Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Ma chi se lo aspettava di uscire dal cinema in queste condizioni? Dopo c'è ancora domani.
[00:00:05] Speaker B: Cioè, noi proprio distrutti da questo film, lacrime, emozioni, batticuore, di tutto.
[00:00:10] Speaker C: Io gli ultimi 40 minuti ho pianto come una bambina, infatti appena uscita dalla sala volevo solo chiamare la mia mamma e dirle che le voglio un sacco di bene.
Signore e signore, prendete posto, la puntata 12 di Cinema Passengers sta per decollare.
[00:00:38] Speaker A: A presto.
Benvenute cari ascoltatrici, benvenuti cari ascoltatori, puntata numero 12 di Cinema Passengers.
Siamo già arrivati a 12.
[00:01:07] Speaker B: Niente male.
[00:01:09] Speaker A: E ci arriviamo con un film che ci ha sorpreso in positivo.
[00:01:13] Speaker B: L'esordio alla regia di Paola Cortellesi c'è ancora domani.
[00:01:17] Speaker A: Esordio alla regia, diciamo che Paola Cortellesi, artista assolutamente poliedrica, decide di affrontare con un filmetto da niente, ovvero un film in bianco e nero, un film storico, un film politico, tutte cose facili da gestire quando è la prima volta che ti metti dietro a macchina da presa.
[00:01:37] Speaker C: Infatti il film è ambientato nella Roma del 1946, quindi siamo in una Roma che è presidiata diciamo dai militari americani e infatti il film racconta di Delia, quindi Paola Cortellesi, che vive questo matrimonio infelice con Ivano che è...
Dici?
Un pelo.
Con appunto Valeria Mastandrea, madre di tre figli e il film appunto si apre con la tipica giornata di Delia che si divide tra tre lavori, mille faccende domestiche e molta, molta violenza domestica.
[00:02:14] Speaker A: Poverina si alza, prepara la colazione, prende gli schiafi, va a comprare, prende gli schiafi.
cucina, prendete gli schiaffi.
[00:02:20] Speaker C: Il film comincia con un bel ceffone e già questo setta perfettamente il mood tragicomico che poi appunto si svilupperà per bene in un film di quasi due ore.
[00:02:30] Speaker A: Non abbiamo sentito.
[00:02:31] Speaker B: Volano.
[00:02:35] Speaker C: Ma allora, cominciamo a parlare di effettivamente quello che è l'esordio di Paola Cortellesi, quindi un pochino della regia, della costruzione della storia, della fotografia, perché alla fine Paola Cortellesi a livello recitativo sappiamo che è una, soprattutto a livello teatrale, delle migliori, ma la cosa interessante è che per la prima volta si dà alla regia.
[00:02:58] Speaker A: Sì, allora ci sono cose incredibilmente positive, cose magari su cui scivola un po'.
Ad esempio, abbiamo detto che questo film è un film tragicomico.
La comicità comunque è una materia molto inafferrabile, quindi i comici sono anche artisti un po' sui generis. Quindi, saper bilanciare bene la commedia, perché specialmente nel primo atto si ride anche tanto, e invece gli elementi più tragici della storia, soprattutto con temi importanti come questi, è un lavoro molto difficile da fare in sé.
Se sei un'attrice che arriva dal cabaret, che arriva dal teatro, che ha fatto tanto cinema, ha scritto anche tanto, però mettersi dall'altra parte e tenere le redini di quella che poi è anche la sua storia, perché lei l'ha scritta insieme a Calenda e Andreotti. Vabbè, non mi ricordo i nomi, i cognomi sono molto più facili da ricordare.
Insomma, non è per niente scontato e.
[00:04:00] Speaker B: Lo azzecca in pieno, no? Sì, decisamente. Quindi questa diciamo che è sicuramente un aspetto estremamente positivo di questa prima opera da regista e appunto il fatto che, come hai già rilevato tu, ci sia una classica comicità legata al contesto in cui si sviluppa la storia, quindi una comicità legata al dialetto romano, agli scambi appunto. tra la cortellese e tutti gli altri personaggi nei cortili di questa Roma quasi un po', anzi non un po', una Roma neorealista proprio siamo nel 1946, nell'immediato dopoguerra e c'è questa Roma popolare e quindi diciamo che da questo punto di vista il film per tutta la sua dorata a questo tipo di comicità, a questo tipo di leggerezza. Quindi il film è tragicomico, però nell'ultima parte, diciamo appunto nell'ultima parte della storia, la comicità diciamo che si diluisce in un certo modo e ci si sviluppa di più su una drammaticità anche proprio del personaggio della Cortellesi e diciamo anche proprio tutto quello che andrà a fare nell'ultima parte del film.
[00:05:11] Speaker C: Sì, secondo me è anche una comicità che è molto in parte giustificata dal contesto, nel senso è comunque un film che è ambientato appunto nell'Italia del 46 a livello appunto di trama, però il film in sé è figlio della cultura di oggi, naturalmente. Questa infatti è un tipo di cultura dove vediamo da un lato il pubblico diviso tra chi apprezza un tipo di umorismo politicamente scorretto e chi invece non lo apprezza particolarmente e secondo me la forza di questo film è che viene fatto moltissimo black humor, cioè ci sono tantissime battute, tantissime freddure che sono molto black humor, però sono giustificate dal contesto stesso fortemente razzista e fortemente misogino del film. Quindi questa qui è una grandissima forza secondo me.
[00:05:56] Speaker A: La cortellesi non ha paura di mostrare se stessa prendere uno schiaffo, non ha paura di dire la n-word per non farci bannare da Spotify, non ha paura di mettersi in certi contesti, poi anche il fatto che il personaggio che usa il suo è anche un po' più facile, mostrare cose politicamente scorrette, che fanno male comunque, anche viste, perché fanno parte della nostra quotidianità. E mi piace sta cosa, finalmente. È un film che non fa della retorica della nostalgia, che è una cosa italiana che mi fa impazzire, si stava meglio quando si stava peggio, no. Finalmente è un film che ci fa vedere che quando si stava peggio, si stava molto più peggio di adesso, che i rapporti tra le persone erano una merda. che la gente era esasperata, che bastava un non nulla per scatenare matrimoni combinati, il pane che in tavola non ci arrivava così con uno schiocco di dita, una cosa che andava sudata.
[00:06:58] Speaker B: Donne che diventavano praticamente proprietà del marito e non potevano più fare nulla subito dopo il matrimonio.
[00:07:05] Speaker A: Che una donna brutta o magari un po' imbranata fosse un peso perché non sapevi cosa fartene perché non era materiale da moglie.
Cioè che l'educazione, l'alfabetizzazione fosse una cosa terribilmente non scontata, che è specialmente rivolta ai maschi.
[00:07:25] Speaker C: Sì, anche qui è paradossale il fatto che, per esempio, i figli maschi della cortellesi sono quelli che vengono spinti ad andare a scuola.
e non apprezzano assolutamente lo studio, e dall'altra parte abbiamo Marcella, la figlia invece della Cortellesi, che darebbe di tutto per andare a studiare ma non può farlo. Cioè, proprio chi ha il pane non ha i denti.
[00:07:44] Speaker A: Sì, ma proprio era una questione culturale dell'epoca, nel senso non esistevano ingegneri donne, non esistevano medici donne, le donne erano infermiere.
[00:07:54] Speaker C: Non avevano diritto di voto.
[00:07:57] Speaker A: Era proprio una questione culturale, cioè se vogliamo non è neanche particolarmente proprio dell'Italia, nel senso l'Italia, che che se ne dica, è sempre stato un paese di contadini fino appunto agli anni 50-60 e quindi diciamo che è un po' la mentalità, è un retaggio quasi medievale, no?
Quindi se vogliamo giustificare, cioè non è una cosa prettamente culturale italiana. E poi è un paese che è appena uscito da due guerre, è un paese poverissimo.
e nel ruolo che si dà all'uomo, cioè tutti gli uomini che vediamo in questo film sono frustrati.
[00:08:34] Speaker C: Perché hanno fatto due guerre.
[00:08:36] Speaker B: Per citare una battuta del film.
[00:08:38] Speaker A: E proprio il non potere far nulla porta gli uomini, adesso non sto giustificando niente, è solo le dinamiche che il film ci spiega, porta gli uomini di fatto a sfogarsi sull'unica cosa di cui hanno un potere, che è un potere fisico, quindi la moglie, quindi riempirle di botte.
[00:08:58] Speaker C: Mi piace che quando parli di queste cose, dei film che guardiamo, hai sempre paura di giustificare gli uomini in quanto uomo quando stai semplicemente dicendo dei dati di fatto storici.
[00:09:08] Speaker A: È difficile rimuoversi su delle gusci d'uova. Però questa violenza che viene mostrata Paolo Cortellesi la fa con un'altra scelta forte, secondo me questo è un elemento un po' debole, perché mostra le scene di violenza, le scene forti, rendendole quasi un musical, nel senso cambia totalmente il registro.
Vediamo Mastandrea, che in parentesi ritorna marito della Cortellesi dopo figli, picchiarla, ma non è una scena violenta, è una danza che appunto ogni tanto sfocia qualche passo di danza, uno strangolamento, una testata.
[00:09:49] Speaker C: Sì, c'è questo cambio di luci molto teatrale e poi da lì comincia appunto questa violenza edulcorata da passi di danza e appunto scene di lividi che spariscono immediatamente.
[00:10:01] Speaker A: Che ha una giustificazione diegetica perché il personaggio della Cortellesi tende molto a dissimulare, non farsi vedere dai figli, tende a minimizzare, che se è una dinamica che è molto presente nella cronaca di oggi, vediamo le donne che subiscono violenza, alcune cercare di giustificare il marito, comunque non farsi vedere, quindi molto maturo da questo punto di vista.
Però stilisticamente è una cosa che è un po' povera, secondo me.
Non è il suo realismo, la Buñuel, non si chiede quello. Però diciamo che è un po' sgraziata, ecco.
[00:10:40] Speaker B: Sì, in questa scena, come in altre, sicuramente c'è la volontà appunto di Paola Cortellesi di utilizzare un certo stile registico, questa appunto della danza, l'ha già detto Luca, ricorda il musical, è un po' surreale, è una volontà di staccare quel frammento, quel momento, dal resto del film, dal resto del ritmo della storia che la storia sta avendo e questo tipo di scena, come le altre, si nota all'interno della storia, all'interno del film e sicuramente ha un certo interesse.
un punto di vista cinematografico, vedere questo tipo di scena. Poi magari, diciamo, a ripensarci un po', ridimensioni anche queste scelte stilistiche della Cortelese, cioè sicuramente c'è ancora qualcosa magari di acerbo, magari non in tutte ma in alcuni momenti lo puoi rilevare, però diciamo che come esperienza visiva, a parer mio, ha una sua originalità.
[00:11:42] Speaker C: Penso infatti che giochi molto bene l'effetto sorpresa, diciamo che è un po' il fatto che è l'esordio della cortellese alla regia, quindi non sai bene che cosa aspettarti, non hai delle opere precedenti a cui un attimo paragonarti.
Penso che queste scene funzionino molto bene la prima volta che le vedi, perché c'è appunto l'effetto sorpresa. È qualcosa comunque che svia dalla norma, diciamo, e quindi, come dicevi tu, sono apprezzabili.
Magari, effettivamente, dopo un po' possono magari risultare... cioè, diciamo che a lungo andare non funzionano poi così bene come quando le vedi la prima volta. E effettivamente una grande opera si vede anche da queste cose qui, cioè da quanto effettivamente a lungo andare nel tempo una scena rimane iconica. Secondo me questa non rimarrà iconica.
[00:12:26] Speaker A: Ma poi in questo C'è ancora domani cosa succede? Perché abbiamo detto che siamo a Roma, siamo nel 46, è una città comunque in fermento, ma Ma dopo averci raccontato all'inizio del primo atto, la giornata tipo, i vari personaggi, le dinamiche tra loro, il film si evolve perché il fidanzato di Marcella, diciamo, si propone di sposarla e quindi c'è questo matrimonio che sa da sa da fare, sa da intavolare e questa preparazione all'incontro tra la famiglia protagonista della vicenda e la famiglia del fidanzato. Cosa che apprezzo tantissimo, una delle cose che ho apprezzato di più di questo film è che è un film che fa i conti col proprio passato, nel senso perché questa famiglia si è arricchita e questo film ce lo racconta. Perché questi qua in tempo di guerra vendevano le persone ai nazisti.
perché noi italiani tendiamo un po' a mettere sotto il tappeto questa parte della nostra storia però questo è una delle poche opere che ci dica sì siamo stati fascisti perché tutti siamo stati fascisti.
[00:13:37] Speaker C: Assolutamente perché.
[00:13:40] Speaker A: Se stai a ascoltare quello che ci raccontano erano tutti da parte dei partigiani eppure Eppure, però prima qualcuno sarà stato fascista. E' un film nel bene e nel male, ragazzi. Ormai è un dato di fatto. Anche il fatto che i nonni ce li avevamo in casa e questi nonni non erano tutti partigiani. Poi c'era chi accettava sommessamente, c'è chi se ne fregava, diceva per me fascista e comunista non fa differenza. C'è chi invece aveva una parte attiva in politica, c'è chi per mero convenienza collaborava, vendeva e Ed è un po' questo che ha creato gli equilibri economici di potere nel dopoguerra, ce lo racconta, c'eravamo tanto amati, cioè sono tutti alla fine bene o male chi riusciva, la borghesia che era venuta fuori dal dopoguerra bene o male era tutta immanicata col fascismo, voglio dire è un dato storico, è un dato di fatto.
[00:14:40] Speaker B: È verissimo e infatti appunto questo film poi si concentra sulla storia personale di Delia della sua famiglia eccetera eccetera però anche tramite piccoli momenti all'interno di certe scene ci fa capire tutto questo tutto il nostro passato appunto e questo legame che era stato anche molto forte, ahimè, con il fascismo e ricordiamoci siamo nel 1946, proprio nell'immediato dopo guerra.
Inoltre un'altra cosa che è interessante è come viene concepito proprio il concetto di matrimonio nel momento in cui Marcella è ormai fidanzata ufficialmente con Giulio.
che è appunto il figlio di questa famiglia, diciamo, borghese che però si era arricchita durante il fascismo.
Il matrimonio ovviamente viene visto come la salvezza, no? La salvezza per questa ragazza che almeno non farà la fine di Delia e di tutta la sua famiglia, diciamo, di poveracci, diciamo così, perché le stesse amiche di Delia le fanno capire che è questa, diciamo, la considerazione. Peraltro è una considerazione vera, è un dato di fatto. e la stessa Delia è convinta che il matrimonio sia la soluzione, sia la salvezza. Per quanto appunto ci rendiamo conto che invece sposarsi anche con un ragazzo di un ceto più alto o comunque di una classe sociale diversa diciamo che non cancella automaticamente il maschilismo che appunto permea tutti gli uomini di questo film e anche questo diciamo che non è il tema centrale perché ci si concentra di più sul ceto sociale piuttosto basso della famiglia di Delia però tramite sempre dei piccoli dettagli ci fa capire che la scarsissima considerazione nei confronti della donna e delle proprie e delle opinioni che può avere una donna E' un fatto culturale che è trasversale, c'è in tutte le classi sociali.
Vediamo anche la famiglia del medico all'inizio del film.
[00:16:43] Speaker C: Infatti non è solo Delia che non vuole che la figlia faccia la sua stessa fine, ma è anche proprio la figlia in primis che considera la madre una donna fragile, debole, che non è assolutamente in grado di imporsi. Infatti per tutto il film, nonostante Delia si faccia in quattro per risparmiare soldi per la figlia, per cercare di darle una vita migliore, anche solo per chiederle effettivamente se questo matrimonio, al di là dei soldi, avviene anche un po' per amore, perché alla fine tutto ruota anche intorno a quello, la figlia la disprezza.
Nonostante il disprezzo che comunque la figlia Marcella provi nei confronti della madre, in realtà la madre è un personaggio estremamente forte, nel senso penso che Delia rappresenti un po' il concetto che la rivoluzione non si fa solo gridando, non si fa solo facendosi sentire in modo palese ed esplicito, ma la rivoluzione si fa dai piccoli gesti quotidiani, dalle piccole cose, e infatti poi effettivamente il film arriva a parlare proprio di quello.
Il punto di svolta della trama è che ad un certo punto Delia riceve una lettera, cosa assolutamente impensabile che una donna a quel tempo ricevesse una lettera. Infatti anche lei stessa durante il film dice alla donna che gliela consegna, guarda, consegnala a divano perché sicuramente non è per me.
e si scoprirà poi essere la scheda elettorale per andare effettivamente a votare per la prima volta e alla fine il fulcro del film è proprio quello, cioè un gesto che noi oggi diamo assolutamente per scontato che è quello di andare a votare ma che in realtà da questo piccolo gesto quotidiano te la rivoluzione?
[00:18:35] Speaker A: Sì perché tu dici bene le rivoluzioni non si fanno gridando perché la vera forza che ha permesso di farle queste rivoluzioni era nella comunità. Noi vediamo questa comunità di donne che è come se fosse una comunità segreta che si raduna attorno ai banchi della frutta, si raduna nelle piccole occasioni fuori dalla messa eccetera perché ovviamente era impensabile che solo potessero avere delle opinioni le donne, ce lo dimostra il film.
Le rivoluzioni si fanno quando un sentimento è condiviso e un movimento è sociale e infatti le più grandi rivoluzioni politiche che sono avute dopo guerra, penso alla rivoluzione femminista che ha portato il diritto al divorzio, al diritto all'aborto, il diritto al voto, sono tutti movimenti sociali.
in una società individualista che è andata via via sempre più individualista, si è persa. Infatti non siamo più neanche in grado di far passare un referendum che ci interessa. Cioè, voglio dire, è una piccola nota a margine.
Ed è per questo che il nostro passato va abbracciato. Cioè, ok, siamo stati fascisti, siamo diventati migliori.
Poi ci sono anche, nel film, si vedono dei costumi antichi che non per forza sono brutti, perché io penso all'avere i nonni in casa.
Cioè adesso, ragazzi, guardiamoci negli occhi, i nostri nonni muoiono da soli.
È chiaro che è uno sforzo, è chiaro che in una società dove si lavora molto di più, la casa perde molto più significato, gli spazi sono più piccoli perché sono molto più costosi, è difficile. C'è certi temi che sono cambiati, però il fatto che avere i nonni in casa, avere una famiglia che mangia assieme tutte le sere, Sono cose che abbiamo perso e a me hanno creato un certo senso di nostalgia.
[00:20:32] Speaker B: Anch'io l'ho trovato bellissimo.
[00:20:33] Speaker A: Non va buttato via tutto, no?
[00:20:34] Speaker B: No, infatti è molto bello questo perché Appunto, come è stato detto prima, è un film che analizza tante cose anche, diciamo, che invece di solito si cerca un po' di nascondere con una retorica nostalgica. Invece ci fa capire la nostra storia, i problemi anche legati al nostro passato.
E però è anche un film che forse da questo punto di vista ha proprio una tenerezza anche un po' retro, diciamolo, che io ho amato tantissimo, perché è un film ricco di gesti gentili, di dolce, ovviamente se non si parla delle botte di Mastrandela, ma se si parla di tanti altri momenti del film.
in cui c'è la cortellesi anche che per esempio comunica in qualche modo con un soldato americano e cose di questo tipo. Ecco c'è una dolcezza, una tenerezza che forse si è persa perché giustamente erano gli anni 40 e oggi siamo negli anni 20 del 2000, ma a me ha commosso come ovviamente è commovente vedere quanto, quanta strada è stata fatta dalla comunità femminile e dalle donne e quanto in quei tempi lì era appunto difficile fare tutto quello che per noi oggi è scontato, a partire ovviamente dal voto, ma una scena che mi ha emozionato molto è anche una scena semplicissima in cui la Cortellesi e Emanuela Fanelli, che interpreta un'amica di Delia, fumano una sigaretta insieme e questo gesto, che ovviamente sembra di una banalità infinita, Per il tempo non era così scontato, erano due donne da sole che parlavano, si confidavano, se la raccontavano e si fumavano la loro sigaretta, ovviamente di nascosto dai mariti perché non era così scontato che una donna potesse fumare al tempo.
E quindi è un film che ci fa vedere tutto questo tipo di situazioni.
questo tipo di Italia ed è molto bello.
[00:22:30] Speaker A: Ma poi la dignità estrema che purtroppo si è persa nei quartieri popolari.
Però quest'Italia ricostruita da nota margine, da architetti si può ancora dire comunisti nel 2023, che avevano questa folle idea che anche le persone povere, il cetto popolare potesse vivere in bei palazzi perché sono quartieri, penso a Testaccio, la Garbatella, estremamente dignitosi, i palazzi ed edilizia popolare di allora bellissima con fronto a poi le porcherie che si sono fatte negli anni quindi questa dignità di queste persone che che mettono il lavoro al centro della vita ma non lavoro fino a se stesso al fine di arricchirsi ma un po' per mera sopravvivenza alcuni ma per creare quel nucleo familiare quella diciamo Convivialità. Convivialità, esatto.
[00:23:26] Speaker B: Sì, che appunto la vita nei cortili, cioè di una bellezza infinita e questa convivialità tra le donne che magari sbrigano anche alcune faccende domestiche insieme lì nel cortile, i ragazzini che corrono. Sì, poi ovviamente è un film che diciamo strizza l'occhio anche a tanti film ovviamente del passato capolavori che siano bellissima.
o anche in certe cose a me ha ricordato anche un po' una giornata particolare, più nell'inizio.
[00:23:54] Speaker A: Ricordiamo anche i registi così si recuperano...
[00:23:56] Speaker B: Sì, allora una giornata particolare di Ettore Scola, soprattutto questa scena iniziale della preparazione, della colazione, che appunto è l'inizio di una giornata particolare e un po' viene rievocata dalla Cortellesi in questo film, è invece bellissima di Visconti.
[00:24:12] Speaker C: Uno dei riferimenti palesi con il cinema del passato è appunto la scelta di utilizzare il bianco e nero, un bianco e nero che senza dubbio funziona e che è comunque agevolato dal contesto effettivamente storico in cui è ambientato il film. Sarebbe un po' quasi impensabile pensare ad un'Italia del 46 in un film che non è in bianco e nero.
Devo dire che però la costruzione di certe scene a volte, anche proprio di momenti di vita quotidiana, è talmente tanto interessante che a me personalmente ad un certo punto veniva voglia di sapere quali fossero i colori della casa, delle sottanne delle donne, delle sottanne delle donne, sono le mutande le sottanne delle donne. È bellissimo, è super anni 40. Ok, pensavo fosse tipo le mutande, è una cosa da non dire.
Effettivamente il bianco e nero si lega benissimo a quello che abbiamo detto prima della gestione dell'implicito, nel senso che appunto questo femminismo del personaggio di Delia che Esiste, ma è implicito.
Questa stima che poi alla fine c'è nel rapporto tra madre e figlia esiste, ma è implicito.
Penso che una delle cose più interessanti a livello della gestione di scene di violenza domestica Per chiudere appunto il discorso, sia effettivamente il fatto che personalmente le ho trovate molto più intense quando non venivano mostrate, quindi quando semplicemente Mast'Andrea chiudeva la finestra e da quel gesto e dagli sguardi delle vicine di casa si capiva quello che stava succedendo, quello che sarebbe successo in quel momento, piuttosto che magari quella scelta stilistica che per carità può essere interessante o meno della scena di danza. Penso che anche uno degli aspetti più interessanti del film sia il rapporto madre figlia.
al di là proprio della stima o del disprezzo che vicendevolmente coinvolge l'un l'altra, ma anche proprio come a volte non ci rendiamo conto di avere dei barriers cognitivi che sono al 100% presi dai nostri genitori ma che noi non ci facciamo problemi a giudicare.
subito, in modo assolutamente sfacciato, quando poi effettivamente noi ci comportiamo nello stesso modo e facciamo la stessa cosa e a volte bisognerebbe semplicemente fare un passo indietro, fare un po' di autoanalisi e tappare la bocca a Marcella perché durante il film era da prendere a sberle.
[00:26:47] Speaker B: Insopportabile!
[00:26:48] Speaker A: Ma vedi che la violenza sulle donne alla fine, hum, qualcosa di positivo ce l'ha.
Si scherza!
Ovviamente si scherza! Forse. Tornando sul bianco e nero, tornando un po' sul tecnico, mi ha convinto l'idea ma di nuovo non mi ha entusiasmato poi la forma.
È un bianconero, secondo me, molto da scuola di fotografia, lezione numero uno.
I bianchi si impastano un po' con i grigi, non ci sono una profondità dei neri quasi assente. Insomma, è una fotografia che non mi ha convinto molto e questo è un po' demerito della Cortellesi in quanto regista, un po' demerito del direttore della fotografia.
mi ha convinto terribilmente il montaggio il montaggio di Valentina Mariani e approfitto del fatto che ho nominato una montatrice per fare un piccolo passo indietro, un piccolo errata corrige, una piccola bastonata sulla schiena perché nella puntata di Killers of the Flower Moon non abbiamo nominato il lavoro che corona quasi una carriera di Thelma Schoenmaker che collabora con Scorsese veramente dall'alba della sua carriera, è una donna di 83 anni E davvero, pensate a 83 anni, quindi con le difficoltà fisiologiche e fisiche di una donna di 83 anni, tenere l'erede di un montaggio così complesso e così articolato come quello di Killers of the Flower Moon e tirare fuori una cosa da un ritmo così...
preciso al millisecondo.
[00:28:35] Speaker C: Ma infatti, paradossalmente, lei ha vinto tre premi Oscar per il montaggio e l'ultimo lo ha vinto, cosa, dieci anni fa per The Departed? Cioè ha vinto comunque un premio Oscar a 70 anni.
[00:28:46] Speaker A: E quindi... È una grande passata.
[00:28:48] Speaker C: Omaggio, ode a Thelma.
[00:28:49] Speaker B: Ode a Thelma Schumacher.
[00:28:51] Speaker A: E celebriamo queste figure che non vengono abbastanza celebrate, no? Cioè sempre il regista che fa d'accordo a tutto, però gli attori...
Che poi gli attori sono veramente, secondo me, una delle ultime ruote del carro nel processo creativo. Alcuni attori sono veramente marionette mosse dal regista.
Già che ci siamo, rimaniamo sugli attori. Qualcosa ci è piaciuto, qualcosa ci è piaciuto un po' meno.
Come abbiamo detto, Mast'Andrea che interpreta il ruolo del marito della Cortellesi, nuovamente dopo figli.
[00:29:23] Speaker C: Preparatevi al fatto che i primi cinque minuti di Mast'Andrea sarà sentire l'armadillo di Zero Calcare. Ci sarà questa piccola difficoltà. Ma lui? Ci è piaciuto? A me sì.
[00:29:36] Speaker B: Sì, normale, direi.
[00:29:37] Speaker C: Per me Mast'Andrea è una garanzia del cinema italiano.
[00:29:40] Speaker A: Ma allora, ti dirò, ultimamente dove l'abbiamo visto? L'abbiamo visto in Diabolik, che interpreta Ginko. Il tuo film preferito.
L'abbiamo visto in Adagio. Io l'ho visto.
[00:29:53] Speaker B: Ah, giusto, anch'io ho visto Adagio.
[00:29:55] Speaker A: Voi, ascoltatori, no.
[00:29:57] Speaker C: Anche i Fratelli Euphoria, si chiamava così il film, non mi ricordo, che aveva fatto Mast'Andrea con... Scamaccio? Forse sto dicendo una stupidanza?
[00:30:06] Speaker A: Beh, l'altro fenomeno...
Diciamo che io purtroppo quando vedo Mast'Andrea sullo schermo vedo Mast'Andrea e non vedo il personaggio, però forse è un difetto mio.
In realtà in questo tipo di film uno dovrebbe un po' scomparire.
[00:30:19] Speaker C: No, in realtà quello che dici è vero, però...
Cioè il fatto che sia una cosa positiva o negativa è influenzata da quanto ti sta simpatico l'attore. Perché per esempio a me Mast'Andrea sta simpaticissimo, quindi il fatto che sia Mast'Andrea in qualsiasi film mi sta bene.
Però effettivamente è un limite.
Cioè forse non è poi così tanto versatile come ci si aspetterebbe, non lo so.
[00:30:44] Speaker B: Anche secondo me cioè nel senso alla fine anche anche a me sta simpatico Mastrandrea e di base mi piace abbastanza però è come se un po' mi avesse stufato cioè forse anche un po' brutto da dire però è un po' così e un po' come anche altri attori del nostro cinema che in realtà sono bravissimi però ha una certa... Favino! Mi hai tolto le parole di bocca cioè nel senso fan di Mastrandrea e di Favino però ha una certa appunto vedi quasi più solo l'attore non vedi.
[00:31:11] Speaker C: Più il personale Ma infatti secondo me è anche proprio un difetto del cinema italiano in generale a livello produttivo perché solitamente basta che magari ci siano quei due o tre attori che sono incredibilmente bravi, vincono un sacco di premi, basta ci si focalizza su di loro, si prendono solo loro, vengono spremuti e ok però affianchiamoli anche ad altre personalità perché a forza di vedere sempre loro in tutti i film diventa un pochino ego riferita e unidirezionale come cosa.
[00:31:42] Speaker B: Anche io rilevo un po' questa tendenza, assolutamente.
[00:31:45] Speaker A: Però diciamo che anche le nuove leve in questo C'è ancora domani, secondo me, non è che brillino troppo di chissà quali qualità recitative, almeno in questo film.
Uno degli altri elementi poi più innovativi, quello che ci porta Paolo Cartellesi in questo film, è un po' alla scorsese, quando mette i Clash in Gangs of New York, appunto questo scollamento tra il tempo del film e il tempo della colonna sonora.
[00:32:18] Speaker C: Sì, io ho trovato questo... come dire...
idiosincrasia? Che cazzo vuol dire? Che mi è venuto in mente e però non sono sicura di cosa voglia dire.
[00:32:28] Speaker A: Sai che questo non lo toglierò.
[00:32:29] Speaker C: No, lascialo, lascialo. Cioè, mi è tipo venuto in mente di dire questa cosa idiosincratica ma non sono assolutamente sicura di cosa voglia dire.
[00:32:38] Speaker A: Sì, secondo me sono dei contrasti...
[00:32:39] Speaker B: Può starci, forse.
[00:32:41] Speaker A: Mescolanza di umori.
[00:32:43] Speaker C: No, vabbè, niente. Vabbè, comunque è una parola che suona.
[00:32:46] Speaker B: Bene, siamo tutti d'accordo.
[00:32:48] Speaker C: Dicotomia mi piace tantissimo come parola. Ah, dicotomia è bellissima. No, in tutto questo stiamo registrando, giusto?
[00:32:55] Speaker A: Sì.
[00:32:55] Speaker C: Perfetto, viva il cazzeggio. Stiamo facendo tutto in freestyle. È venerdì mattina per tutti.
No, appunto volevo legarmi a quello che ha detto Luca, perché appunto tra questi riferimenti del cinema del passato, proprio perché appunto dicevamo prima che questo film è comunque figlio dei nostri tempi, ci sono delle chit alla cultura pop a livello proprio di mood e di vibe che sono bellissime.
La carellata iniziale diciamo dopo più o meno dieci minuti dall'inizio del film dove abbiamo appunto questa carellata da destra a sinistra dove vediamo appunto la Cortellesi che cammina per le strade di Roma con questa musica underground con degli elementi blues molto molto molto interessante appunto anche qui giocato benissimo l'effetto sorpresa perché effettivamente non ti aspetti una cosa del genere da un film che a livello storico e a livello anche di elementi proprio formali cita il cinema del passato non ti aspetti di ritrovarti della musica così moderna infatti secondo me a ripensarci questo film è proprio una favola moderna, in bianco e nero, femminista.
[00:34:05] Speaker A: Insomma, allora, questo film è un film da vedere con la propria mamma, se si riesce.
[00:34:10] Speaker B: Eh sì, io voglio tornare al cinema a vederlo con la mia mamma.
[00:34:13] Speaker C: Anche io.
[00:34:14] Speaker A: È bello perché ti scalda il cuore, ti riconnette un po' con il passato, con il suo bene, con il suo male.
Ti spiega veramente cosa vuol dire, cos'è stato il ruolo della donna. Perché, diciamolo, ti fa anche intuire con le ultime frasi che forse, se le donne non avessero potuto votare, la monarchia avrebbe vinto.
Perché poi il fascismo è una cosa prettamente maschile. Ho letto un bel libro di Moss, mi sembra, Sessualità e Nazionalismo.
Il fascismo si collega molto con la potenza maschile, E l'impotenza, che è un termine spendibile sia dal punto di vista sessuale che dal punto di vista delle dinamiche di potere, degli uomini di quel tempo, cioè degli uomini dopo la prima guerra mondiale, E di fatto tutti gli uomini che vediamo in questo film sono fascisti o nostalgici del fascismo o comunque di quella cultura lì. E quindi una cosa che si tiene sempre da parte nei discorsi è il ruolo della donna che ha avuto nel, diciamo, erradicare il fascismo.
provare a eredicare fascismo dal nostro paese. Quindi è un bello spunto politico che ci mette la Cortellesi.
[00:35:43] Speaker B: Sì, proprio nel finale.
[00:35:44] Speaker C: In effetti è anche interessante vedere come questo tipo di ideologia si è interiorizzata anche dalle donne stesse. Cioè il personaggio della Cortellesi ne è un esempio. Cioè anche quando la figlia per esempio le chiede ma perché non ti ribelli a papà? Cioè perché non ti fai valere E diciamo che guardando il film, ditemi se anche voi avete notato questa cosa, non riesce effettivamente mai a capire quando il personaggio della Cortellesi giustifica il marito, quando invece non lo fa, e quanto effettivamente creda di meritare una certa violenza fisica e psicologica che riceve.
Una delle scene appunto che avevi citato tu, Bea, più interessanti di quando la Fanelli e la Cortelesi fumano una sigaretta, io ho trovato davvero super carino il fatto che la Fanelli, anche proprio a livello di linguaggio del corpo, rappresenti questa donna molto tenace, molto forte, invece Sì, invece la cortelesi è sempre chiusa nelle sue spalle, è seduta addirittura su questa struttura dove con i piedi non tocca neanche te e sembra questa, non lo so, bambina fragile.
[00:36:55] Speaker B: Molto tenera anche nei movimenti, è verissimo. Sicuramente Delia crede di meritarsi in molte situazioni le botte che prende dal marito.
Ed è anche questo, diciamo, un po' la forza del suo personaggio, cioè del personaggio che mette in scena la Cortellesi perché è realistico. Purtroppo questa cultura, questo maschilismo era interiorizzato, era sentito anche dalle donne che erano sottomesse. Cioè lei è la classica donna del dopoguerra che bada alla famiglia, fa mille cose al giorno e se poi si prende le botte del marito, beh, se le merita.
[00:37:30] Speaker C: Normale amministrazione.
[00:37:32] Speaker B: Normale amministrazione.
[00:37:33] Speaker A: Ho un altro personaggio femminile, la madre dello sposo, nella famiglia peraltro dichiaratamente, cioè finché ci dichiara essere fascista, lei nel suo ruolo è sempre un passo indietro, composta a tavola, non una parola, non un'opinione, cosa che invece la Cortelesi per esempio prova a esprimersi, lei è un passo indietro, la classica donna che questo ruolo l'ha interiorizzato, l'ha accettato, se ne.
[00:37:58] Speaker C: Sta, Sì, vediamo che questo fascismo interiorizzato non è una questione di classe, ma è proprio una questione di genere. Anche nelle famiglie più benestanti, a cui Delia va a prestare servizio, funziona sempre allo stesso modo. Che sia la famiglia di poveraccio, che sia la famiglia invece più borghese, il marito zittirà sempre la moglie nel momento in cui cercherà di dire quello che pensa e quindi questo rende poi effettivamente la conclusione del film che è dedicata appunto a le donne che vanno a votare ancora più di impatto.
[00:38:34] Speaker A: E questo ci porta alla scena finale che se non avete visto il film vi consigliamo di chiudere qua la puntata perché adesso la raccontiamo una bella sorpresa che riceverete mentre vedrete il film ovvero il momento in cui le donne finalmente vanno a votare e viene chiesto loro di togliersi il rossetto, una scena di una poesia incredibile perché c'è questo loro fiere di togliersi il rossetto, tra l'altro passandosi il dito sulle labbra, di nuovo tacendosi, il tema del tacere che poi è riproposto immediatamente con l'ultima canzone Vabbè, io lì alzo le mani.
[00:39:14] Speaker C: Brividi.
[00:39:16] Speaker A: Lacrime a fiotti.
[00:39:17] Speaker B: Brividi, lacrime, batti cuore, almeno personalmente mi batteva il cuore fortissimo perché c'è una forte tensione in quest'ultima scena, quindi da questo punto di vista proprio narrativo, secondo me meravigliosa quest'ultima parte.
e quindi sì, lacrime, brividi, grandi emozioni, il gesto del rossetto poesia pura e poi c'è appunto questo tema delle donne che sono state zitte, però a votare possono andare, finalmente possono andare a votare e questo è un grande gesto da cui poi si possono mettere le basi per il futuro delle donne.
[00:39:50] Speaker C: Come dice appunto la canzone finale, anche a bocca chiusa canterò.
[00:39:55] Speaker A: E noi, non con la bocca chiusa perché altrimenti sarebbe un po' difficile, chiudiamo quella puntata.
Dopo queste sviolinate, mamma, se mi stai ascoltando, e spero che tu mi stai ascoltando, mi devi almeno un piatto di lasagna al pesto.
[00:40:09] Speaker C: Che paraculo.
Sei proprio un paraculo.
[00:40:12] Speaker A: Raga, tutto ha un prezzo, nel senso, va bene la sviolinata, però se mi comporto da bravo voglio anche un premio.
[00:40:19] Speaker C: Quindi sì, facciamo un'ode alle mamme. Ciao mamma, ti voglio bene.
[00:40:22] Speaker B: Ciao mamma.
[00:40:23] Speaker A: Andate assolutamente a vedere questo film.
In sala. Andate in sala, portatevi la mamma e...
[00:40:31] Speaker C: Papà!
[00:40:32] Speaker A: Seguiteci su Instagram e attenzione, novità incredibile su TikTok.
Con lo stesso nick di Instagram, così non vi sbagliate. Cinema underscore Passenger.
[00:40:43] Speaker B: Pensavate che Luca non volesse TikTok e invece ha ceduto e ha fatto bene.
[00:40:48] Speaker C: Pubblichiamo qualche scena carina dei film che recensiamo, quindi se non avete visto il film ma volete magari capire un po' qual è il mood del film, venite su TikTok perché ve lo diciamo noi.
[00:41:00] Speaker A: Sono cose belle croccanti. Poi...
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Direi che il nostro l'abbiamo fatto, siamo stati bravi, abbiamo fatto i compiti a casa.
[00:41:15] Speaker C: E mentre cerchiamo telepaticamente di capire come chiudere questa puntata, chiudiamo questa puntata. Chiudiamola lì. Ciao mamma!
[00:41:24] Speaker A: Ciao! Togli il mio ciao.