Ep. 11: Killers of the Flower Moon

Episode 11 October 28, 2023 00:37:22
Ep. 11: Killers of the Flower Moon
Cinema Passengers
Ep. 11: Killers of the Flower Moon

Oct 28 2023 | 00:37:22

/

Hosted By

UniRadio

Show Notes

Oklahoma,anni '20: i membri della nazione Osage scoprono nelle loro terre un ricchissimo giacimento di petrolio. Presto però questa incredibile fortuna attirerà su di loro l'attenzione di uomini avidi e perfidi , pronti a tutto per impossessarsene.

Diletta,Beatrice e Luca analizzano e commentano il nuovo film di Martin Scorsese. Ascoltalo ora!

View Full Transcript

Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Se ti dico di immaginarti un treno che arriva in una stazione ferroviaria nel vecchio West, che cosa ti viene in mente? [00:00:06] Speaker B: Per forza c'era una volta l'West di Sergio Leone, quel meraviglioso arrivo di Gila alla stazione Sweetwater, coloratissima, caotica ma incredibilmente armoniosa, un via vai di persone, bagagli, bestiame. e ti trasmette tutto il dinamismo di una nazione in crescita, in espansione. C'è il West, conquistiamolo, ricchezza, oro. Mentre se io guardo l'arrivo di DiCaprio, che interpreta Ernest Buckhart, nel Killers of the Flower Moon di Kurt Scorsese, Il nostro Martin la dipinge a tinte completamente nere, è nero il treno da cui Di Caprio scende, è nero il fango che calpesta da solo nell'inquadratura, è nero il petrolio che si mescolerà poi a breve al sangue in una delle tante vicende oscure della storia americana. [00:01:04] Speaker C: Signori e signori, prendete posto, la puntata numero 11 di Cinema Passengers sta per cominciare. [00:01:20] Speaker B: Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org. [00:01:42] Speaker C: Allora, finalmente ci siamo visti l'ultimo film del nostro vecchio Martin Scorsese. [00:01:47] Speaker A: L'ultima fatica di Martin Scorsese. [00:01:49] Speaker C: Esatto, perché poi vabbè. [00:01:51] Speaker B: E ce lo siamo visti al cinema, perché maledetta Netflix, The Irishman, al cinema c'è stato, boh... Tre giorni? [00:01:58] Speaker C: Sì, due ore. Io infatti non l'avevo visto via Irishman, non me lo sono mai recuperato su Netflix. Invece finalmente Killers of a Flower Moon ce lo siamo visto al cinema, che è sempre un'esperienza migliore, perché bisogna dirlo, almeno questa è la mia posizione. Che storia ci racconta Martin Scorsese questa volta? Il film è tratto dal romanzo di David Graham che si chiama Killers of a Flower Moon e racconta le vicende vissute dalla tribù dei nativi americani Osage. Questa tribù dopo aver scoperto il petrolio nella propria terra ed essere quindi diventata una delle comunità più ricche al mondo subisce negli anni 20 del Novecento una serie di omicidi, sparizioni e tantissimi abusi di ogni genere da parte dei colonizzatori americani bianchi che appunto compiono tutti questi abusi nei confronti dei nativi al fine di impossessarsi dei diritti sui ricchi terreni appunto in cui era stato trovato il petrolio. [00:03:08] Speaker B: Sì, poi tutta la vicenda ruota attorno alla storia d'amore e nello specifico al matrimonio tra Molly, interpretata da una meravigliosa Lily Gladstone, nativa americana, ereditiera appunto dei terreni, e Ernest, il personaggio interpretato da DiCaprio, e il tutto facente parte del piano diabolico architettato dallo zio di Ernest, interpretato da un meraviglioso De Niro, perché ovviamente c'erano gli omicidi ma prima questi omicidi erano preceduti da matrimoni ovviamente studiati a tavolino e l'amore aveva ben poco a che fare tra bianchi e indiani spesso maschi che sposavano seducevano in qualche modo raggiravano donne indiane poi le uccidevano per ottenerne i diritti e quindi tutta la vicenda ruota attorno a questo matrimonio che un po' per la natura dei personaggi un po' per la trama, non sappiamo mai quanto sia completamente una cosa studiata a tavolino o ci sia effettivamente dell'amore nella bellissima storia tra Molly e Ernest. [00:04:17] Speaker A: Sì perché comunque per tutto il film vediamo un Leonardo Di Caprio diviso a metà tra l'amore per effettivamente Molly e in un qualche modo neanche un senso del dovere, perché a differenza di per esempio Robert De Niro, che non a caso si fa chiamare il re, è quello che può essere definito un uomo d'onore ai tempi dei gangster movie, diciamo. Leonardo Di Caprio è questo anti-eroe per cui ogni tanto parteggiamo e ogni tanto invece, per quanto mi riguarda, schifiamo totalmente. seguiamo questo personaggio che in realtà è totalmente passivo ed è totalmente allo sbando di quelle che sono semplicemente delle decisioni che vengono prese per lui prima da De Niro poi da tantissimi altri personaggi perché il cast è veramente ricchissimo Ed. [00:05:05] Speaker B: È proprio qua, secondo me, uno dei tantissimi punti di forza narrativi del film, perché questo è, come tanti altri film, penso al Padrino, penso a Goodfellas, penso anche a Scarface, la storia dell'ascesa e la caduta di una famiglia, di un personaggio, E in questo film, in Killers of the Flower Moon, il protagonista è stupido. Non capisce assolutamente quello che gli sta succedendo attorno. [00:05:32] Speaker A: È ignorante nel vero senso della parola. È ottuso. Ignora tutto quello che gli accade attorno. [00:05:36] Speaker B: Spamma ste faccine confuse per tutto il film, è manipolato dallo zio. [00:05:42] Speaker C: Sì, è un po' una pedina, quasi, dello zio del progetto, diciamo, estremamente freddo e preciso, diciamo, nella sua esecuzione nel corso degli anni di William Hale, che appunto è il personaggio interpretato da Robert De Niro. È un po' una pedina, Scorsese, il riassunto del film... no, Scorsese, ma mi volevo dire Di Caprio. è un po' una pedina di Caprio e diciamo che appunto il riassunto di questo film sono un po' ovviamente qua per scherzare però sono le sue espressioni completamente ottuse per appunto la maggior parte del film. [00:06:18] Speaker B: E come lui non capisce noi non capiamo lui, cioè fino all'ultimo abbiamo il dubbio tu, da che parte stai. [00:06:25] Speaker C: Esatto. E probabilmente non c'è proprio una verità immacolata, cioè non riesce a venire fuori, diciamo, una verità assoluta. Viene fuori una, diciamo, da un lato sicuramente il personaggio di DiCaprio era innamorato di sua moglie, peccato che... [00:06:44] Speaker A: Anche secondo me. Peccato che perché però stanno venendo fuori un po' di dibattiti giustamente tra chi ha visto il film, tra chi descrive appunto Di Caprio come un approfittatore e chi invece ci crede... io sono dalla parte di chi crede che effettivamente era innamorato però anche lui non sapeva che pesci prende. [00:06:59] Speaker B: Per esempio, il male che le fa, perché lui le fa del male fisico, ma quanto è consapevole di starglielo facendo o quanto non lo è? [00:07:10] Speaker C: Troppo poco. [00:07:13] Speaker A: Ad un certo punto secondo me è consapevole di quello che fa ma è come se premesse e si approfittasse del suo essere uno stupidotto per scegliere di non vedere effettivamente il male che sta facendo. [00:07:26] Speaker C: E' vero anche questo. [00:07:27] Speaker A: Non so se ha senso, forse lo connoterebbe un po' troppo intelligente come personaggio, ma effettivamente io ci ho visto anche questo. Ma facciamo un attimo un passo indietro e parliamo due secondi del minutaggio. Come tutti i film di Scorsese, soprattutto quelli degli ultimi anni, hanno una durata insomma non da poco, perché anche questo film dura 3 ore e 26, e come sempre il pubblico si divide tra chi non ha assolutamente sentito il peso di queste ore e chi invece le ha sentite. Anche perché da poco è anche uscito Open Armour di Christopher Nolan e quindi la durata è quasi la stessa e quindi viene naturale il paragone tra chi ha sentito più un film dell'altro. Voi cosa ne pensate? Perché effettivamente per quanto siano due film che hanno dei punti in comune, anche solo il fatto che sono tratti da delle storie vere, e che sono comunque due film di due grandi autori, quindi il 2023 è stato un anno fortunato da questo punto di vista. Io ho personalmente sentito molto di più le 3 ore e 26 di Killers of the Flower Moon rispetto alle 3 ore e un quarto, mi pare, forse anche di più, di Oppenheimer. Voi cosa ne pensate? [00:08:32] Speaker C: Ma, allora, diciamo che in realtà io sia Oppenheimer che questo film, Killer Soul e Flower Moon, me li sono vessuti un po', se parliamo della durata, allo stesso modo. Nel senso che alla fine Oppenheimer era un film che ti prendeva e, insomma, me lo sono guardato molto volentieri e quindi non c'è stato proprio un problema legato al ritmo, alla durata. Forse solo un po' nell'ultima parte mi è pesato in Open Aimer. [00:09:03] Speaker A: A differenza di Open Aimer che è tutto costruito su un determinato climax per arrivare a un certo momento che poi valga il climax, ma Killer Soft Deflower Moon ha comunque un ritmo che non lo rende meno intenso, anzi probabilmente io il minutaggio l'ho sentito molto di più perché è tesissimo dall'inizio alla fine, non c'è mai un punto di climax altissimo e quindi di scarico. Cioè, è una tensione continua. [00:09:35] Speaker C: Esatto, e quindi per questo motivo forse, diciamo, la durata si può sentire un po' di più in Killers over Flower Moon. Però, nonostante questo, io, diciamo, ho anche un po' riflettuto su questa... possiamo anche chiamarla lentezza del film, ma lentezza adesso analizziamo non per forza in senso negativo. Ecco, forse nell'ultima parte, di nuovo un po' come in Oppenheimer, di Killer of the Flower Moon, io, forse per gusto personale, avrei preferito un ritmo lievemente più dinamico. Ma alla fine è un discorso, cioè, un po' fine a se stesso, perché io comunque credo che Martin Scorsese, appunto, abbia voluto a tutti i costi fare un film con questa precisa durata. Tutto quello che vediamo ha un senso e quindi, insomma, poi lo stesso Scorsese ha fatto una frecciatina dicendo alle possibili diciamo persone, classico Martin, alle possibili persone che appunto avrebbero criticato il film per la sua durata lui ha detto vabbè insomma vi fate ore e ore di binge watching sul divano, sulle piattaforme, per le serie tv o per altro e non potete starvene buoni buoni per tre ore e mezza al cinema a guardare un film sul grande schermo e io sono completamente d'accordo con Martin. [00:10:54] Speaker B: Io in sto discorso devo introdurmi con delle scuse con delle scuse al cinema e al me del passato. Al me del passato che si metteva a urlare a quello che mangiava le patatine a fianco a lui durante Mulholland Drive al cinema, al me del passato che non poteva vedere i popcorn in sala, e quelli ancora li faceva passare perché sono un cibo silenzioso, e al me del passato che tirava oggetti a chi usava il telefono davanti a lui in sala. Perché? [00:11:24] Speaker A: Tutte cose che ti ho visto fare in sala. [00:11:26] Speaker B: Tutte cose che ho fatto in queste tre ore e mezza. Quindi scusa, Luca del passato e Luca del futuro ti ha tradito. [00:11:32] Speaker C: Luca sta confessando. [00:11:34] Speaker B: C'era Milan-PSG, cioè PSG-Milan di Champions League in quel momento e io non potevo non guardare il risultato. [00:11:41] Speaker A: Non solo cinema, signore e signori. [00:11:44] Speaker B: Non avevo, non avevamo toccato cibo. Io da mezzogiorno, erano le otto di sera, è durato fino alle undici e mezza, non avevamo toccato cibo, quindi abbiamo dovuto nutrirci di tutte quelle minchiate che danno all'ingresso della sala, quali pop corn, patatine. No, patatine no, dai. [00:12:01] Speaker C: Patatine no, dai, un po' di, ancora qualche principio ce l'abbiamo. Diciamo che c'è stato un traffico di caramelle tra di noi, tra i vari posti. [00:12:10] Speaker B: E quindi, innanzitutto, scusa, ma è del passato. Poi, questione lunghezza. Allora, è una questione che comunque non si rifà solo a Oppenheimer, perché è una tendenza in realtà ormai diffusissima di fare film da tre ore o più. Penso a Babylon, che a differenza di Cleavers of the Flower Moon è una lunghezza ingiustificata. [00:12:34] Speaker C: Oh zio, cosa stai dicendo? [00:12:37] Speaker B: Tu l'hai visto? [00:12:38] Speaker C: Quando? Perché ero rimasta... va beh, altra puntata ragazzi, perché io... vabbè, scusami. [00:12:45] Speaker B: Ma anche Avengers Endgame durava tre ore, anche Spider-Man No Way Home durava tre ore. [00:12:50] Speaker A: Ma anche Avatar 2 durava tre ore, un quarto. [00:12:53] Speaker C: Alla fine tutti durano tre ore. [00:12:55] Speaker B: Quindi non rompete le balle a Scorsese. Appunto. No, io invece trovo che, a differenza di altri film quali Babylon, scusa Damien... No, scusa, cioè... Dai, basta! Ogni minuto di Killers of the Flower Moon è giustificato, non ci sono scene in più. Sono d'accordo che tre ore e mezza sono tante, Però, se vogliamo snellirle, allora rendiamo una trama più semplice. Nel senso, il ritmo di Killers of the Flower Moon è lento, inizialmente, crescente. Non sono d'accordo che l'ultima parte sia la più, diciamo, lenta. Forse è togliere qualcosa dall'inizio. [00:13:38] Speaker A: È stato per me. [00:13:39] Speaker B: Ma allora rendiamo il piano di De Niro meno intricato, rendiamo i rapporti tra i personaggi più semplici da raccontare, perché io sono convinto che ogni minuto di Killers of the Flower Moon abbia un senso e sia utile a costruire quello che è il meraviglioso finale del film. e scusate finisco poi questo ritmo è diciamo aiutato dalla colonna sonora quasi omnipresente. [00:14:06] Speaker C: Meravigliosa ritmatissima. [00:14:11] Speaker B: È martellante pur essendo un volume bassissimo e quindi niente io me lo sono proprio goduta sì la colonna salvo il 3 a 0 che abbiamo. [00:14:19] Speaker C: Subito Allora, la colonna sonora ci è piaciuta tantissimo, è una delle prime cose che abbiamo commentato, purtroppo c'è stato l'intervallo in mezzo al film, purtroppo per fortuna, vabbè, e subito abbiamo detto quanto è figa la colonna sonora perché è estremamente discreta, non è invasiva però è sempre presente e secondo me ha fatto veramente la differenza nel ritmo del film e proprio nell'evolversi di tutte le vicende. Io apro solo una piccola parentesi e dico Luca come hai potuto portare in questa puntata in cui dovevamo parlare solo di Martin il dibattito su Babylon. No perché veramente io invece dico solo una cosa secondo me le tre ore e nove minuti quello che era... [00:15:09] Speaker D: Ascoltatori, sto montando la puntata e ho una cosa da dirvi, anzi due. La prima è che Babylon è un film perfetto. Ha una durata lunga, ma ogni minuto è valido ed è veramente un triunfo del cinema. Damien Chazelle è un grandissimo regista. La seconda è non contraddicete mai, e dico mai, una ragazza su uno dei suoi film preferiti, o comunque uno di quelli che le è piaciuto di più negli ultimi anni. Mai. Grazie per l'ascolto e vi lascio la puntata. [00:15:52] Speaker A: A proposito di gusto personale, effettivamente c'è da dire che quando si tratta di Scorsese da una parte dobbiamo riconoscere la qualità e dall'altra riconoscere quello che è il nostro gusto personale. Io stessa effettivamente riconosco che se c'è una cosa che Scorsese sa fare è effettivamente gestire il tempo. Cioè quando tu guardi questo film lui mette in scena a livello narrativo, a livello formale, tutto quello che è necessario per farti arrivare quello che Scorsese ti vuole dire, quello che Scorsese ti vuole soprattutto far sentire. Riflettendoci poi effettivamente mi sono resa conto che in realtà certi momenti che io ho trovato un po' troppo silenziosi, un po' troppo dilatati, non solo in momenti proprio di silenzio puro dove i personaggi non parlano, ma parlo proprio di dialoghi, Questa lentezza, tra virgolette, e questo essere molto diluito al tempo, è quasi come se fosse riflesso della mente del personaggio di Leonardo Di Caprio, cioè quando ci sono delle interazioni tra lui e lo zio, cioè De Niro. Ho trovato i dialoghi molto lunghi, ma perché è proprio lo stesso personaggio di DiCaprio che fa proprio fatica mentalmente a stare dietro a quello che è il piano e il ritmo invece serratissimo della mentalità di De Niro. Cioè, riflettendoci, ho trovato moltissimo... Allo stesso tempo mi rendo conto che a livello di gusto personale l'ho trovato un po' pesantino, ma devo riconoscere che ha senso. [00:17:24] Speaker B: Posso dire che sta cosa tra l'altro si riflessa anche sul set perché leggevo un'intervista di Scorsese che deve aver fatto tra tutte le vicende produttive anche sul set una fatica boia a portare a casa sto film perché DiCaprio continuava a fargli delle domande, ma scusa dov'è il cuore di sto personaggio? E' di Nero, incazzato a Nero, oh non si parlavano più eh! [00:17:46] Speaker C: Hanno litigato, è vero, è vero. [00:17:49] Speaker B: E' bellissima sta cosa. Tra l'altro De Niro in forma smagliante. [00:17:53] Speaker C: Meraviglioso, vabbè lui è sempre... De Niro. [00:17:58] Speaker B: Ha una garanzia, possiamo dirlo. Povero Martin che si è dovuto... Storia produttiva di sto film, cioè lui era una vita che voleva farlo. Hollywood, maledetta, non lo produceva. Come non producono film di Coppola dovete bruciare. [00:18:13] Speaker C: Vabbè sì. [00:18:14] Speaker B: E meno male poi è arrivata la piattaforma e ritornando l'ultima volta sul minutaggio, la piattaforma ti lascia molta più libertà. Adesso questo film è prodotto da Apple, The Irishman da Netflix, anche per il fatto che se tu magari lo interrompi e te lo guardi in più spezzoni, a loro conviene. C'è anche questo aspetto produttivo. [00:18:34] Speaker A: Sì, è vero. [00:18:36] Speaker B: Mentre nella distribuzione cinematografica è un film lungo, fai anche fatica a farlo andare perché occupa tanto spazio. Cioè, per esempio, c'erano due spettacoli nel cinema in cui siamo andati e non tre, come di solito. In piattaforma queste cose non interessano meno, togli i soldi, fai quel che vuoi. E Martin, giustamente, è arrivato anche all'età in cui ci può sguazzare. [00:18:56] Speaker C: Sì, però comunque portandocelo prima al cinema, che è una cosa fortemente voluta, Perché i film di questo tipo, che banalmente sono cinema, sono pensati per essere visti tutti in una volta. E quindi sì, sono lunghi, vabbè, certo anche Via col vento quando è uscito nel 1939 era lunghissimo, però si guardano tutti in una volta perché è quello lo scopo per cui sono stati creati. Poi vabbè, uno se li può anche spezzettare se se li guarda... Diciamo che invece no, non lo può fare. Severi ma giusti. A me è piaciuta molto l'interpretazione di Diletta riguardo alla lentezza. e come appunto poteva rappresentare anche la fatica di DiCaprio nel concepire tutta l'evoluzione del progetto malefico di suo zio e poi appunto come si è evoluto nel corso del tempo. Io invece la lentezza, soprattutto nella prima parte del film, Per me ha rappresentato quasi una sorta di lentissima agonia della comunità Osage, della comunità dei nativi. perché tutti gli omicidi, gli abusi e gli inganni che vengono compiuti da parte degli americani bianchi nei confronti di questi nativi sono affrontati da Scorsese in questo film appunto con molta lentezza, piano piano, un pezzo dopo l'altro, una sparizione dopo l'altro, un omicidio dopo l'altro e questo tipo di lentezza, questo tipo di ritmo mi ha anche dato un'idea di pesantezza che poi è la stessa pesantezza, cioè la stessa atmosfera pesante in cui vive Molli, cioè la moglie di Caprio. [00:20:54] Speaker A: Assolutamente, è anche molto bello, mi appenò questa cosa per dire che secondo me Scorsese gioca benissimo con l'implicito, cioè non aspettate scene di violenza estrema, sì c'è comunque del sangue, ci sono comunque delle situazioni ma non il solito scorsese. Esatto, è molto una violenza sottopelle, cioè molto agonizzante, meno sanguinolenta. Ecco e secondo me questa cosa, cioè diciamo che Killer Soft e Flower Moon non è un film da vedere per passare il tempo la domenica pomeriggio, cioè sia per come è fatto, sia per il tema serio che tratta e soprattutto per lo statement che con questo film fa Scorsese, che è sempre molto politicamente schierato e lo andiamo anche per questo. [00:21:42] Speaker C: Tantissimo. [00:21:44] Speaker A: È un film impegnativo. [00:21:45] Speaker B: Sì, è bellissimo vedere per esempio come la cittadina evolve perché è in atto una sostituzione etnica fatta non appunto fino a se stessa al fine di sostituire gli indiani in quel posto perché gli americani dispazionano quanto ne vogliono però per forza di cose fuori di ammazzarne e far arrivare altri americani Vediamo all'inizio del film le feste in città che sono feste indiane con tradizioni, balli indiani. Poi arrivare verso la fine del film dove la cittadina, una cittadina americana qualunque. [00:22:20] Speaker C: Esatto perché all'inizio c'era questa mescolanza tra nativi e bianchi e probabilmente... Che erano in minoranza. I bianchi erano in minoranza assolutamente, i nativi erano poi anche i ricchi della zona e diciamo che è un po' come dire l'America che poteva essere cioè un'America mescolata dove almeno in quella zona lì poteva benissimo esserci una convivenza anche dal punto di vista di discendenza appunto un popolo mescolato tra nativi e bianchi cosa che invece c'è questo processo viene bloccato un po' anche perché Nel film viene fuori anche la salute piuttosto cagionevole di molti dei nativi, ma questo processo purtroppo viene... Un po' per cause biologiche. [00:23:06] Speaker A: Un po' per mano... Un po' per. [00:23:08] Speaker C: Mano di De Niro, esatto, cioè viene ravelocizzato questo processo. E' una frase che appunto dice De Niro, il tempo di questa comunità è scaduto e adesso ci siamo noi, noi prenderemo la loro ricchezza, noi bianchi. spaventoso veramente. [00:23:25] Speaker A: Anche questa cosa dell'implicito si nota tantissimo nel personaggio di De Niro che è estremamente razzista, cioè neanche tanto razzista se non fossero stati indiani ma fossero stati un altro popolo sarebbe stato uguale è un tipo di razzismo connotato sotto questo punto di vista. [00:23:40] Speaker B: Non si è razzista se ha di tutto le razze no? [00:23:44] Speaker A: Però lui non lo ammetterà mai, cioè di fatto il razzismo, chiamiamolo così, di De Niro emerge per una serie di riflessioni e di frasi che dice, ma diciamo che può essere tranquillamente messo nella nicchia dei non sono razzista ma... e poi dice una cosa estremamente... [00:23:59] Speaker C: Perché De Niro è diciamo da quel punto di vista lì... Il personaggio che è William Hale, che appunto, ripetiamolo, è una sorta di gangster, diciamo, come hai detto prima, l'uomo d'onore del paese. Diciamo che è un pezzo grosso della comunità ed è estremamente infido perché lui si è infiltrato nella comunità dei nativi e diciamo che ha cercato di costruire una complicità con loro e anche dei rapporti di amicizia, di vicinanza che sono ovviamente falsi e questo però anche lì si evolve molto lentamente nel film così come appunto Sembra che ci sia una staticità, ovviamente in senso buono, nella vita di Molly e di Ernest, quindi della moglie nativa e di Ernest. Sembra che ci sia questa staticità tranquilla, tutto normale. Molto integra, invece niente è statico, tutto intorno a Molli sta cambiando, soprattutto la sua comunità sta scomparendo per mano anche di suo marito e questa è una cosa veramente allucinante. [00:25:12] Speaker B: Che poi tra l'altro il film è, se vogliamo lento, ma procede velocissimo, ci sono delle liste temporali molto importanti, cioè passiamo da una scena all'altra, sono passati tre anni e non ce ne accorgiamo se non per quelle piccolezze. [00:25:28] Speaker C: Si, ci viene fatto capire dai figli. [00:25:30] Speaker A: Dai figli che crescono. [00:25:33] Speaker B: Spuntano. [00:25:34] Speaker C: E' verissimo, infatti anch'io ero rimasta basita la prima volta, ma i bambini hanno già tipo tre anni così, è vero. [00:25:42] Speaker A: Un'altra cosa interessante secondo me è un po' la questione della ricchezza e del modo in cui la ricchezza viene vissuta dai nativi e poi appunto dai colonizzatori. Già dal trailer si capisce dalla frase celebre del personaggio di Leonardo Di Caprio che dice a me i soldi piacciono tantissimo, cioè il modo in cui i colonizzatori vi vivono effettivamente i soldi che, tra parentesi, non sono neanche loro, ma che sono stati guadagnati attraverso il sangue e la violenza, che è ancora peggio, e il modo in cui invece questo nascente capitalismo, chiamiamolo così, sta quasi infettando in senso negativo i nativi. C'è per esempio un personaggio che è molto amico appunto dello zio, cioè del personaggio di De Niro, che per chi non ha visto il film non dirò chi è, anche perché non me lo ricordo, non mi ricordo il nome, però ad un certo punto vediamo che questo personaggio che fa parte della della tribù vive una sorta di depressione e secondo me è un po' l'eterna lotta tra i soldi, il danaro e lo spirito. Cioè gli Osage sono comunque molto molto molto incentrati più che sulla religione proprio sulla spiritualità, sulla natura, sul temporale, la pioggia, il sole, l'alba come momenti di interiorizzazione, tra virgolette, della vita e nel momento in cui viene intaccato da questo nascente capitalismo, diciamo, la vivono proprio male. [00:27:10] Speaker C: Vanno in crisi. Sì, è verissimo. [00:27:12] Speaker B: E questo è un tema di Scorsese, è il tema, forse uno dei più oscuri però, cioè un po' più impliciti, però il ruolo della preghiera, il ruolo della spiritualità, è profondamente scorsesiano. [00:27:27] Speaker C: Ma infatti ho sentito anche di alcuni che facevano un po' un paragone tra Killers of the Flower Moon e un film sempre degli ultimi anni come Silence che io non ho visto. Io non ho visto né The Irishman né Silence che sono proprio gli No, io sono scorsesiana del tempo passato e appunto io citavo Silence che appunto è nella watch list, nella mia watch list perché ancora non l'ho visto però sappiamo che la trama era appunto sempre legata ai monaci mi pare cristiani in Cina o comunque in Estremo Oriente e c'era una forte spiritualità quindi molti hanno visto dei parallelismi tra questi due film perché c'è una forte spiritualità anche in quest'ultimo film di Scorsese. È un tema che secondo me è meraviglioso. L'ultima cosa che mi è venuta in mente guardando questo film, facendo un riferimento ai grandi classici del cinema di Scorsese, quindi per forza i film sui gangsters o in generale sulla criminalità, Ecco, il tipo di male, il tipo di criminalità che noi vediamo in Killers of the Flower Moon è completamente svuotato di quel, possiamo chiamarlo, fascino o carisma che c'era, diciamo, nei film, che ne so, quei bravi ragazzi di Scorsese e così via. Non c'è più questo. I personaggi cattivi non sono carismatici o affascinanti. Non hai voglia di essere non empatizzi con loro. Poi tu prima hai citato Scarface ovviamente con Al Pacino di Brian De Palma, non è Scorsese ma comunque lo stile è quello. Il personaggio di Scarface ovviamente tu empatizzi con lui anche se è un criminale e c'è l'ascesa e e diciamo anche poi la caduta e in questo caso qui invece i personaggi cattivi sono appunto anche Di Caprio abbiamo detto rappresenta un male ottuso, stupido, un male che si fa puramente per avidità senza nemmeno rendersi conto che stai sterminando la famiglia, la comunità di tua moglie che comunque pretendi di amare. Insomma è questo tipo di male quello che ci rappresenta Scorsese questa volta. [00:29:42] Speaker A: Non c'è nessun personaggio, pensandoci, connotato positivamente. Cioè, effettivamente... Tra gli americani. [00:29:51] Speaker C: Sì, sì. Anche tra i nativi. [00:29:54] Speaker A: No, mi corrego. Più che dire che non ci sono personaggi positivi, non c'è effettivamente nessun personaggio che vorresti essere. [00:30:01] Speaker C: Con un carisma forte. [00:30:03] Speaker A: Una questione di carisma. Secondo me anche proprio per esempio Molly che è un personaggio estremamente positivo viene abusata talmente tanto che non vorresti mai essere al suo posto nonostante abbia una serie di qualità invidiabili. [00:30:17] Speaker C: Certo. [00:30:17] Speaker B: Sì, che poi sia totalmente un personaggio positivo non sono neanche d'accordo. Perché lei sapeva di mettersi un lupo nel greggio, non l'aveva mai dubitato. Questo vuole soldi però è anche bello. [00:30:29] Speaker C: E è forse innamorata di me. Lei si è innamorata probabilmente. [00:30:33] Speaker B: Non la giustifico più di tanto, ma vabbè. [00:30:35] Speaker A: Effettivamente anche nel film ti rendi un po' conto, cioè fa tutta una serie di frasi o comunque di battute riferite allo zio che ti fanno capire che lei non si fa ingannare dalla benevolenza ipocrita di De Niro. [00:30:49] Speaker C: Sì, però poi c'è l'amore. [00:30:53] Speaker B: Poi c'è l'amore, c'è questa attrazione forte ma anche poco giustificata, se vogliamo. Però tornando sul fascino, insomma, personaggi come quelli del padrino, quelli di Gutfellers, sono ammaglianti, sono carismatici e c'è un po' il dibattito sulla romanticizzazione della mafia. anche in serie italiane come Gomorra. E invece Scorsese, essendo assolutamente consapevole del mezzo cinematografico e del potere che ha, essendo veramente incazzato riguardo a questa storia, è una cosa che ci testimonia anche nel finale, che vuole raccontare proprio con la pancia. è attentissimo a non romanticizzare niente, anche perché se vogliamo la mafia ital-americana, la mafia italiana ha un suo sistema valoriale, qua l'unico valore che ha e guida. [00:31:51] Speaker C: Questa famiglia sono i soldi, l'avidità nei confronti dei soldi. [00:31:56] Speaker B: Questo, vabbè, Scorsese ha il suo massimo apice della consapevolezza del linguaggio cinematografico e dei valori che vuole veicolare. [00:32:05] Speaker A: Sì, diciamo che è il film in cui Scorsese, in un qualche modo, più di tutti ci mette la faccia. [00:32:12] Speaker B: E non abbiamo ancora parlato di una cosa, perché va bene Di Caprio, va bene De Niro, gli attori feticcio di Scorsese, però c'è stata un'interpretazione che non ci aspettavamo francamente, che ci ha catturato il cuore. Lily Gladstone nei panni di Molly. [00:32:27] Speaker C: Lily Gladstone è stata veramente grandiosa e l'abbiamo detto tante volte cioè nel senso ci siamo tornati più volte quando abbiamo fatto diciamo il primo dibattito post visione del film perché l'abbiamo visto tutti insieme appunto come avevamo già detto prima e lei ci ha diciamo ipnotizzato proprio il suo viso e il suo modo di dire tanto anche appunto nelle scene in cui la sua recitazione era semplicemente magari guardare dritto in camera e appunto i tanti suoi primi piani e però appunto da un punto di vista proprio cinematografico visivo lei è stata grandissima e forse appunto la vera rivelazione di questo film. [00:33:16] Speaker A: A livello di performance lei senza dubbio ha fatto un grandissimo lavoro proprio di espressività in quanto comunicazione non verbale e microespressioni. Suona troppo specifico però è per dire che per quanto abbia senza dubbio delle battute anche per tutta una serie di cose che le succedono durante il film, ha fatto un lavoro con proprio il corpo nell'esprimere sofferenza, agonia, gioia, spiritualità che è stato incredibile. Secondo me questo personaggio può essere definito solo in un modo, ovvero dignitoso. Lei è proprio un personaggio dignitoso dall'inizio alla fine, cosa che non ha in comune con nessun altro protagonista. [00:34:05] Speaker B: Lei ha una presenza scenica incredibile, ti aspetti che è un'attrice un po' più sconosciuta, tra l'altro ci sono chiaramente delle preferenze Se io penso un'attrice bella del cinema me la penso bianca di etnia caucasica. [00:34:24] Speaker A: Sì, purtroppo il cinema funziona ancora con dei canoni stereotipati che lei rompe totalmente. [00:34:29] Speaker C: Lei li rompe completamente. [00:34:31] Speaker B: Al fianco di DiCaprio, il bello per eccellenza, adesso vabbè c'è anche la sua età, diciamo che il personaggio non gli rende merito, uno si pensa che li mangi completamente in testa. [00:34:41] Speaker C: E invece... [00:34:41] Speaker B: Il contrario, è quasi DiCaprio che fa fatica a stare in scena con lei, lei pur non essendo avendo una bellezza spiccata. [00:34:49] Speaker C: Sì o diciamo per i canoni ancora diciamo oggettivi ma in realtà noi siamo rimasti ipnotizzati dalle sue espressioni, dal suo sguardo. [00:35:00] Speaker B: Ma volevo finire il discorso. [00:35:01] Speaker C: Ah scusami. [00:35:02] Speaker B: Aiutata ovviamente da quelli che sono i costumi, il trucco e la fotografia perché io ho in mente una sua immagine a un certo punto del film, è un processo con una costruzione delle linee incredibili, il suo volto risaltato sia da costumi che dalla luce, dal colore della sua pelle bellissimo è proprio un magnetismo che io vedo in pochi altri attrici. Mi viene da pensare a Tilda Swinton. Anche lei è una bellezza assolutamente non canonica, molto androgina. Ovviamente è un'eternità totalmente diversa, sono due visi totalmente diversi, però se penso a un'attrice che mi cattura così tanto lo sguardo, pur non essendo bella, canonicamente bella, Penso a Tilda Swinton e adesso anche a lei. Io direi che il nostro nuovo premio Oscar lo abbiamo con buona pace di Emma Stone per Poor Things. [00:35:57] Speaker A: Ad un certo punto c'è questa scena bellissima in cui Di Caprio mette la mano sul corpo di Molly appunto e lei gli dice guarda come la tua mano, il tuo colore risalta sul mio. E a livello invece di performance secondo noi è esattamente il contrario, ovvero è lei che risalta tantissimo in questo film e vogliamo assolutamente vederla almeno candidata agli Oscar. [00:36:19] Speaker C: Almeno, esatto. Sì, scontato. Come minimo. [00:36:23] Speaker B: Scontato come più mini a giugno. Ok, quindi come la chiudiamo sta puntata? Ne abbiamo altro da dire? Manteniamo sta cosa un po' cringe che è la chiusa? [00:36:36] Speaker A: Noi che decidiamo la chiusa è la chiusa. [00:36:38] Speaker B: Mi piace, mi piace. Questo era Killers of the Flower Moon, questa era l'undicesima puntata di Cinema Passengers, un programma di Your Podcast prodotto da Unigie Radio. [00:36:50] Speaker A: E noi siamo Diletta Culla, Beatrice Vigorita e Luca Mignacco. [00:36:54] Speaker B: Seguiteci su Instagram cinema underscore passengers, seguite Unigiradio e alla prossima. Sigla!

Other Episodes

Episode 9

October 16, 2023 00:25:10
Episode Cover

Ep. 09: Kafka a Teheran

il nono episodio di Cinema passengers è sul cinema Iraniano. Nello specifico, Beatrice e Luca parlano di "Kafka a Teheran", un film di  Ali...

Listen

Episode 18

January 23, 2024 00:41:15
Episode Cover

Ep. 18: Saltburn

Cinema Passengers ritorna alla grande dalla pausa invernale con un croccantissimo episodio su Saltburn, il discusso nuovo film di Emerald Fennel. Ascoltalo ora!

Listen

Episode 4

August 25, 2023 00:23:45
Episode Cover

Ep. 04: il Bobbio Film Festival

In questo episodio Luca ci racconta la sua esperienza come giurato al Bobbio Film Festival, il festival di Marco Bellocchio nella sua città natale.

Listen