certa: "The Killer" sta dominando la classifica delle nuove uscite di Netflix. 

 

In questo episodio, Luca e Diletta fanno due chiacchiere sul nuovo film di David Fincher. A voi è piaciuto?

 

La puntata 14 di Cinema Passengers è on air.

 

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Che chi ascolta gli Smiths fosse un sociopatico, non è un segreto. Che chi fa yoga meriti di uccidere qualcuno, è abbastanza di conoscenza comune. Uno che fa yoga e ascolta gli Smiths, David Fincher ce lo racconta nel suo The Killer. [00:00:16] Speaker B: Signore e signore, prendete posto, l'episodio 14 di Cinema Passengers sta per cominciare. [00:00:21] Speaker A: E andiamo! [00:00:21] Speaker B: ... ... ... Benvenuti, siamo tornati con Cinema Passengers e questa volta parliamo dell'ultima fatica, tra virgolette, di David Fincher, che è The Killer, disponibile su Netflix e che nell'arco di due settimane sta facendo. [00:01:06] Speaker A: Il massimo delle view. Beh, sta andando molto bene. Tra l'altro primo film esclusivamente in piattaforma che recensiamo, cioè recensiamo, di cui parliamo. e prosegue questa collaborazione tra Netflix e Fincher dopo il più fortunato Munk che racconta la storia di David Mankiewicz, lo sceneggiatore di Quarto Potere David Fincher ci porta The Kill, ritorna un po' sul tema dei dei serial killer o di chi uccide per professione dopo sempre Manhunter la serie quella un po' più sfortunata a livello produttivo sempre con Netflix Manhunter molto bella tra l'altro ve la consiglio non solo a stagione ma vale la pena di vederla con Michael Fassbender ci racconta questa storia dagli sistemi abbastanza classici di questo sicario Senza nome. Senza nome, sì, non ci viene raccontato il suo nome. Direi di iniziare come inizia il film, ovvero diretti, partiamo diretti. Vediamo appunto questo sicario nell'atto di uccidere, tra l'altro mi fa molto ridere perché lui in questa scena e per tutto il film si ripete delle cose che potrebbero benissimo stare in uno di quei podcast di maschi bianchi insicuri che si ripetono le cose tipo l'empatia è una debolezza. [00:02:28] Speaker B: Cose che poi comunque non mantiene, che è una cosa che non mi è assolutamente piaciuta di questo film, ma ci arriveremo con il tempo. [00:02:34] Speaker A: È interessante, sì, c'è questo scollamento tra la voce fuori campo e quello che fa realmente, però lui è tutto bello preso bene, sembra Andrew Tait, fai solo quel lavoro per cui sei pagato, tieniti al piano, sembra davvero un podcast motivazionale di quelli che ascoltano in palestra, i tizi che ci vanno. [00:02:50] Speaker B: Da cui Luca. [00:02:52] Speaker A: Ok ci vado ma non ascolto sta roba. Appunto prepara con fare molto metodico come insomma tutti questi cari professionisti come ci vengono raccontati. Si prepara a uccidere una persona di cui non sappiamo niente non ci viene raccontato niente ma a causa di una prostituta che si intrappone all'improvviso tra lui e l'obiettivo il proiettile che era destinato appunto all'obiettivo la colpisce e il colpo fallisce. [00:03:21] Speaker B: Sì e abbiamo il primo fallimento da quello che ci fanno capire di questo appunto sicario e infatti tutto il film poi senza fare spoiler sviscererà il modo in cui questo sicario scende a patti con questo fallimento e con tutte le conseguenze all'interno di quello che è il sistema di valori di un killer che comporteranno. [00:03:47] Speaker A: Poi sì, perché di fatto poi questo fallimento è quello che dà il via a tutta la catena di eventi che seguiranno nel film. Infatti è un lavoro piuttosto delicato, nel senso se uno sbaglia, apprendiamo subito che ne paga le conseguenze. [00:04:04] Speaker B: Sì, o meglio, prima le persone intorno a lui e poi lui. [00:04:09] Speaker A: Perché appunto torna in Repubblica Dominicana, giusto dove è, alla casa e scopre che la sua compagna è stata vittima di un assalto da parte di altri due sicari che avevano l'obiettivo di ucciderlo. Come apprendiamo a essere prassi nel mondo di The Killer che dipinge David Fincher. [00:04:28] Speaker B: E da lì parte questo revenge movie, possiamo dire? [00:04:33] Speaker A: No, secondo me non è un film di vendetta perché quello che fa non è tanto una vendetta quanto un ripulire il suo errore. Nel senso, lui vendica diciamo l'offesa, sembra che vendichi l'offesa ricevuta, vendichi il fatto che abbiano colpito una persona che amava, però già il fatto che l'amore è totalmente tirato fuori da ogni dinamica del film, cioè è estremamente piatto, non c'è praticamente dialogo tra lui e la moglie, e il fatto che sia molto metodologico nel poi andare a perseguitare quelli che sono i killer, cioè i mandanti e gli esecutori del del colpo che ha ricevuto a me fa pensare che sia più un ripulirsi meccanicamente proprio così come automaticamente è stata decretata la sua morte nel momento in cui lui ha fallito lui come se fosse davvero protocollo va e ripulisce diciamo tutte le conseguenze del suo errore quindi Non lo definirei... [00:05:36] Speaker B: Però è anche vero che ad un certo punto, cioè capisco il tuo punto di vista, in parte lo condivido, è che in un certo modo lui non segue quella che dovrebbe essere la prassi di questo sistema di valori, cioè da quello che ci fa capire il film, da quello che ci fa capire il boss, diciamo, del film, Lui ad un certo punto, una volta commesso questo errore, che è appunto imperdonabile, dovrebbe prendere tutti i suoi soldoni e andarsene e rifarsi una vita da un'altra parte. Cosa che lui comunque sceglie di non fare, probabilmente spinto anche da questo desiderio di vendicarsi. Dici di no. Trovo che ci sia questo equilibrio tra vendetta sua personale e anche una questione di orgoglio. [00:06:17] Speaker A: Ok, forse orgoglio, se vogliamo professionale, però una vendetta, per come me lo immagino io, ha dei sentimenti coinvolti, mentre il killer di The Killer, scusate il gioco di parole, è proprio fuori da ogni dinamica che possa considerarsi qualcosa legato ai sentimenti, è proprio una macchina da guerra che per una volta ha sbagliato. Non so, cioè se io penso alla vendetta, penso alla trilogia della vendetta di Park Chung-wook, dove sono tre film, Sympathy for Lady Vengeance, Old Boy e Mr. Vendetta, che sono film drammatici, incredibilmente sentimentali, uso di nuovo questa parola, sono carichissimi di passione, mentre questo film lo vedo totalmente freddo e quindi non lo definirei un revenge movie. [00:07:03] Speaker B: Anche banalmente, per scendere nel mainstream più bachelor per rimanere su Netflix, John Wick. Per quanto John Wick non sia effettivamente costruito da un punto di vista patemico, come qualcosa di mega impattante, comunque complice forse anche un po' la reputazione social che ha Keanu Reeves. Non lo so, forse empatizzo un pochino di più. Io l'ho trovato un limite da questo punto di vista del film di Fincher, perché anche quando all'inizio viene fatto del male alla moglie del killer, C'è poco da dire. Non mi interessa. Cioè, allora, capisco che effettivamente da un punto di vista formale e anche di contenuto Fincher magari abbia voluto rispecchiare quella che è la frase che viene ripetuta in assoluto nel film, che è non avere empatia. L'unico modo per fare questa cosa è non provare empatia. Allo stesso tempo però si crea questo cortocircuito che non è a vantaggio dello spettatore perché scegliendo di non costruire nessun tipo di empatia non riesci neanche a facilitare allo spettatore la voglia di capire che cosa farai perché non ti interessa il motivo di base. [00:08:13] Speaker A: Ok però per esempio tu mi citi John Wick e John Wick è più o meno sulla stessa lunghezza d'onda di The Killer per quanto la regia di Chad Stahelski che ricordiamo essere uno stunt coordinator prima ancora che un regista c'ha delle coreografie pazzesche The Witcher John Wick per quanto anche The Killer si difenda bene La scena iniziale, l'incipit, ti fa vedere che John Wick, tanto non spoilerò niente perché sono veramente i primi minuti del film, John Wick è vedovo della sua moglie, della sua compagna, e l'unico regalo che ha lasciato, quindi quel cagnolino meraviglioso, gli viene ucciso. Poi è quello che fa partire il film e perlomeno ti dà un collegamento empatico con John Wick che giustifica il fatto che sia una cosa di vendetta. [00:09:03] Speaker B: Sì, certo. [00:09:03] Speaker A: Perché John Wick si era tirato fuori dal mestiere. [00:09:06] Speaker B: Sì, anche perché posso dire ti piace vincere facile, cioè con mi ammazzi un cane è normale. [00:09:12] Speaker A: No, cioè, porca puttana devi esplodere. Cioè, ok, ma tolto quello. Appunto, l'elemento del cane è proprio la prima scena, poi John Wick va in full war mode e spacca tutto. però ti dà, spacca tutti, ti dà appunto quel collegamento tra te e il personaggio che ti giustifica il fatto che sia un film di vendetta anche perché non poteva essere nient'altro, cioè John Wick non era attaccato professionalmente, diciamo che non è che gli avevano fatto un torto professionale o comunque non aveva interferito nella sua vita lavorativa, era semplicemente dei rapinatori e una rapina andata male che scatena del tutto. Mentre il fatto che questo sia successo mentre il protagonista lavorava e continua i rapporti che ha con i suoi datori di lavoro e con il suo ambiente lavorativo, mi fa pensare più che... non lo definirei una revenge movie. [00:10:10] Speaker B: No, ok, ci sta. Io probabilmente l'ho... probabilmente complice la produzione Netflix, la distribuzione immediata su Netflix. Mi pare che sia andato in qualche sala per un paio di giorni su. [00:10:22] Speaker A: Milano, una cosa del genere. [00:10:25] Speaker B: Anche qui a Genova. [00:10:26] Speaker A: No, qua a Genova non è venuto, ma è stato promosso poi a Venezia. Questa edizione di Venezia io me lo son perso, perché ho fatto la nanna. Cioè, non sono riuscito. Anzi no, avevo un raffreddore incredibile e non me la sentivo di andare in quella macchina infernale che è il Palabiennale, ma a voi non ne frega niente. [00:10:46] Speaker B: Se volete maggior info ci sono le puntate dedicate al Festival di Venezia, quindi andatevela spulciare. [00:10:51] Speaker A: Sì, è assolutamente ridicola sta cosa, che vabbè, sono film prodotti da Netflix e sono film che meriterebbero comunque l'uscita in sala, anche perché si è dimostrato che guadagni di più andando in sala. [00:11:03] Speaker B: Quello sì, però ti dico non ho particolarmente sentito la mancanza della sala, cioè è un film che mi va bene aver visto su Netflix e probabilmente non avrei voluto vedere in sala e visto in sala non mi avrebbe comunque dato di più di quello che mi ha dato nel bene e nel male, che è comunque un pro e un contro, perché ovvio che bisogna sempre dare la priorità alla sala, perché comunque la sala non potrà mai essere sostituita dal salotto di casa. Però è anche vero che, insomma, ci sono certi prodotti che sono fatti per piattaforme Netflix e che stanno bene nelle piattaforme Netflix. [00:11:39] Speaker A: Perché Fincher comunque sa quello che fa. [00:11:40] Speaker B: Esatto. [00:11:41] Speaker A: E anche la fotografia, tutta la dinamica dell'immagine è studiata per essere vista in un schermo piccolo, nel senso... ahimè lo schermo della televisione è molto più piccolo per quanto siate milionari avete lo schermo 100 pollici anche il cinema più sfigato ha uno schermo che è cinque volte la vostra tv e quindi un regista che sa quello che fa studia una fotografia che sia fruibile su uno schermo. [00:12:07] Speaker B: Più piccolo È anche vero che, legandomi a questa cosa, se io non avessi saputo che si trattava di un film di Fincher, non avrei mai detto che è di Fincher. Non parlo tanto a livello qualitativo quanto proprio di poetica del regista, che in realtà non è un problema. Nel senso non dobbiamo anche uscire un pochino, secondo me, da quest'ottica che solo perché un regista ha una certa poetica, ha un certo tone of voice, tra virgolette, allora lo deve mantenere per tutta la sua carriera, per tutta la sua filmografia. È giusto che se nella vita hanno scelto di fare i registi, gli sceneggiatori, i produttori abbiano tutta la libertà di sperimentare, però è anche vero che laddove Fincher, anche laddove Fincher cita anche laddove Fincher cita se stesso, come per esempio i titoli di testa dove c'è questo montaggio alla Seven. Non lo so, mi sembra qualcuno che imita il montaggio di Seven di Fincher e non Fincher stesso che lo ripropone. Cioè comunque è un film che quando l'ho visto non mi ha dato l'idea che si trattasse di Fincher, mi ha dato comunque l'idea di, se non fosse stato Fincher, aver comunque pensato, ok, è qualcuno da tenere d'occhio. Però non lo so. [00:13:20] Speaker A: Allora, ci sono dei temi che sono tipici della poetica fincheriana, per esempio, è un altro film in cui, piano piano, Fincher ci racconta il mondo dei pochi, il mondo dei ricchi, il mondo del potere, no? Anzi, proprio il film è una scalata, nel senso, La prima vittima è un uomo comune. [00:13:40] Speaker B: Ah, scusa, escluso il fallimento. [00:13:42] Speaker A: Sì, la prima vittima del suo percorso di, chiamiamolo vendetta, di ripulimento, è un uomo comune E il film, piano piano, scala le classi sociali, scala le vittime importanti fino ad arrivare ai palazzi del potere, ai palazzi della finanza e quindi ci racconta un po' sta cosa che ci ha raccontato in Seven, che ci ha raccontato in Fake Club e cose del genere. Però, per esempio, è una cosa che mi ha fatto male. Già che produci per Netflix, vabbè, l'affitto sa da pagare, il mutuo sa da pagare, però tutte le marchettate che ci sono presenti alle varie Amazon, McDonald, dall'uomo che mi ha fatto Fight Club, dall'uomo che mi ha fatto esplodere i Palazzi del Potere, e dai, cioè, voglio dire, c'avevi proprio bisogno di venderti così tanto? Boh. [00:14:38] Speaker B: Sì, poi una cosa che ad un certo punto si presenta nel film sono le intersezioni social, cioè vediamo che ad un certo punto, da metà film in poi, il killer comincia a fare degli ordini su Amazon o ricevere dei messaggi o cose del genere e dal nulla a livello stilistico. Vengono fuori proprio, come si dice, all'interno dell'inquadratura il pop-up grafico. Non lo so, è una cosa che mi ha ricordato... sono comunque elementi stilistici che mi piacciono e che trovo siano estremamente realistici, soprattutto quando giri un film che vuole rappresentare il ventunesimo secolo, ma allo stesso tempo lo collego a serie come Elite, come Baby, cioè qualcosa molto Gen Z che non riesco a contestualizzare seriamente. [00:15:28] Speaker A: C'è modo e modo per fare le cose, nel senso E perché, ti è piaciuto? Cosa? [00:15:34] Speaker B: Cioè, queste intersezioni solide ti sono piaciute? [00:15:35] Speaker A: No, no, no, c'è modo e modo. [00:15:36] Speaker B: Per fa' ste cose, perché... Pensavo mi stessi blastando. [00:15:39] Speaker A: No, no, per una volta. C'è modo e modo per fa' ste cose, perché sono proprio violente, nel senso ti impattano la faccia. Se appena appare, tu leggi Amazon, c'è il corriere che tiene il pacco con scritto FedEx, che beh, l'intrampolo lo fa entrare nella videocamera. [00:15:58] Speaker B: No, semplicemente no. [00:15:59] Speaker A: È poco fine, cioè... non è elegante, voglio dire, se vuoi fare la marchettata va bene, tanto siamo tutti devenduti, c'è un prezzo per chi... però voglio dire, un minimo di finezza, che mi dici che McDonald's 10 grammi di proteine è un euro, che già che conti le proteine è una bella red flag per uno che può essere il killer, appunto aggiungiamo alla checklist delle cose da evitare se non volete passare per dei criminali Però voglio dire, dai, anche meno. [00:16:30] Speaker B: Sì, cioè, è una cosa che inizialmente stavo per dire è una cosa che non serve perché fingere non ne ha bisogno. In realtà, invece, la generalizzo. Cioè, una cosa del genere la vedrei tranquillamente in una saga che anche questa non ne ha bisogno, ma lo capirei molto di più come fa Stemphorius. cioè nel senso cose molto mainstream che è palese che vogliono parlare a un certo tipo di pubblico e quindi lì la posso capire la marchettata cioè quasi non dico che me l'aspetto ma cioè quasi quasi ci casco pure non so come dire lascio che faccia il suo corso. [00:17:04] Speaker A: Anche il fatto che appunto non è il primo film che Fincher produce per Netflix dopo ma anche che un film invece incredibilmente autoriale, in bianco e nero, racconta una storia che già interessa a poche persone, nel senso, poi la storia per sé è interessante, ma la storia di Mankiewicz, l'autore di Quarto Potere, voglio dire, già se non hai visto Quarto Potere è difficile che ti interessi, no? Quindi è un film così profondamente poco commerciale, ma aveva fatto ben sperare per sto The Killer. quando in realtà forse vincere ha creato il compromesso. Tanto sono tutti film che stabilisci per contratto quando firmi, ok? Tu mi dai una serie e due film, oppure noi ti cancelliamo la serie come abbiamo fatto con Manhunter e ti diamo due film, il budget lo allochiamo a due film, allora lui decide di farne uno poco commerciale, l'altro un po' più vendibile. Però, ripeto, non mi è piaciuto, è molto sgrammaticato. Riutilizzo questa parola che ho utilizzato poco fa. [00:18:07] Speaker B: Bellissimo. Poi, a livello di caratterizzazione del personaggio, allora, io penso che il non caratterizzare un personaggio, se con cognizione di causa, sia una caratterizzazione, ma qui, proprio per il fatto che secondo me non viene fatto con condizioni di causa, non funziona. Mi spiego. La prima scena, i primi 20 minuti dovrebbero settare il tono del film. Io personalmente l'ho trovata infinita e noiosissima. Non tanto perché per 20 minuti fa una precisa cosa, perché comunque ci sta, ma perché per me, proprio in quanto spettatrice, ha fallito nel fare quello che avrebbe dovuto fare, ovvero suscitare particolari interessi nel personaggio. Inoltre, il fatto stesso che lui fallisca nella sua missione dopo 20 minuti in cui ti, insomma, ti ripete quanto è bravo, quanto sa fare bene il suo lavoro, vedere che poi fallisce, non lo so, mi ha fatto cadere le braccia, cioè mi rendo conto che è una premessa necessaria se vediamo il film come, non un revenge movie come dicevamo prima, ma come una sorta di elaborazione del fallimento da parte sua. Però non lo so, c'è una lettura così del film così, secondo me, deve comunque poggiare i piedi su una certa caratterizzazione del personaggio che secondo me non c'è. Anche il fatto che per tutto il film lui ripete quali siano le regole e di fatto lui le infrange di continuo. Ma non come atto di ribellione, tipo nel mio lavoro devo fare questa cosa, scelgo di non farla. No, no, come proprio distrazione, come momento di... Ops, ho fatto una stupidaggine. Ma sei un killer professionista, no? [00:19:53] Speaker A: Ma io ti dico, in realtà è proprio nello scollamento tra appunto la voce narrante e quello che succede a schermo, che è un po' il punto del film. Il film ci parla di questo killer che si racconta un po' di essere infallibile, di essere una macchina da guerra, di togliere tutto ciò che è umano dalle sue azioni, quando in realtà è profondamente umano. Cioè, profondamente no, però una parte di umanità la conserva. [00:20:18] Speaker B: Sì, però non è caratterizzato abbastanza perché tu possa vederla, questa umanità qui. Non la vedi bene. È un'umanità che ti viene raccontata a parole, mai a gesto. Forse nel momento in cui lui va a trovare sua moglie, nel momento in cui l'hanno torturata, è ok. Però, non lo so, già non riesco ad empatizzare con il personaggio in un momento molto delicato, quando comunque viene colpita una persona cara. Per di più non sei neanche bravo a fare quello che fai, cioè ad una certa non sono più interessata a vedere quali saranno le tue prossime mosse. Non lo so, lo sto massacrando, ma in realtà non è che non mi è piaciuto così tanto, però non lo so, mi sta venendo da massacrarlo. [00:20:59] Speaker A: Allora, ti concedo che non c'è per niente la tensione emotiva, specialmente nella prima scena. [00:21:05] Speaker B: Grazie che me lo concedi, Luca. [00:21:07] Speaker A: No, ok. Non c'è totalmente tensione emotiva nella scena che comunque dovrebbe essere la carica di pathos, qua devi ammazzarlo, tutti i movimenti. [00:21:21] Speaker B: Meccanici del fucile... No, no, ma non per forza carica di pathos, cioè non è che devi fare la cosa mega melodrammatica, cioè voglio dire, la configurazione patemica di un film la costruisci anche facendo il film cioè realizzando il film come una sorta di involucro vuoto e piatto, ma lo devi fare con una certa struttura sotto. Non so se mi sto spiegando, Lu. [00:21:43] Speaker A: Sì, ti stai spiegando benissimo e son d'accordo con te che questa cosa non arriva allo spettatore, o comunque può non arrivare a chi è allo spettatore, e quindi forse è questo il problema, il problema del film. Cioè è un film freddo, un film che fa pensare all'acciaio, qualcosa di... È come il fucile che usa, è un pezzo d'acciaio inanimato questo film, è un pezzo d'acciaio inanimato il protagonista. Con grande abilità il regista riuscirebbe comunque a farti entrare un po' nei suoi ingranaggi. Questo film è abbastanza repellente, rimane distaccato perché uno non lo vedi in sala, questo potrebbe essere un fattore. Due, magari non è così bravo. [00:22:23] Speaker B: È stato anche pubblicizzato poco, sbaglio? [00:22:26] Speaker A: Sì, nei canali Netflix comunque è stato in top trend però... cioè l'han visto tanti ovviamente i film ne guardano meno che le serie perché è un mondo di merda questo però insomma vedere l'han visto in tanti però sì diciamo che fai fatica a entrare dentro di lui o comunque ad accompagnarlo nel film non devi per forza empatizzare non è sbagliato che tu non empatizzi con questo qua perché non ti dà niente, non dà nessun elemento da condividere con lui per fregartene qualcosa delle sue sorti. [00:22:58] Speaker B: No, ci sta che tu non debba empatizzare per forza, è anche vero che però se il film di due ore è poi, non dico un action movie, perché è riduttivo definirlo un action movie, però non è che ci sono molti dialoghi. A maggior ragione perché non ci sono molti dialoghi Quei pochi che ci sono sono di fondamentale importanza, cioè devono essere calibrati molto bene per riuscire a compensare la mancanza dei dialoghi, non solo a livello di cose che vengono dette, ma proprio di costruzione di un rapporto film-spettatore. [00:23:35] Speaker A: Sì, insomma, il film devi viverlo in qualche modo, non puoi guardarlo così distaccatamente, chiaramente. Però questo fa anche apprezzare, purtroppo sono corti, le interazioni tra Fassbender e qualsiasi altro personaggio che è molto più interessante del suo. [00:23:55] Speaker B: Per esempio quello di Tilda Swinton. [00:23:59] Speaker A: La vediamo, è una dei personaggi con cui si interfaccia. [00:24:03] Speaker B: Si fa un cameo più che altro. [00:24:04] Speaker A: Sì, sarà una scena... [00:24:05] Speaker B: Dieci minuti. [00:24:06] Speaker A: Sì, una scena breve, però già quella vive molto dei contrasti che c'è tra il suo personaggio carico di sfaccettature e la macchina interpretata da Fassbender. Quindi, azzarderei che se avesse puntato finchè più sui personaggi collaterali tutti quelli con questa interfaccia al killer e avessi puntato più sul discontro, sul distacco emotivo che tu puoi avere nei confronti di uno e nei confronti dell'altro, il film sarebbe stato molto più interessante. [00:24:39] Speaker B: Sì, infatti mi è dispiaciuto che la scena con Tilda Swinton sia durata poco perché loro, non facciamo spoiler, però comunque insomma ad un certo punto si incontreranno per una ragione molto precisa, però poi le loro strade si separeranno di nuovo e diciamo così. Mi è dispiaciuto perché effettivamente il personaggio di Tilda Swinton mi ha affascinato tantissimo. Io non vorrei vedere un sequel di The Killer e spero che a prescindere non lo facciano anche se il film fosse bellissimo. Smettiamola con questa cosa che bisogna fare il sequel di tutto, il remake di tutto. No, non è necessario. Invece producete cose nuove che di cose e temi da sbiscerare, di cose di cui parlare, ne abbiamo a pacchi, quindi dai. Però se facessero uno spin-off sul personaggio di Tilda Swinton, io mi cirfiandrei a guardarlo. [00:25:32] Speaker A: Sì, ma poi lei è un'attrice incredibile. Cioè, io non riesco a staccare gli occhi dallo schermo quando c'è lei. L'ho già nominata, ha un viso incredibile, una presenza scenica assurda. ti mangia e poi specialmente fa sbender che sembra un po' impalato sempre specialmente questo personaggio diciamo che ma è bello cioè a me piace questo contrasto perché c'è lei tutta figa che beve gli whisky e mangia cose e lui impalato come C'è lui che è uno spaventapasseri con la pistola in mano. [00:26:02] Speaker B: A me con il rapporto che ho con Fassbender, giusto l'ho detto giusto, mi condiziona troppo il fatto che lui abbia fatto Alien, Prometheus e Covenant. Questa cosa mi confonde tantissimo perché non dico che fa un personaggio simile a quello del killer, ma quasi. E quindi, cioè, io guardavo il film e continuavo a dire dove sono gli Alien, buttameli fuori, ti prego, fince. [00:26:23] Speaker A: A me ricorda Mastandrea. [00:26:24] Speaker B: Mastandrea ti ricorda? [00:26:26] Speaker A: Non so, Fassbender è un Mastandrea che parla inglese. [00:26:30] Speaker B: Ok, se fanno una traduzione inglese di Zero Calcare, voglio avere Fassbender come voce dell'Armadillo. Basta, proprio Mastandrea e l'Armadillo, scusate. A livello però di caratterizzazione devo dire che è una cosa che non mi è dispiaciuta. All'inizio non mi convinceva, poi mano a mano che guardavo il film sì. Infatti secondo me questo è uno di quei film che adesso sto distruggendo, ma magari tra un anno lo riguardo e cambio totalmente idea, mi dà questa sensazione qua. [00:27:00] Speaker A: Scusa posso, non voglio interromperti, però hai detto una cosa preziosa, nel senso l'importanza di... cioè noi adesso abbiamo il nostro podcast, parliamo, non ci diamo assolutamente il titolo di critici, meno che mai. [00:27:12] Speaker B: Assolutamente. [00:27:14] Speaker A: E condividiamo le nostre emozioni, però ecco... è bello contestualizzare sempre la propria opinione perché questo può cambiare da un momento all'altro, da una visione all'altra. [00:27:23] Speaker B: Sì, non è detto che tra un anno rifaremo un episodio dove rivalutiamo totalmente The Kill. Per esempio, frena, frena, frena, abbiamo rivisto il film. [00:27:31] Speaker A: Fermi, vuoi! Era bello! [00:27:33] Speaker B: Ah, e soprattutto un disclaimer importantissimo è che è probabilmente la prima volta in cui facciamo una puntata dove parliamo di un film che non ci ha convinto particolarmente. Questo non vuol dire che nel momento in cui magari vi affidate, non vogliamo cadere nell'arroganza, ma vi affidate anche al nostro podcast per capire quali film guardare e quali no, mi raccomando guardatelo, cioè i film vanno sempre comunque visti perché come io e Luca possiamo avere magari delle opinioni divergenti su certe cose, anche voi potete tranquillamente guardare il film, può piacervi tantissimo e avete tutto il diritto di commentare su Instagram e dirci no il film è bellissimo e parliamo. [00:28:13] Speaker A: Fatelo, cioè insultateci, cioè dita di letta che non si lava le ascelle. [00:28:17] Speaker B: Ma non è vero! [00:28:20] Speaker A: Interagite con noi. [00:28:23] Speaker B: Ma perché fa caldissimo qui a registrare, non avete idea. [00:28:26] Speaker A: È novembre, ma c'è un clima tropicale. [00:28:28] Speaker B: Ma Genova è senza senso, fatemelo dire. Cioè, genovesi viamo, Genova l'amo, ma questo cavolo di meteo che non si capisce. E no, la cosa che... [00:28:36] Speaker A: Scusa, stavi dicendo prima che infatti non interpessi. [00:28:38] Speaker B: La cosa che stavo semplicemente dicendo è che mi è piaciuta la sottile ironia. essendo che tutto il film è praticamente un grandissimo monologo di Fassbender, ogni tanto ci buttava in mezzo queste frasi ironiche con un sarcasmo sottile che ho particolarmente apprezzato, che però mi rendo conto probabilmente essere una caratteristica che Fincher ha preso direttamente dalla graphic novel o dai fumetti, se non sbaglio, a cui è ispirato. Ecco, devo dire che una graphic novel o un fumetto di questo personaggio lo leggerei e probabilmente mi piacerebbe. Probabilmente non è neanche stato tanto un fallimento come film per me, è stato più che altro un fallimento di trasposizione. [00:29:24] Speaker A: Un po' alla diabolica, sì. [00:29:25] Speaker B: Sì, non so. Poi probabilmente anche tra le varie recensioni che ho letto, perché comunque cerchiamo anche di confrontarci un pochino ascoltando anche altri. [00:29:35] Speaker A: Podcast, con chi ne sa di noi. [00:29:36] Speaker B: Specialmente, ho notato che molti sono rimasti un po', non lo so, delusi dal fatto che non ci fosse il classico colpo di scena che è una cosa classica alla Fincher, che poi non è neanche detto che è una cosa classica alla Fincher perché per esempio anche Zodiac mi pare che non abbia chissà quale colpo, anzi, ha un finale apertissimo perché la storia è rimasta effettivamente aperta però i due film che ricordano tutti di Fincher sono principalmente Seven e Fight Club che hanno i due colpi di scena più assurdi probabilmente del cinema più recente Io devo dire che sì, magari me lo aspettavo, però visto che il film l'ho trovato particolarmente piatto e non particolarmente teso, probabilmente un colpo di scena mi avrebbe semplicemente svegliato fuori, non mi avrebbe sconvolto perché apice di chissà quale climax costruito sotto. [00:30:31] Speaker A: È anche un film quasi totalmente privo d'azione, se ci pensiamo. Gli omicidi sono molto freddi, immediati, è un colpo di proiettile che pone fine alla vita di un uomo. A parte è una scena molto ben girata dove c'è proprio un vero e proprio combattimento. [00:30:50] Speaker B: Che ti stai riferendo a il cane che salta fuori dalla finestra spaccando il vetro? [00:30:55] Speaker A: Sì, sembrava Ralph quando lo lanciano in casa di Homer come... Io sono un mattone! E poi voglio dire, vabbè, non commento il fatto che abbia addormentato il cane invece che avvelenarlo perché è grande che non l'hai fatto, però voglio dire, sto qua ammazza donne, bambini, uomini, vecchi, suori, preti e il cane lo lascia lì dormire. Vabbè, chiudiamo lì. Grande lancio di Molotov però. [00:31:24] Speaker B: Questo era quello che pensavamo in merito a The Killer di Finch. Lo trovate su Netflix, mentre a noi. [00:31:31] Speaker A: Ci trovate su Spotify, Amazon Music, Apple Podcast. Se tu ci stai ascoltando su Apple Podcast sappi che hai la mia stima, perché noi abbiamo ricevuto la mail che siamo quindicesimi in Italia nella categoria film su Apple Podcast. Quindi, grazie raga! [00:31:51] Speaker B: Purtroppo non abbiamo la possibilità di mettere tipo quegli audio registrati con gli applausi che ce l'hanno solo i podcast, quelli ricchi che hanno un sacco di soldi, un sacco di sponsor, però dagli, è bravi noi. [00:32:03] Speaker A: Quindi ci trovate su Apple Podcast, grandi, ci trovate su Instagram, cinema underscore passengers, con lo stesso nickname ci trovate su TikTok, pubblichiamo un sacco di video fighi, belli montaggi estratti dal podcast, cose e robe. [00:32:17] Speaker B: Che possono aiutarvi a capire anche un po' il mood del film, nel caso in cui siate indecisi se guardarlo o meno. Vi ringraziamo per averci ascoltato e ci sentiamo alla prossima.

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