Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Cari ascoltatrici, cari ascoltatori, benvenuti a bordo. Io sono Diletta Culla.
[00:00:04] Speaker B: E io Beatrice Vigorita.
[00:00:06] Speaker A: E questo è Cinema Passengers.
[00:00:14] Speaker B: A sto giro, cinquantesima puntata, è un bel traguardo. Insomma, bisogna festeggiare. Dile, andiamo a bere l'ultima?
[00:00:22] Speaker A: Assolutamente.
È una hit comunque.
Ciao raga, benvenuti, bentornati in questo nuovo episodio di Cinema Passengers. Non è un episodio a caso, ma come avete capito dall'intro è il cinquantesimo episodio di Cinema Passengers.
[00:00:45] Speaker B: E siamo cariche a pallettoni.
[00:00:47] Speaker A: Se avessimo soldi avremmo il tastino quello... dove partono gli applausi.
[00:00:52] Speaker B: Esatto, ma ce li facciamo da sole.
[00:00:54] Speaker A: Esatto.
[00:00:55] Speaker B: No, siamo molto molto contenti di questo piccolo grande traguardo.
Cinquantesima puntata, puntata gold, l'abbiamo definita così.
[00:01:04] Speaker A: Esatto.
[00:01:05] Speaker B: E quindi parliamo di un film che, insomma, chi l'ha già visto a sto punto ormai ha capito la reference nella nostra intro, andiamo a bere l'ultima e quindi parliamo delle città di pianura.
[00:01:18] Speaker A: Yes, inizialmente non era neanche previsto che noi registrassimo il cinquantesimo episodio con questo film, semplicemente in ordine cronologico, non era il film che sarebbe capitato nella cinquantesima puntata, però abbiamo deciso che un film di questo tipo, così tanto dolce, delicato, anche passato in sordina sotto certi punti di vista anche per il fatto di non avere un cast stellare o di non avere un regista assolutamente celebre abbiamo pensato che rappresentasse bene anche un po' quello che è stato per noi in questi due anni Cinema Passengers e quindi l'amore puro nei confronti del cinema di qualsiasi tipo ma soprattutto al di là del mainstream, al di là dei grandi registi di un cinema puro, semplice, che è veramente cinema con la C maiuscola, nel modo più dolce possibile.
[00:02:10] Speaker B: Nel modo più dolce, più bello possibile, più vitale possibile. Quindi sì, noi abbiamo sempre registrato in questi due anni, in base anche proprio alla nostra passione per il cinema, cercando ovviamente di dare visibilità anche a film che ci avevano colpito. È questo appunto il caso delle Città di Pianura, che è un film che in realtà nel suo piccolo è andato molto bene, è stato presentato a Cannes, però appunto un cinema più d'autore. Noi spesso abbiamo anche invece proprio parlato di cinema più mainstream, ma per noi non c'è differenza. Sicuramente però Le città di pianura è un film che ci ha colpito particolarmente, abbiamo amato tantissimo quest'opera di Francesco Sossai e quindi insomma è un bel modo per celebrare la nostra cinquantesima puntata.
[00:03:00] Speaker A: Sì, anche perché non so se è una sensazione comune anche a te, Bea, e anche a voi che ci state ascoltando, per chi ha visto il film e per chi non lo avessi visto, recuperatelo quando potete perché è veramente una coccola, cioè è veramente una carezza.
E infatti mi leggo proprio a questo per dire che una delle cose forse che rendono questo film cinema anche nel modo più umile possibile, perché quando si utilizza questa frase, cioè quando si dice, ah questo film è puro cinema, sai come il meme di Scorsese che fa puro cinema, ti immagini subito i grandi filmoni, Sergio Leone, Jodorowsky, cioè ti immagini... e invece il vero cinema, il puro cinema, tante volte è anche un cinema, come dicevo, semplice, ma soprattutto che ha un impatto e un'intensità emotiva, che non deve essere confusa con la disperazione o il pianto quasi catartico a volte di determinati film da, non so, Titanic ad altri grandi blockbusteroni che sono proprio... Grande anche tragedie, esatto. Esatto. Ma è proprio quella... quel sentire il cuore che si stringe e quella commozione gentile. Quel farsi pervadere in modo gentile da una carica di emotività intensa.
[00:04:22] Speaker B: Ed è un film di cui appunto adesso noi parleremo più nel dettaglio, racconteremo tutto quello che c'è dentro.
Ma la cosa che mi ha fatto impazzire di gioia vedendo questo film è che ci dice molto altro. E quindi è bello iniziare a intavolare questa conversazione parlando proprio di cinema, del concetto di cinema che c'è dentro le città di pianura, quello che racconta. Perché tu hai detto giustamente la semplicità. Ecco, io penso che al giorno d'oggi, adesso parto con la critica alla contemporaneità, però io sono un po' boomer, sono un po' così.
[00:04:59] Speaker A: E ti amiamo per questo da 50 puntate, Bea.
[00:05:02] Speaker B: Da 50 anni. Esatto, sono io.
Al giorno d'oggi non è così scontato trovare quella semplicità, trovare quella purezza e però allo stesso tempo l'intensità. Le città di pianura è una commedia, è un film che fa scassare da ridere, a parer mio, poi vabbè è un tipo di comicità, anche un po' nonsense, volendo molto surreale, volendo anche un po' la alla Kaori Smaki. Quindi ci sono queste situazioni surreali, gli stessi protagonisti sono surreali. È una commedia e dentro c'è tutto. C'è la leggerezza, però c'è tante intensità e quindi è proprio quel concetto di cui parlavamo prima che dicevi tu. C'è tantissimo e ci dice anche tanto su quello che si può raccontare al giorno d'oggi in Italia e non solo, quello che può essere il cinema, che è un cinema d'autore sicuramente, che passa a Cannes, che passa nella sezione Un Certain Regard, tutto così, un po' di nicchia, e però, ripeto, nel suo piccolo è andato molto bene ed è arrivato, secondo me, a molte più persone che alla nicchia elitaria cinefila. Magari mi sbaglio, però io sento questo, vedendo anche un po' quanto la gente ne sta parlando. Quindi è un piccolo grande film. Personalmente forse il mio preferito dell'anno. Uno dei più belli, sicuramente.
[00:06:13] Speaker A: Sono d'accordo, sono d'accordo. È un film estremamente sfaccettato che può essere veramente apprezzato, secondo me, completamente da chi non è cinefilo, ma può essere apprezzato ancora di più come chicca da chi è cinefilo, senza andare a togliere nulla. Quindi sì, sono assolutamente d'accordo. Il film comunque, come abbiamo anticipato, è diretto da Francesco Sossai. Bea mi ricordava prima, nel Forionda, che non è l'esordio di Francesco Sossai perché effettivamente in quasi tutti gli articoli e recensioni che stiamo leggendo ultimamente si parla delle città di pianura come il primo film di Sossai quando non lo è.
[00:06:52] Speaker B: In realtà no, questo uomo ha fatto anche un altro film che è il suo effettivo primo film, peraltro messo da pochissimo su Mubi, cioè io stamattina ho visto che è su Mubi, si chiama altri cannibali del 2021 forse essendo quello un momento un po' particolare per il cinema italiano cioè il film non era uscito in sala o forse è uscito per pochissimi giorni comunque ho letto in degli articoli che non era neanche uscito in sala e quindi forse per questo la gente dice ah no è questo il suo primo film in realtà no è il suo secondo film, Altri cannibali noi non l'abbiamo visto, però era una commedia nera, c'era sempre il tema del proletariato, era sicuramente un'opera prima interessante, più austera delle città di pianura, che invece è alla fine una commedia piuttosto luminosa nel suo essere anche surreale. E quindi la famosa domanda di che cosa parla le città di pianura.
[00:07:45] Speaker A: Perché gli interpreti di questo film sono Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla e Filippo Scotti, che interpretano rispettivamente Carlo Bianchi, Doriano... Io ogni volta che leggo Carlo Bianchi è scritto tutto attaccato.
[00:07:57] Speaker B: Che meraviglia!
[00:07:59] Speaker A: Carlo Bianchi, Doriano e Giulio, interpretato appunto da Filippo Scotti, che per chi non se lo ricordasse è stata la mano di Dio di Sorrentino. E devo dire, piccolo inciso, mi ha fatto piacere vederlo in una produzione così piccola, perché comunque passare da un candidato, quasi candidato agli Oscar se non sbaglio, con Sorrentino, alle Città di Pianura è stato bello. appunto in breve perché poi è molto semplice, racconta semplicemente di questa notte, di questi due giorni, diciamo di queste 48-72 ore, di questi due amici Veneti, che sono appunto Carlo Bianchi e Doriano, i quali devono e vogliono rimanere svegli con la scusa che devono andare all'aeroporto di Mestre o di Teresa, adesso non me lo ricordo. a prendere un loro amico di nome Genio e quindi, invece di andare a dormire, iniziano questo viaggio in macchina nelle terre venete di provincia, nelle periferie venete, diciamo, di Padova, Treviso, Venezia, Sedico, Feltrino, a bere l'ultima.
[00:09:05] Speaker B: Per ammazzare il tempo.
[00:09:07] Speaker A: E durante questo giro dei locali incontrano Giulio, interpretante da Filippo Scotti, che è questo studente di architettura all'Università di Venezia. Un ragazzo, non direi introverso, perché non è introverso, però magari è molto rigido, anche impostato, ligio. Quindi per tutta una serie di cose che accadono Giulio si ritroverà a passare praticamente un'intera giornata e un'intera notte con questi due scappati di casa.
[00:09:37] Speaker B: Che meraviglia.
[00:09:38] Speaker A: E come una sorta di viaggio mitico, di viaggio dell'eroe, supererà tutta una serie di piccole prove, di piccole tappe che poi lo porteranno a avere un'evoluzione, oltre che instaurare uno splendido, splendido rapporto con Carlo Bianchi e Doriano. Quindi il film è una road movie, è appunto un coming of age per quanto riguarda Giulio, ma è anche davvero un viaggio mitico. Io ci ho visto molto dell'epicità nel racconto, nella costruzione del racconto. di questo eroe, il nostro appunto Giulio, che incontra queste due figure che non sono altro che il gatto e la volpe praticamente, che quindi lo portano a superare tutta una serie di prove, tutta una serie di tappe e quindi lui in questo modo imparerà qualcosa in più su se stesso. Cioè, Doriano e Carlo Bianchi sono veramente un gatto e una volpe, non dico con la testa a posto, però che perlomeno hanno un cuore buono.
[00:10:38] Speaker B: Sì, sì, sì, sì, assolutamente. E questa è una bella storia, cioè una bella intuizione anche quella di far dialogare in maniera proprio intergenerazionale questi due mondi, che sono anche il nord e il sud dell'Italia. Sono un po', diciamo, il profondo nord, il nord-est, la provincia Veneta.
[00:10:57] Speaker A: Piccola specifica che non l'ho detto prima, in effetti Giulio è uno studente napoletano.
[00:11:04] Speaker B: Proprio come Filippo Scotti, fuori sede, studente di architettura, poi è anche molto divertente secondo me il fatto di far dialogare oltre a queste due generazioni, che anche lì ci sarebbe molto da dire, il contrasto divertentissimo tra i due, tra la personalità dei due e Giulio, perché Giulio appunto, come hai già detto, è rigido, è quasi bloccato e questo ci racconta qualcosa forse anche della Gen Z, della nostra generazione, se non altro in certe sfumature, senza essere una critica, ma è una sfumatura secondo me notevole. Io ci ho pensato molto e invece poi c'è la morbidezza, la leggerezza di Carlo Bianchi, Charlie White e Dory. che sono invece quasi proprio avvolgenti, proprio come il vino che bevono, come questo vino rosso, questa schiuma della birra, cioè loro proprio sono così completamente morbidi e leggeri nella vita, anche troppo. E questo contrasto è già molto bello, è una cosa che abbiamo anche in un certo senso già visto, perché come si fa a non pensare almeno un pochino, perché poi si va in un'altra direzione, la matrice anche un po' quella del sorpasso cioè due generazioni diverse e guarda caso proprio il giovane è proprio quello bloccato e rigido. C'è un pochino anche di commedia all'italiana nel senso che è un film episodico però c'è l'epica quindi si tratta di un giro vagare che sembra casuale sembra senza meta in realtà poi in tutta questa serie di episodi che accadono succedono cose molto importanti, c'è una presa di consapevolezza, soprattutto da parte di Giulio. Quindi è vero che sono loro due anche proprio come due mentori, due mentori scapestrati, ma è così.
[00:12:47] Speaker A: Mentre a loro è Benicio del Toro di PTA, non so veramente. Noi vogliamo questi mentori nella nostra vita.
[00:12:56] Speaker B: Penso al mare e andiamo a bere l'ultimo. Facciamo un crossover, vi prego, in Veneto ovviamente. E quindi a me è proprio venuto da pensare che in questo vagabondare apparentemente senza meta nella provincia Veneta, nella campagna, tra le città di pianura, in realtà proprio in questo perdere tempo e perdersi nel tempo perché Charlie White e Dory si perdono anche nei ricordi quindi è un doppio vagabondare un po' nel passato e un po' ovviamente nella realtà portandosi dietro Giulio ecco in questa casualità del loro vagabondare in realtà sembrano proprio insegnare a Giulio che è lì che la vita la vitalità è ancora più viva è ancora più vera e forse insegnano proprio questo, cioè lascia cadere la vita, lasciati un pochino andare, che sembra una roba banale, ma ragazzi è il segreto della vita.
[00:13:47] Speaker A: Sì, è il viviti quello che sta succedendo qui e ora e buttati un pochino di più.
[00:13:52] Speaker B: Esatto.
[00:13:54] Speaker A: È proprio questo che che intendevo prima quando dicevo che questo film è un film molto semplice ma estremamente intenso perché un film semplice per essere intenso implica per forza di cose una stratificazione di senso, una stratificazione di valori e di rappresentazioni e le figure contrapposte di Carlo Bianchi, di Dori e poi dall'altra parte invece di Giulio non sono altro, come dicevi tu, degli archetipi che si sono visti centinaia, migliaia di volte nel corso del cinema È come se fosse prova del fatto che un determinato archetipo non è detto che più volte lo usi e meno carico diventa. È invece la prova del fatto che determinati archetipi più volte li indaghi e ci rifletti sopra, più sono dei vasi bellissimi d'oro da riempire di tantissime cose.
E qui appunto, come dicevi tu, troviamo la questione del nord del sud, troviamo la questione generazionale, troviamo anche un elogio, se vogliamo, alla generazione X, alla generazione dei boomer e anche, sotto certi punti di vista, un elogio alla generazione Z, senza però... è anche una critica naturalmente, non palese, cioè il film non ha assolutamente nulla di critico, è semplicemente una fotografia di una determinata situazione. Però tu da spettatore quando lo guardi è naturale che se hai un minimo di spirito critico proprio in generale nella vita cerchi di trarne delle lezioni, cerchi di capire le problematicità che cercano di far emergere E la cosa proprio interessante è vedere come non ci sia alcun tipo di giudizio. Come semplicemente se il film ti stesse dicendo sì, ci sono cose delle generazioni che ci hanno preceduto che senza dubbio non vanno bene, hanno un modo di vivere che senza dubbio potrebbe essere migliori di quello che è, ma guarda anche come possono vivere, come possono fare esperienza delle cose. e quindi dall'altro lato vedi invece come la generazione Z è studiata in tutti i sensi, come è proprio consapevole, come è woke, tra virgolette, come si dice oggi, e però allo stesso tempo come questa acquisizione sempre maggiore di consapevolezza porti sempre ad un'autoanalisi che per il mondo in cui viviamo e per la società in cui viviamo è sempre sofferta, comporta sempre una chiusura e difficilmente un'apertura. E questo secondo me è un messaggio fondamentale del film, perché quello che secondo me il film ti sta dicendo, non direttamente, ma quello che il film a me dice, da questo punto di vista specifico, è proprio questo, cioè sì, sii studiato, impara, sii consapevole, apri la tua testa, fai autoanalisi, rifletti su di te, pensa prima di parlare, pensa prima di agire, perché il mondo può essere pericoloso, ma proprio perché hai questi strumenti, non dimenticarti di goderti ancora di più il qui e ora grazie a queste consapevolezze qui e non lasciare che siano solo un limite e Giulio è in quella fase della sua vita dove queste consapevolezze per lui sono solo un limite. E una cosa che mi è piaciuta moltissimo e che mi ha fatto notare Elena, devo dire ciao Elena, l'ospite della scorsa puntata, perché siamo andati insieme al cinema, e mi sono trovata veramente d'accordo, cioè è come se mi avesse tolto le parole di bocca, è stato che alla fine, Giulio, siamo noi spettatori che guardiamo questo film. Cioè Giulio è quell'elemento esterno a questa quotidianità in cui noi ci immedesimiamo e attraverso cui noi conosciamo i nostri personaggi, cioè conosciamo questi personaggi.
E per esempio per me Giulio è stata una figura veramente impattante perché, vabbè non l'abbiamo detto però, io sono veneta e vengo veramente da quelle zone che il film racconta, che il film mostra. Io sono nata a Moriago della... sono nata a Conegliano. però vivo, sono nata e cresciuta a Moiago della Battaglia, che è un piccolo paese in provincia di Treviso, nella campagna in mezzo al Peosecco, sostanzialmente. È vicino a Val Dubiadene, dove fanno il Peosecco.
E quindi tutte le zone che nel film hanno fatto vedere, io le conosco, ci sono camminata e... cioè, ci sono camminata, sì. ci ho camminato, le ho vissute, non tutte naturalmente, perché poi è una cosa verissima che dicono nel film, ma come? Voi siete di qua e non conoscete la vostra terra. Sono assolutamente d'accordo, perché io non conosco mezzi posti e sennò me ne è andata via quasi subito, poi con le superiori allontanandomi sempre di più e poi soprattutto con l'università.
Però con Giulio ho avuto veramente un imprinting di un certo tipo, perché lui è quello che sono io, quella che sono stata io e che sicuramente non sono solo io ma vale per tantissime altre persone, cioè questo studente fuori sede che si trova catapultato lì, che che pensa di sapere tutta una serie di cose e poi quando si interfaccia con quella vita lì che nel caso specifico di Giulio non la conosce, non l'ha mai conosciuta, nel mio caso specifico la conosce e quindi è un ritorno, non è un incontro per la prima volta, ne rimane comunque spiazzato, cioè ne trova comunque qualcosa da imparare, trova comunque delle cose che non piacciono, perché ci sono tantissime cose delle mie zone che a me non piacciono, che è il motivo per cui me ne sono andata, ma questo film mi ha ricordato che ci sono invece tantissimi momenti che io sottovaluto quando torno in cui sono contenta che quella sia casa. Infatti per me questo film è stata una grande riconciliazione con il Veneto e con quelle zone specifiche una riconciliazione che forse aspettavo da veramente tanto tempo.
[00:19:47] Speaker B: Ecco, infatti, già tutta questa tua...
[00:19:49] Speaker A: Scusa, ho parlato troppo forse?
[00:19:51] Speaker B: No, no, scherzi. Allora, io ho visto il film un pochino prima di Dile, ero gasatissima, da non Veneta, e ho detto, cioè, Dile, sei pure Veneta, dobbiamo per forza fare una puntata della Madonna sulle città di Pianura. E infatti, poi ho parlato anche con un'altra mia amica Veneta, saluto Mary.
[00:20:10] Speaker A: Ciao Mary.
[00:20:11] Speaker B: Esatto.
Ed è proprio vero che, soprattutto per chi poi conosce veramente quelle terre, è un film molto importante.
È un film che racconta nello specifico tante cose appunto del Veneto, di quella parte dell'Italia. Io amo tantissimo quando si riesce a raccontare veramente questo e allo stesso tempo però sia universali, perché sennò questo film, c'hai capito, non avrebbe emozionato follemente me che vengo da Genova sul mare che è tutt'altro che la città di Pianura. Però io mi ci sono immedesimata appunto anche nella cosa che dici di Giulio. È vero, è la cosa della Gen Z, di questo anche essersi allontanati forse dalle proprie terre. Vabbè, ovviamente Giulio è napoletano quindi è un'altra cosa.
[00:20:57] Speaker A: Quindi vive dall'altra parte del mondo, non sto scherzando.
Cioè, è molto più giù, io invece sono andata un po' più su, diciamo.
[00:21:06] Speaker B: Esatto, però è bellissima anche una battuta che fanno a un certo punto quando portano Giulio a casa loro ubriachi e dicono alla sorella, è napoletano ma è simpatico.
[00:21:17] Speaker A: Sì, sì, ma poi quando la sorella, io pensavo fosse la mamma, vabbè, non importa, che dice Ah, sì, è del meridione. In effetti mi chiama Signore. Bellissimo.
[00:21:29] Speaker B: No, veramente è un atto d'amore, secondo me, questo film, anche proprio per, adesso, proprio la retorica. Un po' per l'Italia, per il nostro anche essere mega mescolati, stratificati di regione in regione con le nostre province.
E proprio per questo, però, è un film importante. La questione del Veneto, appunto, racconta tanto del Veneto. Perché il fatto che si racconti anche tutto un po', che c'è una critica dietro, come hai detto tu, tutte le cose che non funzionano magari, che non piacciono anche agli stessi Veneti di quelle zone, il fatto che sia un continuo cantiere, tutto il tema che è quasi un po' una denuncia legata al fatto che costruiamo autostrade, costruiamo infrastrutture, che poi.
[00:22:17] Speaker A: Vengono abbandonate a loro stesse, rimangono così. Le mie zone sono piene di case lasciate a metà così perché magari non c'erano più soldi per poterle finire o poi sono state costruite del tutto e nessuno le ha comprate.
[00:22:28] Speaker B: E tutto questo si vede, cioè tutto questo te lo fanno vedere pur non essendo un film politico prettamente di denuncia, mai comunque politico, ma comunque ci dice delle cose.
Tutta la parte in cui vanno a trovare il mitologico Conte, che è una parte divertentissima, forse è il momento di comicità più alto, fanno questa beffa, questo scherzo a questo conte, in realtà il conte, anche se è un personaggio divertente, comico, che prendi in giro, anche proprio come spettatore, è fatto apposta per quello, in realtà proprio il conte racconta una cosa, dice una delle cose più importanti del film. Parla anche un po' della decadenza di un territorio che è meraviglioso, è pieno di bellezza, ma è in un certo senso ormai da decenni deturpato appunto da questi cantieri. la questione appunto poi dell'urbanistica che è fatta in un certo modo, come hai detto tu, le varie villette che poi non vengono finite di costruire, oppure quando c'è una scena del film in cui vedi tutte le villette con scritto vendesi, cioè tutto questo è forte, è una cosa molto vostra, molto specifica ed è bello che però vada, cioè arrivi a.
[00:23:43] Speaker A: Tutti e si sia raccontato. Io penso che sicuramente ci saranno persone che anche ascoltando questo, quindi ascoltando la nostra puntata, ma anche perché non siamo probabilmente le sole a dirlo, quindi in generale sentendo questo topic pensano, sì però in tantissimi posti è così, cioè è un problema dell'Italia, non è un problema del Veneto. È vero, però è bello e giusto che questo problema sia raccontato anche probabilmente per la prima volta in una regione come il Veneto.
È ovvio che è un problema italiano, però è bello raccontarlo dalle persone che lo vivono sul serio, perché tante volte sì, lo viviamo, ma anche tanti problemi che riguardano l'Italia, beh sì, sono problemi dell'Italia. Invece ci sono delle volte in cui bisogna riconoscere determinate specificità, perché tante volte riconoscere delle specificità significa anche sentire maggiore vicinanza nei confronti di questi problemi e avere la voglia di agire concretamente, invece tante volte dire semplicemente che è un problema italiano... Ah vabbè, è un problema italiano, lasciamolo nell'epere. Esatto, esatto. Quindi io personalmente sono contenta che una zona di periferia, diciamo, che non è mai stata raccontata, sia stata raccontata in questo modo bellissimo.
[00:25:07] Speaker B: Poi è anche molto bello il fatto che ovviamente si parli anche tanto un po' del famoso spirito imprenditoriale del Veneto, delle piccole e medie imprese. Parliamo anche di una delle regioni, da quel punto di vista lì, più forti d'Italia, nel senso che io ho sempre sentito dire che la Lombardia e il Veneto sono un po' le regioni che muovono avanti il paese, un po' anche il fatto che, ovviamente come cliché di.
[00:25:32] Speaker A: Frase... Sì, sì, assolutamente. Ribadiamolo, no?
non passi il messaggio.
[00:25:37] Speaker B: No, no, assolutamente. Proprio però come cliché, legato come cliché e come cosa anche legata un po' proprio alla terra, le fabbriche e tutto quanto. E infatti il film si apre con questo, con un episodio legato a una leggenda della fabbrica.
[00:25:56] Speaker A: Fabbrica che è palesemente la Luxottica. Cioè, è palesemente la luxottica.
[00:26:00] Speaker B: E questa cosa mi è piaciuta perché anche, insomma, ho saputo appunto da altri miei amici veneti, così anche tu mi darai la tua opinione su questa cosa, che era abbastanza comune la storia un po' anche magari del contrabbando della merce, diciamo, che avanzava.
[00:26:17] Speaker A: Ecco, io questo non lo so, per esempio.
o Luxottica o Bottega Veneta. Ne ho sentito parlare però non sapevo dirlo con certezza.
[00:26:25] Speaker B: Però è piuttosto divertente secondo me anche il fatto che venga raccontato pure questo in una maniera comica, scansonata, perché poi anche tutta la parte legata a Genio, che effettivamente è un genio.
Mi è piaciuta questa cosa che loro sono degli operai e poi hanno tutto questo secondo lavoro fantastico che proprio si ingegnano, questo spirito imprenditoriale Veneto. Ovviamente tutto poi declinato in una maniera scherzosa, divertente, tutto nel ricordo di Charlie White e di Doriano. E però anche quella è una cosa che racconta forse proprio una cosa più leggendaria, più legata al passato e mi è piaciuto anche quello, pur appunto io essendone completamente strane non ne sapevo proprio niente. Però è forte questa cosa, come abbiamo anche già un po' detto, di riuscire a entrare proprio nel dettaglio anche di una certa epica di provincia. E proprio su questo io vorrei dire che questo film mi ha detto molto di più, oltre a essere una bellissima storia, la storia di un incontro, il cercare di lasciarsi andare e scoprire poi e esplorare anche le proprie terre, mi dice anche che è un po' secondo me il momento, cioè non dico proprio oggi questo è il momento, però è bello che sia un po' in questo momento nel cinema italiano è bello che ci sia questo raccontare la provincia e io dico raccontiamolo ancora non in maniera ripetitiva ma con la stessa freschezza come hai detto tu certi archetipi sono sempre carichi di intensità ma è anche molto bello poi avere tutte quelle sfumature che possono raccontare qualcosa di più piccolo qualcosa che non viene mai raccontato come non era mai stato raccontato il Veneto e quindi io dico sono per un cinema che basta con queste metropoli con Roma con Milano o con delle città meravigliose che però vediamo sempre perché forse pensiamo che abbiano vediamo sempre al cinema perché forse sembra che abbiano un'identità più forte no tutto ha un'identità forte Cioè le città di pianura, quella pianura con due personaggi credibilissimi, nel senso che ce ne saranno di personaggi veneti come Charlie White e Doriano. C'è questa autenticità di una storia piccola ma potente, ma autentica. va raccontata e quindi le città di pianura mi ha fatto proprio pensare a questo, che bello una storia così specifica così anche piccolina è fortissimo e è bello vedere questo cinema che va nelle province e decentralizziamolo un po', io ho pensato questo. Ho detto è una cosa anche proprio diversa da quello che vediamo di solito, è proprio un racconto diverso.
[00:29:13] Speaker A: Io sono perfettamente d'accordo, cioè so che questa puntata probabilmente sta diventando ridondante tanto tra io che ti dico che sono d'accordo, non che sono d'accordo con te, però effettivamente devo dire, e penso di parlare a nome di entrambe, che questo film ci ha veramente commosso, questo film ci ha veramente toccato e quindi non è naturalmente esente da difetti, però sono talmente tanto belli i pregi di questo film che per me offuscano completamente alcune cose che magari non mi hanno convinto al cento per cento. E anche questo è importante ribadirlo, perché forse è un pensiero personale, però i film che a me piacciono, il cinema che a me piace, e so che non sono sola in questo, non è un film o un cinema perfetto. È un film, un cinema che è imperfetto, che ha dei difetti, ma che ha dei pregi talmente tanto brillanti e talmente tanto sgargianti che riesce quasi a farmi piacere, quasi a farmi... neanche dimenticare a farmi piacere anche le cose che non mi convincono al cento per cento e io trovo che Francesco Sossa insieme a tutto il team dietro questo film abbia dimostrato di essere davvero un talento comunque possiamo dire emergente perché comunque il secondo film è che ha guadagnato una spettatrice a canita cioè ha guadagnato due spettatrici che non vedono l'ora di vedere i suoi progetti futuri Il discorso che tu hai fatto sulla provincia e sul fatto che tutte le zone d'Italia hanno un'identità, dalla più piccola alla più grande, ed è importante parlarne, è fondamentale. E le province hanno una loro magia perché io trovo che siano dei luoghi ambivalenti.
Rispetto alla città, nelle province, tutto va più lento e quindi questo spesso permette di vivere, come dicevamo prima, molto più nel presente, molto più nel qui e ora.
ma sono anche, come dicevamo prima, delle zone dimenticate, delle terre spesso dimenticate, dove non c'è granché da fare e quindi dove molto spesso questo vivere nel presente diventa o l'unica effettiva possibilità per non impazzire, per non deprimersi, oppure, e forse strettamente collegato a quello che ho appena detto, diventa inerzia.
Allo stesso tempo però, come dicevi tu Prima Bea, è facile anche rimanere intrappolati nel passato. a quello che non è stato, a quello che è stato, e quindi si finisce col vivere dei ricordi. E questa presenza, diciamo, questa magia, tra virgolette, della periferia, dell'essere ambivalente, quindi di farti essere conscio del presente, ma di lasciarti anche sempre con un piede indietro bloccato al passato, trovo che sia una cosa specifica della provincia e che solo la provincia ha, solo le zone periferiche hanno. E, da questo punto di vista, il film è estremamente rappresentativo. Troviamo queste strade vuote, questi silenzi in cui, appunto come dice Dori, trovare un bar aperto è davvero una mano della provvidenza c'è davvero un gesto della provvidenza c'è quando lui fa queste battute dove appunto dicono ah ma come può esserci un bar aperto oppure ma che culo che ne abbiamo trovato uno e lui dice no no non è culo è la divina provvidenza io è una cosa che ho sentito centinaia di volte crescendo in Veneto perché in quelle zone tante volte, cioè la maggior parte delle volte, ad un certo punto i locali chiudono, per carità anche in alcune città, però c'è talmente tanta campagna, c'è talmente tanta terra desolata che non c'è veramente nulla da fare e quindi quando trovi qualcosa da fare È davvero la divina provvidenza che ti sta dando una mano. E anche un po' per questo motivo le amicizie sono fondamentali.
Avere degli amici è fondamentale. Avere dei compari è fondamentale. E l'amicizia di Doriano e Carlo Bianchi è la classica amicizia, lasciatemelo dire, da uomini di mezza età. quindi dove non li vedrete, perché non ha visto il film, non li vedrete aprirsi, condividere la propria sfera emotiva, fare queste grandi conversazioni profonde su come loro si sentono, ma riescono con un solo sguardo, con una sola battuta, a far capire quel che basta.
[00:33:33] Speaker B: Anche questa è una bella sfumatura, effettivamente, cioè concentrarsi anche un po' sulla loro amicizia e specifica anche legata un po' alla loro generazione, a chi sono loro e la cosa del passato effettivamente noi forse non l'abbiamo ribadito abbastanza ma è molto forte in questo film perché Charlie White e Dory sono due amici, sono appunto pieni di vitalità perché vogliono andare a tutti i costi, sono spinti da questo bere l'ultima e si portano dietro Giulio, quindi abbiamo detto mille volte c'è vitalità, c'è la forza, c'è questa spinta del loro girovagare, però è anche vero, è anche molto vero che sono estremamente ripiegati nell'epica del loro passato, della loro gioventù e dell'amicizia epicizzata con Genio interpretato da Pennacchi. Ecco a proposito di questo poi faremo una piccola un piccolo recap anche delle interpretazioni perché anche lì c'è da dire molto però ecco ho apprezzato il fatto che Pennacchi che è più conosciuto facesse invece una parte un po' più in sottrazione cioè una parte secondaria importante perché Genio è sempre nei discorsi dei due amici sin dall'inizio del film e anzi proprio lo aspettano quindi è un po' una sorta di aspettando Godot aspettano Genio e poi quando compare effettivamente partecipa poco quindi è molto importante anche il fatto che si rimarchi tanto su questo loro passato, questa vita che hanno condiviso insieme, le loro avventure giovanili, il lavoro insieme in fabbrica, quindi insomma tanta vita condivisa insieme e anche tutto l'episodio legato al contrabbando, come ho già detto, molto brillante, molto, come dire, geniale a proposito di genio proprio perché è lui un po' la mente di tutto questo. però c'è il passato, c'è un passato che è forte, loro non riescono quasi a rinunciare a quelle vecchie glorie del passato e quindi forse c'è comunque anche tanta nostalgia, c'è tanta malinconia. Poi c'è anche un accenno molto veloce, però anche quello mi ha colpito alla crisi del 2008, che ha stravolto tanto i loro equilibri. Insomma, ripeto, ci sono tante cose che magari vengono appena accennate ma poi vanno a creare, vanno a contestualizzare molto, in maniera alla fine in realtà molto precisa, i due personaggi adulti appunto quindi di Carlo Bianchi e di Doriano immersi proprio in quella provincia specifica.
[00:36:09] Speaker A: Sì, anche questo racconto della crisi del 2008, ma anche l'attitudine dei nostri personaggi che avevano prima di questa crisi, cioè il fatto che Carlo Bianchi abbia guadagnato tantissimi soldi, ma lui come tanti altri, a prescindere dal modo, e poi se li sono mangiati tutti. che non li hanno messi da parte, che non hanno investito. Un po' perché non ci pensi, un po' perché pensi che dureranno per sempre, un po' perché forse hai aspettato talmente tanto di avere per le mani abbastanza soldi da poter vivere in un modo che pensavi ti avrebbe reso più felice. sei preso dalla foga e poi ti ritrovi che tutta questa parentesi della tua vita è stata solo una parentesi della tua vita e sei tornato esattamente al punto di partenza se non peggio. Questa più che rappresentazione, come dicevi tu, questo accenno della crisi del 2008 per me è stato veramente un pugno allo stomaco perché io me lo ricordo, cioè me lo ricordo non io, io naturalmente avevo dieci anni, però me lo ricordo dai racconti dei miei genitori, dai racconti di mia mamma, dai racconti dei loro amici e poi immagino in generale per tutta l'Italia, cioè è stato veramente un periodo veramente tosto e vedere però che in un film ambientato nella provincia veneta ci sia stata l'accortezza di parlare della crisi del 2008 trovo che sia anche un modo del regista che è appunto di feltre di alzare la mano e dire con molta umiltà noi qui abbiamo davvero sofferto tanto e nessuno si è ricordato di noi quando è successo e questo mi ha commosso veramente tanto.
[00:37:46] Speaker B: Per questo mi veniva da dire prima non sembra un film politico ma in realtà è molto politico in questo senso cioè nel senso più ampio del termine nel senso che è un modo anche sul cioè è un modo per riflettere su tante cose del nostro passato E io credo che sia affascinante anche il fatto che questo film, se ci pensiamo un attimo, è tutto passato, cioè è tutto su quello. Perché ovviamente quello che succede nel presente, quindi il fatto che loro girino per i bar e si portano Giulio dietro, accade nel presente. però parliamo anche di un contesto come quello della provincia, che io adoro, un po' come dire sospeso nel tempo, che è anche un po' la sua ricchezza, la sua forza, cioè come se fossimo ancora un po' fermi agli anni 90, cioè la decade tanto elogiata e amata da Carlo Bianco e Doriani, anche banalmente per il fatto che erano giovani e belli e pieni di forza. Come biasimarli. Quindi c'è tutto il film poi girato in pellicola, ha un'estetica anche molto proprio a livello visivo, è un film che sembra molto retro, passatemi il termine molto banale, però ci siamo capiti, no? e anche solo all'inizio quella fantastica inquadratura sul cocktail di gamberi. Quindi anche un po' questi simboli des modè del passato, gli anni novanta eccetera che tornano e però è importante ed è affascinante il fatto che racconti tutto questo passato ma in maniera molto fresca ed è un modo forse anche per noi più giovani Gen Z sempre rappresentati dal simbolo, dal simbolico Giulio dialogare con questo, conoscere anche questo che è stato prima di noi, che è un momento passato, che è lontano, però ci può dire ancora qualcosa e se non altro è importante dialogare, cioè quando tu mi hai detto io ne ho parlato con i miei, cioè è tornato in mente questa cosa anche legata alla crisi, così come appunto, sì, questo è un film che, cioè tu lo vedi, ed essendo anche un po' nostalgico veramente ti viene da dialogare con le generazioni passate sia con i tuoi genitori ma sia anche proprio all'idea cioè proprio del dialogo intergenerazionale di un incontro che tu puoi fare al bar anche con uno di un'altra generazione che ti racconta qualcosa del suo passato.
E sì, è un film che, ripeto, secondo me è molto ripiegato nel suo passato anche in maniera nostalgica, malinconica, ricorda delle cose anche molto legate alla sofferenza che può aver avuto anche tanta gente in quel momento lì ed è però importante che ci racconti questo. Io l'ho trovato fondamentale perché poi è fresco Non è polveroso, non è un film che vuole raccontare o mitizzare quell'epoca lì o gli anni novanta, però è semplicemente un incontro e queste due persone di un'altra generazione si connettono con il giovane raccontandogli anche tanto del loro passato ed è molto importante questo secondo me.
[00:40:47] Speaker A: Sì, da questa chiacchierata sta veramente emergendo un aspetto chiave secondo me, cioè il fatto che vivere in quelle zone, vivere in quelle province comporta una carica emotiva non indifferente per tutte le ragioni che abbiamo detto e che sono nel sottosuolo. cioè sono quasi dei bias, diciamo, attraverso cui le persone in quelle zone vivono. E penso che l'unico modo per molte persone di quella generazione specifica, in quelle zone specifiche, di gestire tutto questo carico emotivo sia effettivamente sempre bere l'ultimo. sia effettivamente l'alcol. L'alcol all'interno di questo film... Allora, l'alcol in Veneto è una cosa particolare. Io ho un'opinione molto precisa sulla questione alcol in Veneto, perché quando io dico che sono veneta vengono sempre fuori le battute del prosecco, a me piace tantissimo bere, quindi ci rido, ci scherzo ed è bello, cioè è comunque uno stereotipo divertente, cioè ci poteva andare molto peggio. Ecco, mettiamola così. Però è anche vero che tante volte questa cultura del bere che c'è in quelle zone non fa altro che incentivare e a volte giustificare e legittimare un alcolismo latente. Cioè, tante volte mi capita di vedere o di sentire parlare di persone che hanno un comportamento da alcolizzato e che però viene giustificato perché, vabbè, ma è Veneto, lì si fa così. e questo secondo me è un problema da un punto di vista culturale in Veneto importante che non deve essere sottovalutato ma non ci tenevo a dire questa cosa ma non voglio naturalmente cioè è comunque un discorso estremamente ampio che richiede secondo me anche tutta una serie di competenze da un punto di vista anche solo psicologico e psicoterapeuto che io non ho quindi è semplicemente una riflessione che io faccio spesso quando mi capita di poi fare amicizia e di instaurare dei rapporti profondi con delle persone che sono di un'altra regione e arrivo sempre al punto in cui dire sì, però bisogna tenere anche conto.
[00:42:52] Speaker B: È anche un problema.
[00:42:53] Speaker A: È anche un problema.
[00:42:55] Speaker B: Assolutamente. Hai fatto benissimo a fare questa piccola specifica perché è molto importante.
[00:43:01] Speaker A: E in questo film io trovo che l'alcol sia il punto di arrivo e anche il punto di partenza. Cioè, è comunque il punto di arrivo di una sottile disperazione, un po' come dicevamo prima, sottopelle. È anche però il punto di partenza di speranze e sogni, come si vede anche nei momenti in cui loro pensano di aver risolto l'enigma della vita durante una serata passata a bere. È verissima questa cosa, è estremamente autentica. Io ho assistito a tantissime situazioni di amici in cui ti venivano a dire che avevano trovato la chiave per vivere una vita felice e tu gli chiedevi ciò è e loro si bloccano e dicono cazzo non me la ricordo più. Cioè anche questa cosa mi ha fatto molto ridere, mi ha fatto molta tenerezza perché è vera come come cosa. Però appunto, come dicevo, è anche un punto di partenza secondo me, perché per questi personaggi è una sostanza sotto la quale loro sognano, dove trovano risposta ai drammi della vita, dove ringiovaniscono, dove vivono anche il presente, perché questo anche, andare sempre a bere l'ultimo, è anche un modo per essere in vita, cioè per essere svegli, per non andare a dormire, per vivere, per agire, un po' la vitalità che dicevi tu prima appena abbiamo aperto la puntata. E poi a me ha molto commosso questo voler appunto continuare a portare avanti la notte. e non andare a dormire, anche quando Doriano ad un certo punto dice no, per noi non è mattina, quando Giulia ad un certo punto dice devo andare a casa perché c'è l'alba e Doriano gli dice no, no, no, non è un nuovo giorno, per noi è ancora notte. è la notte del giorno prima e penso che sia successo a tutti di vivere delle serate talmente tanto belle anche nella loro semplicità che semplicemente con le persone giuste non sai spiegarti perché, vuoi andare avanti, vuoi far durare il più possibile quella sensazione lì. perché ti fa sentire vivo ed è folle come delle cose così tanto semplici come condividere del pane soppressa e bere un po' di buon vino siano tra le cose che ti fanno sentire più vivo in assoluto, che poi vedi, torniamo sempre alla circolarità di prima, quindi a questo discorso delle generazioni, a quello che dovremmo imparare da queste generazioni.
[00:45:15] Speaker B: È un po' anche forse quella semplicità del andiamo avanti così senza programma che che forse appunto un pochino a noi ovviamente senza esagerare ma senza generalizzare troppo però forse un pochino a noi manca perché siamo troppo consapevoli perché siamo troppo forse organizzati anche magari ogni tanto dire sì noi siamo più consapevoli sicuramente molto meglio per un sacco di cose ma prendiamo anche, recuperiamo se non altro magari un po' quella semplicità del buttiamoci nelle cose senza essere troppo condizionati perché purtroppo noi forse siamo anche tanto condizionati perché abbiamo molti più modelli, molti più metri di paragone, cioè qua si apre il discorso dei discorsi sulla contemporaneità e su noi perché siamo anche forse così bloccati. però anche questo viene suggerito nel film e tramite questo incontro casuale proprio un po' così tutto un po' a cazzo di cane con Carlo Bianchi e il mitico Doriano invece è l'occasione per buttarsi un po' di più. Poi la circolarità dei due cerchi che si uniscono e della tomba Brionne anche quella è una cosa molto bella. che viene fatta vedere nel film.
[00:46:31] Speaker A: Un luogo in cui io non sono mai stata, cioè io abito attaccata a quel posto, non ci sono mai stata. Infatti quando Giulio ha detto che voi Benneti non conoscete le vostre zone, io mi sono proprio sentita il dito puntato contro e ho pensato, cazzo è vero, e ho proprio pensato quando torno dai miei a Natale vado a vederla.
[00:46:48] Speaker B: Anch'io voglio vederla adesso la Tom Brion. E menzione ovviamente d'onore per la musica perché Stavo per dirlo, di Crano, un'artista.
[00:46:59] Speaker A: Che io non conoscevo personalmente, ma trovo che veramente abbia composto delle musiche che restituiscono veramente, che ti danno questa sensazione di nostalgia estrema per tutti, quindi sia per me che vengo da quei posti, sia per chi quei posti non li ha neanche mai visti.
[00:47:17] Speaker B: Sottoscrivo.
[00:47:18] Speaker A: Ha veramente questo senso nostalgico, ma anche sono composizioni che danno un sacco di speranza e di disincanto allo stesso tempo sul luogo.
[00:47:26] Speaker B: Adesso per collegarci, siamo verso la fine direi, però legato invece alle interpretazioni che appunto abbiamo amato molto, questo film è potente. proprio perché non ha il cast stellare con le solite facce che sappiamo a memoria. Parliamo anche un attimo di questo. Per Paolo Capovilla, grandioso, che fa parte del teatro degli orrori, Cioè, quindi di nuovo un altro collegamento con la musica indie italiana veneta, cioè questo rock, noise rock, poi vabbè per crano si può forse più parlare di folk rock, però comunque la musica pure è molto protagonista in questo film. Poi in un'altra scena mi pare che suonino in sottofondo i Laguna Bollenti, cioè delle cose che scopre anche tutto questo sottobosco musicale made in Veneto bellissimo e dicevo appunto Pierpaolo Capovilla grandioso e Sergio Romano cioè io li ho amati tantissimo.
[00:48:25] Speaker A: A proposito di Pierpaolo Capovilla io sono rimasta sconvolta quando l'altro giorno ho letto un'intervista che lui ha rilasciato alla rivista di Cinema Nocturno dove lui diceva che le scene hanno pochissimi momenti di improvvisazione Quindi a maggior ragione bravo Sosai per la scrittura perché vuol dire che comunque sei stato in grado di restituire una grandissima autenticità e spontaneità nelle cose che fanno i tuoi personaggi.
[00:48:53] Speaker B: E scusa già che ci siamo appunto ricordiamo film scritto da Sosai insieme a Adriano Candiavo che aveva già coscineggiato il suo primo film.
[00:49:03] Speaker A: Però io sono veramente rimasta colpita dal fatto che appunto Capovilla dice che le scene sono state girate decine e decine di volte. Hanno detto che le hanno provate tantissime volte prima di trovare quella definitiva e dall'espressione di Beatrice che voi non vedete... Capisco che anche lei è rimasta colpita perché veramente quando vedete il film e lo dico anche da Veneta, sì appena inizia il film le prime battute sei lì che dici ok si capisce che stanno recitando ma è normale perché io comunque vengo da quelle zone ma dopo quei tre secondi Sembra veramente di vedere delle persone reali che stanno facendo realmente quelle cose, che stanno vivendo davvero quel road trip.
[00:49:41] Speaker B: È particolare anche appunto il suo metodo quindi di dirigere, perché c'è chi invece ne vuole fare una e quella va bene, lui invece si vede che è più uno da ne facciamo 20 fino a far morire gli attori.
[00:49:54] Speaker A: O forse non le ha fatti improvvisare perché magari improvvisando ti vengono di default tantissime bestemmie che non puoi e quindi ha detto no. Taglia, rifacciamo, dizio cane che non si può sentire.
Ci tengo a dirlo che in uno stato giusto, che è laico, c'è il diritto in un film ambientato in Veneto di poter dire, non dico tante bestie mie, ma una per la credibilità. Però va bene, mi è piaciuto comunque, zio cane ve lo facciamo far passare. Un'ultimissima cosa che vorrei dire dal punto di vista tecnico, per legarmi anche a quello che hai detto tu prima, che a me la regia è piaciuta tantissimo, cioè questi sguardi in camera, questi primissimi piani.
[00:50:33] Speaker B: Potentissimi.
[00:50:35] Speaker A: Dove vedi i difetti proprio del volto, della pelle di questi personaggi che secondo me o sono completamente struccati o sono stati truccati pochissimo. E anche appunto questa filigrana che il film ha costantemente contribuisce ad apportare nostalgia perché mi ha ricordato immediatamente, è stata la prima cosa che ho pensato, ai filmini che i genitori ti fanno quando sei piccola.
[00:50:56] Speaker B: Che bello.
[00:50:56] Speaker A: Ed è stata un'altra cosa, cioè non so se si è capito che questo film mi ha commosso particolarmente.
[00:51:02] Speaker B: No, no, ma non ci è piaciuto. È un film così proprio che abbiamo visto per ammazzare il tempo. Poi sì, i primissimi piani, come li utilizzi in questo film, so sai, cioè che meraviglia.
[00:51:14] Speaker A: Il dettaglio. Io sono una grande fan dell'accostamento proprio in fase di montaggio. Primissimo piano, dettaglio su una coppa di gelato caduta per terra, una foglia, cioè sono una grandissima fan di questi accostamenti micro ma macro, cioè macro nell'essere micro.
[00:51:34] Speaker B: Molto evocativi, quindi anche proprio a livello di linguaggio molto molto bello, molto soddisfacente.
[00:51:42] Speaker A: Bene raga, questo è quello che pensavamo del film di oggi, di questa puntata, che è Le città di pianura, diretto da Francesco Sossai. E nulla, speriamo che questo cinquantesimo episodio, questo Cinema Passengers Gold Edition vi sia piaciuto. Ne approfittiamo per ringraziarvi ancora una volta del supporto che ci avete dato in questi cinquanta episodi.
[00:52:02] Speaker B: Sì, grazie veramente. Siamo ancora qui.
[00:52:06] Speaker A: Siamo ancora qui, esatto. Speriamo di potervi accompagnare almeno per un altro anno con tanti bei film, speriamo, belli come questo.
[00:52:14] Speaker B: E belle chiacchierate a riguardo.
[00:52:16] Speaker A: Ciao a tutti, grazie mille.
[00:52:17] Speaker B: Ciao, alla prossima.
No, è vero, ma perché mi sembra che il film sia stato proprio girato su pellicola, quindi 35 mm e anche 16 mm che dovrebbe essere il Super 8.
Controlliamo che non voglio dire una cazzata.
[00:52:40] Speaker A: Pausa.
Tra poco sentirete un taglio dove Beatrice vi dirà l'informazione corretta.
[00:52:47] Speaker B: Aiuto.
[00:52:48] Speaker A: Ecco il taglio.
[00:52:49] Speaker B: Aspetta.
Pellicola in 16 mm. Dovrebbe essere la Super 8. No, è diverso.
Qua bisogna tagliare tutto.
No, non lo so.
[00:53:00] Speaker A: Vabbè, noi facciamo chiacchiericcio cinematografico, non facciamo cinema nel vero senso della parola, quindi ci perdoneano.
[00:53:05] Speaker B: No, io aiuto. No, allora, comunque... Tagliarla, ridico.
[00:53:12] Speaker A: Ma sì, al massimo la metto alla fine come gang.
[00:53:14] Speaker B: Esatto, forse era la Super 8, era la serie.
[00:53:16] Speaker A: Esatto. Vabbè, comunque... Spoiler, non lo era. Non lo era.