Ep. 30: L'Odio

Episode 30 May 18, 2024 00:37:34
Ep. 30: L'Odio
Cinema Passengers
Ep. 30: L'Odio

May 18 2024 | 00:37:34

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La conoscete la storia dell'uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani?

 

Se la conoscete, probabilmente avete visto (e amato) "L'odio" di Mathieu Kassovitz, presentato al Festival di Cannes 29 anni fa e tornato in sala per l'occasione dal 13 maggio. 

 

Nell'episodio 30 () di Cinema Passengers abbiamo parlato de "L'odio", tra immaginario e cultura street, James Joyce, ego, vendetta e speranza. Ascoltalo ora!

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Comunque per ritornare purtroppo alla noia della Bandier che è quella che... cioè quando tu vedi questi tre ragazzi e vedi anche le ore che passano e sono fermi in questa piazza, vuota, spoglia, senza nulla da fare, al massimo si passa in una canna. [00:00:15] Speaker B: Perché magari non ci sono i peperoni verdi, ma da fumare c'è sempre in quel film. Quello per forza. Incredibile. [00:00:22] Speaker C: Signore e signori, benvenuti a bordo. La puntata numero 30 di Cinema Passengers sta per cominciare. [00:00:38] Speaker A: No no. [00:00:49] Speaker C: Bentornati! Trentesima puntata. Chi l'avrebbe mai detto che dopo nove mesi... Quanto è passato? Nove mesi? [00:00:55] Speaker B: Era luglio. Per voi luglio, per me ottobre. [00:00:59] Speaker C: Cavolo. [00:00:59] Speaker B: Eh sì. [00:01:01] Speaker C: Saremo... [00:01:01] Speaker B: Per me non è la trentesima puntata. È trenta meno. È la ventesima. [00:01:05] Speaker C: Ah, beh, vedi, allora sono comunque... [00:01:07] Speaker A: Cifra tonda, comunque. [00:01:08] Speaker C: Cifre che ricorrono. e per celebrare un po' questa cosa, anche per il fatto che non c'è niente al cinema e non abbiamo molto tempo di andarci, oggi si parla dell'odio. È maggio, il 15 maggio è appena iniziato il Festival di Cannes, 29 anni fa il Festival di Cannes veniva sconvolto da questo film, il secondo film di Matteo Cassovitz, che vinse in quell'occasione la Palma d'Oro per la miglior regia, e insomma un film francese in Francia che parla di quella Francia in quel momento storico non poteva che far parlare di sé. [00:01:44] Speaker A: Quindi quest'anno sono 29 anni dall'uscita di questo film che appunto a suo tempo divenne subito un cult e ancora oggi ovviamente ha un senso parlare di questo film, è un film ancora estremamente attuale. A suo tempo quando è uscito, appunto eravamo alla metà degli anni 90, Era un periodo veramente di tensione, di forte tensione in generale, ma nello specifico per il contesto francese, per il contesto sociale francese. Infatti ci sarebbero stati, anche dopo l'uscita di questo film, per tutti gli anni 90, dei pesanti scontri tra la polizia e, diciamo, gli abitanti delle banlieues, tutto quel mondo che viene raccontato nell'odio e nell'odio veniva raccontato per la prima volta, quindi proprio anche a questi scontri, a questa cronaca della storia francese che lo stesso Kassovitz si era ispirato per la sceneggiatura di questo film. [00:02:45] Speaker B: Sì, e purtroppo è estremamente attuale perché effettivamente per quello che sta succedendo adesso, soprattutto nelle ultime settimane, è giusto insomma citare un pochino la cronaca che sta succedendo ultimamente fuori dalle università, per le strade, per tutta la situazione palestina. E quindi purtroppo poi io questo film appunto l'ho visto al cinema ieri, no non è vero, l'altro ieri, e rivederlo in questa situazione storica è stato abbastanza impattante e ti fa rendere conto che veramente questi trent'anni purtroppo sembra che non siano mai passati. e questa sensazione è anche facilitata dal bianco e nero, per chi non avesse mai visto questo film è appunto in bianco e nero e quindi questo lo rende ancora più atemporale sotto certi aspetti ed è forse anche il motivo per cui questo film veramente non invecchierà mai. Speriamo che lo faccia in termini di tematiche e di ciò che rappresenta, però resterà sempre un cult, anche perché al di là insomma del tema dei soprusi, della brutalità, della violenza della polizia, è proprio passato alla storia come un cult urbano, quindi una tipologia molto specifica di cult, che va a rappresentare proprio l'immaginario metropolitano, un immaginario quindi proprio delle periferie della città dove dove c'era un po' questo microcosmo di cultura hip hop, di anche smarrimento, di cultura hip hop come risposta a quel tipo di smarrimento e soprattutto molto spesso purtroppo anche zone caratterizzate da una forte criminalità fatta e subita e che questo molte volte portava proprio ad una sorta di idealizzazione di figure, di criminali storici che poi in realtà la massima rappresentazione di questo tipo di idealizzazione ce l'abbiamo con Scarface, con i casi di Gomorra e tutte queste cose. è davvero un film che in un'ora e mezza riesce a chiudere una quantità di temi e una quantità di realtà, di sfumature di realtà incredibili. [00:04:50] Speaker C: Il manifesto di questa realtà è il modo con cui Kassovitz decide di aprire subito il film con scene di repertorio di rivolte urbane in seguito all'uccisione di alcuni ragazzi da parte della polizia, vicenda che per forza di cose ha ispirato Kassovitz nella stesura di questa sceneggiatura, Mentre il film ovviamente è un film di finzione, seguiamo le vicende di Vince, Uber e Saeed, rispettivamente un ragazzo dell'Est Europa ebreo, Uber invece è un dell'Africa Subsahariana, un immigrato di seconda generazione, mentre Saeed è un immigrato del Maghreb. quindi in questo melting pot che erano e sono le baglie francesi un episodio che è l'episodio di una violenza che poi sfocerà nella morte di uno dei ragazzi è l'ennesima provocazione, è l'ennesima scintilla che prova a far scoppiare appunto questa polverina di tensione sociale perché comunque stiamo parlando di contesti popolari, poveri, rispetto anche all'ascissione che c'è nella città di Parigi con quartieri popolari e quartieri molto ricchi, dove la violenza del potere costituito, rappresentato dalla polizia, non fa altro che inasprire queste tensioni. E il film segue la giornata di questi ragazzi, alla fine segue 19 ore, mi sembra, della loro giornata, Segue il loro vagare quasi senza meta, quasi rassegnato, come se fosse quasi l'ulisse di Joyce, in America ricordato le stesse atmosfere. [00:06:31] Speaker B: Luca profondo oggi, estremamente profondo, reference proprio al bacio. [00:06:37] Speaker A: Tu ci tiri fuori ogni tanto o Dostoievski o Joyce. [00:06:43] Speaker B: Lui deve farci vedere che più di lui nessuno. Lui flexa, flexa. No, no, Luca, fai bene, flexa. Allora non dico niente. No, fai bene, Luca, flexa. [00:06:54] Speaker A: Però è vero, dai. [00:06:55] Speaker B: Dai, torniamo all'orista di Joyce, che a parte gli scherzi è molto reale come cosa, come reference che sai, è vero. [00:07:02] Speaker A: Ci piace, siamo bimbe di Joyce. I approve. [00:07:04] Speaker B: Grazie. [00:07:07] Speaker C: E mi ha ricordato quelle atmosfere lì, anche perché appunto il film non va da nessuna parte fino ai veri ultimi. [00:07:14] Speaker A: Tre minuti, quindi... Sì, allora, intanto anch'io, scherzi a parte, ho trovato molto gioesiani i personaggi ed è bello come il film sia proprio diviso in due parti, cioè il loro peregrinare senza mete è diviso proprio in due parti, cioè una parte di giorno eh che è principalmente ambientata nella quindi diciamo un po' più nella loro comfort zone nel loro eh proprio nel luogo dove vivono e infatti ci sono vari incontri eh proprio all'inizio i tre personaggi si incontrano e poi passeranno insieme tutta la giornata ed è un momento in cui sono i momenti in cui noi anche proprio vediamo eh tramite eh varie inquadrature proprio studiate apposta eh riusciamo a vedere anche lo spazio, gli spazi della banlieue. Questo è un lavoro molto interessante che fa Cassowitz. Poi abbiamo la seconda parte eh notturna in cui loro eh vanno a Parigi e diciamo anche le atmosfere sono diverse e insomma succedono anche un po' più di di di problemi ci sono ci saranno un po' più di problemi in questa notte parigina anche proprio con la polizia, scontri, eccetera. E quindi la parte nella bandier, quindi diciamo anche un po' tutta l'introduzione a questo mondo, funzionano tantissime cose, tantissime scelte di Kassowitz, come ho appena detto. perché prima abbiamo parlato della tensione che si respira perché siamo all'indomani di appunto un una notte di scontri con la polizia e quindi si parla di questo in giro per strada, si respira nell'aria questa tensione e si parla di ciò che ha fatto la polizia perché uno dei ragazzi diciamo della banlieue stato ricoverato in una situazione di coma molto grave e quindi diciamo c'è c'è questo tema c'è subito si capisce che l'odio è forte la tensione sta per esplodere e c'è proprio un bisogno un'urgenza di farsi giustizia in qualche modo di appunto c'è bisogno di vendetta e Quello che però ho trovato veramente interessante da un punto di vista di sfumature per quanto riguarda i tre personaggi che noi seguiamo che non tutti e tre la pensano allo stesso modo per quanto riguarda l'essere diciamo dei rivoluzionari o andare a proprio combattere corpo a corpo contro la polizia contro il potere costituito. E infatti di dei tre personaggi quello che veramente pensa di farsi giustizia da solo ed è forse quello anche più influenzato dal modello alla taxi driver, dal modello del criminale che si fa giustizia da solo e che riesce a sconfiggere il potere. L'unico che veramente ha questa idea è Vince, quindi il personaggio interpretato da Vincent Cassel. Perché poi invece abbiamo Saeed che la pensa in modo completamente diverso, diciamo anche lui vive in questo contesto ovviamente di disagio e diciamo che non disdegna la piccola criminalità, però per lui non ha assolutamente senso andare a scontrarsi direttamente con la polizia e magari finire nei casini o addirittura rimetterci la vita. Poi abbiamo ancora un'altra sfumatura che è quella di Hubert, che forse è il personaggio più enigmatico, forse anche più profondo, perché lui ovviamente è a favore diciamo di una rivoluzione, una rivoluzione sociale perché appunto sa che per la maggior parte della società e poi soprattutto per la polizia, loro, delle banlieue, loro perché sono i migrati devono essere sempre in qualche modo colpevoli, devono essere sempre messi a tacere e questo ovviamente crea una tensione fortissima, crea l'odio perché appunto l'odio genera altro odio. e c'è sicuramente una situazione di tensione latente per questo motivo. Quindi Hubert sa che è così, sa qual è l'opinione della società nei confronti di tutta quella parte della popolazione francese, la popolazione delle banlieues, e ovviamente vorrebbe cambiare questo ma sa anche che la soluzione non è prendere una pistola e andare a sparare i poliziotti per quanto ovviamente ci c'è magari il il desiderio di vendetta e quindi è ancora diversa diciamo la sua posizione rispetto a quella di Van Sanke invece proprio quello un po' più irruente un po' più impulsivo dei tre e ho veramente apprezzato queste tre sfumature diverse tre persone che vivono nelle banlieue amici in qualche modo che sono legati da questo disagio fortissimo e però comunque la soluzione qual è? Non si trova. Anche il film non vuole dare una risposta a questo divario sociale tragico che porta a violenza. Purtroppo non la dà una risposta. [00:12:16] Speaker B: Infatti quello che fa il film alla fine è essere a tutti gli effetti un'istantanea di quel tipo di realtà e ce lo fa capire benissimo nel modo in cui attacca e nel modo in cui chiude. Attacca con un primo piano di Saeed che apre gli occhi e chiude con un primo piano di Saeed che chiude gli occhi. Quello che ci viene rappresentato è un tipo di realtà che è stato vissuto, che continua ad essere vissuto da tantissime persone e che sostanzialmente per chi è più fortunato e senza dubbio più privilegiato non tocca minimamente e è semplicemente un'istantanea. Ti faccio vedere un qualcosa che è estremamente comune però te lo faccio vedere in un flash perché è qualcosa di estremamente specifico e purtroppo di estremamente comune, perché quello che fa è appunto un'istantanea, quindi fotografare una realtà che molte volte perché lontana non viene non viene particolarmente riconosciuta, non non ne viene riconosciuta la gravità ed è una cosa che stiamo anche notando in questo periodo quando vediamo appunto scontri quando vediamo situazioni di questo tipo dove le persone comuni si sorprendono quando in realtà questo tipo di ribellioni e questo tipo di desiderio di cambiare le cose c'è da sempre solo che è il fermento di quelle che sono zone più che altro periferiche che le persone semplicemente non si cagano perché come viene detto anche nel film loro sono i perdenti della periferia loro sono il. [00:13:53] Speaker C: Malessere della periferia Lontananza che viene sottolineata nella scena in cui proprio la società rappresentata dai reporter incontra i tre che sono in un parchetto e proprio la distanza anche a livello di piani è proprio evidenziata ed esaltata da queste inquadrature e dai dialoghi, dal rapporto che poi viene esplicitato tramite anche le loro reazioni esplosive quindi questa tensione, questa lontananza, questa tensione nonostante la lontananza in questa scena. [00:14:29] Speaker B: Anche perché loro comunque in quella scena sono consapevoli di quello che quei reporter stanno cercando di fare, cioè magari una persona lì per lì si aspetterebbe che loro per il tipo di attenzione che stanno ricevendo in quel momento assecondino in un certo senso, approfittino di quella situazione per poter denunciare, parlare e invece quello che fanno è capire che ancora una volta vengono trattati come dei prodotti, come un qualcosa che serve per fare un servizio, che non sarà assolutamente fedele con quella che è la realtà. E purtroppo è una cosa che caratterizza il film, come caratterizza la nostra società, rido per non piangere, Ma un'altra cosa molto interessante che ha detto Bea è proprio la questione del titolo e il fatto che in realtà l'odio di primo impatto può essere percepito come l'odio che i protagonisti nutrono nei confronti della polizia, nei confronti della società, ma in realtà l'odio, il primo odio che nel film ci viene fatto vedere, ci viene fatto intuire, è proprio quello della società rappresentato dalla polizia contro quelle che sono minoranze discriminate. è il loro odio il primo odio che ci viene fatto vedere e poi l'odio di queste realtà periferiche ne è una risposta l'odio genera odio ma è importante ricordare proprio anche per riconoscere quella che è la posizione politica che il film ha perché non è assolutamente un film politico in senso proprio ma lo è per riflesso e lo è per per contenuto e per quanto questo contenuto viene rappresentato in modo trasparente e autentico. Non può non essere politico. [00:16:11] Speaker A: Assolutamente. [00:16:12] Speaker B: Un'altra cosa estremamente interessante di questo film che funziona, come diceva Bea, è proprio la costruzione dei tre protagonisti e infatti un altro tema centrale di questo film è senza dubbio l'ego. Cioè noi abbiamo questi tre protagonisti che sono diversissimi ma sono accomunati da una cosa che è un ego spropositato, un ego però diversissimo. Abbiamo Vincent che ha appunto il classico ego, è pompato, arrogante, vuole fare appunto il criminale, vuole fare Scarface, non ha paura di, all'apparenza, nella teoria, di utilizzare una pistola, di uccidere un poliziotto. ed è totale compensazione, è totale compensazione, è proprio la rappresentazione di un tipo di risposta automatica che alcune persone hanno in quei contesti. Vivo in un contesto di criminalità, mi fa male vivere in un contesto di criminalità, non posso andarmene e l'unico modo per riuscire a sopravvivere è idealizzare il contesto in cui sono, perché altrimenti ti ammazzi. E è incredibile anche il fatto che gli stessi genitori di questi personaggi, che si vedono per pochissimo tempo ma che quando si vedono ti fanno capire chiaramente un punto, neanche loro credono che i loro figli se ne andranno, neanche loro credono che i loro figli riusciranno ad avere una vita diversa. Ad un certo punto c'è Hubert che guardando la televisione parla con la madre e le dice io me ne devo andare, devo andarmene di qui, devo cambiare vita e tu ti aspetteresti un qualsiasi consiglio da parte della madre e quello che risponde la madre è sì sì ricordati di prendere l'insalata dopo. È incredibile. È uno schiaffo di realtà incredibile. Dall'altro lato appunto abbiamo Hubert, il quale anche lui è estremamente riflessivo, è estremamente chiuso diciamo in se stesso, ma anche lui è pieno di ego. Noi percepiamo più di una volta che lui sa qual è la cosa giusta da fare, ma sa anche di essere intellettualmente molto superiore alle persone con cui esce, ed è un'altra forma di ego. E poi abbiamo appunto Saeed, che è appunto il buffone, il burlone, che anche lì è pura compensazione, tant'è che anche la scelta banalmente fisica di questi tre personaggi è chiave nel farci capire queste tipologie di ego, così come anche ci vengono presentati. Qual è la prima scena in cui Vince ci viene presentato? Facendoci vedere quello che probabilmente sta sognando o comunque una scena che vuole essere simbolica di lui che balla come un giullare. Hubert noi lo vediamo in questa scena estremamente solenne, a rallentatore, di lui che come quasi un dio greco a petto nudo prende a pugni il saccone. È pieno di simbolismi, ma non sono simbolismi campatinaria basati sull'astrazione, sono proprio simbolismi chiari che ti vogliono semplicemente far capire ancora di più il contesto e i personaggi. E perché certi personaggi sono stati costruiti così? [00:19:14] Speaker C: Sì, la dimensione onirica favorita dal surrealismo che comunque pregna... Quella che... questa alla fine è una commedia, è una tragica commedia, comunque ha aspetti comici. Comunque è un film pregno di surrealismo, quasi Bunueliano, quella scena della mucca dove si vede solo Vincent e appunto la dimensione onirica come unica evasione dalla realtà surreale, perché comunque è un odio surreale, cioè l'odio in sé, il fatto che due persone si vogliono uccidere per motivi di classe sociale, di per sé, andiamo alla radice del problema, è surreale. E quindi, insomma, questi elementi con cui Kassovitz arricchisce il film hanno un significato veramente profondo. [00:20:01] Speaker A: E infatti, l'abbiamo già detto all'inizio, ma ribadiamolo, essere riusciti a fare un film, peraltro anche sintetico, un film che dura un'ora e mezzo, un'ora e quaranta minuti, mi pare di ricordare, e dentro trovi tutte queste cose perché trovi una storia che parla di disagio sociale ed era la prima volta in cui si raccontava diciamo in questo modo la baliè parigina le le balie francesi e anche tutto eh appunto il i vari strati culturali eh della della balie parigina era la prima volta che si raccontava così in un film e io l'ho trovato anche molto brillante proprio a livello di sceneggiatura perché si passa da momenti in cui i dialoghi sono veloci ma veramente sono pieni di di tensione, di contenuto, di fanno capire veramente la la tragedia anche di sentirsi un po' intrappolati in quella balie come il dialogo che ha citato Dile tra Uber e sua madre che è un momento velocissimo, uno scambio velocissimo e già dice tutto, già riassume tutta una situazione di non solo di quei tre personaggi di finzione ma di generazioni intere, di persone, di giovani che sono cresciuti nelle ballie e poi ci sono questi momenti comici, surreali, vari incontri che i tre personaggi fanno anche nella notte di Parigi. [00:21:24] Speaker C: Io vedo infatti nell'Odio la prima vera grande influenza di Quentin Tarantino nel mondo del cinema perché i dialoghi sono le iene. E' vero, è vera questa cosa. L'A.I.E. è uscito nel 92, questo film nel 95, ovviamente due registi giovani nel pieno fermento culturale dell'epoca. Io riconosco in La Haine la prima grande influenza dell'A.I.E. [00:21:48] Speaker B: Poi c'è da dire che L'Odio comunque è un film apparentemente senza speranza, ma in realtà un po' di speranza c'è. Ci sono dei piccoli momenti che ti fanno capire che forse un cambiamento è possibile. Poi noi a 30 anni di distanza vediamo che non è stato così. Però secondo me c'era comunque una volontà da parte del regista di far capire che non tutto è perduto. Perché ogni scena è calibrata. Non ci sono scene inutili, cioè è tutto, al di là del fatto che dura solo un'ora e mezza, nulla deve essere tolto, nulla poteva essere tolto perché è tutto funzionale, così come, proprio legandomi a questo, la scena in cui vediamo Saeed e Hubert che sono a Parigi, che vengono appunto arrestati dalla polizia, e vengono appunto portati in caserma o comunque in questo ufficio dove subiscono delle violenze, dove subiscono la brutalità della polizia. E noi comunque non stiamo solamente guardando due ufficiali della polizia che stanno facendo delle violenze nei confronti di due persone arrestate per motivi inutili, quindi anche qui ok, Ma noi stiamo vedendo due ufficiali della polizia che stanno educando un giovane ufficiale della polizia a fare quel tipo di percorsi, a fare quel tipo di trattamento e questo giovane ragazzo che guarda non è contento di ciò che vede, non è assolutamente concorde con quello che sta accadendo e a questo giovane ragazzo vengono dedicati un paio di primi piani che servono secondo me proprio a farci capire che c'è una nuova generazione che non è d'accordo con il portare avanti questo tipo di brutalità, che è qualcosa che è estremamente distorto e che non è un qualcosa che anche solo banalmente deve appartenere a quelle che sono le forze dell'ordine. Cioè non fa parte di un'etica di un qualche tipo e di un codice di comportamento. È la cosa più lontana da il codice di comportamento che la polizia dovrebbe avere. E quella scena funziona tantissimo da questo punto di vista perché ci dà quel pizzico di speranza. È una speranza amara e che poi si disintegra totalmente vedendo come le cose non sono assolutamente cambiate. Però c'è. Renda ancora più speciale questo film perché c'è un minimo di speranza. In fin dei conti non ci siamo ancora schiantati ma stiamo ancora cadendo in realtà e fin qui in teoria va tutto bene. In realtà un po' meno. [00:24:20] Speaker A: Comunque sì anche secondo me è un film che ha qualcosa di di naif in un certo senso nel in questi spirai quasi di speranza o comunque di di umanità e e poi è un film che a parer mio pur essendo appunto molto duro e la realtà che racconta è una realtà tragica di violenza di tensione si chiama l'odio è comunque un film che a parer mio non è distaccato, tutt'altro, c'è un film che ci fa empatizzare veramente tanto con questo disagio e tanto con i personaggi, quindi anche proprio tanto un lavoro delle interpretazioni che sono state fatte dai trattori protagonisti, perché io vedo anche tanta appunto, tanta ingenuità, tanto disagio, disagio giovanile e non puoi non empatizzare con queste ragazze. [00:25:11] Speaker B: Stanno reancando nel buio. [00:25:13] Speaker A: Stanno arrancando nel buio. E dicendo arrancando nel buio mi viene in mente anche un altro dei temi importanti che vengono suggeriti da Kassovitz anche solo in poche scene e qua mi riferisco proprio più alla parte dedicata alla Bandier, vengono suggeriti, viene suggerito questo tema che è quello della noia. La noia che appunto purtroppo vivono. [00:25:38] Speaker B: Non la noia di Angelina Mango e Aga. Cioè, so che non si sta parlando altro che di Eurovision, ma raga, non è la noia di Angelina Mango. La noia, proprio quella noia che... Quella noia che non esiste più, praticamente. [00:25:52] Speaker A: Sì, che non esiste più, non lo so, perché appunto, purtroppo... Totale. Vabbè, ciao Angelina. No, comunque per ritornare, purtroppo alla noia della Bandier, che è quella che... Cioè, quando tu vedi questi tre ragazzi e vedi anche le ore che passano e sono fermi in questa piazza, vuota, spoglia, senza nulla da fare, al massimo si passa in una canna, cioè, e questo capisci anche che cosa vuol dire vivere lì, non c'è niente da fare. [00:26:19] Speaker B: Perché magari non ci sono i peperoni verdi, ma da fumare c'è sempre in quel film. Quello per forza. Incredibile. [00:26:26] Speaker A: E quindi, capisci, già tramite pochissime scene, pochissime inquadrature, di nuovo, Kassovitz ha la grandezza, la forza, proprio la sua regia è così potente che ci racconta tutto anche quel mondo, tutto quell'universo di giovani che non hanno nulla da fare e che poi anche per forza di cose, visto il contesto, preferiscono quasi di più fare i criminali o darsi alla piccola criminalità perché almeno fanno qualche cosa. [00:26:54] Speaker C: Sapete dove vedo io il messaggio di speranza che c'è in questo film? È nel non ridurre tutto a una mera questione di classe sociale. ti dice questo film che tu non sei per forza un essere inutile se vieni dalle banlieue, ti dice che non sei per forza un bastardo se mi metti una divisa, ma sei un bastardo perché sei una persona di merda e sei una persona inutile perché il contesto sociale in cui vivi che ti sta assorbendo e non ti sta dando le possibilità di esprimerti, quindi Vedo qua l'unico vero grande messaggio di speranza, quantomeno positivo, che ne possiamo trarre da questo film. Mentre l'alienazione del vivere, appunto, io ho adorato il modo in cui Kassovitz ha girato questo film, anzi, un inciso, secondo me Kassovitz è morto nel 96 ed è stato sostituito da un sosia, perché quest'uomo poverino... Che ha fatto Amélie. No, si è perso, non ha più fatto nient'altro. [00:27:55] Speaker B: Raga, è lo stesso di Amélie? [00:27:57] Speaker C: È l'attore di Amélie. [00:28:00] Speaker A: Ah, ok. Intendendo, però... [00:28:02] Speaker B: Cioè, per me l'odio questo gioiellino incredibile, ma Cassowice cosa ha fatto dopo? [00:28:07] Speaker C: Niente. [00:28:07] Speaker B: Ah, ok, ok. In quei termini lo dicevi. [00:28:11] Speaker C: Niente di cui valga la pena discutere. Perché è un po' anche la disgrazia di aver fatto un capolavoro in un'età così giovane, forse, non lo so. [00:28:20] Speaker B: Che anche qui si lega tantissimo al contesto hip hop. Mi vengono in mente i Sangue Misto, capito? Che loro hanno fatto quell'album, hanno fatto quella cosa perché quello avevano da dire. e poi quando gli hanno proposto il secondo album gli hanno detto sai che c'è? Noi quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, non ci interessa fare i soldi con questo perché è cultura, non è commercio e hanno mollato, Cassowitz uno di noi, cioè uno di loro, non di noi, però uno di loro. [00:28:42] Speaker C: Ritornerei però sul suo lavoro perché il modo davvero con cui usa questa macchina da presa è incredibile. Perché questo è un film incentrato sulla dualità e il manifesto di tutto questo è il bianco e nero. Innanzitutto questo film non poteva non essere che in bianco e nero. Magico. È un film sul giorno e sulla notte, sulle baglieux e sul centro parigino, sulle guardie e sui ladri. Per esempio anche il contesto urbano in cui si svolge, ce ne accorgiamo tutti, il modo in cui cambia la regia, dalla balieur, dove comunque, oltre che un contesto più luminoso perché siamo di giorno, abbiamo inquadrature più ampie dove si respira di più, dove ci si sente più a casa. [00:29:23] Speaker B: È anche tanto dinamica però. [00:29:24] Speaker C: Molto dinamica, poi è incredibile. [00:29:26] Speaker B: Tante giravolte, tante cose molto nauseabonde, cioè tante riprese nauseabonde quasi per farti capire che è nauseante vivere a volte in contesto. [00:29:34] Speaker C: Entra nella finestra, gioca con gli specchi. [00:29:37] Speaker A: Vediamo tantissimo gli spazi della banlieue grazie a questa regia. [00:29:41] Speaker C: Un dinamismo incredibile che poi però evolve per esempio nella scena iconica del mash-up. [00:29:48] Speaker B: Nic la police. [00:29:49] Speaker C: Nic la police mixato con Jean-Henri Grépa. Meraviglia. [00:29:55] Speaker B: Che Fun Fact, Cat Killer, che è quello che ha fatto questo remix, è effettivamente la persona che c'è in quella scena che lo fa, cioè lui ha fatto questo piccolo cameo con questa maglietta iconica dei Cypress Hill, scena iconica del film, senza dubbio. [00:30:10] Speaker C: Quella scena in cui la telecamera decolla come sollevata da un drone, adesso non so francamente come le girassero al tempo. [00:30:17] Speaker B: Me lo sono chiesta anche io. Anch'io me lo sono chiesta. [00:30:20] Speaker C: E lì però appunto questa atmosfera casalinga, questa atmosfera di casa diventa invece un'inquadratura che manifesta l'alienazione del vivere. Vedere tutto così dall'alto, questa noia esistenziale arriva con queste inquadrature. mentre poi quando ci trasferiamo nel centro parigino dove loro sono oggettivamente dei pesci fuor d'acqua tutta questa tensione, tutto questo spalsamento, questa angoscia viene testimoniato dalla camera che si avvicina ai loro volti le inquadrature diventano molto più frammentate e il ticchettio della bomba continua a ticchettare in maniera più intensa e arriviamo poi al finale. [00:31:03] Speaker B: Sì, è anche interessantissimo perché è interessantissimo ed estremamente affascinante tutto l'apparato testuale di questo film. Tanti messaggi, tante cose ci vengono veicolate attraverso tag, attraverso scritte sui muri e anche qui è interessante questa differenza tra la periferia e la città. Noi vediamo che in periferia il writing che rientra quindi nella cultura street che è proprio connaturata a questo tipo di contesti manifesta quello che è il disagio che può andare dal fottiti tua madre al noi siamo il futuro quindi messaggi di questo tipo che ci vengono proprio fatti chiaramente vedere a cui vengono dedicate delle inquadrature di un paio di secondi per farti leggere quello che c'è scritto perché cosa ha meglio di questo tipo di aspetti della cultura della strada ti possono veicolare che cos'è la strada. E anche questo è una visione molto matura che ha Kassovitz come regista. Quando invece si spostiamo nella città, vediamo invece che sui muri non ci sono più dei tag scritti dalle persone, ma troviamo grandi manifesti pubblicitari scritti dai potenti con una roganza incredibile. La scena più famosa, una delle scene più famose perché questo film ne ha una strage di scene famosissime, è questa enorme pubblicità di questo mondo con scritto il mondo è vostro e fa estremamente ridere come cosa perché è scritto dai potenti per i non potenti e poi alla fine del film questa situazione si ribalta quando appunto Saeed cambierà una lettera e lascerà prima di andare via da Parigi con i suoi amici lascerà la loro impronta in quella città che è il mondo è nostro ma lo è per davvero ma siamo noi classe povera che rivendichiamo il fatto che il mondo è nostro non voi classe potente che viene a dire a noi che il mondo è nostro perché noi lo sappiamo e lo prendiamo a raccontarci a noi. [00:33:06] Speaker C: Esatto a fare lo slogan tanto per. [00:33:08] Speaker A: Raccontarcela sì Purtroppo quando uscirà questa puntata. [00:33:14] Speaker B: Il film non sarà più disponibile in sala, perché lo treranno solamente dal 13 al 16 maggio, ma lo trovate disponibile su Amazon Prime Video, quindi mi raccomando recuperatelo. In italiano doppiato è fantastico, oltre che iconico, soprattutto qui in Italia. Ma, se vi va, recuperatelo anche in lingua originale, perché non parlano un francese comune, ma parlano un francese proprio di strada, da ghetto, che si chiama Verlaine, che è appunto un tipo di slang proprio della strada, costruito su il ricalcolo sintattico, diciamo, di certe parole, quindi è molto molto molto interessante. Mi raccomando, recuperate il film. [00:33:56] Speaker C: L'odio è un film che ha influenzato, ha fatto, ha cambiato il cinema, c'è stato un cinema prima dell'odio e un cinema dopo l'odio e mi sento di consigliarvi tre film usciti tra il 2020 e il 2022 dove io rivedo tante di queste tematiche. I primi due sono francesi, sono Bucknord e Athena, e trovate entrambi su Netflix, che riflettono direi tantissimo sul rapporto Baglio e Polizia. Il primo è visto dalla parte degli Sbirri, che mi sento di chiamarlo proprio Sbirri, e dà comunque una prospettiva diversa. Siamo a Marsiglia, non siamo a Parigi. Marsiglia è una città a sé, però dà comunque una prospettiva leggermente diversa e sul ruolo della divisa. Atena invece è un film spettacolare a livello di scenografie, di scontri perché veramente se le danno fortissimo, che in realtà più settato sulla tragedia greca, cioè una trama molto classica, molto tragica nel senso teatrale del termine. mentre l'ultimo che vi consiglio è Margini di Niccolò Falsetti è uscito l'anno scorso direi, è un film ambientato nella periferia di Grosseto che racconta la storia di questi tre ragazzi che in un modo o nell'altro riescono a organizzare un concerto punk, si trovano ad organizzare un concerto punk incredibile e l'atmosfera della noia esistenziale, della noia periferica, della mancanza di prospettive 30 anni dopo noi siamo a Parigi, siamo a Grosseto, però la ritroviamo in questo film che vi consiglio su RaiPlay. [00:35:34] Speaker B: Film che potete recuperare, come dicevamo, su Netflix e RaiPlay, quelli consigliati da Luca. L'Odio lo trovate appunto su Amazon Prime Video. Invece il nostro podcast lo potete ascoltare, ricordatevi, non solo su Spotify. ma anche su Apple Podcast, su Amazon Music, e questo sono io che sto cercando di ricordarsi questa cosa. Neanche alla trentesima puntata sono in grado di chiudere. [00:35:59] Speaker C: Non lo fa mai Bea, però. [00:36:00] Speaker B: È vero, è vero. Magari Bea non lo sa che io ho arretrato i dieci puntati. [00:36:06] Speaker A: Io non li so, ma Dile tutte le volte inizia, parte. [00:36:10] Speaker B: Sì, perché ormai io ce la voglio fare, voglio dirlo senza pensarci. [00:36:13] Speaker A: Io non li so. [00:36:14] Speaker C: Ce la voglio fare. [00:36:16] Speaker A: Allora, diciamolo insieme, ci potete trovare anche su Spotify, Amazon Music, Apple Podcast. Vedete, ragazzi, non l'ho mai fatto. [00:36:32] Speaker B: Tutte le piattaforme streaming più fighe hanno Cinema Passengers, vi basta sapere questo. Seguiteci su Instagram, Cinema underscore Passengers, con lo stesso nome siamo anche su TikTok. Seguite anche Unigiradio, che senza di loro non potremmo fare questo fantastico podcast, che vi ricordiamo ha raggiunto 1700 ascolti da quando esiste e siamo anche il quindicesimo podcast che è più ascoltato su Apple Music, giusto? [00:36:55] Speaker C: Esatto, che però è Apple Podcast. [00:36:57] Speaker B: Che è Apple Podcast, quindi... Apple Musical. Beh, infatti di fatto parliamo di cinema, mica di sintassi, ragazzi. [00:37:06] Speaker A: Beh, flexiamo un po' questi ascolti. [00:37:08] Speaker C: Grazie per queste 30 puntate. [00:37:11] Speaker B: Fino a qui tutto bene.

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