Ep. 13: Il posto delle fragole

Episode 13 November 11, 2023 00:48:49
Ep. 13: Il posto delle fragole
Cinema Passengers
Ep. 13: Il posto delle fragole

Nov 11 2023 | 00:48:49

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Questa volta, Luca, Beatrice e Diletta si addentrano nell'universo del maestro del cinema Ingmar Bergman. 

 

Tra il capolavoro epico "Il settimo sigillo" (1957) e la perla surrealista "Persona" (1966), il regista svedese consegna al mondo l'opera che lo consacrerà a livello internazionale: "Il posto delle fragole" (1957). 

 

ascolta le nostre riflessioni (tra sogni, nichilismo e meme) su uno dei film più studiati e amati della storia del cinema.

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: La Treccani definisce la parola capolavoro come la migliore di una serie di opere di un artista, di uno scrittore, di un'età o di una scuola. Spesso e volentieri questa parola è usata a sproposito, ma se parliamo degli anni 50, se parliamo del cinema in bianco e nero, se parliamo del cinema di Bergman, il posto delle fragole, a buon diritto, può essere definito il suo grande capolavoro. [00:00:23] Speaker B: Ma che cos'è il posto delle fragole a cui Bergman si riferisce appunto con questo titolo? Non è semplicemente un luogo fisico dove appunto raccogliere le fragoline di bosco, ma è anche un luogo dell'anima, un luogo dove è bello ritornare con la mente, un luogo che ci fa stare bene e che ci ricorda la nostra infanzia. [00:00:46] Speaker C: Signore e signore, prendete posto, la puntata 13 di Cinema Passengers sta per cominciare. [00:01:03] Speaker B: Sottotitoli a cura di QTSS. [00:01:23] Speaker A: Oh, benvenuti o bentornati, puntata numero 13 di Cinema Passengers, il podcast preferito dalle mamme italiane e finalmente ci ritroviamo a parlare del primo film che abbiamo menzionato nel podcast, addirittura nel trailer, Il posto delle fragole. Ingmar Bergman, siamo in Svezia, siamo nel 1957, e parliamo di uno dei più grandi capolavori della storia del cinema, analizzato e stranalizzato in ogni corso di analisi, di critica cinematografica, perché è un film che ha fatto scuola. [00:01:58] Speaker B: Quindi appunto non diremo niente di nuovo su questo film di cui hanno già parlato tutti, però è talmente bello dargli spazio e appunto parlarne di un film come Il posto delle fragole che appunto abbiamo deciso di dedicare questa puntata proprio a questo film. [00:02:13] Speaker A: Poi insomma non è che possiamo andare sempre al cinema a vedere un film nuovo nel senso, cioè, abbiamo anche una vita e dei soldi limitati. [00:02:20] Speaker C: Esatto, poi è anche bello prendere un film di questo calibro e a distanza di così tanti anni, con le nostre esperienze, cercare un attimo di guardarlo sotto una luce nuova e vedere come certi temi e come certi significati siano poi mutati e nel tempo che siano arrivati ad oggi come obsoleti oppure addirittura come ancora attuali. rendendo quindi un film del genere quasi precursore di certe tematiche, di certi sviluppi narrativi poi che hanno preso piede nel cinema. [00:02:54] Speaker B: Perfetto. [00:02:56] Speaker A: Ma di cosa parla questo posto delle fragole? Il posto delle fragole parla di un viaggio che compie il professor Borg interpretato da Viktor Sjöström che, per chi non lo sapesse, è un grandissimo regista del film muto svedese, è il padre del cinema svedese grande maestro di Bergman e che recita da attore protagonista in questo film l'ultima sua apparizione su uno schermo prima della sua morte e già questo in sé porta una carica di poesia assurda. Questo professor Weborg, affermato medico, deve ricevere un premio, cioè il giubileo della sua carriera, i suoi 50 anni di carriera decide di andare a Lund, da Stoccolma, la sua città, in macchina e non più in aereo, suscitando le ire del meraviglioso personaggio di Agda, la sua domestica, che voleva, onde evitare imprevisti, che lui andasse in aereo. Durante questo viaggio, che compierà con la nuora Marianne, si avvicenderanno una serie di personaggi incontrati, tre ragazzi diretti verso l'Italia, una coppia assolutamente non tossica di un ingegnere e un'attrice e tutta una serie di situazioni che, come nel classico road movie, portano all'evoluzione del protagonista. però partirei subito dall'inizio perché le prime due scene sono forse le più belle di tutto il film per quello che mi riguarda e sono veramente spiazzanti. Perché il film si apre con il professor Borger che scrive il suo diario, il suo io narrante ci legge quello che sta scrivendo e in due minuti presenta tutta la situazione a noi spettatori. Arrivano i titoli di testa E finiti i titoli di test vediamo il professor Borg dormire e entriamo per la prima volta nel suo sogno, nella sua coscienza. Scena che ha fatto davvero scuola. Sentiamo questo battito del cuore che ritma tutta la scena. Vediamo il professore in questa strada deserta. tra l'altro con dei colori in bianco e nero meravigliosi, un bianco purissimo che fa contrasto con neri profondissimi. [00:05:24] Speaker C: Ti dà l'idea di esserci un sole accecante e fastidiosissimo. [00:05:29] Speaker A: Verissimo. Il professore guarda l'ora, ma gli orologi sono senza lancette, quindi inizia questa carellata che lo vede percorrere questa via, incontrare un'altra persona, che poi però si rivela essere un manichino. Nel frattempo iniziano a suonare le campane, ma un suono sordo, un suono sgrammaticato. Arriva questo carro funebre, trannato dai cavalli, questo carro si incastra sul lampione, cade una barra e all'interno della barra c'è proprio professor Borg. In questa scena Bergman ci dice tutto. [00:06:06] Speaker B: Ci dice già tutto perché appunto poi il professor Borg si sveglierà. inizierà appunto il suo viaggio in macchina insieme alla nuora Marianne e ci rendiamo appunto conto che il viaggio della storia, il viaggio in macchina verso Lund non è l'unico che viene fatto dal protagonista perché appunto ci sarà anche un viaggio nella memoria, nei ricordi, è un viaggio onirico, vero e proprio. [00:06:36] Speaker C: Sì, qui la dimensione onirica tipica di Bergman è più chiara che mai, a differenza di film come Il Settimo Sigillo o Persona, dove aspetti più onirici sono molto allegorici, un pochino più impercettibili. Il posto delle fragole è senza dubbio uno dei più didascalici per quanto riguarda in generale la filmografia di Bergman. Infatti il sogno stesso che appunto ha descritto Luca e che Borg fa all'inizio sarà proprio per lui il motivo principale che lo porterà a scegliere di intraprendere questo viaggio in macchina e non in aereo anche proprio probabilmente per recuperare quel tempo che per tutta la durata del film gli sfugge costantemente tra le mani, come se percorrere questo viaggio in macchina gli permettesse di dilatare un tempo che ormai era gli sgoccioli, cosa che invece in un viaggio in aereo scorrerebbe nell'arco di un'ora probabilmente. Quindi questa sua volontà di riprendere in mano diciamo quel poco tempo che gli rimane e di agire nel vero senso della parola. Infatti poi sarà di fondamentale importanza perché tutte le allegorie che troveremo nel primo sogno le ritroveremo mano a mano nel corso del film e verranno piano piano sviscerate e tutto acquisirà senso. Infatti mi raccomando guardate questo film più di una volta perché potrete goderne veramente veramente tutto a livello di significato. [00:08:13] Speaker B: Assolutamente. E appunto Borg ha proprio bisogno di avere questo tempo, di recuperarlo. Infatti ci sono possibili riferimenti anche all'idea di ricerca del tempo perduto prussica. cioè il posto delle fragole è un po' come se fosse anche la Madeleine di Proust, quindi quel luogo in questo caso fisico perché appunto già all'inizio del viaggio verso Lund, Borg decide di fermarsi con la macchina in un luogo in campagna che sembra all'inizio diciamo sperduto eh in realtà poi un sentiero porta a un'antica casa che era la casa in cui appunto lui passava le sue stati fino ai vent'anni con cugini, amici, parenti e e quindi appunto questo posto delle fragole proprio lui pronuncia semplicemente dice ah il posto delle fragole era il luogo in questo caso appunto fisico dove si andavano a trovare questi frutti di queste fragoline di bosco che rievoca tutta l'infanzia ed è l'inizio, diciamo, di una serie di sogni, di viaggi proprio nel passato di Borge, in cui appunto rivede tutte le persone della sua vita, proprio della sua infan... scusate, mi sono... della sua vita, basta, chiudi lì. [00:09:33] Speaker A: Sì, infatti quelli erano anche gli anni della psicanalisi, dove la teoria freudiana era al massimo della sua valenza anche scientifica e l'autoanalisi, l'introspezione tramite il sogno e tramite il ricordo era proprio un argomento dell'epoca, quindi c'è questa diciamo terapia del ricordo che ci porta Bergman. Durante il viaggio viene fuori, nel confronto acceso con Marianne, la nuora, anche il tema della maschera. Marianne gli dice, lei non è altro che un vecchio egoista, non ha riguardo per nessuno. Nella sua vita non ha pensato altro che a sé. Indossa una maschera, E qua torna appunto il tema della maschera pirandelliana, il tema della persona, che in greco vuol dire maschera, tema che ovviamente nel film Persona di dieci anni dopo Bergman esaurisce in un altro capolavoro assoluto e quindi sono passati un quarto d'ora, neanche un quarto d'ora di film e ci siamo già posti un milione di interrogativi. È la forza più grande di questo film, io non saprei con cosa paragonarlo. [00:10:54] Speaker B: Sì, rimani quasi spiazzato perché appunto nel giro di pochissimo c'è già tutto e appunto c'è anche il personaggio di... appunto siamo... scusate... ci viene introdotto il personaggio di Marianne appunto la nuora quindi la moglie del figlio di Isaac Borg, Marianne interpretata da una splendida Ingrid Thulin poi parleremo meglio diciamo anche proprio dell'interpretazione di Ingrid Thulin e appunto capiamo subito che c'è un rapporto negativo tra i due e proprio perché l'egoismo, la freddezza e forse soprattutto l'indifferenza, l'insensibilità di Borg nei confronti degli altri viene proprio subito rinfacciato da Marianne, gli viene subito rinfacciato da Marianne. Per quanto lei abbia sempre un tono estremamente gentile e rispettoso nei confronti del suocero, però c'è questa chiarezza, c'è questo dirsi subito le cose che non vanno ed è anche questo diciamo l'aiuto che Marianne dà a Borg perché lui per tutto il viaggio accompagnato da Marianne avrà quasi proprio la possibilità di farsi chiamiamolo proprio esame di coscienza anche grazie a lei, grazie a tutto quello che lei gli sollecita diciamo, quello che lei sollecita nella sua mente e nella sua memoria perché lui appunto ripensa anche a come si è comportato in tutti questi anni. [00:12:17] Speaker C: Sì, infatti abbiamo introdotto il film parlando appunto della trama, quindi di Borg che intraprende questo viaggio, che fa questi sogni, ma il motivo principale per cui lui decide di intraprendere questo viaggio e soprattutto motivo principale per cui lui fa questi sogni è perché, diciamolo, nel corso della sua vita non è stato esattamente una persona... ecco, forse è stato la persona peggiore del mondo. Andate ad ascoltare la puntata. Già nella parte iniziale, proprio nella primissima inquadratura, dove vediamo appunto Borger scrivere il suo diario, Lui si descrive perfettamente. Lui dice che ha vissuto la sua vita dedicandosi interamente al lavoro, rifiutando totalmente il piacere ed è soprattutto una cosa di cui lui non si rammarica, che è probabilmente la chiave di lettura principale. È appunto, come diceva Bea, una persona che ha vissuto nell'insensibilità, nell'indifferenza, nell'egoismo in modo più o meno consapevole e sono tutte caratteristiche che in un modo o nell'altro hanno per forza di cose anche influenzato il suo figlio che è un altro personaggio fondamentale del film e che presenta praticamente tutte le caratteristiche più marce di Borg ed è il motivo per il quale Marianne ha così tanto risentimento nei confronti di Borg perché è più che consapevole che Per quanto effettivamente suo marito abbia le sue colpe, come poteva effettivamente uscire un figlio più sensibile e più delicato e meno indifferente da una figura tanto negativa come Borg? [00:14:03] Speaker A: Marianne possiamo vederla come ha la funzione all'interno del film della voce, della coscienza di Borg, così come ogni personaggio in realtà riflette una parte della sua interiorità. Nel flashback ci viene fatto vedere Borg che osserva anche un po' la sua vita scivolare lì davanti nel momento in cui la sua amata cugina Sara viene sedota più o meno con la forza, dal fratello di Borg. E questo rappresenta il grande evento traumatico che segna la vita di Isaac, che lo mette di fronte alla sua incapacità di saperla vivere la vita. Sarah, la cugina, interpretata da una magnifica B.B. Anderson, la rivediamo, finito il flashback, nei panni di un'altra Sara, nei panni di un altro personaggio, una ragazza accompagnata da altri due ragazzi in viaggio verso l'Italia e questa compagnia un po' sgangherata si unisce al viaggio di Marianne e Isaac e anche lì, diciamo, è nei tre nuovi personaggi Isaac e poi di riflesso anche Bergman perché è un personaggio. [00:15:18] Speaker C: Che mi sembra molto autobiografico. Lo è, è proprio un film autobiografico. Lui ha piccola info. Lui ha creato il personaggio di Borg a livello estetico, su somiglianza del padre, mentre quasi inconsciamente, a livello proprio di personalità e di carattere e proprio di interiorità, ci ha messo se stesso. Quasi senza farlo apposta, però. Dicono tra le varie analisi che non sia stata una cosa voluta, ma è come se ad un certo punto, come una spugna, il personaggio avesse assorbito tutte le caratteristiche più negative o comunque non amate di se stesso, di Bergman. [00:15:56] Speaker B: È vero, infatti dicono appunto, anche io avevo letto questa cosa, che fosse quasi un po' una casualità che le iniziali del protagonista Isaac Borg, I e B, sono le stesse del regista e appunto lui, infatti, questo personaggio l'ha costruito su se stesso in un momento in cui si trovava in clinica e momento anche di grande depressione personale e quindi si è trovato, anche se aveva solo 40 anni e non 78 come il professor Borg, però si è trovato a fare un po' il bilancio della vita e. [00:16:26] Speaker A: Quindi tutto parte da qua. Sì, proprio a metà tra, diciamo, In questo film ci sono personaggi giovani e personaggi vecchi. I vecchi sono portati e tenuti a fare un bilancio della propria vita, comunque gli viene fatto un bilancio, un processo, penso anche alla madre di Borg, viene processata, non è che si fa un bilancio della sua vita, mentre Per quanto riguarda i giovani c'è il problema del futuro, del problema delle persone che saranno, del trovare il senso della loro vita. Bergman forse si trova in questa metà precisa perché è costretto a fare un bilancio della propria vita ma ha ancora il potere di cambiarla e quindi forse questa è la forza che ha nel raccontare sia l'una che l'altra faccia della medaglia. e questo viaggio poi continua conosciamo in seguito a un incidente una coppia che rimane a schermo per pochissimo tempo nuovamente ma con dei dialoghi memorabili assolutamente taglienti E questa coppia rappresenta il primo punto di incontro tra Isaac e Marianne, perché Isaac rivede se stesso e il suo matrimonio, lui ormai è vedovo, nella coppia, mentre Marianne è terrorizzata da diventare così, no? Quindi è il primo momento di incontro tra i due. È tutto qua. È il primo incontro tra i due. [00:17:54] Speaker B: Sì e poi appunto questa coppia diciamo che non si ama cioè ovviamente è una coppia infelice rappresenta anche un po' la posizione di Bergman nei confronti a parer mio anche del matrimonio più in generale perché a volte può essere riuscitissimo e insomma l'amore sempre centrale nei film di Bergman anche proprio in senso positivo come speranza però in questo caso ti rappresenta proprio un odio quasi tra queste due persone ed è una scena a parer mio molto violenta perché rappresenta proprio questo questo modo di comunicare estremamente tagliente estremamente aggressivo tra l'uomo e la donna entrambi sono molto aggressivi tra di loro e vedere proprio questo odio tra queste due persone mette estremamente a disagio gli altri passeggeri appunto in macchina nel viaggio verso Lund. Tant'è che poi questa coppia verrà proprio diciamo cacciata dalla macchina perché è talmente violento il loro modo di fare e insomma quindi è una scena piuttosto forte poi sempre considerando che è un film molto vecchio insomma anche il tema del matrimonio è sempre stato uno di quei temi intoccabili no? felicità coniugale, sposarsi è la cosa giusta, ma Berman ci fa vedere una coppia in cui il matrimonio non è per niente di liaco, anzi è una cosa veramente inquietante. [00:19:14] Speaker C: Infatti in quella scena lì è proprio interessante vedere come uno, se non il motivo per cui Marianne chiede gentilmente, anche fin troppo gentilmente, a questa coppia di andarsene è perché, lei lo dice proprio in una frase, in questa macchina ci sono dei ragazzini, ci sono delle persone giovani Quindi non è bene mettere davanti delle persone così giovani, che non sono ancora completamente formate, delle influenze così tanto negative, degli esempi così tanto negativi da seguire, che è un qualcosa che Bergman affronta in generale nel film, anche appunto come dicevamo prima con la figura del figlio di Borg. Aspetta, volevo dire un'altra cosa attaccata a quella che hai detto tu prima, Madonna. Parlando proprio di amore, di quello che dicevi tu Prima Bea, penso che uno degli esempi più interessanti di amore che ci sono all'interno di questo film e probabilmente l'unico positivo che viene rappresentato, fatta eccezione per la suggerita riconciliazione finale tra il figlio di Borg e Marianne, è quell'amore purissimo che si instaura tra Sara, l'autostoppista, nei confronti di Borg. Si crea questo amore proprio tra quasi nonno e nipote che ci fa vedere Borg sotto totalmente un altro punto di vista, come se Sara avesse avuto un po' il nonno che Marianne non ha mai avuto la fortuna di avere nell'arco di tutti questi anni e che però per fortuna riuscirà a a conquistare ecco verso la fine del film. [00:20:55] Speaker B: Vero è tenerissimo questo rapporto tra la Sara autostoppista che appunto è molto molto giovane e questo nonno Borg chiamiamolo così diciamo è molto tenero perché appunto sembra quasi che Borg facendo questo viaggio riesce a dare affetto e quindi finalmente forse una delle prime volte in cui per un esterno, per una persona che non lo conosce, appena conosciuta come Sara, riesce a essere percepito come una persona diversa da quella che invece è sempre stata, come una persona empatica, capace di appunto dare dell'affetto e di essere amichevole e non insensibile, indifferente, come invece è sempre stato anche con Marianne. [00:21:39] Speaker A: Facendo un piccolo salto verso la fine, Sara e Isaac si congedano con lei che dice a lui sei stato l'amore della mia vita, ma questa frase può dirla anche Isaac perché è l'unica persona a cui è riuscito a trasmettere questo sentimento incondizionato, gratuito di amore appunto Anche il fatto che poi lei è la stessa attrice che rappresenta il suo amore perduto, la sua Sara, aggiunge ancora più poesia, se possibile. Il viaggio poi prosegue dopo una bellissima scena dal benzinaio interpretato da Max von Sydow, che è un altro degli attori feticcio di Bergman. Arrivano al paese della madre di Isaac. [00:22:24] Speaker B: Appunto fanno una sosta e è l'occasione per pranzare tutti insieme e diciamo c'è un dibattito sul tema della religione e in realtà la versione italiana di questo di questo dialogo ha diciamo delle sfumature molto diverse da quella originale è una cosa che io in realtà ho scoperto abbastanza per caso perché diciamo che posto delle frauli film di Bergman li guardiamo doppiati insomma vederli in svedese è un po' impegnativo non so voi però diciamo che in realtà nell'originale e questo ho trovato appunto su youtube proprio delle scene che ti fanno vedere in parallelo la scena italiana quindi doppiata e invece l'originale con i sottotitoli Ecco, nella scena originale uno dei due ragazzi non studia teologia, ma proprio vuole farsi prete. Invece l'altro studia per diventare medico. Quindi da una parte abbiamo proprio la religione, la fede, e dall'altra invece la scienza, la ragione, appunto diciamo quello che è stato scelto da Borg per tutta la vita. Quindi c'è questo dibattito tra fede, ragione e le sfumature sono molto più forti appunto nell'originale perché invece di dire semplicemente come fai a studiare teologia, come fa l'uomo moderno ancora a credere in Dio, in queste cose qui, diciamo che nella versione svedese originale proprio si dice come fai a volerti fare prete che è ancora molto più forte. [00:24:00] Speaker C: Sì, effettivamente ha anche più senso pensandoci perché studiare teologia non implica per forza di cose che tu abbia fede. Cioè, la teologia... quindi sì, avrebbe molto più senso... infatti non ho capito perché l'hanno censurata questa cosa. [00:24:14] Speaker B: Eh, ma in Italia anni 50 secondo me non si potevano toccare. [00:24:17] Speaker C: Sì, però era una riflessione interessante. Peccato, peccato. [00:24:20] Speaker A: Però fermiamoci un attimo a riflettere su quanto sia ben scritto, quanto sia meraviglioso questo triangolo. del ragazzo medico, nichilista, materialista, classico rappresentante del positivismo scientifico che non crede null'altro che la morte biologica, tra l'altro allora a questo punto perché fare il medico mi chiedo io, se tanto dobbiamo tutti morire perché prolungare quest'agonia, con invece il ragazzo teologo, prete, diciamo che va alla ricerca di Dio e uniti nell'amore per questo personaggio, forse uno dei più belli della storia del cinema, di B.B. Anderson, che invece la vita la vive come il fanciullo niciano, nel senso, per lei la vita è un gioco. [00:25:13] Speaker C: Gioia di vivere. [00:25:14] Speaker A: Gioia di vivere, appunto. Eh, ma lui diventa dottore, però l'altro è più bello. [00:25:19] Speaker B: Però l'altro è più bello. [00:25:21] Speaker A: E vive la vita nel modo in cui forse andrebbe vissuta, ovvero godendosene il più possibile, cercando di essere il più spensierate possibile anche di fronte all'avversità e quindi questo triangolo diciamo che può anche rappresentare in sé l'anima di Bergman, nel senso perché anche lui per la sua storia familiare è scisso tra il rapporto con Dio, ricordiamo che il padre di Bergman era un sacerdote, lo Shin della sua anima, nel senso una parte va alla ricerca di Dio, l'altra è anche un po' nichilista e materialista e si chiede anche il senso di andare a cercare Dio che magari non esiste nemmeno e quindi anche qua la sintesi in questo triangolo dostoieschiano, aggiungo, è veramente una delle cose meglio scritte di tutta la storia del cinema. [00:26:15] Speaker C: Le reference, le teorie filosofiche che stai facendo in questa puntata sono incredibili, incredibili. [00:26:22] Speaker A: Poi ve le spiego. [00:26:23] Speaker C: Cos'hai mangiato a colazione stamattina? [00:26:25] Speaker A: In realtà ho letto tre libri e. [00:26:27] Speaker C: Me li... Beh, ci siete sempre intorno a quelli. [00:26:29] Speaker A: Ho letto L'idiota, Il sorpasso di casa... Eh sì, Il sorpasso. [00:26:32] Speaker B: Il sorpasso! [00:26:34] Speaker A: Ah beh, venerdì mattina il processo di Kafka. [00:26:37] Speaker C: Comunque per attaccarmi a quello che hai detto tu, effettivamente Marianne, scusate, non è vero, Sara, è come se rappresentasse un po' come siamo e come dovremmo essere, perché alla fine la vita è, tra le tante altre cose, anche un'eterna, non tanto lotta, quanto riflessione tra la ragione più pura e la fede, più eteria, tra virgolette, E anche un po' però appunto, come dicevo, quello che forse dovremmo essere, nel senso, bello fare queste riflessioni, molto bello fare analisi, autoanalisi, ma ogni tanto non per forza di cose cercare una risposta a tutto, ma aprirsi a ogni tipo di possibilità, perché comunque qualcosa di bello e utile ce lo tiri fuori. [00:27:24] Speaker B: È vero ed è meraviglioso questo, c'è proprio quella gioia nei confronti della vita, quella leggerezza che manca a molti degli altri personaggi, però in Sara c'è ed è quello spiraio di luce, quella speranza che poi caratterizza molti dei film di Bergan che appunto sembrano pessimisti e in effetti analizzano tanti aspetti negativi della realtà, della vita, dell'esistenza, cioè il rapporto con Dio è sempre conflittuale, però l'amore per gli altri è forse l'unica speranza, l'unica cosa che veramente ci può salvare. [00:28:05] Speaker A: E dopo questo bagno di potenza vitale, la scena che segue è l'incontro con la madre di Isaac. Una vecchia di merda, come la definiscono in tanti, specialmente di Letta fuori onda, che terrorizza Marianne. Nel senso, l'incontro avviene con Marianne, Isaac e la madre di Isaac. Lei, quest'ultima, come il figlio, è una donna molto sola, che però ne è quasi orgogliosa. Nel confronto con Marianne le sbatte in faccia il fatto di aver fatto dieci figli, a differenza di Marianne che non ne ha. 9 dei quali sono morti, è rimasto solo Isaac, 20 nipoti che non la incontrano mai, le scrivono solo per mera convenienza, però appunto non è che si pente di nulla, a differenza di Isaac non si chiede neanche il perché sia successo questo, ne prende semplicemente atto e ne fa anche quasi motivo d'orgoglio e questo è molto impattante su Marianne perché è anche lì di nuovo un personaggio giovane che vede una strada che potrebbe intraprendere e ne viene terrorizzato, diciamo, è terrorizzata dal finire come lei. [00:29:21] Speaker C: Sì, penso che l'orgoglio sia senza dubbio la qualità, nell'accezione vera del termine, che hanno assolutamente in comune tutti i figli, tutti i familiari Borg. Ed è una cosa che notiamo alla massima potenza nel figlio di Borge, di cui non mi ricordo il nome, mi sfugge di continuare. Ewald. E effettivamente riflettendoci e a forza di rivedere questo film un bel po' di volte, si nota secondo me chiaramente come il figlio di Borg, e qui mi legherò poi alla questione dell'orgoglio, sia effettivamente una sorta di Isaac 2.0 più consapevole, ma proprio per questo più nichilista. Cioè, noi da un lato abbiamo Borg che vive un po' la sua giovinezza appunto comportandosi male, tra insensibilità, egoismo, incomprensione, senza principalmente rendersene conto. Poi abbiamo il Borg anziano, che è un po' il Borg dei sogni o comunque quello che sogna, che è comunque rammaricato da questa presa di coscienza, anche perché sa che ormai è tardi per recuperare o comunque il tempo a sua disposizione sta vivendo. E diciamo che il figlio di Borg è un po' una fusione tra il Borg dei sogni, quindi quello anziano, e il Borg giovane, perché comunque condivide con il padre gli stessi identici difetti che lui ha avuto nel corso di tutta la sua vita, Ma ha anche la stessa rammaricazione per quella che è effettivamente la caducità della vita, del tempo che passa. E lo si capisce benissimo da una delle scene, penso, più potenti del film, di quando appunto Marianne e Helmund Elvald hanno appunto questo dialogo relativo alla gravidanza di Marianne, tanto desiderata da lei quanto non desiderata da lui, dove lui ad un certo punto dice sono morto pur essendo vivo, che è esattamente la stessa identica frase che ad un certo punto Borge dirà a Marianne, ad una Marianne sconvolta per questa ennesima somiglianza. Però allo stesso tempo Helmund è giovane, cioè lui effettivamente avrebbe tutto il tempo davanti per non finire come il padre e non solo a tempo, ma è proprio consapevole. Quindi in realtà lui avrebbe anche gli strumenti per avere una vita migliore, ma questo orgoglio e questa vigliaccheria, a me se è concessa, che lui proprio sa di avere, nel non provare a cambiare le cose, lo hanno proprio portato ad un livello di cinismo ed inichilismo totalmente autodistruttivo. Cioè non ha via di fuga lui, forse alla fine, ma anche lì ci lasciano al beneficio del dubbio. [00:32:10] Speaker B: Cioè sono portati all'estremo è come se questo orgoglio e questi principi che sono appunto gli stessi del padre e sono degli atteggiamenti anche che lui ha deciso di avere sono quasi delle scelte cioè questa insensibilità queste indifferenze è quasi una scelta Ecco però è arrivata a un certo livello è portata talmente agli estremi che eh esce fuori proprio un'incapacità anche se forse c'è quasi un desiderio di cambiare ma c'è un'incapacità di eh come dire eh cambiare le cose, cambiare le carte in tavola perché eh è difficile rientrare dentro la vita quando per per tutta la vita invece eh si è tenuto tutto quello eh che appunto che sono i rapporti, che è l'amore, che è l'empatia, se uno lo ha tenuto a distanza per tutto questo tempo, poi è difficile rientrare dentro la vita con la gioia che invece può avere Marianne nei confronti della sua gravidanza o appunto il personaggio di Sara. [00:33:10] Speaker C: Sì, anche perché comunque nel momento in cui tu cresci con una figura del genere, quindi interiorizzi determinate cose, poi poterle cambiare diventa veramente tanto impegnativo. Non a caso esiste la terapia per questo. Però, che senso ha cambiarle se già tu hai un'opinione così tanto cinica della vita? Cioè, ha gli strumenti ma non ha di fatto la cosa principale, cioè il desiderio, cioè qualcosa per cui effettivamente per lui valga la pena cambiare, per lui la vita è un'assurdità, l'esistenza è una condanna totale, motivo per il quale lui non vuole avere il figlio di Marianne, E quindi perché sforzarsi? Viviamo passivamente finché il tempo finalmente finirà. Cosa che comunque non sembra molto, come dire, a favore della famiglia Borge, perché voglio dire, anche la madre ha tipo 98 anni, cioè è assurdo anche questo paradosso che hanno questo tipo di visione della vita come qualcosa di totalmente inutile, ma sono super longevi. [00:34:15] Speaker B: Maledetti, va bene. [00:34:16] Speaker A: E poi il tema della morte in vita è il tema che per me ha tutte le più grandi opere dall'Ottocento fino ad oggi, cioè a partire da... [00:34:29] Speaker B: Il triangolo di Dostoievski. [00:34:30] Speaker A: Oggi sono carico. No, siamo a Tolstoi, La morte di Vanilic, libro che tra l'altro... Che devo. [00:34:37] Speaker B: Ancora leggere perché Luca me lo ha regalato, però io lo devo ancora leggere, mea culpa. [00:34:41] Speaker A: Sono cento pagine, un centinaio di pagine che cambia la vita, veramente. Poi lo ritroviamo in... lo ritroviamo in Otto e Mezzo, lo ritroviamo in... vabbè, è un film più recente, Sinèdoche New York di Kaufman. [00:34:55] Speaker C: Ma anche banalmente Rosemary's Baby. [00:34:57] Speaker A: Rosemary's Baby, che poi si fonde col tema della maschera, con Pirandello, con Bergman. Quindi, cioè, ragazzi, di cosa stiamo parlando? [00:35:08] Speaker C: Io non... Dramatis Persona. [00:35:11] Speaker B: Mamma mia. [00:35:12] Speaker A: Prima di arrivare allo splendido finale io mi prenderei un momento per riflettere sugli aspetti tecnici del film perché io l'ho visto restaurato. Allora, premessa, al momento il film non è disponibile in streaming se non a pagamento. quindi se volete spendere 4 euro bene, se no per quello che mi riguarda potete tranquillamente piratarlo perché è inconcepibile che un film del 1957 quando Bergman è morto, B.B. Anderson è morta, tutti sono morti, il film non è più di nessuno che l'ha creato, sono tutti morti smettetela, usurai i maledetti di lucrare sulla cultura e lucrare su quello che arricchirebbe qualsiasi persona che lo guarda, rendetelo pubblico quindi Democraticamente vi invito a piratare questo film, scusate la musica. [00:36:02] Speaker C: La pirateria è un crimine. Non rubare stimali in televisione. Comunque sì, Cinema Passengers è anche denuncia sociale. [00:36:13] Speaker A: Esatto, però l'edizione è restaurata. Vabbè, spendete gli sti euro per un Blu-ray, almeno i soldi vanno a chi l'ha restaurata. [00:36:22] Speaker B: È un film da avere in DVD a parer mio. Io sono un po' de modé, però vabbè. [00:36:26] Speaker C: Anch'io ho un sacco di DVD super fan, però Suprime è a noleggio a 5 euro. Fate questo sforzo. [00:36:35] Speaker A: No, aspetta, stai dicendo di piratarlo o no? La fotografia di questo film è qualcosa di incredibile. Ho visto, riguardandolo per la terza volta, delle transizioni Le transizioni tra una scena e l'altra dove Borg, dall'essere fotografato in primo piano con lo sfondo, c'è una transizione dove lui è circondato, dura pochi pochi secondi, ma sprofonda in questo abisso nero, profondissimo, che è una cosa che tecnicamente non so neanche come sono riusciti a fare, perché ora che ci penso in analogico è abbastanza difficile, ma veramente anche questi piccoli dettagli che però hanno una valenza narrativa incredibile, così come il montaggio, film di un'ora e mezza che scorre 70 anni dopo come l'acqua veramente, non senti pesare un secondo un fotogramma di questo film e anche queste sono cose che vanno apprezzate ragazzi. [00:37:40] Speaker B: E questo significa che ha senso vedere i vecchi film proprio per questo perché ci sono dei film che hanno ancora così tanto da dirci, da insegnarci anche proprio a livello tecnico, a livello proprio di sintesi, un'ora e me, ma quasi tutti i film Bergman hanno diciamo questa durata di un'ora e mezza una cosa del genere e sono così pieni così hanno un ritmo così sostenuto e tutto così diciamo fluido questa è veramente una grande la lezione di un grande maestro. [00:38:13] Speaker C: Come Bergman sì una lezione che ci ricorda anche che per fare non solo un gran bel film, ma un film pieno di significato, non è necessario avere tre ore e mezza, quattro ore a disposizione. Bergman ci ricorda che in un'ora e venti, in un'ora e mezza, puoi tranquillamente dire tutto quello che vuoi dire con un'intensità incredibile e mantenendo sempre l'attenzione molto alta, perché ricordiamo il vantaggio di fare film con un minutaggio un pochino più breve è anche questo, cioè non rischiare di perdere la tensione, ma quindi di far sì che il climax emotivo si compia a tutti gli effetti. [00:38:53] Speaker B: Sì, infatti appunto la tensione è sempre altissima e proprio quell'ultima parte dedicata appunto al dialogo in macchina riguardo alla gravidanza di Marianne, che è forse proprio un momento di tensione altissimo, succede proprio quando sta per finire il film. [00:39:11] Speaker C: Sotto la pioggia, super drammatico. [00:39:14] Speaker B: È bellissimo perché proprio è come se fosse tutto estremamente in tensione, si raggiunge quello che si deve raggiungere e c'è un come dire una chiusura del cerchio, una chiusura di questo viaggio. [00:39:26] Speaker A: Sì perché dopo appunto la scena con la madre arriviamo a quello che è poi il finale dove di fatto non succede nulla che non ci aspettassimo però vengono chiuse tutte le le trame, cioè almeno arrivano finalmente a Lund, con insomma gioia della domestica di Isaac che la stava aspettando, avviene il giubileo e appunto si chiudono tutte le trame. Dopo la festa, per esempio, c'è questo dialogo al quale assistiamo, tramite la prospettiva di Isaac, da uno spiraglio, di una porta, tra il figlio di Isaac e Marianne, che finalmente si riconciliano, decidono di tenere il bambino, di comune accordo, e c'è questo scambio che segue questo dialogo che per me è meraviglioso. Sono due frasi. Ewald comunica al padre che ha deciso di rimanere con Marianne. Il padre, forse un po' muretaggio del suo vecchio io, o forse per andare a investigare sul figlio, chiede, hai paura della solitudine? E il figlio, che vediamo essere maturato anche lui, essere evoluto, dice, no, ho paura di perderla. Cioè, sono due frasi che però racchiudono tantissimo, coronano appunto questa sottotrama. [00:40:50] Speaker C: Dopo questo scambio abbiamo poi il finale vero e proprio, nel senso della fine per tutti di questo viaggio, perché appunto i tre autostopisti che ci hanno accompagnato per tutta la durata del film proseguiranno appunto il loro viaggio verso l'Italia scroccando un passaggio ad un'altra persona sostanzialmente. e c'è questo momento bellissimo di questi ragazzi che dedicano una canzone a Borg in questa scena che fa molto Romeo e Giulietta con loro che cantano lui che si trova appunto al secondo piano dalla dalla sua terrazza con appunto Sara che saluterà Borg dicendogli tu sei e rimarrai il grandissimo amore della mia vita ma lo dice con un'innocenza e con un affetto che non ha nulla di erotico, nulla di sessualizzato, è qualcosa di estremamente puro e io penso che questo momento ci ricorda un po' l'importanza della nostalgia se Tornatore e Nuovo Cinema Paradiso ci ricordava di non farci fregare sostanzialmente dalla dalla nostalgia. Qui invece Bergman ci dice che forse è proprio la nostalgia per il passato, che qui per carità è senza dubbio idealizzata, con anche la complicità del tempo, del fatto che il presente non è poi così insomma soddisfacente. però la nostalgia è un po' quell'input, quella chiave di lettura dei problemi del presente che acchiude tutto un sistema di valori che vale effettivamente la pena recuperare. Infatti la vivacità, la giovinezza, la gioia di vivere di Sara, sia la Sara dei ricordi, sia la Sara poi del presente, rappresenta proprio questo, cioè un riscontro presente, quindi reale, di un modo di vivere che esiste, che è possibile, per cui vale la pena vivere, che la vita non deve essere vissuta per forza di cose come l'ha vissuta Borg. Posso farvi una domanda che forse è interessante? No, no, puoi anche continuare a registrare. Voi quando avete visto, quando insomma guardate il film, lo associate a magari a livello di sensazioni, è lunge da me fare qualsiasi paragone, con qualche altro film, qualche libro, anche proprio che potrebbe non centrare niente. [00:43:05] Speaker B: Mi spiego. [00:43:07] Speaker C: Per me, ogni volta che guardo Il posto delle fragole, non so per quale motivo, mi viene in mente Fantasia degli anni 40 di Walt Disney. Non so per quale motivo, ma a livello di sensazioni, di questo espressionismo onirico, questa nostalgia, questo nonnino carino, non lo so, mi suscita un po' queste cose e quindi sono rimasta sorpresa da questa associazione di pensiero che ha fatto la mia testa. [00:43:32] Speaker A: Io lo faccio al contrario, nel senso, come dicevo nella puntata zero di Cinema Passengers, questo è proprio il film che mi ha fatto innamorare del cinema e le mie associazioni le ho già un po' raccontate durante la puntata perché io sono veramente, la mia vita è cambiata quando ho letto La morte di Vanilich, quindi chiaramente poi i temi sono quelli, come appunto ci sono dinamiche che secondo me vengono molto dalla letteratura russa come nuovamente i triangoli di Dostoevsky, ma anche come menzioni tu l'amore, che non ha nulla di erotico. Nel primo Bergman non c'è quasi nulla di erotico e l'amore appunto è trattato come lo trattava Dostoievsky, cioè sempre rifacendomi all'idiota I vari amori che vive il principe Mishkin non hanno nulla di erotico, non hanno nulla di sensuale, sessuale, quindi ci vedo dando quello, ma sono opere talmente vaste e talmente universali, talmente pregne di vita, che non puoi non rivederci cose della tua, della vita altrui. [00:44:39] Speaker C: Sì, anche perché tutte le opere alla fine che abbiamo citato sono opere precedenti all'uscita del Posto delle Fragole, che questo non vuol dire che Bergman sia andato a vedersi fantasia e abbia deciso di fare il Posto delle Fragole. ma che comunque ci ricorda che a livello di costruzione della nostra cultura, qualsiasi prodotto letterario, multimediale, è fondante in un modo o nell'altro e ci influenza senza neanche rendercene conto. [00:45:07] Speaker B: Decisamente è molto bella questa associazione con fantasia adesso ci sto pensando un po' anche io perché adoro fantasia ma non li avevo proprio mai messi in correlazione ma è bello che siano proprio delle sensazioni io se devo parlare di sensazioni legate a questo film ecco penso che la prima volta in cui l'ho visto eh cioè avevo tipo sui quindici anni quindici sedici anni io avevo trovato il DVD a casa per quello vi parlavo dei DVD che trovarli, scoprire i film così è molto bello e diciamo che la mia cinefilia è nata proprio anche per questo motivo e diciamo che io non avevo visto nessun altro film di Bergman al tempo ero proprio agli inizi della passione cinematografica e quindi poi questo film l'ho rivisto molti anni dopo più volte capendolo e apprezzandolo veramente anni dopo però il ricordo di questa prima volta eh appunto queste atmosfere eh così oniriche questa campagna dei ricordi quasi del primo novecento in questa Svezia con il lago appunto il posto delle fragole tutta questa dimensione poi con questo bianco e nero che è veramente qualcosa di estremamente suggestivo ecco per me proprio mi ha fatto vivere eh un'esperienza cioè per me è stato onirico a suo tempo vedere questo film e anche se poi nel corso degli anni appunto eh non mi ricordavo magari tutti i passaggi tutti i temi non avevo visto altri film di Bergman ecco però il ricordo di questa sensazione di nostalgia come hai detto tu e di fare un viaggio nel passato in qualcosa che è perso ecco io mi ci sono ritrovata tanto anche proprio la prima volta che ho visto questo film e mi è rimasta questa sensazione. [00:46:52] Speaker C: Poi, scusate cosa, associazione di pensiero divertentissima che ho fatto stamattina venendo qua. Il personaggio di Helmund si inserirebbe benissimo nella cultura social di oggi. Cioè, lui potrebbe essere, tranquillamente, una di quelle persone che condivide un meme con, non so, Squiddy di SpongeBob con scritto, preferirei morire piuttosto che andare al lavoro. Cioè, lui si inserirebbe benissimo in questo core, tra virgolette, di TikTok. [00:47:24] Speaker B: Probabilmente Bergman, se facesse i meme, possiamo già immaginarci come li potrebbe fare. [00:47:30] Speaker C: Guai a voi se fate dei meme con i film di Bergman. Non toccateli assolutamente. No, io non sono d'accordo. [00:47:39] Speaker A: Bergman userebbe squiddi. Il meme è la forma di poesia del ventunesimo secolo. [00:47:43] Speaker C: Sono d'accordo. [00:47:44] Speaker A: La poesia è morta, è nato il meme e quindi fate invece i meme. [00:47:48] Speaker C: Fatti bene però, cioè citazioni profonde, esatto. [00:47:51] Speaker B: Citazioni profonde. [00:47:52] Speaker A: Se son meme da normie, teneteveli per voi. [00:47:56] Speaker B: E per dire proprio un'ultimissima cosa su questo film. No, niente, me la sono dimenticata. No, aspetta. [00:48:04] Speaker A: E allora chiudiamo, signori. [00:48:05] Speaker C: Questo è il momento in cui capiamo come chiude e chiudiamo. [00:48:10] Speaker A: No, no, no, niente, è perso l'altra occasione. Sigla. [00:48:14] Speaker C: No, io c'ho i capelli! [00:48:15] Speaker A: Eh, lo so, però... Cinea Passengers è un programma di Your Podcast prodotto da Unigè Radio. Hai microfoni di Letta Culla, Beatrice Vigorita e Luca Mignacco. Montaggio di Luca Mignacco. Grafiche a cura di Stefano Bassi.

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