Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Signore e signore, prendete... posto. Questo è Cinema Passengers? Se mi va!
Ok, ciak, di nuovo, ok. Signore e signori, prendete posto. Noi siamo Diletta Culla, Beatrice Vigorita e Luca Mignacco. E questo è Cinema Passengers.
[00:00:19] Speaker B: No, no, adesso sto giro non me lo metto.
Dunque!
[00:00:31] Speaker C: Eh!
[00:00:31] Speaker B: Eh! Iniziamo con un eh! Puntata numero 41. E' il nostro Paolo questa volta messo a processo.
Partenope. Ciao Dile, ciao Bea, che bello riavervi qua.
[00:00:58] Speaker A: Ciao a tutti. Lo dici sempre come se fossimo ospiti di questo podcast, in realtà in teoria è anche nostro.
[00:01:06] Speaker B: Io sono molto più maschio, è una cabina di registrazione patriarcale.
[00:01:15] Speaker A: Potete commentare che Luca ha rotto il cazzo con questo cazzo di riferimento al patriarcato costante, madonna.
Anzi, a proposito, possiamo iniziare la puntata dicendo che voi non mi giudicherete mai, io non mi giudicherò mai e questo sarà il nostro patto durante tutto il corso della puntata?
[00:01:33] Speaker C: Facciamo questo patto. Sì, sì, assolutamente. Ragazzi, quante cose ci sono da dire. Io veramente non so da che parte partire.
Però bisogna partire. Esatto, fatemi iniziare.
[00:01:47] Speaker B: Sorrentino, da quando ha vinto l'Oscar, è uno degli argomenti più caldi sempre. Prima, zero.
Perché è un regista molto divisivo.
O lo ami o lo odi. È difficile essere neutrali su Sorrentino.
che è tornato al cinema dopo tanti anni, perché non voglio considerare La Mano di Dio come un film uscito al cinema, dato che è stato pochissimo, è stato un evento promozionale di Netflix, non si sa bene quante persone siano andate al cinema perché Netflix è stronzo, non ce lo dice.
[00:02:20] Speaker A: Voi l'avete visto al cinema?
[00:02:22] Speaker B: Sì, l'ho visto al cinema, forse due volte al cinema.
[00:02:25] Speaker A: No, io so Netflix perché l'ho recuperato un paio di anni dopo quando è uscito, però...
[00:02:29] Speaker B: Ma c'era stato pochissimo, mi ricordo, perché appunto è così, Netflix è così.
[00:02:36] Speaker A: Sì, forse era tipo... Sì, è un po' come The Irishman, è un po' quel periodo dove Netflix faceva quei periodi strettissimi di un paio di giorni al cinema e poi finiva direttamente in piattaforma.
[00:02:44] Speaker B: Questo anche per la corsa all'Oscar, perché comunque, vabbè, in realtà è una cosa che riguarda solo l'America o forse addirittura Los Angeles, ovvero che un film per essere candidabile all'Oscar deve essere stato in sala a Los Angeles però per dare anche un po' di spinta al film in sé si manda ai festival, infatti è stata la mano di Dio era a Venezia, Partenope invece era andato a Cannes e si cerca di dare un po' di...
e si cerca di dare un po' di spinta in sala e anche racimunare qualche milione di euro, che non fa mai male, perché ricordiamo che, che ve ne piaccia o no, i film in sala incassano molto più che nelle piattaforme. Vaffanculo.
[00:03:27] Speaker C: E a proposito di questo, è vero, è un ritorno in sala di Sorrentino, ma un grande ritorno perché Partenope sta andando benissimo.
[00:03:35] Speaker B: Sì, è stato il migliore esordio di un film non comedy italiano dal pre-pandemia.
Adesso viaggia sui 4-5 milioni di euro, credo, il momento in cui registriamo. Quindi ottimi risultati, un'accoglienza meno calda all'estero. Di solito Sorrentino è un regista molto apprezzato, è uno dei registi italiani che hanno respiro internazionale, ovviamente per l'Oscar, ma anche per i film che ha fatto in terra straniera.
[00:04:05] Speaker A: Sì, tendenzialmente l'America è quella che è sempre più restia nei confronti di Sorrentino, forse per un cinismo tipico, diciamo, anche proprio della critica americana in generale. Invece in Francia tendenzialmente Sorrentino viene sempre apprezzato molto e secondo me a volte anche sopravvalutato dalla critica francese.
un po' perché probabilmente la critica francese è proprio di retaggio a quella un pochino più affezionata a Fellini o comunque a figure di cui un po' a cui si ispira, di cui fa rimando Sorrentino e quindi questa cosa è come se per la critica francese Sorrentino rappresentasse una sorta di tradizione italiana stupenda che è stata anche proprio fondamentale per la critica francese nel corso del Novecento e quindi Questo però ogni tanto purtroppo sfocia anche un po' nel, ma questo vale per tutti i registi e per tutta la critica, un po' stesso discorso che facevamo per Joker, dove si tende a appunto o sottovalutare completamente o sopravvalutare completamente. Io per esempio sono la prima che ritiene che Sorrentino sotto certi punti di vista e per certi film sia stato particolarmente sopravvalutato anche se ci tengo moltissimo a fare questa specifica perché molte volte quando dico questa cosa le persone si arrabbiano ma perché secondo me non capiscono proprio bene che cosa significa effettivamente la parola sopravvalutare nel senso cioè sopravvalutare non vuole dire solamente che una cosa banalmente è brutta e viene valutata come bella Tante volte può voler dire che una cosa è molto bella, ma viene invece valutato come stupenda, incredibile, meravigliosa.
[00:05:42] Speaker C: O capolavoro.
[00:05:43] Speaker A: Esatto, per me Sorrentino rientra in questa dinamica, cioè rientra proprio nel bravissimo autore, un po' meno, secondo me Sorrentino è molto più bravo dietro alla macchina da presa che non a livello di scrittura di soggetto, cioè dirige molto meglio rispetto a come scrive.
Però per me rientra proprio nell'ambito del bravissimo autore, bellissimi film, non da osannare dalla mattina alla sera.
[00:06:08] Speaker C: Sono completamente d'accordo.
[00:06:10] Speaker B: Quello che mi fa arrabbiare del dibattito su Sorrentino è che tanti Cioè in Italia c'è questa tendenza puramente sinistroide e lo dico dal peggiore dei sinistri. Ciao mamma, so che mi stai ascoltando e sai che non condividi le mie posizioni politiche.
Però c'è questa tendenza che, nello specifico del nostro argomento del cinema, che relega ogni velleità di cinema autoriale a film lenti, a film riflessivi, a film inquadrati.
cosa vera, diciamo che specialmente lo stile degli autori italiani negli ultimi anni è andato in quella direzione e si tende a demolire ogni tentativo di...
non so... adesso Sorrentino è ricco di barocchismi, è proprio ricco, c'è un'immagine ricca, una scrittura ricca, personaggi ricchi e tendenzialmente questo è un atteggiamento che nella media del panorama italiano tende a essere demonizzato. E a me fa incazzare quello, quando si parla di Sorrentino, del parlarne male perché sì, perché è uno che cerca di farla fuori dal vaso. Mettici anche, se vuoi, anche un pizzico di razzismo nei confronti. C'è il napoletano che fa film e chiaramente a tanti stona un po'...
Inutile l'atteggiamento partenopeo rispetto a una cultura settentrionale, è ricco di differenze, di modi di porsi eccetera, però nel senso siamo un paese estremamente vario e tutto fa parte del Calderone.
[00:07:54] Speaker A: Io invece, per esempio, sono d'accordo con te nel senso che io invece apprezzo il fatto che Sorrentino, da napoletano, parli della sua Napoli. Anzi, secondo me, i migliori film della filmografia di Sorrentino sono quelli dove lui parla di Napoli. Paradossalmente, quello che viene considerato il grande capolavoro di Sorrentino, cioè la grande bellezza, che non parla di Napoli, anche proprio a livello metaforico, cioè nel senso non solo che è ambientato a Napoli, ma che incorpora un pochino quella che è l'anima napoletana sua, paradossalmente sono quelli secondo me meno riusciti e dovremmo invece apprezzare il fatto che un regista, un autore, scelga di parlare di quello che conosce. Perché no?
[00:08:32] Speaker C: Io sono completamente d'accordo appunto su questa cosa. I film in cui c'è Napoli sono anche per me tra i più riusciti di Sorrentino.
Però è proprio vero che è un regista divisivo e che forse viene anche catalogato veramente con un bianco-nero troppo esagerato, nel senso che C'è chi lo elogia eccessivamente e io non mi sono mai sentita una sorrentiniana che qualsiasi cosa faceva Sorrentino era il capolavoro del cinema e in questo senso sono completamente d'accordo sul fatto che in certe cose sia veramente sopravvalutato e non vuol dire che fa cose brutte però a volte troppo.
un elogio esagerato e dall'altro però una critica anche troppo feroce che è quello che sta succedendo esattamente con Partenope che è un film veramente divisivo e da questo punto di vista è un film che anche unisce le caratteristiche di Sorrentino che lui stesso è un po' è vario e secondo me oltre a essere barocco cioè sicuramente l'estetizzazione c'è la bellezza cioè la solita rigia meravigliosa di Sorrentino, che anche quella può stufare, può risultare stucchevole, c'è quello però allo stesso tempo c'è tutta poi quella stravaganza, anche quell'elemento anche molto pop che in certi casi per alcuni potrebbe anche sfiorare il trash, cioè quella stravaganza dei personaggi di Sorrentino che già avevamo un po' incontrato in Estata alla Mano di Dio, che era più una dimensione autobiografica. Quindi alla fine in partenope ci sono tanti elementi contrastanti e credo che anche per questo sia molto più difficile approcciarlo e analizzarlo in un modo un pochino più approfondito rispetto al è un capolavoro oppure mi fa schifo. Io invece sto sentendo tanto questo e un po' diciamo mi dispiace o comunque mi lascia un pochino atterrita perché Cioè, ci sono tante cose da analizzare, come faremo oggi, anche dire mi è piaciuto, però ci sono quelle cose lì che veramente mi hanno un po' stufato di Sorrentino, cosa che io dirò, però allo stesso tempo, cioè, insomma, creare una critica un po' più di approfondimento su Sorrentino e su quello che vediamo, perché c'è tanta varietà, non è solamente il genio del cinema italiano oppure lo schifo che si ripete tutte le volte ogni film con la stessa estetica.
[00:10:57] Speaker B: Poi va anche considerato e analizzato il successo che ha avuto e il tipo di pubblico che ha incontrato di più Sorrentino.
Woi per dinamiche distributive molto intelligenti perché è stato promosso in un sacco di podcast.
Più che fare il giro dei cinema ha fatto il giro dei punti di incontro sul web come potrebbero essere i podcast e sono state organizzate proiezioni di mezzanotte. ma in generale la sua poetica, il suo modo di scrivere, il suo modo di raccontare i suoi dialoghi secondo me incontrano un po' quello che lo zeitgeist del gusto di una certa sfera.
[00:11:37] Speaker A: Mi.
[00:11:37] Speaker B: Dispiace ridurre tutto alla parola hipster perché è una cosa che ha anche un'accezione abbastanza negativa o comunque canzonatoria di un certo tipo di persone Però ho capito.
[00:11:48] Speaker A: Il senso in cui lo intendiamo. Voi che ci ascoltate capite l'accezione che gli sta dando Luca.
[00:11:55] Speaker B: Comunque incontra il gusto appunto di tanti giovani italiani che si pongono rispetto alla vita e al mondo dell'arte in una certa maniera.
I personaggi di Sorrentino sembrano quasi, non so, gente d'ambiente da...
No, adesso stanno in un discorso troppo complicato.
[00:12:21] Speaker A: Te lo semplifico io.
Io ho vissuto quattro anni a Bologna, non ho conosciuto un universitario del Dams, di lettere filosofia, di scienze politiche, che non osanni Sorrentino dalla mattina alla sera. Un po' per darvi il quadro, probabilmente, del target di cui stiamo parlando.
No, no, cioè non è una shade.
[00:12:43] Speaker B: A fronte a queste cose con un'accezione negativa, no?
E quindi, anche lì. Allora, facciamo brevemente la sinossi, ma in realtà la sinossi è presto fatta perché Partenope racconta la vita di questa donna semidivina che nasce in acqua, nasce nel mare, come la dea Partenope, credo.
[00:13:03] Speaker C: La sirena, Partenope.
[00:13:04] Speaker A: La sirena, vabbè.
[00:13:05] Speaker B: E' comunque un ambiente umido.
Donna che appunto è una semi divinità perché è di una bellezza disarmante in questo celeste della porta.
Dalla porta.
È assolutamente incredibile.
[00:13:24] Speaker C: Perfetta.
[00:13:27] Speaker B: L'ho già fatta fuori dal vaso nell'ultima puntata su The Substance. Quindi rimarrò invece più nelle mie in questa puntata.
Però wow, grande acquisto per il cinema italiano e devo dire che Sorrentino ha tanto gusto in termini di donne. Ci fermiamo qui.
[00:13:45] Speaker A: No vabbè è reale, nel senso al di là ok della battuta però effettivamente lui ha davvero tanto gusto da questo punto di vista. A volte lo trovo un pochino stucchevole e fastidioso perché mi piacerebbe vedere magari altri tipi di bellezza ma non tanto per un discorso politicamente corretto proprio in generale perché trovo che Sorrentino abbia proprio uno stile che c'è talmente tanto definito e che cura tanto bene i dettagli, che so che prendendo anche una bellezza meno canonica sarebbe stato in grado di renderla tanto potente quanto ha reso la bellezza canonica di C'è la Sorte della Povertà.
[00:14:19] Speaker B: Posso fare un parallelismo con la scorsa puntata? Perché si è parlato tanto di sguardo maschile.
Ovviamente in The Substance lo sguardo maschile è preso nella sua accezione più predatoria, più gretta possibile. Invece in Sorrentino Vedo proprio invece, perché è un film di un uomo e lui lo ammette che è un film di un uomo e lo sguardo che dà la donna è quello di un maschio.
Comunque con un certo tipo di appetito, non so come dire.
Però, ecco lì invece, lui filma le donne come gli uomini guardano le donne nella visione migliore possibile.
[00:15:00] Speaker C: Questo è un tema del film per me, cioè proprio questo è molto importante, nel senso che sicuramente c'è lo sguardo degli uomini su partenope.
Però una cosa che anche Sorrentino ha detto è che Partenopei assomiglia, c'è anche una parte di Sorrentino in questo personaggio femminile. Era forse la prima volta in cui la protagonista di un film, il personaggio principale di un film di Sorrentino era una donna.
E qualcuno, devo dire non troppe persone però, ho sentito anche qualcuno che ha tentato la strada del ma è lo sguardo sessualizzato, lei che è bella, che la guardano tutti gli uomini. Cioè questo è proprio buttare via un discorso che invece è molto più complesso, meno male che tu l'hai introdotto, perché In parte c'è lo sguardo degli uomini, soprattutto nella prima parte su Partenope, ma non è che per forza questo debba essere demonizzato, anzi è uno sguardo, cioè Partenope viene guardata come un'apparizione, come un'epifania. e questo anche rappresenta un po' l'idea, l'idealismo della gioventù. Quello che la stessa partenope rappresenta per sé e quindi a lei piace di piacere e questo in alcune scene, soprattutto nella parte di Capri, C'è questo trionfo della bellezza di questa giovane donna che è contenta di essere guardata. Questa è una cosa libera, è una cosa luminosa, è una cosa anche potente, quanto effimera. Questo è un po' il senso della gioventù di Partenope. Poi il film si evolve, c'è tutto il resto. Ma nella prima parte c'è tanto questo e a me questo sguardo, che però a partire dopo il piacere che tutti la guardino, c'è questo tema della seduzione che è molto sottile, è una cosa molto bella e non va assolutamente confusa con sessualizzazione o cose terra-terra che non ci sono in questo film.
[00:16:53] Speaker A: Sono d'accordissimo con te, anzi ci tengo ad aggiungere due cosine al volo. Innanzitutto il fatto che appunto tendenzialmente questo tipo di critiche fanno riferimento a quei film che effettivamente esistono, dove effettivamente uno sguardo maschile guarda appunto la protagonista femminile, principalmente come un oggetto sessuale, come la classica donna eterea che è bellissima, che tutti adorano, di cui tutti sono affascinati, ma tendenzialmente quel tipo di personaggio femminile è sempre passivo. cioè è sempre la classica ragazza della porta accanto che non sa di essere bella, che no, ma perché io... invece no, invece Parthenope sa di essere bellissima, adora essere bellissima e soprattutto è consapevole del tipo di privilegio che ha in quanto donna bellissima ed è questo che secondo me la rende, cioè che butta giù e contro, cioè confuta completamente qualsiasi tipo di critica di questo tipo. E ci tengo a precisare una piccola cosa ovvero che dovremmo un attimo cercare di uscire da quest'ottica che è sempre molto basata sulla critica più che sulla risoluzione, tra virgolette, del fatto che i personaggi femminili rappresentati in questo senso non vanno più bene e quindi dovrebbero essere eliminati. In realtà la cosa importante è semplicemente offrire delle alternative. Cioè uno stereotipo non è sbagliato in quanto tale perché è comunque il risultato di tutta una serie di retaggi culturali che per forza di cose portano a una visione di un certo tipo della donna da parte dell'uomo. La cosa importante in una società moderna ed evoluta è quello di offrire delle rappresentazioni femminili alternative che non devono sostituire completamente la visione stereotipata ma semplicemente che devono dire agli spettatori e alle spettatrici che una donna può essere questo, quest'altro e anche st'altro ancora.
Ed è molto interessante che Parthenope e The Substance siano usciti così tanto vicini perché è come se questa uscita contemporanea fosse in qualche modo profetica di quello che ho appena detto, nel senso che sono due figure femminili, una raccontata da una donna, una raccontata da un uomo, che sono completamente l'opposto ma che coesistono e che è giusto che coesistano e che non si devono annullare a vicenda perché una è più sovversiva ed emancipata dell'altra. Sono entrambe emancipate, hanno entrambe il diritto di esistere, semplicemente sta anche alla persona che guarda Cioè, come dicevamo prima, non lasciare che Sorrentino ti imbocchi con qualsiasi cosa, con qualsiasi sua opinione o punto di vista, come The Substance non ti deve imboccare con qualsiasi opinione o qualsiasi punto di vista.
[00:19:33] Speaker B: E poi smettiamola di demonizzare il desiderio in sé.
[00:19:36] Speaker C: Assolutamente, assolutamente.
[00:19:39] Speaker B: Fa parte della nostra vita, è una cosa bellissima, tra l'altro stiamo vivendo in un'epoca pazzesca perché bombardati da social, pornografie eccetera, viviamo anche in un'epoca in cui il consumo di Viagra, Chalice, tutti i booster della performance tra i ventenni e i trentenni sta vivendo, sta vivendo, cioè doping, testosterone, Siamo vivendo in un'epoca talmente malata dal punto di vista anche della sessualizzazione e della sessualità che demonizzare, a prescindere a priori il desiderio e non invece riflettere tramite esso, è la cosa più sbagliata del mondo.
Certo, veniamo da un periodo assurdo anche legato al mondo dello spettacolo, lo tsunami western, il metoo, tutte le reazioni, sostanzialmente tutti dei terremoti che hanno fatto bene e hanno fatto anche magari sono andate oltre, quindi hanno fatto male.
Adesso abbiamo gli strumenti per normalizzare tutto e cercare di crescere un po' come società.
[00:20:44] Speaker C: Esatto, io sono completamente d'accordo con... No, ma oggi siamo direi tutti piuttosto in sintonia su Partenope.
Sono molto d'accordo su questa cosa, cioè bisogna essere liberi di amare anche questo desiderio e purtroppo viviamo in un periodo che a parer mio è completamente privo di sensualità.
privo di quella lentezza della seduzione, cosa che invece in partenope io ho sentito tantissimo perché a parer mio non si parla mai veramente di sesso ma si parla continuamente di desiderio e seduzione, che è anche quello che vuole cercare partenope nella sua vita.
e poi lo vedremo dopo, analizzando meglio tutto anche il resto del film, però questa cosa mi ha colpito molto e mi è piaciuta. Ed è una cosa un po' nostalgica, un po' retro, un po' romantica, che lo stesso Sorrentino, essendo comunque un uomo che ormai appunto ha i suoi 50 anni e passa, anche in qualche intervista ha ribadito, cioè lui pensa che Comunque oggi sente che i giovani vivono il sesso in un modo molto freddo, molto di consumo e lui si sente lontano da questa cosa. Non è uno che vuole criticare i giovani o la gioventù, anzi si sente attratto dai giovani proprio adesso che ha una certa età, una cosa che ha detto più volte.
Però questo ritornare alla sensualità e il personaggio di Partenope è questo per tutto il tempo del film, secondo me è stupendo ed è una delle cose che ho amato di più di questo film.
[00:22:15] Speaker B: Partenope oltre a essere una dea in termini di bellezza è anche una sorta di dea nell'ambito, una dea di intelligenza e di capacità di leggere il mondo.
Studia antropologia e incontra questo professore interpretato da Silvio Orlando una figura molto molto bella che io ho amato molto vorrei essere abbracciato da Silvio Armani.
[00:22:42] Speaker A: Professore Marotta.
[00:22:43] Speaker B: Marotta.
[00:22:44] Speaker C: Bellissimo.
[00:22:45] Speaker A: Devoto Marotta si chiama.
[00:22:47] Speaker B: E appunto poi aggiungo è inutile anche cercare in parteno per un modello femminile perché è un modello totalmente irrealistico perché se qualsiasi ragazza fosse anche un quarto bella, un quarto intelligente come Partenope, cioè appunto assume quasi una accezione divina, specialmente all'inizio del film, e quindi rifugiamo anche il fatto che Sorrentino non sa raccontare le donne, non sta raccontando una donna, sta raccontando una divinità, sta raccontando la bellezza in sé.
[00:23:17] Speaker C: Io su questo non sono tanto d'accordo, però...
Ok, vado adesso. Allora, secondo me... Fight! Cioè, allora, sicuramente in una prima parte, soprattutto quando si parla della gioventù di Partenope, c'è divinizzazione.
Lei è un'epifania, lei è un'apparizione e è un'idea, soprattutto. Però è anche quello che è l'idea della gioventù, cioè Per noi la gioventù è anche un po' quello, almeno per me è stato quel mito anche, no? Di un'immagine, di una bellezza, di un amore così idealizzati, no? E questo è partendo per nella prima parte del film. Poi, secondo me invece, è una donna alla fine abbastanza normale e...
Questo secondo me è un po' una cosa che è sfuggita a tanti. Poi tu invece magari hai visto sempre questa figura più divina, più forse anche, cioè non lo so, io alla fine l'ho sentita molto vicina, non perché mi sento simile a Partenope, ma l'ho sentita alla fine come una donna che poi a un certo punto si scontra con la vita come tutti, si fa cambiare anche dalla vita e dai problemi della vita.
E alla fine, cioè, è la storia di una donna. Io non ho visto per tutto il film questa divinizazione. Non so, tu dille cosa ne pensi.
[00:24:34] Speaker B: Diciamo che secondo me poi nel finale poi scende sulla terra sì non so come dire esatto però la figura in sé di partenope non è una figura umana non so come dire non ha senso rapportarsi al modello di partenope allora.
[00:24:48] Speaker A: Nell'Accezione in cui lo intendi tu verissimo cioè sono d'accordissimo cioè ho capito quello che vuoi dire nel senso È un po' come dire, è inutile che cerchi, cioè è inutile che ti appendi la foto di su, di The Substance in camera mentre fai palestra perché stai raggiungendo qualcosa che non esiste, cioè ho capito che la intendi in quella situazione. Non prendere effettivamente Parthenon per come una qualche rappresentazione di una persona reale perché di fatto non è così, cioè nessuno è così bello, intelligente, saggio soprattutto perché poi è più saggia che intelligente sotto certi punti di vista. però io sono anche d'accordo con... cioè anch'io ho notato questa umanizzazione di partenopee mano a mano che il film va avanti.
Infatti, secondo me, in realtà è proprio un'opinione personale, perché potete tranquillamente non essere d'accordo, io ho notato, guardando i film di Sorrentino, parlo soprattutto di... ok, cioè, Isoliamo è stata la mano di Dio e partendo principalmente perché trattano Napoli, secondo me sono i film suoi più riusciti, eccetera, però ho notato che lui è molto più bravo, cioè Sorrentino è molto più bravo nei secondi atti piuttosto che nei primi.
cioè almeno a me arriva molto di più e lo trovo molto più potente nel rappresentare la disillusione e la fatalità della vita, della gioventù e di Napoli poi, piuttosto che la spensieratezza e l'illusione giovanile. Cioè trovo che sia molto più bravo forse anche per l'età che ha e perché è comunque un uomo adulto che racconta una gioventù che non vive più, quindi è anche normale che sia più in corde, tra virgolette, nel rappresentare la disillusione di cui lui è proprio al centro, piuttosto che la gioventù in sé.
E infatti poi è anche il motivo per cui tutti i difetti, cioè quelli che io reputo difetti di Sorrentino, smettono di essere tali sempre nella seconda parte dei suoi film.
Cioè, una cosa tipica di Sorrentino sono queste immagini super estetiche, un po' oniriche, questi sguardi intensi, questi sandri. Ma perché il futuro va al di là di noi? È più grande di Medici? Esatto. Cioè, tutte queste frasi d'effetto che sono molto belle, però nella prima parte del film, dove semplicemente magari i personaggi stanno facendo cose, sono ricchi, belli, privilegiati, se la vivono bene, cioè non mi comunicano niente, mi sembrano solo aforismi buttati lì. Invece poi solitamente, partendo per come è stata la mano di Dio, succede sempre qualcosa a metafilm, più o meno drammatico, che poi fa sì che tutte le frasi d'effetto, le immagini oniriche che lui ripropone nella seconda parte, lì sì si caricano, lì sì diventano potenti, perché secondo me i personaggi hanno una giustificazione, c'è un pretesto per dire queste frasi fataliste.
Infatti i primi 20 minuti di partenope io ero irritata proprio perché ero lì che dicevo no ti prego, cioè dimmi che non è tutto così, cioè dimmi che due giovani non possono avere una conversazione normale che non sia sospirata.
[00:27:58] Speaker B: Sembrano che combattano in punta di fioretto.
[00:28:01] Speaker A: Ma vivitel'amo, cioè c'è una villona su un'alba.
[00:28:04] Speaker C: Lo so io però li ho adorati i primi 20 minuti.
Ma ne dobbiamo parlare perché è molto divisivo.
[00:28:10] Speaker A: È proprio una questione di poetica di Sorrentino che secondo me lui ogni tanto, non è che caga fuori dal vaso, però magari sforza un pochino troppo.
Lui ha una visione della vita, secondo me, molto poetica, della realtà molto poetica, e però ci sono delle volte in cui si lascia talmente tanto prendere da questa emotività che carica troppo.
E il problema è che secondo me ogni tanto Sorrentino ha un cortocircuito, nel senso cerco di renderti ogni scena in un'immagine potentissima, però poi dopo un po' se tutte le scene sono potenti, automaticamente quasi non lo diventa più nessuna.
e quindi si crea un po' questo cortocircuito strano che io ritrovo spesso in Sorento.
[00:28:58] Speaker B: Allora io ieri ho visto, anzi ho proiettato al cinema, c'era una volta in America, e ho trovato nel dialogo finale tra Max e Noodles appunto che nonostante sia un film gangster mantiene comunque una caricatura western tipicamente leoniana che secondo me rappresenta una grossa influenza nel modo in cui Sorrentino scrive i propri dialoghi. Ho trovato questa connessione tra Leone e Sorrentino nel modo appunto in cui i personaggi caricano appunto ogni frase è un aforismo, ogni frase è una stoccata, davvero i dialoghi sembrano combattimenti in punta di fioretto che può piacere o non piacere legittimamente rimane nello stile di Sorrentino secondo me con questa influenza di Leone.
[00:29:45] Speaker C: Interessante, questa cosa non ci avevo proprio mai pensato. Ma perché hai visto ieri, quindi si riflette.
[00:29:51] Speaker B: Ieri ho avuto queste epifanie che poi magari è una scorreggia cerebrale No, no.
[00:29:56] Speaker C: Ma è bello che ognuno butti dentro riflessioni, perché il partenope comunque ti sviluppa tante cose, stimola tanto, secondo me.
[00:30:03] Speaker B: Cose di come, vabbè, è inutile definire il derivativo da Fellini, perché anche lì troviamo tutto questo.
[00:30:09] Speaker A: E qui, e ti piace vincere facile, però effettivamente penso che sia proprio una di quelle cose che dipende interamente dal gusto, nel senso dipende anche proprio dalla sensibilità, cioè io mi rendo conto che certe scene le trovo proprio stucchevole e melense, ma proprio, cioè, mi rendo conto che Semplicemente perché è un tipo di film che ha delle caratteristiche magari tipicamente italiane, eccetera, nel senso positivo del termine, che per il tipo di genere che piace a me lo trovo un po' pesantino, stucchevole. Per esempio io ho sentito tante persone che hanno criticato, che hanno stroncato proprio Partenope, dicendo proprio che lo hanno stroncato per questi motivi. proprio per il fatto che è una confezione bellissima vuota eccetera. Paradossalmente Parthenope è il film tra tutti quelli di Sorrentino che ha di più a livello quantitativo le caratteristiche che ho citato prima che non mi fanno impazzire e che mi stuccano però su Parthenope mi sono piaciute perché le ho trovate centrate proprio perché tutta la tutto il film è come un viaggio epico e quasi mitologico e quindi questa aura mitologica che si percepisce mi predispone positivamente a sentire frasi fatte, a sentire tempi sospesi e secondo me è qua che funziona.
[00:31:27] Speaker C: Tanto bene Anche per me funziona per questo motivo, ma c'è proprio l'idea era quella del viaggio epico, del viaggio che però appunto è un viaggio da fermi, cioè il viaggio della vita. Perché alla fine Partenope è un film su cui si possono dire mille cose, Però sicuramente è un film complesso da assimilare, ma secondo me molto semplice nell'intento, cioè di quello che vuole raccontare. Perché alla fine per me, cioè il tema sì c'è ovviamente la mitologia, ma il tema è quello della vita.
del tempo che passa, poi c'è il tema della solitudine che è molto forte e di cui invece pochi parlano perché alla fine attaccano Partenope proprio la figura, il personaggio di Partenope, ma nessuno parla di quanto è sola poi questa ragazza e questa donna. Comunque c'è il tema della solitudine e poi il tempo che passa, quindi sono dei temi molto classici, molto malinconici.
che personalmente ho sempre amato tanto, quindi anche per questo partenope mi ha fatto un effetto molto positivo e l'ho amato tanto, mi sono commossa, mi ha emozionato.
Però sì, appunto, ci sono temi semplici e tanto però da assimilare, tanto da approfondire, anche delle cose che poi non mi sono piaciute perché Questo essere barocco di Sorrentino anche a me ha sempre un po' stufato, cioè ha sempre fatto sì che mi piacesse ma non mi facesse mai impazzire come regista.
Questa volta per me ha vinto l'emozione generale e quindi per me Partenope è stato un film meraviglioso.
[00:33:03] Speaker B: Poi è proprio tipico dello stile di Sorrentino, fatto salvo per alcune eccezioni che sono veramente eccezioni, pecore nere, cioè che si distinguono nella filmografia come le conseguenze dell'amore, è fatta eccezione per un film come quello.
Sorrentino tende appunto nel costruire su questo humus tematico, come possono essere tutti questi temi che hai appena elencato, ci aggiungo che tiene ancora insieme la collante la bellezza in sé, è un altro tema, Da lì poi costruisce in maniera quasi a episodi, in maniera molto disunita, e questa cosa mi fa molto ridere perché non ti disunire è proprio il mantra che ci ripetiamo tutti da quando è uscita la mano di Dio, in maniera molto disunita e molto frammentata, costruisce a episodi, costruisce a blocchi narrativi Poi le sue riflessioni.
In questo film funziona secondo me particolarmente bene, magari ai più altre volte è risultato non piacevole da vedere.
E infatti questo è un film ricco di episodi, blocchi in cui si incontra un personaggio cardine nel film Nella vita di Ippartenope, come può essere Greta Kuhl, come può essere il Vescovo, tutta la riflessione sul miracolo di San Gennaro, sul Sacro e il Pagano, in una scena secondo me bellissima, è lì veramente, avevo le lacrime agli occhi da quanto fosse bella quello che stavo vedendo sullo schermo, il dialogo con Flora Malva, Questa cosa.
[00:34:34] Speaker A: Che hai detto delle tappe di Parthenope, io l'ho trovata molto interessante anche proprio per l'importanza che si dà all'antropologia, perché nel senso non è un caso che Parthenope poteva studiare qualsiasi altra cosa, invece appunto sceglie di studiare l'antropologia.
Questa cosa qua mi è piaciuta un sacco.
Perché, come dicevi tu, Partenope è un po' come se tutto il film ripercorresse appunto Partenope e quindi vari capitoli, cioè il film è un po' diviso in capitoletti, no? Come se l'era appunto in questo pellegrinaggio nella città di Napoli, prima entra in una sfera, poi entra in un'altra. E io ho trovato proprio interessante, ma perché proprio lo è, certe dinamiche che si legano molto bene all'antropologia. Per esempio, lei entra in contatto inizialmente con la prima sfera, che è quella della famiglia.
Dopodiché, se vogliamo, entra in contatto con il potere sotto tantissimi punti di vista. Per esempio, quell'uomo in elicottero che vi ricordate nel film, che io ho associato molto al mondo della politica perché il bodyguard, tra virgolette, lo chiama lui, lui vuole vederti, che è esattamente come in loro tutti chiamano Berlusconi, nessuno lo chiama mai Silvio, nessuno lo chiama mai Berlusconi, lo chiamano tutti lui e quindi ho visto molto questa associazione e quindi ho collegato quella figura al mondo della politica.
Dopodiché entra in contatto con la mafia e quindi con il potere inteso come criminalità. Poi entra in contatto con la Chiesa, quindi con il potere inteso come religione e mito.
E tutti questi aspetti sono i classici aspetti che vengono studiati nell'antropologia culturale.
Il mito, la politica, quindi l'organizzazione sociale e politica di una società, la famiglia, le leggende, i racconti, il sapere, rappresentato per esempio dall'università, Quindi davvero questo legame con l'antropologia e con gli studi tipici dell'antropologia per me è stato veramente vincente e mi ha pagato moltissimo da spettatrice, da persona che ha dato solamente un esame di antropologia culturale nella vita ma che le ha cambiato la vita, al punto che avevo dubitato e ho detto quasi quasi vado a fare antropologia.
E poi è anche interessante come i portavoce di queste sfere, ok, antropologiche, si ritrovano sempre a dare una risposta alla grande domanda del a cosa sta pensando Partenope.
Ed è molto bello il modo in cui ognuno di loro risponde, perché per esempio Raimondo risponde che Paternope sta sempre pensando a trovare la risposta giusta.
Ed è in realtà una cosa estremamente didascalica, un po' come tendenzialmente è il modo in cui ti definisce la famiglia. Non in senso negativo, ma perché la famiglia ti conosce tanto e quindi, cioè, non puoi scappare. Quello sei nel modo più didascalico possibile.
Lei, quando lei invece si interfaccia con il politico, lui la sminuisce. Quindi le dico secondo me tu non stai pensando a niente perché sei stupida. Classico atteggiamento svalutativo tipico del mondo della politica.
E ancora più bello è quando invece lei si interfaccia con il prete, con il vescovo e lui è l'unico che non le chiede, parterno, per cosa stai pensando. È lei che vuole che lui si chieda cosa sta pensando.
Tant'è che gli dice vuole sapere cosa sto pensando e lui, da rappresentante di Dio, diciamo, profetico, le dice io lo so già.
[00:38:03] Speaker C: Esatto.
[00:38:04] Speaker A: E questo mi è piaciuto veramente tantissimo e quindi partendo da che cazzo stai pensando.
[00:38:13] Speaker C: E infatti alla fine se lo chiede anche lei e tutta questa riflessione sull'antropologia è bellissima. Anch'io avevo fatto solo un esame di antropologia culturale ed è veramente un tipo di studio che ti cambia la vita, un esame che ti cambia la vita quindi Insomma bellissimo questo discurso su gli incontri antropologici di Partenope che sono appunto incontri allegorici che rappresentano anche proprio tutte queste anime di Napoli e lei si mescola con la città, attraversa la città e tutti questi incontri sono appunto molto simbolici perché alla fine Partenope è anche proprio un film fatto di seduzioni e di simboli. È un film che può risultare anche tanto respingente, è un film divisivo e proprio per questo secondo me è ancora più intrigante.
Io alla fine ridurrei tutto con il dominio dell'emozione. Nel senso che secondo me per Tenope come personaggio devi amarla un po' dal primo momento, dalla sua prima apparizione, così come devi volere bene a questo film e a questa storia un po' da subito, è come una sorta di click emotivo.
In questo modo tutto quello che succede, cioè non lo so, proprio tu a pelle devi sentire con questo film e deve lasciarti un brivido. Anche tutte le frasi fatte di questa sceneggiatura che sono anche spesso criticate, perché io sto sentendo tante critiche proprio riguardo alla sceneggiatura del film, nel complesso. Ecco, tutto questo in realtà, se c'è un'emozione di fondo che è molto soggettiva e molto personale, tutto questo ci può lasciare qualcosa. Perché a me le frasi enigmatiche, sì, anche che sembrano aforismi, insomma, tutte queste frasi di Partenope in realtà mi hanno lasciato qualcosa.
Questo è un po' il discorso finale riguardo a Partenope, secondo me.
Cioè, se invece non c'è stata questa emozione, non c'è stata questa connessione con il film, sì, può risultare semplicemente un film alla Sorrentino, in senso anche un po' dispregiativo, quindi molto bello, con un'estetizzazione che per molti è un'estetizzazione del vuoto, ma io su questo veramente non so che cosa dire, perché per me Partenope è tutto fuorché vuoto. è tutto il contrario, però alla fine secondo me Partenope si può proprio riassumere con una battuta che appunto c'è nel film che insomma è questa tu sei un miracolo viene detto a Partenope e lei dice o forse sono una truffa e questo è Partenope per gli spettatori Per me è stato un miracolo, perché mi ha emozionato anche se ci sono delle cose a livello oggettivo, a livello visivo, che ho trovato esagerato, che magari non mi hanno fatto impazzire. Non è che ho amato tutto, per me non è un film perfetto, però per me è stato un miracolo. Per alcuni è stata solo una truffa.
[00:41:13] Speaker B: L'indagine sulla bellezza di Sorrentino si conclude nel finale, non farò spoiler, con il destino di Partenope e l'apparizione di due figure, una legata al personaggio di Silvio Orlando, che ha visto il film Non Può Non Sapere, e l'altra è la città di Napoli in festa per lo scudetto.
Lì anche mi hanno aiutato nel capirlo gli interventi che ha fatto poi Sorrentino fuori dal film, nelle varie interviste che ha fatto, nell'esaltazione della bellezza imperfetta. Infatti Napoli è bellissima nelle sue idiosincrasie, è bello vedere i napoletani festeggiare questo scudetto che ha del mistico, rapportandoli poi al monologo distruttivo di Greta Kuhl, vedere appunto in queste idiosincrasie comunque una bellezza vissuta, vissuta nel comune.
E' bello vedere in quella figura totalmente surreale felignana che incontriamo, una bruttezza così magica, mistica, affascinante e dolce.
In queste imperfezioni della bellezza vediamo appunto la fine dell'indagine di Sorrentino perché partenope, se volete questo è un piccolo spoiler, diventa una bellezza non vissuta, diventa una bellezza che poi si chiude in se stessa.
[00:42:47] Speaker A: E non si cede mai, proprio emotivamente, intellettualmente.
[00:42:51] Speaker B: Appunto diventa una bellezza invissuta, è il quadro più bello del mondo, se non lo vede nessuno possiamo dire che è il quadro più bello del mondo.
[00:42:59] Speaker A: Molto vero quello che dici e secondo me tutto il discorso che hai fatto viene anche accentuato da un altro tema che io vedo che non si è scagazzato nessuno di questo film, che è il tema della maternità che torna costantemente. Naturalmente il film inizia con un parto in cui nasce Parthenope, Ma poi in realtà Parthenope, senza fare spoiler, si porta avanti comunque un po' questo discorso della maternità, entra comunque in contatto con delle situazioni che le fanno appunto che la portano a chiedersi se o meno vuole effettivamente diventare madre, quindi avere la maternità nella sua vita, ma anche vari personaggi che lei incontra, personaggi femminili, ma non solo, ripetono spesso una frase che è la maternità mi perseguita. È una cosa che dice il personaggio di Isabella Ferrari, è una cosa che dice anche ad un certo punto il vescovo, il prete con cui lei entra in contatto, che dal nulla, senza che lei abbia raccontato assolutamente niente della sua vita e delle sue esperienze passate, lui gli dice è la maternità, è la maternità che ti perseguita.
Ed è ancora più interessante il fatto che poi alla fine effettivamente Partenope non diciamo avrà una parola e questa cosa qui appunto accentua quello che tu dici perché se Partenope rappresenta sì una divinità intesa come gioventù bellezza eccetera ma lei rappresenta proprio nel modo più didascalico possibile Napoli e Napoli nelle sue contraddizioni cioè non può procreare, non può riprodursi, perché non ci potrà mai essere un'altra Napoli, cioè non ci potrà mai essere qualcos'altro.
Grazie a Dio!
[00:44:49] Speaker C: È unica, è unica.
[00:44:51] Speaker A: Esatto, è unica nel suo genere e quindi al di là degli scherzi nel bene e nel male un'altra Napoli non ci sarà tanto potente. Io ho trovato la scena che senza spoiler ma chi ha visto il film capirà la scena del capitolo mafia tra virgolette della vita di partenope in cui lei è in un locale che assiste a una determinata cosa E quella scena è veramente potente, cioè lo sguardo che lei e quest'altra donna coinvolte in una determinata cosa si scambiano è davvero uno sguardo che parla di solitudine, che racconta della maternità e che racconta anche banalmente del privilegio, cioè io ho visto molto questo sguardo come se la donna due, tra virgolette, guardasse Parthenope e allo stesso tempo vedesse una versione di sé che sarebbe potuta essere se fosse nata in un altro contesto, se fosse nata in un'altra situazione sociale, magari sempre di Napoli però non nelle... mi viene da dire borgate, ma non ci sono le borgate a Napoli, però insomma nei vicoli genovesi.
[00:45:57] Speaker B: Perché forse voi non sapete che i vicoli che si vedono sono i vicoli di Genova.
[00:46:01] Speaker A: Ah, davvero?
[00:46:01] Speaker B: Non sono quelli di Napoli, sono molto simili.
[00:46:03] Speaker C: Quella parte lì l'ha ambientata a Genova.
[00:46:06] Speaker B: Cioè, sì, ovviamente è sempre ambientata a.
[00:46:08] Speaker C: Napoli, però... Sì, no, no, l'ha girata, volevo dire.
[00:46:11] Speaker A: Bello, bello, non lo sapevo.
[00:46:12] Speaker C: Molto questo fan fact ci piace, ci inorgoglisce.
[00:46:16] Speaker A: Quindi sì, per chiudere il discorso, secondo me Parthenope è vita, morte, tanto che ritorna sempre questa cosa del soffio, questa cosa di lei che è l'infa vitale per qualcuno, morte per qualcun altro, e in quanto tale, avendo la vita e la morte dentro di sé, Si annullano a vicenda. Lei è destinata ad essere sola e ad essere lei, come poi la mitologia ci insegna parlando di qualsiasi divinità. Alla fine sei un dio, sei una dea, hai il potere più assurdo del mondo.
ma sei sempre solo nel tuo privilegio, nella tua vita.
[00:46:58] Speaker C: Nella tua dimensione. Legato a questo è veramente centrato appunto il tema della mitologia e su questo sono completamente d'accordo per riattaccarmi un po' al discorso della divinizazione.
che per me è la storia di una donna che appunto si umanizza sempre di più nel corso della storia, però comunque questa sua solitudine, questa sua unicità e questo anche essere l'unica per se stessa, l'unica possibilità essere sola, questo è molto simbolico perché ripeto secondo me è un film che va anche tanto letto tra cose reali con cui tu puoi empatizzare molto della vita, però anche tanta simbologia, tanta allegoria, e poi un altro tratto di partenope, poi magari chiudiamo, che io ho amato tantissimo è quello della curiosità che vediamo sin dall'inizio perché anche questo può avere qualcosa di divino qualcosa di appunto legato alla sua saggezza che è anche curiosità e per me Partenope non è tanto la gioia di vivere ma è proprio la curiosità di muoversi nella vita e di viaggiare incontrando le anime di Napoli e semplicemente viaggiare in mezzo ai suoi anni, no?
E lei vive accanto al dolore perché comunque c'è sempre il lutto come c'era in Estata la mano di Dio c'è anche in questo film perché è un tema di Sorrentino quindi alla fine c'è c'è anche proprio questo c'è la morte c'è il dolore forse c'è la non accettazione di questo dolore c'è una convivenza costante con il dolore però quello che secondo me salva Partenope è la curiosità che la spinge a vivere e a non lasciarsi andare e questo poi è estremamente affascinante perché sì c'è la solitudine ma c'è anche questa curiosità che la porta a scoprire il mondo e a vivere comunque.
[00:48:57] Speaker A: Sì, che poi è anche chiaro, secondo me, come Sorrentino sia il primo a non aver ancora trovato una conclusione al suo viaggio, o comunque non tanto al suo viaggio, perché è comunque un uomo giovane, nel senso che mia madre, cioè penso che se a classe di mia madre mi uccidesse e dico che Sorrentino è vecchio.
Oddio, quanti anni ha Sorrentino? Vabbè, irrelevante comunque.
Però per esempio mi ha fatto molto pensare una frase che viene detta nel film che è alla fine della vita resterà solamente l'ironia. Bellissimo.
E fa ancora più pensare se ci si ricorda effettivamente che nessun film di Sorrentino per quanto abbia sempre di rispetti molto ironici finisce di fatto con l'ironia.
cioè la maggior parte delle conclusioni dei finali dei film di Sorrentino sono sempre molto intensi, anche tragici a volte, cioè l'equivalente di un sospiro quasi mai un sospiro liberatorio, quasi sempre un sospiro faticoso e quindi ci ho visto molta autoanalisi da questo punto di vista, così come anche autopresa in giro, perché nel film viene ripetuto costantemente, viene accusata costantemente, partendo di parlare sempre per frasi fatte, che è una cosa di cui Sorrentino viene accusato di continuo.
Quindi ci ho visto molto questo mettersi in gioco, neanche tanto come una risposta sessi, sfacciata, come per dire beccatevi un film di frasi fatte, proprio come una sorta di autoanalisi che fa Sorrentino attraverso questo film e che io ritrovo quasi solo nei film che parlano di Napoli.
perché nella grande bellezza, a me dispiace, però no.
[00:50:39] Speaker C: Assolutamente. E questo però è molto intelligente, cioè questa autoironia...
No, intelligente è la tua riflessione... Ah, non io!
[00:50:47] Speaker A: Scusate!
[00:50:48] Speaker B: Senta il piedistallo di Letta, per favore!
[00:50:50] Speaker A: Scusate!
[00:50:51] Speaker C: Scusate! Scusate!
[00:50:51] Speaker B: Scusate!
[00:50:52] Speaker A: Scusate!
[00:50:52] Speaker C: Scusate!
[00:50:52] Speaker A: Scusate!
[00:50:53] Speaker C: Scusate!
[00:50:53] Speaker A: Scusate! Scusate! Scusate!
[00:50:54] Speaker C: Scusate! Scusate!
[00:50:55] Speaker B: Scusate!
[00:50:55] Speaker C: Scusate! Scusate! Scusate! Scusate!
[00:51:00] Speaker A: Gli do il permesso di essere intelligente anche a lui.
[00:51:03] Speaker C: Ok, Sedile ha detto che Sorrentino è intelligente, ci siamo.
[00:51:07] Speaker A: Ciao Paolo.
[00:51:08] Speaker C: Salutiamo il mitico Paolo.
No, perché appunto è un mettersi in gioco e alla fine in un modo molto sottile che non è stato capito perché io, cioè ripeto, sono rimasta un po' scioccata da tante critiche legate proprio a questa sfumatura delle frasi fatte.
[00:51:26] Speaker B: Da dove arrivavano quelle critiche? Tutte da Cannes. Smettiamo di leggere che scrive dai festival.
[00:51:32] Speaker C: Basta.
[00:51:32] Speaker B: E' testimonianza.
[00:51:33] Speaker C: Però posso dire anche persone, diciamo, neanche troppo appassionate di cinema. Insomma, persone che vanno a vedere il film, non troppo cinefili, che è giusto, nel senso che viva il dibattito su Sorrentino.
però mi spaventano queste... cioè non è che mi spaventano ma io più che altro proprio stavolta non riesco a capire questo tipo di critica legato al vuoto del film o alle frasi che invece c'è molta autoironia.
[00:52:02] Speaker A: Io invece lo capisco perché io mi sono resa conto riguardando dei film di Sorrentino che non... cioè che se non è il tuo cinema e non è di tuo gusto ci devi lavorare, non so come dire. Non è come quando ti innamori e non c'è un cazzo di cui lavorare perché sei innamorato.
Non sei il mio tipo. Quello che dici non mi fa impazzire.
Percepisco qualcosa, quindi ci lavoriamo e infatti io ogni volta che riguardo un film di Sorrentino lo apprezzo un pochino di più, perché semplicemente devo entrare nella sua ottica e sento nella sua ottica, riesco a non vedere il vuoto, tra virgolette, riesco a vederlo pieno.
Però è un esercizio, tra virgolette, che posso anche capire che uno spettatore medio non ci abbia voglia di fare.
[00:52:57] Speaker B: Esattamente l'esercizio intellettuale che dicevo di Megalopolis. E' lì che dovevo arrivare.
[00:53:03] Speaker A: No, però su quello non sono proprio d'accordo.
Comunque se siete curiosi di questo dibattito mio e di Luca e vi siete persi la puntata di Megalopolis è un paio di puntate indietro, quindi andate, scorrete Spotify che la trovate.
[00:53:16] Speaker C: Megalopolis era molto potente.
[00:53:18] Speaker A: Così ci sentite litigare.
[00:53:19] Speaker C: Io concludo solo dicendo che...
Io concludo solo dicendo che secondo me è proprio una questione di click, l'ho già detto, lo ripeto, proprio perché me l'hai un po' riservita sul piatto d'argento.
Se tu ti innamori, c'è qualche cosa, senza stare a pensare alla poetica di Sorrentino, al barocco, mi piace il suo stile, non mi piace il suo stile, la frase fatta, la frase non fatta, cioè è un film che secondo me deve avere questo afflato, deve farci questo effetto, sennò veramente può risultare quella cosa lì.
A me ha fatto quell'effetto più miracoloso per ritornare alla battuta di prima e quindi per quello io dico che non riesco a capire gli altri, però ci sta che in effetti è uno stile che veramente deve darti qualche cosa subito, sennò è difficile da digerire.
[00:54:09] Speaker A: Poi chiudo, lo giuro. Per favore, smettetela. Vabbè, dai, guarda che abbiamo fatto puntate più lunghe! Vabbè, chiudo collegandomi a quello che hai detto tu, dicendo che alla fine della fiera Sorrentino è un po' come l'antropologia, cioè alla fine Sorrentino vai a vedere. Cioè ci sono delle volte in cui Sorrentino non c'è proprio e non lo vedi.
Ci sono delle volte in cui invece c'è, ma non riesci a vederlo perché sei talmente annebbiato ed infastidito da quelle volte che ci ha provato troppo e ti ha fatto girare le balle, lo hai trovato tronfio e melenzo e quindi non lo vedi anche se c'è. E poi ci sono quelle rare e bellissime volte in cui c'è, lo vedi, potente.
[00:54:51] Speaker C: Noi abbiamo visto, direi che abbiamo visto.
[00:54:54] Speaker B: Io finisco dicendo, non voglio una risposta, però se ci pensate bene, a livello di figura mitologica la differenza tra Partenope e Hercules è che alla fine Hercules vince e Partenope perde.
[00:55:09] Speaker A: Ma sai che mi fa ridere che tu dici questo perché io ho letto tutta la puntata che sto giocando con questo cosino in radio dove c'è scritto Hercules. Quindi in realtà non è questo profetico, è Luca che ad un certo punto si stava distraendo, ha letto Hercules e ha deciso di dare voce alle sue associazioni di pensiero del cazzo.
[00:55:29] Speaker B: No, non so, però volevo dire un'ultima cazzata prima di salutare i nostri...
[00:55:32] Speaker C: C'è piaciuto, c'è piaciuto.
[00:55:34] Speaker A: Cioè, posso dire che siamo diventati come il target di Sorrentino? Mega pippole intellettuale, cioè... Sì, però noi non lo elogiamo.
[00:55:43] Speaker B: Era già tutto previsto.
Era già tutto previsto.
[00:55:47] Speaker A: Bene raga, vi ringraziamo per aver ascoltato questa puntata molto lunga.
[00:55:50] Speaker B: Dopo un'ora è un sequestro di persona, sia nei loro confronti che nei miei, perché dovrò montarlo.
[00:55:56] Speaker A: No, perché semplicemente Luca dopo un po' aveva finito le idee e non sapeva più cosa dire. No, facciamo che questa puntata la monti tu.
[00:56:01] Speaker C: Noi invece potremmo parlare ancora per ore.
[00:56:03] Speaker A: Quindi, al di là delle cazzate, vi ricordiamo di seguirci su Instagram, TikTok, cinema underscore passengers e ci becchiamo alla prossima.
[00:56:11] Speaker B: Momento autospam adesso ragazzi sta uscendo se vi piace la mia voce se vi piace quello che ho da dire io quest'estate ho fatto un viaggio bellissimo in Tanzania è stato un viaggio di volontariato è stato un viaggio molto umano, human safari Ho scritto e raccontato da là un podcast a riguardo.
Sono già uscite le prime due puntate, ma quando ascolterete questa ne saranno uscite di più. Si chiama Siku Zanbele, scritto come lo sentite, perché lo Swahili ha sta bella cosa che si scrive come si pronuncia.
[00:56:46] Speaker C: Bello, comodo, molto comodo.
[00:56:49] Speaker B: Significa i giorni che verranno, perché in Swahili non esiste una parola che identifica il futuro. E io su questo provo a ragionarci.
Dile, hai qualcosa da dire riguardo le tue attività?
Siamo nel momento spam, momento pubblicità.
[00:57:06] Speaker A: No, no, no, vi tengo ancora sulle spine.
[00:57:09] Speaker B: Prossima puntata?
[00:57:09] Speaker A: Prossima puntata.
[00:57:10] Speaker B: Dai.
[00:57:11] Speaker C: Spazio pubblicità solo di Luca oggi.
[00:57:13] Speaker B: Bea, hai qualcosa da venderci?
[00:57:14] Speaker C: Niente, niente da dichiarare.
[00:57:16] Speaker B: E allora salutiamo i nostri cari ascoltatori.
[00:57:19] Speaker A: Tanti bacioni e andate al cinema.
[00:57:21] Speaker B: Ciao, ciao, ciao.
[00:57:21] Speaker A: Alla prossima.