Episode Transcript
[00:00:01] Speaker A: Gentili spettatori, gentili spettatrici, benvenuti a bordo. State ascoltando Cinema Passengers, un programma di Your Podcast, prodotto da Unigine Radio, la voce dell'Università di Genova.
Io sono Luca.
[00:00:13] Speaker B: E io sono Matteo.
[00:00:14] Speaker A: Vi parliamo da un'Italia che è stata appena travolta da uno tsunami chiamato Wes Anderson.
[00:00:21] Speaker B: Con oltre tre mesi di ritardo, Wes Anderson all'enissima potenza, con Asteroid City. Ma prima, sigla.
Sottotitoli a cura di QTSS.
[00:01:01] Speaker A: Ed eccoci qua! Allora, come dicevi tu, con abbondanti mesi di ritardo è arrivato a Street City, anche in Italia, dopo essere stato presentato al Festival di Cannes, raccogliendo tra l'altro poco consenso, è stato abbastanza criticato e ne possiamo anche capire, intuire il perché.
però a noi questo film è piaciuto tanto.
[00:01:25] Speaker B: Ho trovato un film riuscitissimo sotto certi aspetti uno dei film più ispirati del buon Wes e tuttavia come dicevi tu non ci stupiamo anche perché non è stato accolto benissimo neanche in patria in USA questo perché semplicemente Anderson qui ha deciso di adottare uno stile un po' diverso uno stile molto europeo peraltro come già aveva fatto in The French Dispatch e forse sotto certi aspetti per il pubblico mainstream americano ormai abituato a blockbuster da tre ore in cui non c'è un minuto in cui non accada qualcosa, un film un po' più classico viene preso con un po' di stranezza.
[00:02:14] Speaker A: Sì, vabbè, parliamo, sarà un po' un'impresa, parliamo un po' della trama, nel senso siamo in questa Asteroid City, una città americana, negli anni 50, che prende il nome a caso dall'asteroide che l'aveva colpita col territorio millenni prima.
[00:02:37] Speaker B: Tuttavia l'asteroide, il pezzo che è rimasto dell'asteroide che l'ha colpito, che è diventato ormai il simbolo della città, non è che grande come un masso.
[00:02:44] Speaker A: Sì, è una palada bullying un po' strana.
Con queste inquadrature, questa macchina che si muove ormai ad angoli più precisi di quelli di un geometra.
[00:02:57] Speaker B: Siamo subito introdotti alla geografia del luogo con una serie di panoramiche a schiaffo che ci mostrano il 360 gradi del luogo in cui ci troviamo.
[00:03:07] Speaker A: Si, con questa camera che si muove anche solo sulle assi orizzontale, verticale e neanche un centimetro più in là. Vediamo arrivare questa macchina con questa famiglia, con il padre interpretato da...
J. L. Schwarzman. Ah, non era Ruffini?
No, è un Jason Swartzman molto ruffinizzato con questa barba molto caratteristica.
[00:03:32] Speaker B: E i quattro figli... Woodrow, Jake Ryan e tre bambine.
E come al solito abbiamo uno degli elementi più ricorrenti del cinema di Anderson, cioè i bambini prodigio. Infatti lui è quasi uno scenchiato a livello astrofisico mentre le tre bambine sembrano matte, sembrano quasi i mercoledì Addams con la barista che le chiama principesse e loro che dicono no, noi siamo vampiri, siamo scienziati, siamo fate.
[00:04:03] Speaker A: E questa famiglia qua perché appunto è diciamo indetta la premiazione, una sorta di questo concorso di scienza, teoricamente rivolto ai ragazzi, ma vediamo cinque geni, non so, Woodrow che inventa un meccanismo che è capace di disegnare sulla luna, c'è chi inventa il raggio disgregatore, il jet pack sembra l'invenzione più normale, c'è questo questo raduno con questi geni con le rispettive famiglie e a un certo punto saranno...
succederà una cosa, non vi anticipiamo che cosa, e verrà indetta una quarantena, diciamo, l'area verrà isolata e da lì poi diciamo che parte veramente il film.
[00:04:54] Speaker B: Tuttavia il film ha una struttura particolarissima perché riprendendo la già rodata composizione di Gran Budapest Hotel a scatole cinesi e quindi una storia che racconta una storia che racconta una storia, la prima cosa che noi vediamo è il buon Bryan Cranston che interpreta il conduttore di un programma televisivo che ha il fine di raccontare la realizzazione di uno spettacolo teatrale, spettacolo teatrale che racconta la storia di Asteroid City, una storia fittizia inventata da questo drammaturgo interpretato da Edward Norton, che vede protagonisti, gli attori che poi vedremo all'interno della storia. C'è Arsman, Scarlett Johansson, eccetera, eccetera.
[00:05:36] Speaker A: Sì, insomma un cast come al solito molto morigerato per il boom western ormai Non esiste attore a Hollywood che non abbia recitato in un suo film.
[00:05:45] Speaker B: Che, come ha fatto già negli ultimi film, a partire da Fantastic Mr. Fox, alterna il suo cast di attori feticcio, possiamo chiamarli così, quindi appunto Schwarzman, Norton, Adrian Brody, Tilda Swinton, eccetera, con attori che prima non avevano mai lavorato con lui, come Tom Hanks, come Maya Hawke, come Sophia Lillis e molti altri.
[00:06:07] Speaker A: E Margot Robbie, per esempio.
[00:06:09] Speaker B: In questo film Anderson fa un lavoro di scrittura notevole. Abbiamo molte citazioni che ormai sono tipiche del suo cinema, a partire già da Murray's Kingdom.
Abbiamo per esempio un riferimento, credo voluto, al suo film Il treno per il Darjeeling del 2007, perché abbiamo questa inquadratura iniziale con il treno che corre lungo le rotaie di Asteroid City e l'inquadratura dell'ultimo vagone che riprende uno a uno la scena iniziale, la scena finale di Darjeeling.
Abbiamo una cheat, credo, a Mars Attack, anche se non vado troppo nel dettaglio, però penso sia voluta, quindi una serie di citazioni all'interno però di una storia originale, con una struttura nuova meno citazionista, forse, dell'ultimo di Francis Dispatch, che era praticamente un film della Nouvelle Vague, ma fatto da lui. Tuttavia, l'amore per un certo tipo di cinema, un certo tipo di narrazione, è chiaro e palese. Innanzitutto, appunto, verso la fantascienza anni 50.
[00:07:16] Speaker A: Poi chiaramente altri elementi stilistici come sicuramente la divisione in atti tipica di praticamente tutta la sua filmografia specialmente quella recente e questa estetica che ormai l'ha reso famoso se vogliamo anche solo solo quella lo rende famoso e conosciuto a tutti che però continua a evolversi. Tutti dicono Wes Anderson fa sempre lo stesso film con sempre la stessa estetica.
[00:07:43] Speaker B: Non è assolutamente vero anche perché banalmente fino al treno per il Darjeeling non aveva quell'estetica. I colori erano più spenti, la famosa geometria di Anderson non era così precisa.
Da Fantastic Mr. Fox ha semplicemente deciso di adottare una precisione esatta che man mano però evolve, non è sempre uguale.
[00:08:04] Speaker A: Assolutamente, adesso questo film con queste tinte, con questo deserto, con la sabbia color carne, questo azzurro tendente, un po' verdognolo del cielo, Ma poi quello che mi dà fastidio veramente della gente che commenta a caso, perché quando guardate un film la televisione dovete anche accenderla, non è che lo fate partire e poi vi mettete a guardare, non so, vostra madre che legge, è che non è una cosa fine a se stessa, giusto?
L'estetica andersoniana, che già solo per il fatto di averla, diciamo, inventata gli andrebbe dato credito questo regista di avere fatto una cosa che comunque ha rivoluzionato, cioè.
[00:08:45] Speaker B: Non so, ha ripreso qualcosa del passato.
[00:08:47] Speaker A: Adesso uno apre Instagram e trova delle fotografie con le stesse composizioni, con il pastello.
[00:08:57] Speaker B: A proposito di Instagram io ho odiato particolarmente, devo ammetterlo, proprio il trend dei video che dicono questa azione ma diretta da Wes Anderson per un semplice motivo perché ho trovato che riducessero l'estetica di Anderson a appunto colore pastello inquadratura fissa appunto quando dietro ad Anderson c'è molto di più ci sono delle inquadrature inusuali come appunto la panoramica schiaffo, lo zoom a schiaffo eccetera.
[00:09:27] Speaker A: Ma poi c'è un senso dietro a tutto questo. Anche le storie di Wes Anderson vanno viste e vanno diciamo ascoltate, vanno percepite, perché adesso poi arriviamo a quello che è Asteroid City.
C'è una sorta di melanconia, di nostalgia, di malessere quasi esistenziale nelle storie di Wes Anderson.
[00:09:53] Speaker B: Quanti tutti i film di Wes Anderson sono comici, tuttavia c'è sempre un elemento più negativo, spesso anche il finale, non per forza che muore qualcuno, però il finale è sempre un po' pessimista, un.
[00:10:05] Speaker A: Po' negativo, E questa estetica si sposa perfettamente ovviamente nei suoi contrasti con quello che sta raccontando.
[00:10:12] Speaker B: Questa estetica di perfezione tutto perfettamente dritto tutto perfettamente agghindato che va in contrasto voluto con dei personaggi che soffrono di crisi di nervi di crisi esistenziali eccetera.
[00:10:26] Speaker A: Anche non so Abbiamo visto adesso Oppenheimer.
Nolan è un regista che manipola il tempo, lo piega, lo usa.
Wes Anderson è il tempo e anche lo spazio li prende e li distrugge, nel senso questa Astral City, come l'hotel di Grand Budapest Hotel, sono tutti non luoghi, luoghi circondati dal niente, che possono essere le montagne o questo deserto immenso, Tra l'altro ho letto un commento molto bello su Letterboxd che diceva che Asteroid City si trova esattamente a metà tra Barbie World e il mondo di Oppenheimer.
Queste scelte hanno una precisa collocazione nella poetica di Wes Anderson. Non sono esercizi di stile fine a se stessi e se anche fosse chi se ne frega?
[00:11:24] Speaker B: Secondo me, ovviamente ognuno ha il diritto di avere le opinioni che vuole, ma ultimamente spesso viene accusato di fare semplici esercizi di stile, come hai detto tu. Ho rivisto di recente The French Dispatch che era stato tanto accusato di essere, come ho detto appunto, un semplice esercizio di stile quando basterebbe guardarlo con un occhio un po' più attento per capire che non è un esercizio di stile fine a se stesso ma è un omaggio a un genere, una fase cinematografica, a una serie di registi che riprende ogni singolo elemento tipico di questo genere.
[00:11:58] Speaker A: Anche a un'epoca, nel senso a un'epoca dove si faceva un certo giornalismo, anzi questo French Dispatch è molto attaccato a questo che sta diventando il nuovo Wes Anderson, questo che si evolve, proprio un passaggio molto importante nelle evoluzioni di quest'autore.
appunto sempre per questa atmosfera di nostalgia talmente forte da...
cioè come se questi luoghi persi nel tempo e nello spazio fossero dei rifugi per chi non riesce più a vivere il presente. Insomma c'è una malinconia molto presente nei film di Wes Anderson. Chi si aspettava con Mediola con le cose belle da guardare e da fotografare ovviamente è rimasto deluso, no?
[00:12:41] Speaker B: Esatto, si ritrova con un film molto più complesso di quello che sembra anche dal trailer. Io stesso l'ho amato eppure sono rimasto spiazzato perché era completamente diverso da quello che mi ero aspettato e immaginato.
[00:12:52] Speaker A: Perché forse se vogliamo una differenza che c'è tra questo e i film precedenti di Anderson è che qua la storia è veramente quasi passa in secondo piano.
[00:13:02] Speaker B: Ma non rispetto allo stile come dicono appunto l'esercizio di stile rispetto al messaggio rispetto all'approfondimento dei personaggi rispetto alle innovazioni nel suo cinema e nella sua poetica Inoltre, una cosa che ho amato è che una delle cose che preferisco di più del cinema di Anderson, oltre alla regia, è proprio la sceneggiatura. E nella sua sceneggiatura io amo i momenti nonsense, i momenti di follia. Ad esempio, in Gran Budapest Hotel è pieno, penso alla scena in cui Mint e stanno facendo un dialogo, parlano di questo lusciolascarpe storpio che non verrà mai approfondito e molti altri momenti. Qui ne è pieno. Abbiamo Tom Hanks che mente al telefono con Gennaro Schwarzman e si trova davanti a un campo da golf e su questo campo da golf è presente un uomo immobile che tiene la bandiera. Oppure l'auto della polizia che insegue un'auto di fuggitivi tre o quattro volte e tu non sai mai di chi si tratti.
[00:14:03] Speaker A: Veramente la trama è totalmente decostruita in favore di atmosfere, sensazioni, anche se comunque ci sono delle bellissime sottotrame, i personaggi.
[00:14:13] Speaker B: Comunque... ma anche la trama in sé è molto interessante appunto con questo elemento fantascientifico, questo elemento storico perché comunque stiamo parlando di anni 50 questo elemento di satira politica con il piano X del presidente degli Stati Uniti.
Tutto è tutto volutamente folle, però una follia che si ricompone e diventa straordinaria da guardare. Prima citavo appunto questo alternarsi del suo cast feticcio con un cast nuovo e come tra l'altro ha fatto di recente abbiamo un uso del cast ben preciso. Abbiamo Gevarzman che torna a interpretare il protagonista dopo un 15 anni, 16 anni dai tempi del Darjeeling, mentre i due co-protagonisti Scarlett Johansson e Tom Hanks sono nuovi, per quanto la Johansson avesse fatto una sorta di cameo all'interno dell'Isola dei Cani.
Così Cranston, che era stato protagonista nell'Isola dei Cani, come doppiatore, qui invece è il filo conduttore dell'intera storia, essendo il presentatore.
E poi abbiamo, come dicevo, i suoi soliti attori feticio che però ricoprono quasi tutti i ruoli secondari. Per esempio il solito Bob Balaban che ormai prende parte a tutti i suoi film, che fa quasi solo un cameo, mentre molti attori nuovi interpretano personaggi più o meno fondamentali, interessanti. Maya Hawke che interpreta questa maestra che si ritrova sconvolta nelle sue certezze scientifiche.
Abbiamo Rupert Friend che interpreta questo cowboy misterioso che per tutto il film ci prova proprio col personaggio di Maria Hock. Abbiamo Stephen Park che era già stato rodato con The French Dispatch. Ognuno interpreta dei personaggi che sono andersoniani talmente tanto che sono folli appunto come dicevo.
[00:16:16] Speaker A: Tu hai menzionato Scarlett Johansson e fammi dire che forse tra tutti lei è quella che ha spiccato di più.
Perché chiaramente in un film di Wes Anderson la recitazione è più difficile da apprezzare. Deve essere sopra le righe.
Diciamo che noi siamo abituati a celebrare una recitazione che è naturalista, nel senso quando uno si fonde nel suo personaggio, emotiva e appunto l'emozione che ci suscitano è quando davvero un attore compenetrato nel suo personaggio riesce tramite le emozioni dello stesso a emozionare noi.
Invece Wes Anderson è un regista che fa lavorare Gli autori, gli attori in modo totalmente opposto, sono quasi una recitazione astratta, no?
C'è un certo astrattismo nella recitazione.
Però, scusa, la storia, il personaggio di Scarlett Johansson e la storia che ha con il personaggio di Jason Schwarzman sono veramente bellissimi, incredibilmente drammatici.
tra l'altro unito ovviamente dalle trovate fotografiche di Anderson, la narrazione con loro sotto trama è bellissima e Scarlett talvolta ci abitua. Cioè è un'attrice con cui ho un rapporto di amore e odio.
[00:17:44] Speaker B: Purtroppo lei ha subito quello che hanno subito dal punto di vista maschile DiCaprio e Brad Pitt. Per anni è stata relegata ad essere la macchietta sexy in film magari anche di bassa qualità. Ad un certo punto ci si è reso conto che è una grandissima attrice e si è iniziato finalmente a valorizzarla.
[00:18:01] Speaker A: Forse dall'Austin Translation della Coppola forse è stato il primo ruolo che l'ha veramente valorizzata.
[00:18:07] Speaker B: Riguardo però al discorso che facevi tu è tutto vero tanto che appunto Schwarzman e la Johansson nel film a parte in rari casi ad esempio la splendida scena con Margot Robbie e Schwarzman non dimostrano quasi mai emozioni sono quasi sempre inespressivi, tuttavia è un elemento chiave del loro personaggio, della loro caratterizzazione e l'hanno fatto perfettamente.
L'unico dispiacere che ho avuto nel cast è che è stato relegato ad essere un po' più secondario rispetto al solito Aaron Brody, attore straordinario e che non ho mai nascolto che secondo me è di tutti gli attori andersoniani quello che si cala meglio nella sua volontà, nel suo modo di interpretare i personaggi.
Qui gli hanno dato un ruolo che è comunque fondamentale però un po' più risicato e ce ne facciamo una ragione.
Sempre dal punto di vista del cast purtroppo qui manca la spalla fissa di Anderson perché a partire da Rushmore ha preso parte a tutti i suoi film, cioè Bill Murray che purtroppo era impossibilitato a lavorare a causa Covid ed è stato sostituito egregiamente dal sempre bravissimo Steve Carell Tuttavia mi fa molto ridere una cosa che ho scoperto nei giorni successivi alla visione, cioè che Murray ci teneva talmente tanto che poi corso in Spagna mentre stavano smontando il set e ha realizzato un cortometraggio di tre minuti con Schwarzman in cui dice, ciao, io sono un personaggio che è stato estromesso dalla pièce teatrale e ve la introduco.
[00:19:37] Speaker A: Non ci credo.
Bill Burry è veramente mio padre, mio nonno e tutta la mia famiglia.
[00:19:44] Speaker B: Poi la nota del film naturalmente è sempre che torna Alexander Desplat, che a partire da Fantastic Mr. Fox ha sostituito il suo predecessore Mark Mathersbaug, che era il compositore ufficiale di Anderson.
Desplat ha vinto anche il suo primo Oscar come miglior colonna sonora nel 2015 con Grand Budapest Hotel.
e qui ho notato che ha fatto un po' meno temi, proprio come numero, però sono straordinari. La famosa scena, che non spoileriamo, quella chiave in cui arriva questa novità di Spiro City.
[00:20:18] Speaker A: Tra l'altro, ricordiamo la citazione che abbiamo, una scena girata in stop motion, cioè in...
[00:20:24] Speaker B: Metà stop motion, metà CGI. Una CGI tra l'altro volutamente terribile, una CGI che ricorda quella degli anni 90.
[00:20:33] Speaker A: Anche citazione al B-movie appunto fantascientifico ma veramente con una con una cifra stilistica e artistica incredibile.
[00:20:43] Speaker B: Questa scena straordinaria completamente muta sentiamo solo la musica di Desplat che è molto flebile molto silenziosa una scena che comunque dura 3-4 minuti in cui tutto il cinema tutta la sala era muta a guardarla perché era veramente una scena straordinaria.
[00:21:02] Speaker A: E fammi ancora menzionare un aspetto che si tende a sottovalutare di Wes Anderson che sono i costumi.
Come possono non essere memorabili i costumi in un film di Wes Anderson, nel senso con tutta l'attenzione che ci mette a ciò che va a schermo. Così una connessione, perché lui è anche un uomo molto connesso al mondo della moda, storica collaborazione con Prada che va avanti da anni.
[00:21:26] Speaker B: Ricordiamo che lui ha progettato il bar della Fondazione Prada a Milano.
[00:21:31] Speaker A: E se vogliamo, non so, una chicca, se cercate, penso, il primo risultato che viene fuori con Wes Anderson Prada cortometraggio, abbiamo un cortometraggio ambientato in Italia.
[00:21:42] Speaker B: Castello Cavalcanti.
[00:21:43] Speaker A: Castello Cavalcanti, con appunto Jason Schwarzman.
Delizioso, dura pochi minuti, guardatelo.
[00:21:54] Speaker B: E concluderei facendo un piccolo discorso su quella che secondo me ora è il presente e il futuro di Anderson che la filmografia sua secondo me è chiaramente divisa in due fasi c'è la prima fase quella un po' più sperimentale che si è conclusa con il Darjeeling e poi la seconda che si è aperta con Fantastic Mr. Fox dove appunto come dicevo abbiamo più precisione, colori più accesi e tutto però secondo me con l'isola dei cani si è aperta una terza fase, anzi più che con l'isola dei cani con The French Dispatch, dove la trama c'è, è fondamentale, però è messa, diciamo, accompagnata da questa volontà di tornare a sperimentare, in questo caso appunto con questa fortissima tetralità e fortissima rottura della quarta parete.
A noi viene detto chiaramente voi state guardando un film, un documentario, quello che era.
o The French Dispatch dove noi sappiamo che stiamo leggendo un giornale quindi dove la crama c'è, è importante, però appunto alternata a questo sperimentalismo, a queste rotture della quarta panchetta.
[00:23:01] Speaker A: Continua la costruzione dell'illusione cinematografica diciamo.
[00:23:05] Speaker B: Esattamente. C'è questa splendida scena, che non vado a spoilerare, dove sono protagonisti Scarlett Johansson e Bryan Cranston, dove la quarta parete non esiste più. Ti dico chiaramente, di nuovo, questo è un film dove c'è una gag splendida di metacinema.
[00:23:19] Speaker A: Meraviglioso.
[00:23:20] Speaker B: Ha fatto crollare dalle risate la saga.
[00:23:22] Speaker A: Ho una voglia di rivederlo, sto, Astor & Citi, incredibile.
[00:23:26] Speaker B: Sono d'accordissimo.
Ora sicuramente possiamo rivedere a breve, anzi già adesso Anderson con il nuovo film perché alla fine sono una serie di corti ma nati come film antologico.
La meravigliosa storia di Harry Sugar su Netflix.
[00:23:40] Speaker A: Allora purtroppo non sono riuscito a vederla a Venezia perché ho detto vabbè esce su Netflix o tante altre cose se potevo incastrare con tante altre cose non sono riuscito a vederlo Comunque sia uscito questo, chiamiamolo film antologico anche se è una serie di cortometraggi, cioè è uscito su Netflix come una serie di cortometraggi, che purtroppo non si è riuscita a vedere, cioè dovremmo laurearci prima o poi anche noi, non possiamo passare le giornate a vedere film, purtroppo non siamo ancora riusciti a vedere, non siamo ancora in grado di commentarli, ma magari una piccola appendice in una prossima puntata possiamo farla.
[00:24:16] Speaker B: Comunque anche lì vediamo già dal trailer i classici momenti Anderson e vorrei solo sottolineare che si tratta di pari della prima volta in cui Anderson in un praticamente film non inserisce il suo cast di attori fetisci. Ritorna solo Ralph Fiennes che già aveva preso parte a Gran Budapest ma per il resto gli attori sono tutti new entry.
[00:24:41] Speaker A: Benissimo, siamo in conclusione.
Vi ringraziamo per averci ascoltato anche questa settimana.
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[00:25:02] Speaker B: Andate in sala, guardate questo splendido film, dategli soldi, dategli attenzione, perché lo merita veramente.
[00:25:09] Speaker A: Se avete domande o volete commentare, abbiamo detto qualcosa che vi ha fatto arrabbiare, vostra zia non è d'accordo con quello che ha appena detto Matteo, fatecelo sapere, scriveteci, poi magari avremo tempo di commentare, di fare un breve scambio in una prossima puntata.
[00:25:28] Speaker B: Bene.
[00:25:29] Speaker A: Vi ringraziamo nuovamente.
[00:25:30] Speaker B: Io sono di nuovo Matteo.
[00:25:32] Speaker A: Io sono sempre Luca.
[00:25:33] Speaker B: E alla prossima.
[00:25:34] Speaker A: Alla prossima.